giovedì 25 ottobre 2012

INDIA '78, (4) GOA


O Estado da India portuguesa,
o anche Estado de Gôa, anzi ora è: federated State of Goa & Daman and Diu, dell'Unione Indiana.


Dal 1511 al dicembre del 1961 cioè fino a diciassette anni fa, questo territorio era stato una dipendenza del Portogallo, poi l'esercito dell'India lo ha annesso alla Unione Indiana. Sino ad allora vi abitava quasi solo la popolazione locale (oltre ai bianchi portoghesi e a meticci), adesso invece molti immigrano qui dal Maharashtra e dal Karnàtaka confinanti, per lo più gente di lingua marathi, e il portoghese anche come lingua d'uso sta lentamente scomparendo. I coloni e i loro discendenti, che costituivano la classe dirigente, stanno pian piano abbandonando il territorio, mentre i figli di unioni miste o loro discendenti, abbondano e occupano posizioni anche elevate.


Se prima poco più della metà della popolazione era cattolica, ora già i rapporti si sono invertiti: 56% hindu, e 41% cattolici. Ai 3.400 kmq di questo territorio, sono aggregati anche 300 kmq dei porticcioli distaccati, e lontani, di Damão (ora Daman) e di Diu. In tutto erano poche centinaia di migliaia di abitanti, e oggi sono quasi vicini a un milione. 
Ma per il turismo l'attrazione è che ci sono 100 km di spiagge molto belle, e un entroterra lussureggiante, con foreste, fiumi e laghi. Già da più di una decina d'anni Goa è il vero punto terminale dello Hippy Trail dall'Occidente all'India, che finisce a Calangute e Baga e da lì seguendo un sentiero tra un promontorio roccioso si va ad Anjuna, una splendida spiaggia con colonie di giovani occidentali. Ora in realtà le basi dei viaggiatori backpakers si sono distribuite un po' per tutta la costa, fino a praia da Chapura (o Vagator beach) più a nord.


Ci svegliamo al mattino e siamo già nel territorio di Gôa, una immediata emozione, è tutto rigoglioso, questa natura è prorompente e intensissima, colori da jungla, erba alta, risaie col riso già maturo, e le



spighe cariche di chicchi. Palme in gran quantità, fitte, e piene di cocchi. Alberoni con liane pendenti, fiori rossi stupendi, foglione grandi, eccetera


E case ampie, larghe e basse con doppio tetto e veranda; con le porte e le finestre bordate di colori. Architettura coloniale. Gente piccola, calma, vestiti un po' moderni, tipo "caraibico". Tutto il lento attraversamento dell'entroterra è stupendo.

Scendiamo a Margão (ora Madgaon), dove deambuliamo sotto una pioggerellina; cittadina dall'aspetto un po' tipo mediterraneo del sud, con belle ville, parchi, giardini.

Finché non naufraghiamo al Café Longuinhos, dove mangiamo un sacco di ottime paste e pasticcini (che in India non esistono). Poi entriamo al tourist bureau, inutile, c'è il tizio che non sa il portoghese e neanche l'inglese, e ci da un foglietto con una piccola cartina dello Stato su un lato e sull'altro alcune insulse descrizioni di tre possibili giri guidati.
La maggior parte della popolazione qui parla il konkani (che è scritto nell' alfabeto devanagari).

Quindi prendiamo un autobus (che è un vecchio bus Chevrolet con le panche di legno) che ci porta a 5 km da qui, a Praia de Colvà (ora Colva Beach), che è nel distretto di Salcete, dove c'è un piccolo paesino tutto sparpagliato nella foresta, molto suggestivo, simile agli altri visti dal finestrino del treno. Ci avevano detto che questa spiaggia è la più bella della parte sud, meno reclamizzata ma che rivaleggia con la famosissima Calangute a nord. Sistemati i sacchi, pranziamo con una frittata al formaggio non piccante né pepata !!! in un baracchino, bar-ristorante, e da lì troviamo un favoloso cottage a 1.350 lire a testa (!) (con un deposito di 15 rupie per l'uso di piatti e stoviglie), con una stanzetta soggiorno, e i letti sul soppalco di sopra (un po' tipo quel bungalow di Mamalla), si tratta del "White Sands"
Quando poi usciamo a passeggiare per le stradine del paese, con le case molto distanziate tra loro, ci piace l'atmosfera dell'insieme, questa forte sensazione di ambiente tropicale, la gente lenta e discreta, la sensazione che le cose siano relativamente organizzate quanto basta, e ancora si notano vari segni della cultura portoghese anziché inglese (d'altronde ci son stati per mezzo millennio fino a 17 anni fa). Siamo contentissimi di essere arrivati in questo angolo di India così particolare, così forte e dolce contemporaneamente (come dice Annalisa).
La spiaggiona è moooolto grande, con chilometri di sabbia bordeggiata da palmeti, c'è chi la definisce un Eden. Affascinante.





Ci suggeriscono di far capo al bar di Agnel, dove vanno i giramondo: "café-'n-restaurant, speciality in sea foods".
ecco il capanno del bar di Agnel vicino al pontile per la spiaggia

L'intreccio con gli animali continua, qui ci sono moltissimi cani randagi, magrissimi e affamati, spelacchiati e malandati, che però ci vengono vicini quando percorriamo le stradine. Hanno sempre il loro daffare con i vari problemi di territorio, di bande e delle reciproche competenze. Tantissime cornacchie, mai disturbate dai cani, che hanno i loro orari e fanno un po' sempre le stesse cose, e gli stessi percorsi, magari in gruppetti. A volte camminano, a volte corrono "a piedi", e sono un po' buffe; sulla spiaggia rubano i pescetti ai pescatori. Inoltre ci sono ranocchi nelle pozze d'acqua; e bisce.
piove molto e spesso, ma ci sono anche lunghe ore di sole. La pioggia arriva rapidamente e poi cade  improvvisamente a rovesci.
Oggi verso il tramonto lontano sul mare si sono addensati dei nuvoloni scuri, e verso il fondo si vedeva che lasciavano precipitare pioggia perché c'erano strisciate grigie, come se le nuvole stesse si prolungassero all'ingiù nel mare. Il vento forte e a tratti fortemente rumoroso, le spingeva verso terra. Abbiamo aspettato che le nuvolone nere coprissero il cielo sopra di noi fino a quando ci è parso che stesse per arrivare la parte che spioveva. Nel frattempo, tramontato il sole, era rapidamente scomparso il color rosa sul mare e su una nuvoletta, e in pochissimi minuti si stava facendo proprio buio. E' come un muro oscuro che si avvicina velocissimo. Quando eravamo a pochi passi dall' albergo ha cominciato a scrosciare una cataratta di pioggia. Il vento, e l'oceano, fanno molto rumore e a volte sembra che in aggiunta stia passando qualche aereo, e invece forse in qualche modo il suono rimbomba forse perché le nuvole sono proprio basse...
Il maggiordomo annuncia al vice-re inglese: "Sire stanno arrivando i monsoni". E lui risponde: "Non posso riceverli adesso, che vengano più tardi". "Ma Sire sono venti!" e l'inglese: "e va bene, ma ne faccia entrare solo uno come rappresentante".
Dato che piove ci rifugiamo come tutti al baracchino "Agnel's Corner". E ci mettiamo là sotto una tettoia a scrivere questo diario e a chiacchierare con gli altri occidentali.

Bisognerebbe vedere come sono le tovaglie in India, ... al limite qui a Goa non sono neanche malaccio. Anche le lenzuola e gli asciugamani... (noi ci portiamo sempre appresso le nostre federe per i cuscini). Nessuno mai pulisce le strade, o le case, o fa manutanzione, o altro.
In generale c'è sempre in po' un'aria da "dopo il tornado", gente che appena spiovuto come risbuca a mettere il naso fuori, si guarda attorno, e chi va di qua e chi di là, ma piano piano, come non volesse farsi accorgere, ci sono ovunque pozzanghere che luccicano, rivoletti, goccioline, cani che finalmente si grattano un po', puzza di marcio, o di muffa, tutto è perennemente umido, le case e le cose si sgretolano un poco, persino i metalli sono arrugginiti, c'è riverbero appena ritorna la luminosità. Dopo spiovuto verrebbe proprio da dire: tristi tropici ...
Ieri sera osservavo un taxi che stava posteggiato verso il retro del ristorante, con il tizio che aspettava e aspettava ore che i clienti avessero mangiato, e chiacchierato, e dormicchiava stravaccato sui sedili con la radio a pieno volume: sembravano vecchie musiche anni '50, un po' brasileire.
Al cimitero c'è una gran tomba di una certa donna portoghese morta in Angola (anche quella da tre anni non è più portoghese), che ha espresso il desiderio di fasi seppellire qui a Goa per nostalgia.
Le donne con i loro abiti tradizionali sono tutte colorate,


e tengono spesso le gonne rimboccate per lavorare e muoversi meglio. A volte mettono dei teli di plastica attorno alla gonnona, a mo' di impermeabile. Le donne sembra che abbiano la loro società a parte per conto proprio, con loro ruoli e compiti, e che se ne stiano tutto il giorno tra loro. In paese e nelle cittadine però, come già dicevo, molte donne portano abiti europei stile anni Sessanta, tipo "da balera", anche alcune con gonne mini, abiti attillati, colorati, e sono truccate, con il rossetto.
Gli uomini lavoratori manuali qui molto spesso sono seminudi, con una cintura, a volte metallica, che serve a tener su una pezzuola davanti e che spesso  dietro passa in mezzo al sedere; hanno corpi muscolosi e secchi, bruni, a volte "da negri".

Ieri sera siamo andati assieme a Dario Borso, un amico di Bassano (che è ricercatore di Dal Pra alla Statale di Milano), a vedere se ci poteva piacere una stanza in una casa dove abita lui. Non c'era luce, nè illuminazione stradale, il buio assoluto, e attraversare col sentierino nella giungla faceva un certo effetto, lui stesso ha avuto qualche incertezza nel ritrovare la strada ... e poi al ritorno le bande di cani erano un po' troppo rompiballe. La villa portoghese dove ancora sopravvive in una stanza il residuo rimasto della famiglia (parlano bene in portoghese), è -o meglio era stata- bellissima e ci sono vari spazi vuoti dove si accampano gruppetti di backpakers.



Ma non ci va il fatto che sia un po' isolata. Comunque ci trasferiamo nei Tourist Bungalows del governo goano (Directorate of Tourism), con vista sul mare e sala da bagno, per 25 rupie in due, c'è anche il fan (=ventilatore) naturalmente. Ogni tanto aspetteremo Dario che viene qui a fare la doccia; anche Giancarlo Narciso (di Milano, proprio di via Washington...) è qui nella stanza accanto; si sente tutto tutto.  Ci resteremo dal 1° settembre all' 8 compreso, per 200 rupie...  Insomma allora oltre a questi tre posti (i cottages del White Sands, questi bungalows, e il bar di Agnel ) a Colva non c'era nient'altro, se non camere private e anche case private in affitto, e sulla spiaggia c'era appunto solo il baracchino del bar Agnel's.

Lì si potevano anche avere notizie da chi era appena arrivato dall'Italia, e allora veniamo a sapere che il 26 agosto Luciani era stato nominato Papa! ne chiacchieriamo in una lunga passeggiata lungo la spiaggia con Dario, dato che lui sa chi è, in quanto è il patriarca di Venezia ed era stato vescovo di Vittorio Veneto, e dice che è un uomo aperto e un moderato innovatore, anche se ci racconta dell'episodio della parrocchia di Montaner nel '67/'68...
Quindi è bello proprio anche perché ci si incontra con altri, ci si trova tra viaggiatori (gli indiani restano un mondo che solo sfioriamo e osserviamo da fuori) e si socializza pur essendo di paesi, di età, di mentalità diverse, si fa comunità tra occidentali.

La separazione più forte e netta è tra quelli che non sono drogati (che fumino o non fumino non importa, quindi nel senso che non sono in uno stato di dipendenza irreversibile) che sono più che altro dei freaks; e quelli invece che si bucano, i junkies, (che si iniettano di estratti chimici sintetizzati, o roba in qualche modo devastante cui si contrae assuefazione già dalla seconda volta...).  Insomma tra chi si fa di sostanze pesanti, e chi invece prende solo roba leggera, tipo erba, marijuana (quella che in India chiamano ganja), o poco più. Non c'è che pochissima comunicazione, non c'è reale contatto... tanto meglio ... (ecco un caso in cui mi sta bene un regime di apartheid...., ognuno per conto suo).
Ieri pomeriggio avevo visto in spiaggia c'era un tipo drogatissimo strafatto, che parlava a bassa voce e lentamente con un suo amico, che era oramai un fantasma... Se ne vedono diversi in India di tipi occidentali naufragati qui, alla deriva, a cui palesemente manca ancora poco .... è come se si fossero volutamente suicidati in un modo lento e graduale, fino a che diventa una china senza ritorno ....terribile!

Ogni tanto c'è qualche indiano che con gran disinvoltura e rapidità si arrampica su per una palma. Sui tronchi delle palme hanno fatto delle tacche per poter salire, e in cima ci sono dei rametti tagliati che gocciolano con sotto appesi dei cocci che si riempiono pian piano. loro vanno su con dei vasi che riempiono col succo che trovano nei cocci. E a volte portano giù invece, o anche, dei cocchi. Il cocco acerbo è quello con il latte chiaro e acquoso, quello maturo che conosciamo noi è all'interno di un involucro dentro ad uno strato "peloso". Dentro c'è il "latte" di cocco.
Con il "succo"di anacardi distillati si fa un liquore, un'acquavite, il Feni, che è una specialità goana. Un'altra è il vindaloo, per cui prima di cucinare della carne (di pollo o anche di maiale), o del pesce o i gamberoni e le aragoste, questa viene marinata a lungo in aceto, o in salsa di tamarindo e lime. Poi c'è la zuppa alla goana con il filetto di rospo e dei gamberi, fritti, mescolati con una pasta di tamarindo, latte di cocco, e poi fatti bollire con spezie varie e messi al forno. Il cosciotto di maiale balchão, con spezie, concentrato di pomodoro, aceto di mele, cipolla dolce rosolata, e un cucchiaino di zucchero. Infine una zuppa di fagiolini hari sabzi, in cui rondelle sottili di fagiolini vengono fritte insieme a cipolla, aglio, e spezie varie, e poi bolliti, aggiungendo poi curcuma e pomodori, e servita infine con sopra cocco grattugiato. Questo almeno stando a racconti e descrizioni, ma noi queste cose non le abbiamo mai provate. Da Agnel's si mangiava solo del buon pesce fresco appena pescato. E poi, ma non solo qui, ci riempivamo della frutta tropicale che maturata al sole, e colta al momento giusto e subito mangiata, è buonissima e non ha a che vedere coi sapori di quegli stessi frutti da noi, quindi banane (piccole), papaia, mango, ananas, agrumi, guava, jackfruit, ma anche i leechi e  i rambutan "pelosi", dal Sud-est asiatico. E ... costa men che pochissimo e ce n'è in gran abbondanza; basta lavare la buccia, sbucciarla e poi lavarla con acqua potabile (e lavarsi bene le mani sia prima di sbucciarla che di lavarla).


I granchietti piccolini che scavano nella sabbia in spiaggia (sono varie centinaia) fanno dei buchini, alla sera preferibilmente nel bagnasciuga, sotto una pellicola d'acqua, e così fuori dai loro buchetti ci sono tantissimi piccolissimi pallini di sabbia che fanno a volte come dei disegnini a seconda della traiettoria in cui vengono sparati fuori, oppure a volte due o tre buchi sono collegati e sono dello stesso granchiettino.
Le conchigliette a valva si muovono e quando l'onda si ritira col risucchio, si mettono in verticale e si infilano sotto la superficie sabbiosa.

C'è una lotteria, che devolve il ricavato per la campagna in atto per il controllo dell'incremento demografico, cioè per il controllo e la regolamentazione (=limitazione) delle nascite. Le scritte murali sono ad es.: "Next son not now"; "After 2 or 3, never".

C'è sempre un fiammingo con il suo ragazzino di 7 anni. Bella coppia di padre e figlio, il bambino sembra tutto contento, libero, va, torna, gioca, si sente grande e amico del papà. Il padre sfumacchia, se ne va in giro in bicicletta, e fa quattro chiacchiere al bar dove c'è sempre qualcuno. Chissà quanto stanno in India, o comunque fuori Europa, quei due? Lui sentivo che parlava di andare alle Maldive. Sono qui ospiti di qualcuno.
Poi c'è la coppietta degli spagnoletti di Barcellona, di 19/20 anni, che sono fuori da sei mesi o più, torneranno via terra lungo l' Hippy Trail, per poi ripartire appena possibile.

Prima erano stati in Marocco, non so quanto. Ora stanno in quel cesso di stanza senza luce e acqua (ma con topi...) che è sulla spiaggia proprio, pagando solo 8 rupie in due.

Osserviamo l'austriaco ciuco di droga che essendo rimasto senza soldi ha venduto il suo passaporto, e dona il sangue (!) in cambio di un'inezia. . .
Questo angolino di Agnel dove ci si trova un po' tutti e che sta già per esplodere per eccessivo affollamento (18 sedie) è come una piazzetta o un muretto, dove si chiacchiera ma anche si pettegolezza. C'è per es. anche l'indiano di 23 anni (una sua frase rimasta memorabile e più volte poi da noi ripetuta: it's better for you people not to stay here, 'cause of fish bones on the sand) che si droga da quando ne aveva 13, che è sempre allegro e sorridente, mi ha offerto un thé in una capanna-bar frequentata da giovani goani.
Infine ricordo il tedesco alto tutto tatuato sulle braccia e sul petto.

Ieri la giornata è passata stancamente, tutta solo da Agnel's. Pioveva come solo con il monsone forte in India può mai piovere, secchiate d'acqua a raffiche, che col vento facevano proprio come delle onde in aria.

Tutti rifugiati sotto al baracchino di Agnel a cercare di tirare in lungo, chiacchierando sbevazzando, sfumacchiando, sleggiucchiando guardando il soffitto o l'orizzonte con concentrazione noncurante.
Grande avvenimento quotidiano per il paese: arriva la corriera, bus is coming! e si sta a guardare chi aspetta, chi sale, chi scende, pescatrici, nuovi saccopelisti ... La sera specialmente, l'unica cosa che fa scattare animazione, l'unica luce per certi, è bus'comin'.

Osserviamo i grandi barconi dei pescatori, e la fatica che fanno a superare la parte con le onde forti e iniziare la navigazione sull'acqua liscia...(in tanti aiutano a spingere fuori il barcone)










Oggi: sole e pesca grande, pesca continua, frenetica, in sovrabbondanza di pescato, nessuna baruffa per il pesce che avanzava sulla spiaggia man mano che le donne riempivano le ceste e lo portavano via. Pescioni grossi con i baffi, e pesci lunghi con i denti, e sarde e sardine. Caso mai scoppiavano litigi per entrare nel taxi per andare al mercato di Margão...


Scene splendide di pesca. Con i barconi (carenati, impeciati, col bilancere, bucati, cuciti con la corda, con acqua sul fondo, ...) portano le grandi reti in mare, poi gruppi di uomini a coppie tirano le reti a riva spingendo su bastoni legati a regolare distanza sulle corde. La rete viene tirata su da due parti in modo che in mare forma una grande U.



 Man mano che la parte col pesce viene a riva, gli uomini aumentano; molti, specialmente ragazzi, vanno in mare a sollevare il bordo in modo che i pesci non scappino di lato.
Arrivano anche le donne con cesti rotondi, tutte colorate, alcune con dei teli addosso, altre donne e bambini semplicemente con dei sacchetti. Un centinaio di persone si accalcano intorno; gli uomini faticano, gruppi di donne attendono.









Altre donne e bambini, probabilmente di gruppi diversi, prendono i pesciolini che sfuggono, ma anche ne rubano tirandoli fuori dalla rete; gli altri un po' lasciano fare, un po' invece li scacciano lanciando manciate di sabbia verso gli occhi, un po' litigano. La rete chiusa con dentro centinaia e centinaia di pesci guizzanti resta sulla sabbia per tutto il tempo che serve agli uomini per metter via gli attrezzi e le altre parti della rete. Da quando la rete viene rimboccata sulla spiaggia, non si può più spigolare, allora se uno cerca di prendere qualcosa si incazzano proprio. Poi vengono le "donne autorizzate", forse familiari dei pescatori di quella retata, che aprono la rete e con un canestro da pallavolo tirano su i pesci che poi porteranno al mercato.
Certe si occupano solo di quelli grossi. E a loro volta badano che altri non rubino; mentre prima erano soprattutto gli anziani a farlo. Poi suddividono il tutto in mucchietti sulla sabbia, e lì allora sono cani e cornacchie che arrivano a rubare. Poi se ne distribuiscono un po' in modo strano e si sciolgono.

Le barche sono un po' del tipo come avevamo vsto a Mamalla, nel senso che sono "cucite", ma sono più belle e ben fatte. Sono ben sagomate e la parte inferiore sembra come se fosse fatta di un tronco solo. Poi sono tutte impeciate e con un sacco di legno a prua. Certe grandi, ma altre meno. Hanno un grosso legno-bilancere di fianco. Vi sono anche dei "legni individuali", sempre fatti un po' come a Mamalla.

Pesce morto ovunque... puzzo schifoso di pesce marcio in tutta la costa... Naturalmente non esiste (né nessuno se lo immagina neanche) alcun servizio di "nettezza pubblica" della spiaggia.
Ieri sono arrivati i gabbiani (chissà da dove).

Girare per l'India è stato bello, ma è anche bello l'essersi fermati non solo per il piacere del mare, anche perché ci si incontra con altri, e anche perché si ha tempo e modo di cogliere occasioni per osservare e conoscere questa gente.

Incontriamo uno spagnolissimo tizio anglo-spagnolo, secco, cappellone, tipo strano, simpatico, giramondo. Disegna, fa gioiellini, è entusiasta delle pietre dure e del loro traffico; è un argomento che lo appassiona e si infervora. Si chiama Esoj A. Corral; andiamo nella casa dove vive come ospite quando è qui a Goa. Passeggiata nella foresta con palme e alberoni, quelli con i rami che cadono verso terra e fanno le radici... Casona portoghese nel verde, sembra semiabbandonata, tipo quella dei Buendia in "Cien años de soledad", in disfacimento, enorme, con tante grandi stanze oramai inutilizzate, e non curate. Lì sta col fratello Ivan (o Jivan). Ambiente "primo Novecento".


La ragazzina (forse una che sta con un suo amico) arriva in bicicletta attraverso il palmeto, e poi si sfumacchia in compagnia (noi beedies, loro della granja).







      una casa vuota sulla spiaggia

Piccole cose preziose, e belline, un po' sparse ovunque, altre stanno appese alle pareti bianche. C'è gente di tutti i paesi che è arrivata e si mischiano anche le lingue...
Sì è proprio come Macondo in "Cent'anni di solitudine" tutta questa Goa ex portoghese, che vive ancora del tempo che fu. Questa grande casa che una volta doveva essere abitata, e la gente che c'era dentro doveva sentirsi importante, ora ci stanno solo in tre, e la moglie non esce mai. Solo lui una volta è stato a Bombay. Per cui questo ospite, questo ragazzo che viene addirittura dalla vecchia Europa, lontana madrepatria, che viaggia e conosce il mondo, è per loro una presenza preziosa, è favoloso. Lui racconta dei suoi giri e dei suoi incontri, e lei lo sta ad ascoltare affascinata. Lui fa parte della famiglia, ha la sua stanza fissa con le sue cose, è sempre atteso e benaccetto, ma in realtà non c'entrerebbe nulla. Fabbrica i suoi gioielli, che sono degli anellini, e le sue collane meravigliose, con pietre splendenti, strane, rare, dotate di luce, ... forse magiche, che ha preso nelle miniere di Ceylon (Sri Lanka)... E poi lui parte, va, le va a vendere in Australia, perché dice che qui non è redditizio, in realtà deve andare fino in Australia... e poi tornare ... e in effetti è sempre di fatto senza un soldo... Intanto loro continuano a parlare in portoghese qui dentro casa, di tempi che furono, di passato, e intanto qui attorno Goa è invasa dai Marathi, e da indiani del Sud, e da turisti stranieri, e da hippies che sconvolgono tutto, e non ha più alcun senso stare chiusi nel piccolo territorietto goano a leggere il "giornale", cioè il foglio locale in portoghese, con le notizie di quell'incidente occorso a un ciclista a Panjim (ora Panaji), ... eccetera, ...perché Goa è oramai inclusa e riaccolta nella grande madre India, che va da capo Comorin al Kashmir e alle montagne dell'Himalaya, dal deserto del Thar alle giungle dell'Assam... Una India che incomincia a confrontarsi col mondo...

E alcuni nostalgici del periodo portoghese, da cui siamo invitati, ci raccontano (essendo stati tre anni fa in Portogallo li capiamo quando parlano), per ironizzare sulle buffonate delle nuove "autorità-fantoccio", che il nuovo governo goano-indù per far bella mostra di sè, arriva qui e fa costruire due ponti, uguali, vicinissimi l'uno all'altro... inutili, dove? proprio di fianco al vecchio ponte che c'era già e che è anche più comodo, e in sovrappiù fan costruire un semicerchio di colonne assurde e insulse....  E poi anche un bel po' di panchine di cemento (scomodissime e dure), ma alla fine si vede che ci sono più sedili che piedistalli (è vero le abbiamo viste)... e mettono una bella lapide sulla "prima pietra" di questi "lavori pubblici". E intanto il monsone arriva e distrugge tutto dopo pochi mesi...
Insomma lui è un vero goês e lei una autentica goesa ....
E però oggi oramai rimane solo lo scheletro dei vecchi tempi e dei suoi splendori lusitani.

Effettivamente ad es. Agnel deve rifare ogni volta da capo tavoli e tavolini, sedie, bancone e mobilio. Il suo bar-alloggio sul mare è infatti come se fosse stato disastrato dalla guerra... il monsone è impietoso.
L'altroieri Agnel ha comperato un frigo (!) per 640 mila lire... ce lo farà pagare.....!

Annalisa compra una camicetta di cotone bianca ricamata per millecento lire, e dei boccettini di kajal per cento lire l'uno; compro un braccialetto di tartaruga per 2.800 L.



La padrona di casa di Dario Borso, Natalina, ha fatto il torrone, siamo tutti invitati!
In questi giorni è la festa di Ganesh, quindi ci sono petardi, mangiate, e gite di gruppi di indiani. Nelle case tutti disegnano una immagine naïf che il giorno dopo si può andare a vedere girando di casa in casa.
Fanno vacanza a scuola, gli uffici pubblici e i negozi sono chiusi. Alle 11 pm davanti a una casa di Colva ci sono fuochi d'artificio, e dentro un folto gruppo di persone canta; qualcuno accompagna con semplici strumenti musicali. In una edicola c'è una statuetta colorata del dio elefante, e sopra offerte di frutta appese al soffitto. Su una piccola pedana un uomo in piedi agita un vassoio con incensi e profumi davanti alla statuetta. Uomo dai lineamenti strani questo, ambigui...

Oggi giornata splendida con mare calmo e palme ferme, e quindi silenzio. Ma un sole!! Qualunque inconveniente o pasticcio càpiti, la regola è: fa niente...., lascia perdere, altrimenti resteresti sempre nervoso e incazzato...
Dopo aver passato la serata a aspettare il tramonto


e a guardare il sole scomparire nell'oceano, ci fermiamo in spiaggia a chiacchierare, poi torniamo alla una di notte in un buio totale, come fossimo tre ciechi a tastoni. Stellata favolosa.

Ogni tanto andiamo alla sera a trovare gli amici che stanno in case all'interno, ma poi al rientro nelle stradine deserte ci sono tanti cani randagi che fanno branco ...  che ci inquietano un po'

il patio in legno della casa dove ci ritrovavamo



 col sopraggiungere del buio ritornano capre e mucche


Gli amici francesi di Esoj (da pronunciare alla spagnola: Essokh) sono altri tipi di cui mette conto raccontare. Lui è un giramondo, un po' equivoco, senza un sacco di denti davanti, barbuto; lei una bella ragazzina di 17 anni, che scrive poesie naturalmente sull'amore e anche sulla sofferenza e la morte, naturalmente... Lei (alla sua età) è rimasta letteralmente affascinata, ammaliata dalla personalità di lui. Già per suo conto in crisi, sempre per l'età o per altro non saprei, e compie la Grande Rottura Romantica, per cui pianta tutti e tutto da un momento all'altro e con pochi soldi decidono di fuggire insieme verso l'Oriente ... Rubano una macchina passano il confine e corrono sulla via delle Indie. Forse poi l'auto l'hanno rivenduta in Jugoslavia (o in Turchia), e con il ricavato stanno, o vorrebbero stare in giro per un anno e mezzo, o due. Ora sono qui in una casa privata senza alcun confort minimo, dove spendono 5 o 6 rupie al giorno in due, hanno il loro fornellino a spirito e si fanno qualcosina da mangiare per conto loro, tipo i pesci che prendono sulla spiaggia avanzati dai pescatori.
la casupola in legno dove stavano

Poi progettano di proseguire in bicicletta, forse andandosene con quelle che hanno preso qui in affitto e che non hanno ancora pagato. Calcolano di poter stare in giro cinque o sei mesi facendo 70 km al giorno, e poi stando fermi per tre giorni alla settimana .....  Fumano tanto hashish, e roba forte. Ieri sera siamo andati a casa loro a mangiare cose portate da noi, e a passare la serata. E' una casetta contadina con il tetto senza il soffitto; lui l'ha tutta messa bene a posto e arredata e dipinta. La tipica sede hippy stile psichedelico: con porte e finestre bordate a colori forti, varie mensole appese, statuette, sticks odorosi, e pareti con murales. I dipinti rappresentano lui su un piatto di una bilancia romana che fuma, e pesa meno della grande H (in francese hache = hash) sull'altro piatto; bolle che salgono dal letto; una carta del mondo; un manifesto liberty con Ganesh; una immagine ossessionante di una città industriale inquinante; la silhouette di lei nuda; le silhouettes di loro due che sembra si involino verso il sole ....  La cucina è tutta fatta da lui, ma non c'è acqua corrente. Lui sa fabbricare amache da vendere poi sulla spiaggia turistica di Calangute.  Si sta per terra in circolo e si mangia in una ciotola di latta con riso indiano con tanto zafferano, puré di patate, e un minestrone knorr nostro, tutto assieme. Loro si fanno continuamente joints, spinelli; noi ci limitiamo a fumare delle beedies con tabacco. Hanno un nuovo  divertente giochino di logica, il Mind Master. Tutto ciò fa molto Goa Beat.
Poi si sta tutti assieme seduti per terra a chiacchierare e tirar tardi al buio, perché loro non possono e non vogliono spendere per  far luce con delle candele.

E con una bella musica di sottofondo, è proprio il cosiddetto Goa-trance...


L'accendino indiano per beedies: una corda che pende da un palo o da un albero vicino alla bancarella dei tabacchi, e con un capo che brucia lentamente con a poca distanza un tubetto metallico, in cui la corda è infilata, in modo che a un certo punto la spegne (o la conserva con la brace che cova appena accesa dentro), grazioso.

Un giorno avevamo anche fatto un giro nelle cittadine di Velha Gôa e di Panjim, belline, ma tristi, melanconiche.
Ieri sera ultima cena a Goa: gran spaghettata!!! A casa di Esoj, con il padre fiammingo e il suo figlio, i due inglesi, la coppia francese, Esoj e noi tre. Il padre olandese (Dick o Big?) aveva rilevato il ristorantino di Esoj ad Amsterdam, dove faceva cucina macrobiotica, poi se n'è andato in Sudamerica, dove si era preso l'epatite appena arrivato, e l'avevano messo in un ospedale senza fargli cure ma solo raccomandandogli di restare fermo, immobile, in isolamento. Dopo due mesi essendo senza visto lo hanno scortato all'aereoporto ed espulso. Non ha visto niente del Sudamerica né conosciuto nessuno, come fosse stato in carcere, o peggio. Ha cercato di fuggire prima di giungere alla porta dell'aereo ma lo hanno messo dentro (all'aereo!). Storie strane, sempre esagerate rocambolesche....


un'altra casa di ritrovo

Tanti giovani si sono fermati qui, si fanno mandare quattro soldini per vaglia postale e sono a posto così. Vivono spesso in specie di "comuni" in qualche vecchia casa, e stanno lì o in spiaggia, a passarsi il tempo con racconti di viaggi o di tipi strani, o in silenzio. Svolgliatamente sfumacchiano joints, sbevacchiano, spipettano (con chilums fatti artigianalmente), scopacchiano, coltivano un orticello con cannabis, ascoltano musica, se ne stanno spesso tutti accatastati a dormicchiare, ogni tanto si risvegliano, ballano, guardano i tramonti, fanno baratti in cambio di ganja o cibo, si intascano qualche pescetto avanzato sulla riva, ridono, litigano, si passano il tempo"filosofeggiando" indolentemente, si scambiano info coi saccopelisti di passaggio, progettano viaggi in altri luoghi incontaminati "scoperti" da vari hippies giramondo, o attività illusoriamente redditizie, fabbricano gioiellini, stiks, chilums, eccetera, e così trascorrono questi mesi sempre uguali e senza stagioni ...


L'addio ad Agnel fortunatamente non è stato penoso, ma tranquillo, con l'ultimo porridge.
E poi riprendere a viaggiare, a porsi nuove mete da scoprire, a cpmpiere sforzi per superare distanze spaziali e temporali. Naturalmente con la solita tragedia del dover cambiare treno, con casini e mio stordimento a causa di un colpo ricevuto sugli occhiali...
Alla stazioncina di Santa Cruz, l'ultima di Goa, ecco l'ultima immagine del popolo hindu: masse festanti, multicolori che tra ritmi e suoni metallici e rimbombanti di tamburo (che ci ricordano il tamburo  nepalese), portano in trionfo, o in processione, immagini naïf di ceramica del simpatico Ganesh (l'allievo per antonomasia).

L'ultimo panorama di Goa: una cascata in una valle verdissima e il treno a pochi metri dall'acqua dopo aver fatto un giro a U per la valle (Dudhsagar).

Biblio:
Piero Verni aveva pubblicato, come già detto più sopra, Vivere in India per le edizioni della Salamandra, e la "guida" Il libro della Visione - guida alla ricerca del proprio guru, per Arcana editrice; Fernanda Pivano riassunse una serie di dibattiti e anche ricostruì la storia recente in Beat, Hippy, Yippie, Bompiani editore; Sarjano pubblicò da Savelli, L'incanto d'arancio, con un dibattito tra lui, Sinibaldi, Venturini e Verni; l'editore Savelli aveva pubblicato in italiano il testo dello spagnolo Luis Racionero, Filosofie dell'Underground; e insomma in quel periodo circolavano nei circuiti "alternativi" diversi testi in cui si parlava di una "India" molto particolare, come meta in cui rendere possibile e praticabile un mutamento di stili di vita e di contesti di socializzazione. Autori di vari paesi e di vari indirizzi di pensiero (e con differenti obiettivi), erano divenuti letture di culto, come il diario del viaggio in India di Allen Ginsberg, tr.it. 1973 (con introduzione di Fernanda Pivano); quello di Lanza del Vasto, e vari testi di Hermann Hesse, e Aldous Huxley, e di Rajneesh (Osho), fino a Monroy, eccetera, grazie ai quali ognuno poteva trovare le conferme alle proprie intuizioni e ai propri desideri. Per cui intraprendere il viaggio era per varie ragioni imprescindibile, e i libri sullo Hippie Trail, come Amante, Buffarini-Guidi, Viaggio all'Eden, Olympia Press, Milano, 1972, erano indispensabili strumenti per la realizzazione (del viaggio, del suo senso e significato, e della propria stessa ricerca filosofica e interiore), e per verificare se davvero si poteva vivere in contesti in comune con propri simili, al di fuori delle restrizioni e delle condanne moralistiche, e dunque dare uno sbocco concreto alla rivoluzione culturale del maggio '68. Goa divenne a partire dalla metà degli anni sessanta fino a tutti gli anni settanta, una delle mete principali dove poter trovare il paradiso perduto e il proprio "puerto escondido", il proprio rifugio in una nicchia autosufficiente. E, in parte, finché è durato, così è stato per non pochi di coloro che approdarono laggiù.  

Vedi per questi argomenti il testo di riflessioni post-viaggio, che ho messo il 29 ottobre 2012.
Ora, anche là, il mondo è cambiato.


(continua)

per la lettura completa delle otto puntate su questo viaggio del 1978, vedi:

Pakistan (9.sett.12); poi Amritsar - Old Delhi (5.nov.12); poi Rajahstan - Agra - Benares (6.nov.12); quindi il Nepal (1.dic.11); Calcutta-Madras (24.ott.12); a Goa (25.ott.12); e su Bombay e Elephanta, con il rientro via Karachi ( 26. ott. '12); e infine per le considerazioni post viaggio ( 29 ott. '12).

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