martedì 29 novembre 2016

Israele 2°: Haifa e dintorni, e visita a un kibbutz

(prosegue dalla puntata precedente)


Parte Seconda: Haifa, Zikhron Yaakov, e il kibbutz di Ma'agan Michaël

§. HAIFA
8 novembre
In sèguito con un' auto rent-a-car percorriamo per il lungo tutta la striscia costiera di Israele (nel punto più stretto il confine de territorio israeliano corre a solo 13,5 km dal mare), e con l'autostrada siamo andati ad Haifa, 

la terza città del Paese con 270 mila ab., città portuale e con una consistente minoranza di arabi israeliani (che tra l'altro hanno aperto dei bei bar, e ristoranti).  L'anno scorso la coalizione unitaria degli arabi israeliani (Union List) ha anche avuto una ottima affermazione alle ultime elezioni nazionali (11%) del marzo 2015, grazie alla direzione di Ayman Odeh, ex esponente del consiglio comunale di Haifa, avvocato, di famiglia araba laica di sinistra.

Arriviamo poco prima dell'una. Alloggiamo in una guest house molto carina, proprio vicino al mare: "Port Inn", in Yafo Road 34. 
Jaffa road

Non è facilissimo da trovare venendo da sud in auto, comunque è segnalato (anche se i cartelli sono piccoli) e come tutte le insegne ufficiali in Israele, e non solo quelle, è scritta in tre lingue: ebraico, arabo, e inglese.



 una delle gentili ragazze della ricezione
 le due salette 

 la cucinetta
 la nostra camera

 il bel giardinetto

C'è poi una sala computers e una saletta per il breakfast del mattino, dove la proprietaria cucina degli ottimi pancakes. (al piano di sopra ci sono le camere tipo ostello). E c'è anche un bel cagnone anziano buono e festoso. A lato del giardinetto c'è il parcheggio pubblico a pagamento che per i clienti è gratuito. E poi la guest house è proprio nel centro della zona vicina al mare e al porto, siamo nella parallela della grande strada costiera ha-Hazmaut road.


Abbiamo fatto dei gran giri per zone anche un po' malandate, con officine meccaniche e negozetti miseri,  case del primo novecento, collegamenti elettrici e delle forniture del gas ecc. sono molto "mediorientali"... come abbiamo già visto in foto più sopra ...




vecchie case anni Venti

Ma in realtà anche questa città si sta ammodernando.

poi stasera abbiamo cenato in un posto con i tavoli in strada pedonale; abbiamo dovuto prenotare perché c'è musica dal vivo solo al martedì, ed è molto frequentato (turisti comunque non ce ne sono in questa stagione al di fuori del weekend).



lo si riconosce perché dentro ha un grande affresco con i cavalieri della tavola rotonda con re Artù


dove suonava un gruppo rock duro, interessante ma purtroppo ad un volume assordante esagerato. 
Poi gironzoliamo e vediamo ce ci sono vari altri bar in cui si può anche mangiare, con i tavolini fuori, da qui a piazza Paris. E' il quartiere di Wadi Nis-nas.





Giù c'è un centro storico e il vecchio quartiere del porto, mentre il centro città moderno è più in su sulle pendici del monte Carmelo.
Comperiamo uno di quei mix di spezie che usano sempre come condimento 




§. 2 - intermezzo: Zikhron Ya'aqov e il kibbutz di Ma'agan Michaël



ZIKHRON
Poi il secondo giorno siamo abbiamo fatto una gita e un giretto per la bella e verde cittadina di Zikhron Ya'aqov,  su un colle. E' un borgo molto carino e gradevole fondato nel 1882 grazie a investimenti del banchiere francese Rothschild (che è sepolto qui vicino), in un'area che è stata tutta rinverdita e coltivata, con vigneti.
Zikhron è ora un paese turistico, con bei ristoranti e un piacevole centro "storico" pedonale. C'è un museo sulla prima Aliyah (ondata immigratoria, a cavallo tra fine Otto e inizio Novecento), e ci sono alcune vinerie visitabili, negozi artigianali di abbigliamento o di bigiotteria. Nei ristoranti si possono trovare specialità quali le polpette spezzate alla irachena (gli ebrei iracheni sono presenti nella regione di Tiberiade), zuppa yemenita, manzo macinato con pinoli alla libanese, eccetera, ma ci sono anche trattorie vegetariane e vegane. 



la vasca di Benjamin, del 1891 che portò acqua potabile da sorgenti sotterranee
il negozio di dipinti di Betty Art è nella casa che fu della famiglia di Aharon, che fu nel controspionaggio egiziano durante la prima guerra mondiale, e che contiene anche un museino con l'erbario raccolto  dai figli, tra cui il grano originario nativo


la dea della vite
la tipica turista americana
abiti di confezione artigianale

IL KIBBUTZ
E dopo siamo andati sulla costa a visitare il kibbutz  "Ma'agan Michaël", che è sul mare a soli 5 km., molto interessante. Ci ha fatto da guida un amico dei nostri conoscenti, che è lì da una vita. Bel posto. Era un terreno paludoso che loro hanno bonificato (ancora adesso c'è la Riserva del Nahal Tanninim, dove nell'Ottocento si riproducevano i coccodrilli). L'amico Piero ci ha illustrato l'organizzazione di questa comunità collettivistica. Abbiamo tanto parlato dei kibbutzim e del loro futuro. Il kibbutz, cioè il villaggio collettivista e comunitario, è un elemento caratteristico e specifico del panorama socio-culturale israeliano, è dunque molto importante prendere conoscenza di questa realtà (anch'essa ultimamente in corso di trasformazione). Nel kibbutz, almeno in linea di principio, tutto (o almeno l'essenziale, e in particolare i mezzi di produzione) è a proprietà indivisa, e l'ideale verso cui tendere è: da ciascuno secondo le sue capacità e a ciascuno in base ai suoi bisogni. Il Kibbutz assicura ai suoi membri, l'abitazione, il lavoro, l'istruzione, la sanità, e l'assistenza alla vecchiaia. Fornisce i servizi: acqua, gas, elettricità, alimentazione (la mensa), e spesso il servizio di lavanderia-stireria, le scuole per l'infanzia -nido e materna- (di solito il tasso di natalità è alto), una casa di riposo,  la biblioteca, ed eventualmente gli studi post-obbligo scolastico, e a richiesta i trasporti (con pulmino, o auto). Di solito c'è un supermercato, per ogni tipo di merce. I membri ricevono virtualmente il salario nel conto corrente del kibbutz da cui si detraggono le spese. Tutto viene deciso nell'assemblea generale dei membri. Si cerca di assicurare per quanto possibile il turn-over delle mansioni e dei ruoli. Originariamente ci si dedicava ad agricoltura, e pesca. In questi ultimi tempi molti kibbutzim hanno avviato attività industriali, artigianali, manifatturiere e commerciali, e molti hanno aperto degli alberghi. Infine il kibbutz organizza attività culturali e attività sportive.

qui si parcheggiano le auto del kibbutz che ciascuno può prenotare e servirsene

 la mensa è il centro degli incontri quotidiani negli intervalli dal lavoro

ognuno viene a servirsi e il costo verrà detratto dal conto corrente (in modo che circoli meno denaro possibile)

 la mensa guarda con le sue enormi vetrate sul mare (e sui vivai di allevamento del pesce)

 bacheca con le disponibilità di nuove case per i residenti e per i nuovi arrivati, e per fare cambio-casa
programmazione sviluppo (l'abitato a sin. e le attività economiche a des.)
il bar
 all'interno ci si muove con veicoli elettrici
 ora al bar si paga direttamente alla cooperativa di gestione
opuscoli e riviste (ma di solito prevalgono i libri) sono messe a disposizione




la circolazione è limitata a veicoli elettrici, biciclette e pedoni
una scuola materna


il kibbutz è un villaggio-giardino

vecchie casette, che di solito vengono assegnate ai giovani o a chi è di leva nelle vicinanze


doposcuola e aree giochi


(In altri casi la programmazione di kibbutz ha preferito uno schema a cerchio, per es. si veda in questo villaggio sorto nel 1921 nella valle di Jezreel, in visione aerea, in cui si vedono le zonizzazioni) :

un breve "riassuntino" di storia dei Kibbutzim e Moshavim lo si può trovare anche nel sommario di storia economica di Israele (dall'Yishuv alla fine anni Sessanta) che avevo scritto come co-autore nel 1972, e pubblicato da Franco Angeli editore (pagine 318):

e anche in un successivo fascicolo sulla composizione sociale israeliana, che mi era stato pubblicato nel 1975 dalla facoltà di Magistero di Ferrara (pagg. 60):

 
§. 3 - rientro a HAIFA
Qui è proprio estate, e oggi fa un po' troppo caldo, non solo in pianura ci sono 31 gradi, ma purtroppo oggi c'è umidità. Se ritornando verso nord girassimo a destra verso l'interno per 20 km incontreremmo Tel Megiddo (la Armageddon della Bibbia) dove nel 1468 a.C. si svolse lo scontro tra l'esercito egizio di Tutmosi III e le truppe dei canaanei (e dove secondo l'Apocalisse si svolgerà l'ultima battaglia dell'umanità). Nel tardo pomeriggio ritorniamo a Haifa.


Siamo ad un bar dove sto bevendo un infuso al lime, chiamato nana
Abbiamo pranzato tardi e ora non abbiamo proprio voglia di cenare. Siamo andati in una zona della periferia sud dove c'è la caverna in cui si ritirò per ascetismo il profeta Elia (un hassid mi vuole dare la sua benedizione prima che io vada alla grotta), e c'è pure un museo marittimo di storia navale, e vicinissimo un altro museo sull'immigrazione clandestina negli anni seguenti alla seconda guerra mondiale, che visitiamo. 

E poi abbiamo passeggiato sul percorso pedonale lungo la spiaggia, che è sul lato a sudovest della città, qui è dove fanno footing o vanno in bici. Per il resto la costa è allo stato naturale (brado). Ho raccolto tante conchiglie. 



Ora si sta pensando ad una valorizzazione turistica della Riviera israeliana sul Mediterraneo, che va da Akko (Acri) ad Ashqelon (Ascalona), anzi dalla frontiera libanese a quella con Gaza, sono duecento km. Anche perché la breve costa di Eilat sul Mar Rosso è oramai supersfruttata.

Poi salendo da questo lato del Carmelo c'è l'importante chiesa "Stella Maris" che domina la città, ci si può andare con una funivia, un insieme di tre cabine  cable car.

Anche Haifa ha una lunga storia, era chiamata Caipha, o Khefa, e risale ai Fenici (ma qui è stato anche scoperto "l'uomo del Carmelo" di 200 millenni orsono). 

Un proverbio locale dice: a Gerusalemme si prega, a Tel Aviv ci si diverte, mentre a Haifa si lavora". In realtà come abbiamo visto, anche a Haifa alla sera ci si rilassa e ci sono vari bar e locali, ma qui c'è una notevole percentuale di operai, muratori, ferrovieri, autisti, portuali, artigiani, meccanici, lavoratori manuali, eccetera ebrei e arabi, e una tradizione sindacale e anche di partiti socialisti e di sinistra, e comunque anche Haifa è una città abbastanza laica, e sopratutto in cui c'è convivenza e tolleranza. Arabi -cristiani e musulmani-, drusi, bahài, e neo-immigrati fanno varie attività e sono integrati in vari settori.




Vicino al porto, o meglio al molo passeggeri marittimi, e alla stazione ferroviaria (ora la rete delle ferrovie si sta sviluppando, ammodernando e ampliando) c'è il grande edificio di immagazzinamento delle granaglie, che è anche un museo dell'alimentazione, produzione e conservazione delle derrate alimentari, con un allestimento di tipo etnologico sulla cultura del grano e sulle coltivazioni in Israele, chiamato "Dagon" Grain:

Abbiamo gironzolato per il vecchio quartiere tedesco (Deutschen Kolonie) del 1868 il quale ha avuto una grande importanza per lo sviluppo della città a fine ottocento. Si stabilirono qui molti tedeschi e ancora oggi tutta l'area ha evidente la impronta che hanno lasciato nell'architettura. Nel 1898 lo stesso Kaiser Guglielmo in persona venne a visitare questo "avamposto". Si trova all'inizio della arteria centrale di Haifa, che è Ben Gurion Avenue, in salita a quattro corsie alberate in linea con la prospettiva dei giardini bahài che salgono lungo le pendici della collina. Indubbiamente dovettero dare impulso economico e commerciale, ma questi tedeschi prussiani non lasciarono un buon ricordo, erano appartenenti alla chiesa riformata dei Templari (non c'entrano con quelli più famosi) molto dogmatici, una congregazione di credenti nell'imminente secondo avvento di Cristo, che poi aderirono al nazismo e che furono deportati dagli inglesi allo scoppio della seconda guerra mondiale.
 l'edificio Ebenezer del 1893, ora centro commerciale
la casa Schumacher
una chiesa cristiana
e i Bahài Gardens dominano sullo sfondo

Ci mettiamo in un bar dove la gente chiacchiera sniffando un po' di narghilè turco.


c'è qui un'altra Annalisa ?


eccola!


mi sfugge....




anche qui in certi orari ci sono intasamenti di traffico


allora sottraggo ad un tavolo questo biglietto, che caso mai metterò sul parabrezza dell'auto .....  ...(?)

E ora stiamo godendoci una serata tiepida a Haifa all'aperto, siamo a cena in un bel ristorante arabo con giardino, e con menù tipicamente mediorientale: il "Fattoush".



la bella Ben Gurion Avenue di sera con tutti i ristoranti e bar aperti fino a tardi
sullo sfondo i giardini Bahài illuminati
L'indomani visiteremo la parte alta. 

la parte nuova di downtown, a est in Qiryat Rabin: spicca il grattacielo degli uffici governativi
come anche nelle altre città, ci sono sempre grandi lavori pubblici in corso

La città è anche la sede centrale della fede Bahài, ed abbiamo visitato i loro magnifici giardini attorno al santuario sulla collina del Carmelo (ci siamo saliti con il trenino a cremagliera della Carmelit). Si parte dalla piazzetta Paris, e pochi passi dalla guest house, e si paga il ticket entrando in stazione ad una macchinetta distributrice.
la stazione Carmelit, detta la "metro" e la piazza sono qui sulla destra





Scendiamo al capolinea, andiamo al passaggio sul ponte che ci porta sulla "Louis promenade" pedonale, dove ci sono giardini, terrazze con vista panoramica, scuole, e ingressi di alberghi. 



La fede Bahài è la quinta religione abramitica (dopo ebraismo, cristianesimo, Islam, e la fede drusa), che inizia nel 1844 in Iran da un precursore, detto il Bàb, e viene esplicitamente fondata da un altro persiano, detto Bahaullàh, il primo fu messo a morte e il secondo condannato, imprigionato e esiliato, infine trovò rifugio qui dove morì nel 1892. Ancora ai nostri giorni i seguaci sono perseguitati nell' Iran sciita, come anche nei paesi sunniti: l'ayatollah Kamenei nel 2013 ha ribadito la condanna per apostasia della maggiore minoranza religiosa dell'Iran (da quando gli ebrei sono stati tutti cacciati) e trovano asilo in questa città in cui vi è la loro sede mondiale. Essi credono in un unico Dio inconoscibile, che tutti i profeti siano messaggeri della parola divina (Abramo, Mosé, Krishna, Zarathustra, Buddha, Gesù, Maometto), e che l'umanità sia un'unica specie, che dovrebbe avere un unico governo, e una unica legge.
The Bahai Shrine, il mausoleo del Bàb (cartolina)

Si possono visitare i bei giardini che contornano il santuario e che dominano il paesaggio urbano, e ne sono divenuti un simbolo e una attrazione turistica.

panorama sul golfo e sulla città

i giardini sono tutti in ripida discesa (e al ritorno in salita...)


 la "Casa universale di giustizia" dei Bahài

Sui quartieri alti c'è anche un museo intestato al pittore Mané Katz, ebreo ucraino, che appartenne all'ambiente degli artisti espressionisti e surrealisti di Montparnasse (e che dal 1928 visse tra Parigi e Israele). Ottimo pittore e scultore, tra i pochi che ritrasse anche soggetti di ambiente ebraico.


un libro su di lui

Lungo la promenade pedonale c'è una scuola materna, e si incontrano studenti in uscita scolastica


pubblicità con reclames di un artigiano, di un negozio bahài, e del centro per aiuto psicologico 
ai figli di sopravvissuti a persecuzioni

 scuoletta materna di quartiere
prendendo spunto dai vicini bahài, un insegnante parla di religioni comparate ai suoi studenti


torniamo giù nel quartiere del porto e cerchiamo un bar


vetrina di un locale serale

Infine abbiamo tardivamente cenato con un panino con salsa tahina di Galilea, mangiato in un barettino coi tavolini all'aperto, al molto gradevole bar "Boston George" nel "vicolo della Comunità di Salonicco", nell'area di Nathanson street, gestito da un ragazzo simpatico.



Domani cercheremo di partire di mattina presto perché ci vorranno almeno tre ore di auto per arrivare al sud del Mar Morto.
Prendo una guidina agli ostelli della gioventù.

Ho lasciato a malincuore Haifa, che mi è proprio piaciuta. Mi ricorderò della simpatica guest house con la sua gentile proprietaria che al mattino fa degli ottimi pancakes (mini-frittelle) per metterci su del maple syrup, o una sorta di nutella locale, mentre ti da consigli su cosa visitare o dove andare ad un bar oppure a pranzo o a cena.   Todà, grazie.

E poi la città sembra proprio un'oasi di pacifica coesistenza tra i due popoli (ebrei ed arabi) e le quattro religioni (ebraica, musulmana, cristiana, e bahài) presenti in città.

(Se non si trova posto al "Port Inn", ce ne sono anche altri: tipo "Eden" o "Art Gallery", oppure l'ostello, ...) Anche qui a Haifa ci sono diverse cose che non abbiamo visto, e nei dintorni non abbiamo fatto una gita a vedere Akko (da noi nota col nome crociato San Giovanni d'Acri), antica cittadina fenicia, in solo 30 min. in auto, che però avevamo visto nel viaggio scorso, con le sue mura, e con i suoi giardini Bahai e un mausoleo; e poi a una ventina di km a sud-est di Haifa (15 min. in autobus) ci sono i resti archeologici di Horbat Bet She'arim, del II sec. d.C.; e tra Haifa e Nazareth ci sono i resti di Zipporì (o Sepphoris), già capitale di Erode Antipa I, dove ci sono gli stupendi mosaici di una sinagoga scoperta nel 1993; e altre aree di interesse sia storico che archeologico (è stato scoperto lo scheletro dell' "uomo di Galilea" di 250 millenni fa). La Galilea la avevamo visitata già, come anche la città romana di Cesarea, e un possente castello dei crociati, Montfort, e la tomba di Ietro, venerata dai Drusi. E inoltre qui vicino ci sono villaggi drusi, monasteri cristiani, il museo all'aperto di Atlit sulla immigrazione, il paesino degli artisti di Ein Hod, e il suo vicino Ayn Hawd, il porticciolo di Jizr az-Zarka, eccetera.

L'anno prossimo dunque ... come si suol dire...


una vetrata

cfr.   http://www.visit-haifa.org/eng/

(continua in una terza puntata)