mercoledì 27 marzo 2013

plenilunio di marzo

Questa magica notte è quella della prima luna piena di inizio primavera, non a caso la pasqua ebraica la precede e quella cattolica la segue appena di qualche giorno, è la luna piena di liberazione e di rinascita, è la grande dea nella pienezza del suo splendore, la dea finalmente realizzata.

La antica gilda degli "omerici" dell'isola di Chio (Xìos) tramandava questo inno a Selene, forse databile al settimo o ottavo secolo avanticristo:


"Selene eterna dalle ali distese celebrate o Muse dalla dolce voce, 
figlie di Zeus cronìde, esperte nel canto:

Da lei, dal suo immortale capo, un diffuso chiarore
si spande sulla Terra e una sovrumana bellezza appare
sotto la sua luce: l'aria buia si fa luminosa
di fronte alla sua corona dorata, e i raggi splendono
quando dall'Oceano, lavate le belle membra,
indossata la veste lucente, la divina Selene,
aggiogati i bianchi puledri dal collo robusto,
lancia in avanti il cocchio splendente
e appare, dopo il tramonto, al culmine del mese.

Il suo vasto ciclo si compie, e allora i raggi di luna crescente discendono sfolgoranti
dal cielo: Ella è indice e segno per i mortali.  ( ... )
Salve, Signora, Dea dalle candide braccia, divina Selene,
benigna, dalle belle trecce  (...)."


In questa magica notte di resurrezione della dea della fertilità e della natura, vorrei aggiungere un altro testo, più antico ancora, un inno egizio alla grande dea Iside, rinvenuto nella località oggi chiamata Dag Hammadi :


( ...) "Perché io sono la prima e l’ ultima 
Io sono la venerata e la disprezzata, 
Io sono la prostituta e la santa, 
Io sono la sposa e la vergine, 
Io sono la madre e la figlia, 
Io sono le braccia di mia madre, 
Io sono la vergine, eppure sono numerosi i miei figli, 
Io sono la donna sposata e la nubile, 
Io sono colei che dà alla luce e colei che non ha mai partorito, 
Io sono la consolazione dei dolori del parto. 
Io sono la sposa, ...
E fu il mio uomo che nutrì la mia fertilità, 
Io sono la Madre di mio padre, 
Io sono la sorella di mio marito, 
Ed egli è il mio figliolo respinto. 

Rispettatemi sempre, 
Poiché io sono la Scandalosa e la Magnifica."


Che incanto la notte di luna piena di inizio primavera ...! c'è da rimanere ammaliati per tanta meraviglia. Potente è in questo caso lo stimolo ad ammirare in sincronia la presenza della luna -piena e splendida- che è  anche nei cieli della profondità interiore. Cercate di specchiarvi nella vostra luna ...! Lasciatevi attrarre da quel magnetismo in grado di sollevare le acque marine; tutti noi siamo composti in gran parte di liquido... che gli uomini scoprano il lunare che è anche in loro, e le donne sappiano portarlo in sè a totale pienezza.



vedi ad es.:
http://www.youtube.com/watch?v=cKdUvNM6zJs


Ma poi a questi potremmo aggiungere un altro inno di pochi anni fa, "Canto alla luna" di Ivano Fossati, perché anche questo lo suscita la luna piena di primavera.
si ascolti per es. in un paio di interpretazioni cantate da Mia Martini:


http://www.youtube.com/watch?v=1Y83Z7Ldmro
http://www.youtube.com/watch?v=D7fmsBcJuXs&noredirect=1

il cui testo dice:

"Io sto abbaiando come un cane alla luna
anche stasera
stessa preghiera
ma chi si aspetta una risposta dal cielo
ha sangue negli occhi
e pianto nel seno;
è che purtroppo il nostro canto alla luna
cade spesso nel deserto della tranquillità,
è che purtroppo sulla nostra allegria
cresce spesso la gramigna
della sterilità.
[ Lyrics from: http://www.lyricsty.com/ivano-fossati-canto-alla-luna-lyrics.html ]
Io che seduta sulle labbra del mare
l'acqua nel cuore
ad aspettare,
io che tristezza o non tristezza ho cantato
ancora non vedo
dove ho sbagliato,
io che strappavo con le unghie il sorriso
al desiderio delle cose di girare così
io sto abbaiando come una cane alla luna
e questo canto non vola e non si alza di qui.

Io sto abbaiando come un cane alla luna
anche stasera
stessa preghiera
ma chi si aspetta una risposta dal cielo
ha sangue negli occhi
e pianto nel seno. . ."

domenica 10 marzo 2013

Sri Lanka (16) Negombo (ultima)

VENERDI'  22  FEBBRAIO 2013

Negombo
Mi mancheranno i suoni di qui, gli uccelli che si (e ti) risvegliano al mattino con i loro gridi, tipo ah-ah-ah in crescendo, e aeh-aeh-aeh in tono più basso, oppure kiew-kiew-kiew-kiew insistente. E gli squittìi degli scoiattoli, ma anche i sibili del vento tra le foglie, e le musichette dei venditori ambulanti, come richiamo per vendere il pane o altro. Ma mi pare sempre melanconico quel "per Elisa" fatto a tipo carillon. E gli schiocchi del gechi...o quel uio-uio-uio-uiooo! uio-uio-uio-uiooo! in crescendo con determinazione, martellante e infinito, o come tchiewtchiew, o ho-ho!, oppure kiù-uiiiiii...., come la sirena di una ambulanza, e anche chrrrrrrrr.... fino al crow-crow delle cornacchie.

Judith ora sta su internet a guardare le mail, e mi piace osservare anche il figlio di 9 anni che è così sveglio, carino, in gamba, che sa fare tutto sul computer, e chiacchiera in inglese con tutti i clienti. Ci porta  lo yogurt per il breakfast, si ricorda dalla volta scorsa... In realtà è un curd fatto con latte di bufala, gelatina hallal, e coltura. Con anche il barattolo del miele da versarci sopra, che è in effetti uno sciroppo "Gold Syrup", ingredienti: invert sugar, sucrose.

E i rumori notturni... stanotte c'è stato un gran trambusto sul tetto, e ora lo diciamo a Judith che dice che purtroppo sono dovuti a dei grossi toponi... 
Siamo in una parallela di Beach Road, che poi andando verso sud diventa Sea Rd., vicino all'hotel Jetwing Beach (uno dei quattro). Poi dopo il canale si tiene la sinistra e si va per Main Street. C'è traffico; e fa caldo. 
Stiamo andando a cercare nail cutex smalti per unghie, per nostra figlia, e mentre aspettiamo fuori da un negozio fornitissimo, Amal ci dice che lui ha lavorato per diverso tempo alla fabbrica locale della Osram tedesca, e che dovevano fare assolutamente e rigorosamente solo come era prescritto, perché il prodotto doveva essere assolutamente identico all'originale, non distinguibile, non debbono essere imitazioni, ma sono lo stesso articolo prodotto altrove. Di solito hanno anche già il cartellino del prezzo in dollari. Così è per gli smalti, o per le magliette Tshirts o altro. Per cui il prodotto migliore è semplicemente quello della marca occidentale che tu ritieni la migliore. Non ci sono prodotti di marche locali, se non delle imitazioni, e quelle sono di qualità inferiore, e costano di meno. Ovvero viceversa quel che vedi che costa meno, allora sai che è senz'altro una imitazione.

Ci racconta di un suo ex compagno di classe alle scuole elementari, che con fatica aveva comprato casa quando ha messo su famiglia, e poi per inseguire il miraggio dei soldi si è licenziato e è partito per l'occidente. Per fare il viaggio ha ipotecato la casa, ed è arrivato a Napoli, ma ancora non ha trovato un lavoro redditizio, e non ha i soldi per ritornare indietro. Fa tanti lavoretti occasionali, ed è là da solo... (torna di nuovo in mente il film italiano "Into Paradiso" che ricordavo nella prima puntata).

Mentre loro sono dentro al negozio, esce una signora che vuole salutarmi perché ha sentito che siamo italiani. Lei è stata a Padova per vent'anni a lavorare in una casa da una famiglia benestante, ha un ottimo ricordo degli italiani e dell'Italia, ora è già da un paio d'anni che è ritornata definitivamente. Lei è stata bene, tutti l'hanno sempre aiutata quando aveva bisogno, e ha fatto delle belle conoscenze.




Sia durante il viaggio in auto, sia qui oggi, Amal ci parla di una occasione che c'è a Negombo di comprare una guest house molto carina, che è quella dove era stata la sorella di marco con le sue amiche, prima del nostro arrivo. Ci incuriosisce, lui continua a dire che il turismo è in espansione ed è perciò un investimento sicuro.

Dopo la stancante girata per il day market, torniamo a pranzare, e andiamo a quel café J dove avevamo mangiato così bene. Fa parte del "Jetwing Blue", prendiamo: curry turkey, pittà pocket, veg quiche, yogurt&honey, lemon meringa, fanta, apple juice, mango mate, cocacola;  spendiamo 22€ in quattro, ed è tutto buono, e la cucina pulitissima.
Poi facciamo una lunga camminata (o ci sembra tale data l'ora calda) fino a vedere la guest house di cui ci parlava, si chiama "Morning Star", nel quartiere di Kochchikade, in via Palangathure. E' molto carino, con piscina, il ristorante interno, e uno stabilimento balneare convenzionato con loro sulla spiaggia. Sono dieci bungalws-camere. Parliamo con la figlia del proprietario, che ci spiega i motivi famigliari per cui suo padre vorrebbe vendere, e che sono comprensibili. Il padre, di nome Francis Appuhamy, ha 65 anni e, dato che oramai rimarrebbe da solo con la partenza della figlia che si è sposata con uno straniero, fa la richiesta di 600mila €uro tutto compreso (francismorning@gmail.com).

Ci sono in mezzo a tutta questa vegetazione, ovunque si vada, dei fiori stupendi...












Nel pomeriggio vengono a trovarci Kennedy e famiglia per salutarci. C'è la moglie con la figlia Sweetha (la bimba cieca) e la sorellina di 4 anni. Facciamo dei regalini alle bimbe (due bambole di pezza comprate stamattina al day market), che le rendono molto contente.
Poi usciamo di nuovo, vediamo che poco più a sinistra c'è il ristorante "Alta Italia" di una italiana che ha sposato uno di Negombo e vive qui. Lui ha preso così anche la cittadinanza italiana. Chiedo ad Amal se lei ha quella di SriLanka, ma crede proprio di no.

Poi torniamo in camera a fare le valige, Amal ci ha riportato i nostri assurdi abiti invernali. Ceniamo, e poi dopo un po' partiamo verso l'aereoporto tutti bardati per l'inverno umido ferrarese... per fortuna è notte ed è nuvolo, e poi in aereoporto c'è l'aria condizionata...
Baci e abbracci, Amal ci da dei regalini, ci facciamo promesse di ri-sentirci e di ritornare. E poi andiamo...
Salutiamo la "splendente isola florida" (Sri Lanka), la goccia di paradiso nell'oceano indiano, il regno degli elefanti, degli uccelli, e della vegetazione, e dei colori....

Che cosa sono venuto a cercare? o comunque sia, cosa ho effettivamente trovato, preso, acquistato da questa visita, da questo viaggio in tondo? Le storie su Serendib sono raccontate in modi diversi, ma sostanzialmente parlano di tre prìncipi o tre principesse, che vanno assieme a spasso di qua e di là, e fanno scoperte anche a proposito di cose di cui non si erano interessate, o a cui non pensavano ... oppure si racconta di un re dell'isola, che, per decidere a quale dei suoi tre amati figli lasciare in eredità il trono, li mandò in giro per il regno in una tipica quest, una ricerca dagli sviluppi imprevisti e favolosi...
ci penserò ricapitolando un po' il tutto ...

Sabato 23
fine del viaggio, arriviamo al mattino in Italia, rientriamo col treno. Ci viene a prendere Michele alla stazione di Bologna, e torniamo a casa in mezzo alla neve con un paesaggio tutto in bianco e nero (o grigio).

All'arrivo a casa nostra figlia Ghila ci accoglie con un cartellone: "Bentornati in porto perbacco! Vi si attendeva, e si scrutavano i mari già da molte lune. Quali avventure avete vissuto? quali tesori avete scoperto?", e quindi mi rinvia a quelle stesse domande che mi facevo partendo da là.
E' stato bello all'arrivo fare come facevamo da giovani, sedersi sul tappeto in sala e mostrare tutti i souvenirs, i regalini, e le cose tipiche, che avevamo portato con noi. E così della valigia saltavano fuori foulards, stoffe, cose tutte colorate, spezie profumate, e anche avevo portato dei nòccioli di frutti, dei fiori secchi, delle conchiglie, dei sassi, delle foglie ...
Quindi per rispondere a quelle due domande ho poi pensato che io ho "sentito" molto quella gita fatta a Kekirawa, prima sul carro di buoi, poi in catamarano nella laguna di Hirrywaduna e infine nella capanna della vecchina;  e quanto alla seconda domanda, i tesori sono stati la giungla, i fiori, i colori, gli uccelli, gli elefanti di Pinnawala e gli altri animali, e poi l'atmosfera mistica dei templi nelle grotte di Dambulla; ma anche i sorrisi di gente semplice, e di bambini.

Circa un secolo fa Hermann Hesse nel 1911 realizzò e concretizzò l'agognato e vagheggiato "pellegrinaggio in Oriente", e andò nei "mari del Sud", a Ceylon (e poi anche in Malesia e a Sumatra) con un suo amico pittore.  
"Mi pare che l'essere in viaggio costituisca per noi il surrogato (...) dell'esercizio dell'istinto estetico (...). Il puro guardare, l'osservazione non turbata né dalla volontà né da un fine della ricerca, l'esercizio pago di sè, della vista, dell'udito, dell'olfatto, e del tatto, rappresentano uno stato di beatitudine del quale i più sensibili tra noi sentono una nostalgia profonda; e il viaggio è il modo migliore per inseguire le tracce di quel paradiso perduto." 
Poi nel '13 raccolse le sue annotazioni prese durante quel grande viaggio verso l'Oriente in "Aus Indien", nelle Indie ("fuggivo l'Europa,  il mio viaggio fu infatti una fuga", ma qui intesa anche in senso positivo, di ricerca di un mondo alternativo in cui temporaneamente estraniarsi, e anche di un rifiuto di certi tratti caratteristici delle società occidentali). 
Mi sono sentito in connessione empatica con quel grande maestro, ma ho pensato anche al viaggio in India di Pasolini, a quello di Jung (all'età di 63 anni), ma anche a Piero Scanziani, a Lanza del Vasto, a Mircea Eliade, ai teosofi, a Merton, a Terzani, a Piero Verni, a Panikkar, a Zimmer, a Joseph Campbell, ... agli hippies e alla new age, e agli amici "viaggiatori liberi", ... e a mia nonna materna ... insomma mi sentivo in grande compagnia (oltre a godere ovviamente della compagnia di Annalisa, di Marco&Lucia e di Amal&Kennedy...).
Ora comunque tante cose dovranno sedimentare dentro di me ...


(FINE, sigh, sob... )

carlo_pancera@libero.it

questo diario è presente anche su 
http://www.viaggimiraggi.it/Profilo/?user=55
e su http://www.viaggiareliberi.it/racconti_di_viaggio.htm
e su http://www.cipiaceviaggiare.it/srilanka2013.htm


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Delle guide principali (LP, Rough, Bradt, Routard, ...) avevo già detto in apertura del diario; altre sono del Touring, di DeAgostini, una fotografica della Rai cioé ERI, ... una guida di editore locale, ecc.), e aggiungo la guida di Roberto Cattani, pubblicata dalla casa editrice Livingston&Co., di Milano, nel 1999. Quanto alle cartine c'è la map di Explore Lanka, che danno all'ufficio visitatori, abbastanza grandina, poi quella più dettagliata, di editore locale, che ho citato nel diario, e in Italia una di Marco Polo 2012.
Ma ora qui elenco piuttosto della narrativa. Ecco alcune letture su Sri Lanka:

H. Parker, Village Folk Tales of Ceylon, Luzac &Co., Londra, in tre volumi, 1910,1914, poi ristampato sull'isola da Tisara Prakasakayo Ltd., di Dehiwala, 1971, poi 1982.
Questa grande raccolta ha costituito la fonte per una antologia in trad. it. a cura di Giuseppina Quattrocchi: Favole e leggende di Sri Lanka, edizioni Xenia, Milano, 1993 (194 pagg.); e poi per un'altra antologia (con testi in parte diversi) a cura di  Graziella Englaro, Miti e leggende di Ceylon, A. Mondadori editore, Milano, 1998 (242 pagg.), nella collana Oscar varia, n° 1699, queste sono più che altro della provincia di nord-ovest, e in parte anche dei Vedda, e della provincia occidentale (il libro, e le sue trad. in it., è esaurito e fuori commercio, ma nella versione in inglese di H.Parker si possono leggere alcuni di quei testi in un sito della università di Pittsburgh: http://www.pitt.edu/~dash/folktexts.html )

Francesca Lazzarato, La principessa di cristallo, storie, leggende e fiabe della tradizione dello Sri Lanka, A. Mondadori editore, Milano, 2000, 2003 (che è di nuovo anch'essa una antologia in gran parte derivata da Parker)

G. Favaro, M. Olivotto, Il leone e la lepre, Carthusia edizioni,  Milano, 2005 (libriccino illustrato bilingue che è parte del progetto dell'Università cattolica di Milano per i bimbi dello SriLanka nel dopo-guerra).
Dick de Ruiter, Buddhist Folk Tales from Ancient Ceylon, Binkey Kok publisher (Holland), april 2005
Dick de Ruiter, Hindu Folk Tales from Ancient Ceylon, Binkey Kok publ. (Holland), november 2005

Shyam Selvadurai, Funny Boy, trad- it. edizioni Il Saggiatore, 2000  (sulla guerra civile)
Shyam Selvadurai, I giardini di Ceylon, tr. it. Il Saggiatore, 2003  (ambientato negli anni Venti)
M. Ondaatje, Lo spettro di Anil, tr. it. Garzanti editore (dell'autore de Il paziente inglese, anche questo sulla guerra civile)
M. Ondaatje, Aria di famiglia, trad. it. 1997
Romesh Gunesekara, La luna del pesce monaco, tr. it. edizioni Feltrinelli, 1994  (9 racconti brevi)
M. Mohanraj, Il Sapore del curry, tr.it. edizioni Piemme, 2006

Anthea Senaratna, The Mango Tree, stories & sketches, 1997, Ari, Nugegoda, 2008, 2011
Anthea Senaratna, Dancing with the dogs and other stories, Ari, Nugegoda, 2002, 2009

Per alcune ricette vedi tra i tanti: http://www.serendipitalia.info

Sri Lanka (15) Galle e la costa sud-ovest


giovedì  21 febbraio



Ci alziamo facciamo le valige e poi andiamo a rivedere la penisoletta, poi torniamo per l'ultimo breakfast a Mirissa... C'è lo squirrel che fa i suoi squittii, arriva la inserviente gentile e sorridente, ma stamane ci mette una infinità di tempo a preparare il thé, e tostare le fette di pane, perché siamo scesi tutti contemporaneamente ai quattro tavolini sul prato ...  

Poi arriva Amal, saluti e abbracci. Si siede con noi a fare due chiacchiere e prendere un caffé. Ora si parte. Faremo la statale costiera su fino a Negombo. Riprendiamo ad essere in viaggio.

Si percepisce che la costa sta rapidamente cambiando, perché si moltiplicano i nuovi alberghi e i paesi e le cittadine costiere hanno dei centri di negozi tutti nuovi. Oramai restano ben poche sezioni della strada costiera che lascino vedere il mare, dunque sia il settore commerciale, che edilizio, che soprattutto turistico sono in grande sviluppo, investire in questi settori sembra evidentemente un buon investimento. Solo che le condizioni naturali sono quel che son, e la spiaggia man mano che si procede verso nord si fa sempre più stretta.

Vediamo anche molti giovani fare attività ginniche e sportive, dal footing al calcio, ai giochi britannici come il rugby e il cricket. Uno sport specifico di SriLanka che vediamo fare è il chung-gubu, o jung gu, in cui si dispongono sei ragazzi in cerchio da una parte e sei in un altro cerchio, e devono catturare un membro dell'altra squadra.
Lungo la strada vediamo vari cimiteri, ci sono quelli di ogni singola religione, ma anche quelli pubblici per tutti indistintamente.
Intanto passiamo da Koggala dove vediamo l'albergo in cui avremmo dovuto stare secondo il primo progetto.
Anche qui lungo la costa ci sono dei trespoli di legno dove vanno ad appollaiarsi su i pescatori.

Ci sono molti ponti, molti porticcioli di pescatori, e mercati di frutta e verdura, punti densi di traffico, e dunque a guardare fuori dall'auto la gente e gli ambienti, si hanno molte continue suggestioni e stimoli per riflessioni, osservazioni, associazioni di idee, ecc....

Arriviamo a Galle che in inglese si pronuncia "gaul", e deriva da Gal-le, un riparo per la notte per i carri con buoi in viaggio, una sorta di caravanserraglio. Tutti i nomi dei luoghi importanti furono storpiati dai colonizzatori europei, prima dai portoghesi, poi dagli olandesi e infine dagli inglesi. (Come già ho avuto occasione di dire più sopra, ad es. per Kandi, abbreviando Kand-udarata cioè paese collinare, o città sulle colline).




Facciamo un giro per la vecchia Galle che è effettivamente molto carina e ha conservato moltissimo nel centro storico, soprattutto del periodo olandese, e poi anche di quello britannico. Facciamo anche una passeggiatina sui rampari del forte. Lo tsunami qui era di 7 metri di altezza ma ha risparmiato la zona del forte olandese girandovi attorno, e in tal modo la sua forza è stata rotta e smorzata, comunque tutt'attorno fu un disastro. Infatti si vedono tutti edifici nuovi.



Questa dunque, che ora è la costa del turismo e delle vacanze, è stata anche la costa della immane tragedia dello tsunami.
Si vede che diverse case, giardini, terreni, sulla costa sono stati a lungo abbandonati a causa dello tsunami, e ora i proprietari sarebbero ben contenti di poterli vendere.
A nord di Hikkaduwa è accaduto il famoso fatto del treno travolto pieno di gente che vi si era riparata, ma non sono annegati solo loro, nel villaggio ne morirono altri 350.
Poi ci fu l'episodio, pure rimasto famoso, della ragazzina di 12-13 anni che aveva studiato gli tsunami a scuola, e ha capito di cosa si trattava ed ha dato l'allarme, consentendo a qualcuno che l'ha presa sul serio di salvarsi.
Dopo Dodanduwa, e lo Hikkaduwa Marine National Park con il suo "coral garden", poco dopo il monumento sullo tsunami, ci fermiamo a visitare lo Tsunami Photo Museum a Telwatta. In questo tratto di costa non si può costruire, per mantenere la memoria delle vittime di quell'evento. E' un museino molto povero e semplice, mantenuto da una fondazione di origine olandese che lo ha aperto in aprile 2007. Corredato da molte foto incredibili e impressionanti. Tutte le foto raccolte dalle più varie fonti mondiali, sono state donate. C'è una sezione sui 12.500 orfani. E ci sono anche foto  del parco naturale di Yala e di vari posti in cui siamo stati o che abbiamo visto. Il museo riguarda anche i primi anni del dopo-tsunami, con la storia delle difficile e lunga opera di ricostruzione. Questa è stata molto importante per impegnare gente che era sconvolta. Molti di coloro che sopravvissero erano totalmente rovinati e non avevano più nulla, e in molti casi più nessuno, o comunque persero il lavoro, come poi a catena anche molti altri. Le attività di pesca erano impedite dalla mancanza di barche, e il turismo scomparve per diversi anni. Ci sono molte storie personali da raccontare. Per la visita si lascia una offerta libera come contributo al mantenimento del museo (si veda: http://tsunami-photo-museum-srilanka.blogspot.com).
una rarissima immagine di 15 secondi prima dell'impatto

Proseguiamo verso Kahawa e Ambalangoda, Amal ci mostra dove c'era un hotel chiamato Ran Manika, cioè golden wife, sposa d'oro. Così veniva chiamata una elefantessa, che stava legata in un prato tra la strada e la spiaggia, proprio di fronte all'albergo. Prima dell'arrivo della prima onda era così agitata e nervosa, lei che di solito era molto calma e buona, e pacifica di carattere, che il suo custode, il cosiddetto mahmud, l'ha slegata e lei si è messa subito a correre il più velocemente possibile verso l'interno, ed è così che si è salvata e ha salvato quelli che si misero a correrle dietro.

C'è una antica leggenda, che ho letto su una guida alberghiera locale che ho trovato vicino a Negombo (ma vedi anche in http://www.nation.lk/2009/03/01/eyefea1.htm), che racconta una storia sulla regina Viharamaha Devi, che era la figlia di re Kelanitissa, sovrano di Kelaiya. Il re aveva punito un monaco in modo crudele, facendo per questo indignare gli dèi che fecero in modo che l'oceano allagasse tutto il territorio dietro alla costa con onde fortissime.

Hokusai Katsushika, "La Grande Onda di Kanegawa"

I veggenti del regno dissero al sovrano che per placare la furia dell'oceano avrebbe dovuto fare un grande sacrificio agli dei, gettando nelle acque la principessa sua figlia. E così ci si apprestava a ingraziarsi gli dei per un fatto compiuto dal padre facendone pagare le conseguenze alla figlia. La giovane fu posta in una  imbarcazione precaria ma molto sontuosamente decorata e spinta in mare aperto.
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Non appena la barca fu inviata le onde si calmarono e le acque che avevano invaso il Paese retrocedettero. Tuttavia il re rimase molto male per essere stato così punito ed era assai nervoso, e i sudditi erano dispiaciuti per la perdita della principessa innocente, per cui incominciarono a insultare il re che ritenevano il vero colpevole di tutto l'accaduto. Nel frattempo la fanciulla era finita ad essere sbattuta sulla riva in un luogo chiamato Dovera nei pressi di Kirinda, nel territorio di Ruhuna. Un pescatore, che aveva avvistato quella imbarcazione e aveva visto il suo naufragio, corse ad avvisare il re Kavantissa, sovrano di Ruhuna. La principessa fu salvata dai pescatori che la portarono al cospetto del re con una grande processione di popolo. Il re ascoltò da lei la sua tragica storia, ed impressionato dal racconto decise di sposarla e farla regina. Era stata così coraggiosa e obbediente e patriottica che si era lasciata sacrificare pur di salvare il suo paese. Dato che era approdata nei pressi del monastero Lanka Vihara, fu denominata divina signora di Vihara (Vihara maha devi), e fu molto amata.
statua della principessa, a Kirinda

Ebbe due figli: uno che divenì poi re ed eroe nazionale perché unificò l'isola intera dopo decenni di divisioni, e l'altra figlia che fu poi anch'essa amata dalla gente.
Questa storia popolare chiaramente allude ad un evento molto simile ad uno Tsunami accaduto in remoti tempi passati, ma ancora ricordato in questa forma leggendaria. E si tratta proprio degli stessi territori che furono colpiti qualche anno fa.

La nostra amica a Ferrara ci aveva riferito che quando venne qui con suo figlio, che lavora nel campo del commercio equo e solidale, e che era venuto a portare aiuti alle popolazioni colpite, andarono in giro nei vari posti dove con gli aiuti di questa o quella istituzione erano state costruite delle casette popolari per accogliere i senza tetto, per inaugurare le consegne. Era presente assieme a loro la moglie di un ministro, che aveva fatto da tramite. I beneficiati si prostravano a terra per baciare i piedi alla moglie del ministro, e a seguire anche a loro... Lei si sentì imbarazzata e non voleva che facessero questo atto di prostrazione, per cui li carezzava sulla testa e poi si chinava per tirarli su in piedi, ma fece innanzitutto un atto sconveniente (carezzare la testa), e poi alcuni si risentirono del fatto che volesse impedire loro di provare gratitudine e di dimostrarla. Molti di loro ancora avevano soltanto una lamiera o un tetto di foglie di banano per ripararsi dalla pioggia e dal sole, e si ricorda di un padre rimasto solo con la figlia quindicenne che aveva al centro del terreno riparato, varie scatole di cartone in cui teneva la sua roba, abiti puliti, scarpe, i quaderni di scuola ... Questi, come altri, erano felici che fosse arrivato il loro turno. Uno dei problemi grandi della ricostruzione infatti è stato il compilare una lista con l'ordine delle consegne, per cui c'è sempre e per forza qualcuno che è primo e qualcun'altro che è ultimo... magari a distanza di mesi o di uno o due anni... (ricordo che anche in Sudafrica dopo la fine dell'apartheid c'era stato questo problema, quando procedeva l'opera di risanamento delle condizioni abitative nelle baraccopoli-ghetto dei neri, le townships, portando i collegamenti ai servizi tipo le fognature, l'allacciamento ai tubi dell'acqua, e simili...). Quando iniziarono a costruire le prime casette, si resero conto che nei progetti mancavano le infrastrutture per es, per la fornitura d'acqua, e allora cercarono di risparmiare al massimo sui costi di costruzione, per poter comprare e installare grandi raccoglitori d'acqua piovana sui tetti e portare le tubature ai rubinetti. Poi comunque venne fuori alla fine il sospetto che la moglie di quel tal ministro locale si fosse trattenuta una percentuale per la sua opera di intermediazione... Ma questa gente sembrò alla nostra amica essere stata molto paziente e fiduciosa, e comunque sinceramente riconoscente e sorridente pur in quelle situazioni così ricche di tensioni emotive...


Amal ci racconta anche che poco più avanti, a Ahungalla (un paesino dopo Balapitiya), c'era uno zoo in cui davano dei sonniferi ogni giorno a leoni e tigri, perché così si poteva permettere ai visitatori di venire qui a toccarli, accarezzarli, ma la cosa divenne pubblica quando un giorno diedero una dose insufficiente e un felino ha azzannato il braccio di un visitatore. Così le autorità hanno saputo cosa succedeva, e lo hanno fatto chiudere.
Bellissima la laguna che c'è là vicino, con spiaggia, palmeto, è molto bella più avanti anche Induruwa.
Hikkaduwa fu anche il primo paradiso equatoriale scoperto dagli hippies negli anni Sessanta-Settanta, come racconta Barry Miles nel suo "Hippy: miti, musica e cultura della generazione dei figli dei fiori" (Hippie, Londra, 2004, trad. it. Logos edizioni, 2006).

 Ma noi ora facciamo sosta a Kogoda alla "Turtle Hatchery", al Rifugio delle tartarughe. Questa è una zona in cui si sta sviluppando il turismo, ma dove una volta all'anno in una notte ogni tartaruga fa 150 uova, e quindi molti volontari hanno ideato un Turtles Project, un progetto per la protezione delle tartarughe marine. In questa zona vengono a deporre le uova ben 5 diversi tipi di testuggini, durante il periodo della deposizione delle uova, gli addetti vanno nei punti della spiaggia in cui le tartarughe scavano i loro nidi (che poi abbandonano tornando in mare), quindi, con una vanga disseppelliscono le uova e le portano in una zona protetta della spiaggia, dove le seppelliscono di nuovo ed accanto a questo nido artificiale mettono un cartello con la data e il tipo di tartaruga che le ha deposte. Per questo si chiama hutchery (=incubatrice, nido).

Quindi alle persone che portano al Rifugio delle uova, le pagano 15 rupie all'uovo. Ci fanno prendere in mano un uovo perché non è fragile, è molle ed elastico e si può manipolare e schiacciare come fosse una pallina da ping-pong di gomma con acqua  all'interno, si piega in dentro ma non si rompe.

Poi le fanno schiudere in un luogo protetto e tengono le neonate per un po' in vasche apposite di acqua di mare dove per qualche giorno potranno crescere al sicuro dai pericoli ed avere nutrimento in modo da essere abbastanza "forti" per poter affrontare il mare senza troppi rischi. Nelle vasche le neonate sono suddivise per giorni d'età.
Quindi vanno a rilasciarle in spiaggia quando ci sono meno pericoli per loro, cioè in momenti in cui non ci siano predatori, come la sera dopo il tramonto. Ce ne lascia prendere in mano alcune e carezzarle. Nel momento in cui ci dice che il 20% di quelle che vediamo saranno morte entro stasera perché le lasceranno andare libere verso l'oceano, ci dispiace da matti e ci restiamo malissimo. Però ci spiega che così il 20% sopravvivono, mentre in condizioni naturali, spontanee, se ne salvano solo il 2% ... è così che accade in ambiente naturale e selvaggio. Comunque a pensare che la tartaruga ne partorisce 150, una sola volta all'anno, e che stasera saranno quasi tutte morte ci fa molta impressione. Qui poi tengono anche le handicappate e le malate, per cui gran parte dei soldi raccolti con le donazioni vanno in realtà per accudire e tenere in vita alcune adulte handicappate che altrimenti in ambiente naturale morirebbero.






Ce n'è una di una razza particolare col becco, e poi una che è albina, ed essendo perciò più visibile è soggetta più facilmente ad attacchi, una cui manca una zampa, una cieca, ecc... Qualcuno comincia a chiedersi che senso ha tutto ciò, e anche che danno ne risentono gli animali predatori, che oltretutto non avendo mangiato si rivolgeranno maggiormente verso altre prede...
Quando ci fu lo tsunami diverse persone qui tentarono di prenderne in salvo con sè qualcuna, ma poi la seconda onda travolse e distrusse tutto.
Il biglietto costa solo 300 rupie, cioè meno di due €uro, ne vale la pena, è molto interessante, e inoltre è anche divertente da vedere, e poi è in un ambiente naturale molto bello, pieno di grandi mangrovie, e infine è una opera lodevole perché le tartarughe di mare sono una specie a rischio di estinzione.

Il ponte sul grande fiume Bentota Ganga, appunto a Bentota, segna il confine tra la provincia meridionale e quella occidentale. Subito dopo, a Aluthgama ci sono molti turisti tedeschi e russi. Ci fermiamo per pranzo al ristorante e pasticceria Singhraja (Re Leone), molto pulito e moderno, e bellino, con molti ottimi dolci, la gente viene principalmente per comperare i dolci e portarli a casa.
Watalappa è un dolce tipo pudding inglese, cioè una specie di budino, con sopra dello sciroppo al miele. C'è la melassa da mettere sui dolci o sul pane, palm treakle, e cashew nuts, castagne di cajù.
Mangiamo con sovrabbondanza gran piattoni strapieni di vegetable noodles, chicken noodles, chicken nugget, soup of the day,  pane buonissimo, e bibite, per 1675 Rs, cioè meno di dieci €uro in cinque.
Siccome abbiamo avanzato un sacco di noodles, e c'è là fuori un poveretto anziano che chiede la carità, li facciamo mettere in una scatolina da asporto, e glieli diamo a lui che è molto contento e va subito via, forse verso casa.

Riprendiamo il viaggio, attraversiamo il Black river, che è il terzo maggiore fiume dello sri Lanka. A Kalutara, una città che è il capoluogo del distretto, c'è uno stupa nuovo e grande nel quale si può entrare -mentre solitamente gli stupa non hanno un interno-  e vedere delle illustrazioni della vita del Buddha. Più oltre vediamo una processione per un funerale buddista, sono tutti in bianco, che è il colore (o l'assenza di colori) del lutto, con davanti tamburo e tromba. Spesso si vedono immagini del Buddha con intorno dei lumini intermittenti, e al proposito vedo una scritta: "all that glitters is good", tutto quel scintillìo, luccichìo è una buona cosa.
Anche gli scolari vestono di bianco, ma per evitare il caldo.
Vediamo ancora manifesti di pubblicità per il nuovo film su Siddharta (vedi: http://www.youtube.com/ watch?v=-RC6fMuzVgU ).

Il principe Siddhartha Gautama era figlio di un Raja dei Sakya (che significa "i potenti", denominazione di un clan guerriero nepalese); i Sakya erano una casta di combattenti, come gli Kshatriya in India, di grado inferiore solo ai brahmani. Visse circa ottant'anni e lasciò il corpo dopo il raggiungimento del paranirvana sotto ad un albero di Bodhi, per cui fu chiamato Buddha Sakyamuni, l'illuminato della stirpe dei Sakya.

Colombo, il cui nome secondo certuni potrebbe derivare da Kol-Amba-Tota che significa “porto del mango”, alterato dai Portoghesi (o secondo certi altri da Kolon tota, porto sulla punta). Venne a lungo chiamata dagli europei Kalambù, un porticciolo secondario dove solo i pescatori maldiviani, arabi e malesi si degnavano di fare sosta. All'inizio dell'Ottocento i britannici svilupparono all'interno le piantagioni degli alberi della gomma e quelle della coltura del thé, che gradualmente sopravanzarono l'importanza della cannella e delle altre spezie, e pertanto crebbe l'importanza di Colombo, dove i coloni  ingrandirono e modernizzarono le strutture portuali per l'esportazione dei nuovi prodotti. Così, se a metà del XIX sec. la cittadina aveva circa 10mila abitanti, alla fine dell'Ottocento raggiunse i 150mila, perciò fu dichiarata capitale, e nel 1940 già contava 330mila abitanti. Oggi il municipio cittadino in senso stretto ne conta 670 mila. Ma già da molto prima di arrivare al cartello con la scritta Colombo, la città appare circondata da urbanizzazioni moderne, infatti se il centro storico sta attorno al quartiere chiamato "The Fort", tutta la grande area metropolitana conta ormai due milioni e mezzo di residenti.
Vediamo anche la sede del vecchio parlamento di stile coloniale. Poi facciamo un giro in auto per la parte verde che è molto estesa e curata, e quella moderna del centro, che è modernissima e interessante. Ci sono grandi avenues alberate, un teatro nuovo, un grande centro congressi, la nuova sede della municipalità, attrezzature sportive, universitarie, ambasciate, negozi. Molti giovani fanno sport all'aria aperta, footing, e corsa (resta nella memoria dell'atletica la "radiosa gazzella" di Ceylon, Susanthika Jayasinghe, che nei 200 m. prese l'argento ai mondiali di Atene e poi anche alle olimpiadi di Sidney). Andiamo poi sul lungomare nord, e vediamo anche le torri gemelle del WTC, world trade center di Colombo, a Echelon square, che furono anch'esse obiettivo di vari tentativi di attentati terroristici, per il loro significato simbolico, fortunatamente tutti falliti o sgominati in tempo. Amal ci racconta dell'ultimo, da parte di una donna incinta che era solita frequentare l'adiacente ospedale militare per fare le sue periodiche analisi; da lì si poteva, in un certo modo, riuscire ad entrare nei sotterranei del WTC, e lei era entrata nascondendo dinamite sotto una parte finta del pancione. Il penultimo giorno arrivarono con un camion pieno di esplosivi, hanno sparato contro chi incominciò ad ostacolare il suo procedere verso l'area vicina al WTC (cioè verso il punto sotterraneo presso le fondamenta della torre, dove si trovava lei), e con la sparatoria di risposta il camion è esploso causando la morte di 50 persone nei suoi dintorni.

le torri gemelle del WTC
Che disastri...! e che strascichi che lasciano ancora per molto tempo nella memoria e nell'animo...! Alla fine per fortuna (e per stanchezza) non è rimasto che rassegnarsi al fatto che ci sono due popoli sulla stessa terra, con due lingue, e due o tre o più religioni.
E' un po' come nella favola del leone (singhaya), che simboleggia il Potere, che vorrebbe continuare a rimanere l'unico e il solo re della foresta, anche quando oramai non è più il tempo per queste cose, e lui è pure anziano e stanco... Finché la lepre (hawà) riesce ad escogitare uno stratagemma per far sì che il re si rassegni a vivere finalmente in pace con la gazzella (muà), lo zebù, la lepre, la scimmia (wandurà), e tutti gli altri che condividono con lui il paese in cui abitano... tanto più che il regno della foresta è proprio il paese dell'Eden in Terra ... (vedi: Favaro, nella bibliografia in fondo, con i riferimenti).
C'è ora un traffico intensissimo, e ci si rende conto che Colombo è un mondo a parte che assomiglia di più ad altre grandi città del mondo rispetto a ciò che è il paesaggio anche urbano del resto del Paese. Ci sono grandiosi progetti di sviluppo, come un grande centro commerciale, che è anche un hotel a 7 stelle, e un complesso di grandi appartamenti lussuosi, e di uffici. Si chiama Krrish Square, è composto di quattro avveniristiche torri, che sorgeranno dove adesso c'è il mare, a sinistra del bel lungomare con prati e passeggiata. Quindi al momento è quasi ultimata la grande opera di acquisizione dell'area con la gettata di migliaia di grandi massi poi incementati per riempire il fondale marino e creare uno spazio edificabile che faccia da fondamenta ai grattacieli. Certi singalesi dicono: ecco, qui si vede come il presidente sta buttando a mare un sacco di miliardi di rupie...    C'è pure una costosissima nuova grande centrale elettrica a diesel... (e un'altra altrettanto grande ma a carbone, è in costruzione al Nord...), quando il Paese non ha problemi per la creazione di centrali idroelettriche...

Amal ci commenta che al momento ancora il Paese non ha uno sviluppo del settore produttivo industriale vero e proprio, la maggiore fonte di entrate è costituita dalle pietre preziose, dal turismo e dalle rimesse degli emigrati. Poi dalle esportazioni di prodotti agricoli o derivati, e dei prodotti dell'artigianato. E' più sviluppato il commercio che non il settore produttivo. Costa meno importare persino le biciclette cinesi che non costruirle. Non solo non si è sviluppata una industria srilankese, ma non si è sviluppata nemmeno la tecnologia, come in India o in Cina. SriLanka dunque nonostante la forte crescita economica, resta fondamentalmente un Paese agricolo, ma ora anche il thé e la gomma sono in declino. Non ha investito in aggiornamenti e sviluppo delle tecnologie, e per questo resta un Paese dipendente dall'economia globale. Non ha ad es. alcun controllo sulle comunicazioni satellitari e telefoniche mobili. Non ci sono ancora specializzazioni in campo industriale. Dunque è più importante il settore commerciale, e quindi finanziario di quello industriale e produttivo. Molti dei lavori pubblici ora sono affidati all'esercito.
Comunque l'autore della nostra guida "Bradt", Royston Ellis, che ci vive da decenni, dice che ci si vive bene. E già Pierre Coutard, giornalista corrispondente da Colombo, in un capitolo della serie "Le capitali del mondo" dell'inizio degli aa. Sessanta, diceva che apprezzava molto i larghi boulevards alberati e i numerosi spazi verdi in cui abbondavano bambù giganti, ebani, palme di vari tipi, buganvillee e oleandri, e c'era pulizia e ordine come difficilmente si poteva trovare in città indiane (e scriveva pure che allora a Colombo c'erano solo il 25% di analfabeti, di contro all' 80% di Calcutta).

Usciamo dalla metropoli, attraversiamo river Kelany Ganga, che è il secondo maggior fiume, e andiamo verso Negombo.  Tutta la costa da Kalutara fino a Chilaw è l'area in cui si trova la minoranza cattolica dello Sri Lanka, ma è solo lungo la striscia costiera. Ed è solo a Negombo e dintorni che è maggioritaria.
Il traffico è davvero pesante e fa molto caldo.

Ma infine arriviamo a Negombo, e torniamo al punto di partenza del nostro giro, dalla signora Judith al "Suriya Arana", accolti molto cordialmente. Anche il ragazzo inserviente ci saluta col sorriso (memore della bella mancia che gli diedi partendo). Judith ci da un'altra stanza, pulita e ben tenuta, che è molto spaziosa, addirittura con un soppalco.

E' oramai sera e già si sente la lenta melodia del muezzin musulmano, c'è però una bella arietta dal mare. Judith ci prepara per cena vegetable rice, potatoes, aubergines, dhal, and fruits. Anche stavolta il marito è via per un tour con dei clienti.
Parliamo per skype con i ragazzi a casa, come d'altronde abbiamo potuto fare tutti i giorni in ogni luogo dello Sri Lanka.
Le chiediamo per conto di nostra figlia info sugli smalti per unghie, e lei dice che i migliori sono le copie della Revlon. Già sappiamo di tutta la fabbricazione artigianale di copie autorizzate (e anche non) delle grandi marche occidentali in vari campi, che è una importante caratteristica dello Sri Lanka.

Fuori in giardino c'è un pipistrello impazzito. E poi un grosso coleottero ci viene addosso volando.
La serata è mite e godibile. Facciamo una passeggiatina.

( continua ancora....)

sabato 9 marzo 2013

Sri Lanka (14) Mirissa beach

mercoledì 20    Mirissa beach



alle 7 e mezza sono puntuale da Marta per lo yoga del mattino. Sulla palma oltre ai cocchi ci sono delle cornacchie che gracchiano, e vari scoiattoli che squittiscono forte. E davanti c'è l'oceano con il suo fragore. A sinistra il sole crescente che batte sempre più forte. Stupendo modo per salutare il mattino.





Alla sua sinistra tiene la foto di Yogi Baghan, il suo maestro di kundalini yoga.
Torno per le 9 alla guest house in tempo per partecipare al breakfast sui tavolini davanti alla nostra stanza.
Poi andiamo subito a camminare lungo lo spiaggione, all'inizio c'è un baracchino che vende cocchi freschi di taglia grande: "A king coconut a day, keeps the doctor away", un cocco reale al giorno, leva il medico di torno...
Quindi Annalisa viene a vedere il vivaio di tartarughine.


Dopo un bagno e un'altra passeggiata ci fermiamo a prendere il sole e a leggere.
In questi cespugli fioriscono fiori meravigliosi.





Quindi andiamo in un ristorantino più il là, per provare a cambiare, e anche perché oggi si sono alzati in mare dei cavalloni notevoli. Sono alti, forti, e quando si infrangono vorrebbero coprire tutta la spiaggia. Posso capire quelli che, ignari, sono stati a guardare l'arrivo dello tsunami ... anche in ciò che incute timore ci può essere un fascino ammaliatore...
Pranziamo al ristorantino "Surf Breeze", dove c'è la scritta: "You have trusted the rest, now taste the best", avete provato (dato fiducia) il resto (o anche il riposo), ora assaggiate il meglio.
Prendiamo una pizza (è già la seconda in SL) che non è poi così malaccio, io prendo la cosiddetta hawaiana con l'ananas, quindi una pizza media e due grandi, un piatto che non ricordo, macedonia di frutta, birra, soda, lime soda.  Spendiamo al solito in quattro 4360 Rs, 6 € e mezzo a testa. Le bibite, soprattutto di importazione, sono quelle che portano su il prezzo.

Qui nel menù sono previsti piatti particolari, come: "Pene arabiyata", che non è un pistolone arabo, ma solo penne all'arrabbiata... In un posto qui vicino propongono una particolare dieta ayurvedica per prevenire gli effetti dell'invecchiamento, la "anti-again diet" (anziché anti-ageing), che sembrerebbe semplicemente una dieta contraria a mangiare ancora... Mentre un ristorantino più in là, si definisce "Rest u rent".
In Sri Lanka molte guest house o bed and breakfast si definiscono Rest House, case di riposo.
Torniamo nel nostro Summer Breeze, dove ci sono grandi foglie, e piccoli cagnetti...





Vado a fare un giro verso l'altra parte, per vedere meglio il piccolo villaggetto di pescatori.
dunque vado giù lungo il sentiero della passeggiata sulla costa








Poi più tardi prendo lo yogurt di bufala con sciroppo, che qui chiamano curd-trickle.  Poi dopo una intera giornata di dolce farniente, passata in spiaggia osservando i cavalloni e i surfisti, e i pescatori su quei trespoli di legno.

(foto da un libro di F.Quilici, 1973)

Serendib, 2/2013

Torniamo all'imbrunire in guest house, mentre annalisa dice che non ha voglia di farsi tutta la camminata fino in camera solo per cambiarsi e poi rifare la camminata, e ci aspetta là per andare poi a cenare assieme. Proprio appena appena arrivati alla nostra guest house, inizia il grande diluvio universale. E io inizio ad andare in bagno... annalisa non ha con sè il cellulare per cui non si può comunicare. La temperatura si abbassa notevolmente e l'umidità si alza molto. Così quando poi finalmente spiove vanno solo lucia&marco a cena mentre io mi sdraio a letto massaggiandomi e restando al caldo della camera. Ma poi mi passa e decido di uscire a guardare l'ultimo tramonto di Mirissa.