Qualcosa sul grande Padre di tutti gli spiriti avventurosi e amanti della natura e dei paesaggi vergini e incontaminati. Intendo Henry D. Thoreau (1817-62), autore di "Walden or Life in the Woods".
“Andai nei boschi perchè desideravo vivere con consapevolezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. Non volevo vivere quella che non era una vita, a meno che non fosse assolutamente necessario. Volevo vivere profondamente, e succhiare tutto il midollo di essa, vivere da gagliardo spartano, tanto da distruggere tutto ciò che non fosse vita, falciare ampio e raso terra e mettere poi la vita in un angolo, ridotta ai suoi termini più semplici; ( … ), volevo conoscerla con l’esperienza, e poterne dare un vero ragguaglio ”. (vedi foto più sotto. Da Walden, ovvero vita nei boschi (1854), di Henry D. Thoreau, trad. it. edizioni Rizzoli, 1964, Bur, 1988, pagine 152-153.)
Thoreau ad un certo punto della sua vita decise nel 1845 di lasciare la sua città e andare a vivere nella natura incontaminata dell'America dei suoi tempi, per condurre una esistenza più salutare e gratificante. Si inoltrò nel territorio e si stabilì sulle rive del lago Walden Pond, dove si costruì una piccola casetta di legno isolata da tutti, nella quale visse per più di un anno e mezzo.
Si dedicò alla orticoltura e a piccole attività agricole per garantirsi il sostentamento, e così si immerse in un contesto di estrema semplicità, sostanzialmente autarchico, con tempi lenti e imparando a godere di grandiosi paesaggi e di piccole ma gratificanti soddisfazioni che lo tennero lontano dalle convenzioni e dai ruoli della vita cittadina e della società frenetica e artefatta che vi domina. Il sopracitato libro, è il diario del suo eremitaggio, in cui durante i suoi raccoglimenti silenziosi in meditazione racconta le sue esperienze e le sue avventure in giro per la foresta e per territori sconfinati, incontrando solo alcuni rari e semplici esseri umani che vi si potevano incrociare. Sostanzialmente visse a contatto con gli alberi, gli animali, la terra, il cielo e pochi libri.
A proposito di narrazioni di viaggio, nei suoi scritti raccolti sotto al titolo di Reform Papers (ed. W.Glick, Princeton, 1973), scriveva: "Gli uomini di lettere, i direttori di giornale, e i critici pensano di saper scrivere perché hanno studiato Grammatica e Retorica, ma si sbagliano di grosso. L'arte della composizione è semplice come una esplosione (…) e i suoi pezzi forti implicano una forza ben più grande dietro di sé" pp. 150-1.
Si dedicò alla orticoltura e a piccole attività agricole per garantirsi il sostentamento, e così si immerse in un contesto di estrema semplicità, sostanzialmente autarchico, con tempi lenti e imparando a godere di grandiosi paesaggi e di piccole ma gratificanti soddisfazioni che lo tennero lontano dalle convenzioni e dai ruoli della vita cittadina e della società frenetica e artefatta che vi domina. Il sopracitato libro, è il diario del suo eremitaggio, in cui durante i suoi raccoglimenti silenziosi in meditazione racconta le sue esperienze e le sue avventure in giro per la foresta e per territori sconfinati, incontrando solo alcuni rari e semplici esseri umani che vi si potevano incrociare. Sostanzialmente visse a contatto con gli alberi, gli animali, la terra, il cielo e pochi libri.
A proposito di narrazioni di viaggio, nei suoi scritti raccolti sotto al titolo di Reform Papers (ed. W.Glick, Princeton, 1973), scriveva: "Gli uomini di lettere, i direttori di giornale, e i critici pensano di saper scrivere perché hanno studiato Grammatica e Retorica, ma si sbagliano di grosso. L'arte della composizione è semplice come una esplosione (…) e i suoi pezzi forti implicano una forza ben più grande dietro di sé" pp. 150-1.
Il filosofo e poeta R.W. Emerson scrisse nei suoi Essays, del 1841, a proposito del senso che può dare alla nostra esistenza un contatto stretto con l'ambiente naturale: " L'Uomo possiede la dignità della vita che gli pulsa attorno, nella chimica, l'albero, l'animale, le involontarie funzioni del suo stesso corpo; tuttavia esita quando tenta di lanciarsi in questo cerchio incantato dove tutto è compiuto senza alcuna degradazione ". Molto probabilmente il trentenne Thoreau fu affascinato da testi come questo, e si volle appunto lanciare senza esitazioni.
Nathaniel Hawthorne scrisse di Thoreau (secondo quanto riporta E.Mather nel suo libro su N.H.): "…non è una persona facile. Di fronte a lui (a Thoreau) ci si vergogna del fatto stesso di avere dei soldi, di possedere magari due giacche, e persino di aver scritto un libro che viene comprato da molti…. a tal punto il suo stesso modo di vivere è critico di ogni altro modo di vita generalmente approvato."
Piero Sanavio (nella introduzione alla edizione sopra citata di "Walden") riporta anche una interessante riflessione radicale di Thoreau da un suo altro libro, "Le foreste del Maine" (tr.it. Milano, 1999): "L'angloamericano può tagliare tutta questa ondeggiante foresta e fare sui suoi resti un discorso politico (…) ma non può parlare con lo spirito dell'albero che abbatte, non sa leggere la poesia e la mitologia che, mentre lui avanza, recedono. Da ignorante qual'è, egli cancella Tavole mitologiche per stampare i suoi manifesti e volantini con l'ingiunzione a partecipare alla riunione municipale"…
Senz'altro ci ricorda il film "Into the Wild" (di Sean Penn, 2007), tratto dal romanzo-documento di J.Krakauer, "Nelle terre estreme" (tr.it. Rizzoli, 1997, poi Corbaccio) che è appunto il rapporto su una vicenda vera, finita malamente, descritta nel diario del giovane Christopher McCandless, e riportata come metafora del difficile e distorto rapporto della nostra società industriale con la natura.
Nathaniel Hawthorne scrisse di Thoreau (secondo quanto riporta E.Mather nel suo libro su N.H.): "…non è una persona facile. Di fronte a lui (a Thoreau) ci si vergogna del fatto stesso di avere dei soldi, di possedere magari due giacche, e persino di aver scritto un libro che viene comprato da molti…. a tal punto il suo stesso modo di vivere è critico di ogni altro modo di vita generalmente approvato."
Piero Sanavio (nella introduzione alla edizione sopra citata di "Walden") riporta anche una interessante riflessione radicale di Thoreau da un suo altro libro, "Le foreste del Maine" (tr.it. Milano, 1999): "L'angloamericano può tagliare tutta questa ondeggiante foresta e fare sui suoi resti un discorso politico (…) ma non può parlare con lo spirito dell'albero che abbatte, non sa leggere la poesia e la mitologia che, mentre lui avanza, recedono. Da ignorante qual'è, egli cancella Tavole mitologiche per stampare i suoi manifesti e volantini con l'ingiunzione a partecipare alla riunione municipale"…
Senz'altro ci ricorda il film "Into the Wild" (di Sean Penn, 2007), tratto dal romanzo-documento di J.Krakauer, "Nelle terre estreme" (tr.it. Rizzoli, 1997, poi Corbaccio) che è appunto il rapporto su una vicenda vera, finita malamente, descritta nel diario del giovane Christopher McCandless, e riportata come metafora del difficile e distorto rapporto della nostra società industriale con la natura.