lunedì 23 gennaio 2012

I saggi insegnamenti del "Desiderata" (da Baltimora)



ORAZIONE ASTRALE
("Desiderata")

  Nel Silenzio l'Essenziale si esprime.

Ora ascolta la saggezza del saggio:
   Passa tranquillamente tra il rumore e la fretta,
e ricordati quanta pace può esservi nel Silenzio.
Rallenta il tuo passo frettoloso
con una visione delle eterne distese del Tempo.

  Finché ti è possibile, senza doverti abbassare,
mantieni buoni rapporti con tutte le persone.
Esprimi la tua verità con calma e chiarezza,
e ascolta gli altri, anche i noiosi e gli ignoranti,
anche loro hanno una loro storia da raccontare.
Evita le persone prepotenti e aggressive,
esse opprimono lo Spirito.

   Se ti paragoni agli altri
corri il rischio di far crescere in te
orgoglio e acredine,
perché sempre ci saranno
nel cammino della Vita
persone più avanti e più in alto,
o più in basso e più indietro di te.

   Gioisci dei tuoi risultati
così come dei tuoi progetti,
conserva l'interesse per la tua Arte,
quand'anche umile,
perché  questo è il tuo vero tesoro,
è ciò che realmente possiedi
nelle vicende mutevoli del Tempo.

   Sii prudente nelle tue azioni
perché il mondo è pieno di tranelli.
Ma ciò non accechi la tua capacità
di distinguere quanto c'è di buono:
molte persone lottano per alti ideali
e dovunque la Vita è piena di eroismo.

   Sii te stesso !
Soprattutto non fingere negli affetti
e neppure sii cinico riguardo all'Amore
poiché a dispetto di tutte le aridità e disillusioni
Esso è perenne come l'erba dei prati.

Accetta benevolmente gli ammaestramenti 
che derivano dall'età, lasciando andare, riconoscente 
e con un sorriso sereno, le cose della giovinezza.
Impara a conoscere la forza del sorriso
che non costa nulla e arricchisce chi lo riceve
senza impoverire chi lo dona.

   Coltiva la forza dello Spirito
per difenderti contro l'improvvisa sfortuna.
Ma non tormentarti con cupe fantasticherie:
molte paure nascono dalla stanchezza e dal patire la solitudine.

Per far rifiorire il coraggio,
rivive la Speranza quando sembra già perduta:
quindi non attaccarti alle sponde del Fiume,
non desiderare, ma lascia venire ciò che viene
ed andare ciò che va.
Al di là di una disciplina morale,
soprattutto sii mite con te stesso.

   Tu sei un figlio dell'Universo
non meno degli alberi e delle stelle.
Tu hai diritto ad essere qui e, che ti sia chiaro o no,
non v'è dubbio che l'Universo
ti si stia schiudendo come dovrebbe.

Perciò sii in pace con Lui,
comunque tu Lo concepisca, 
e  qualunque siano i tuoi travagli e aspirazioni
ed i tuoi sogni infranti,
conserva la pace con la tua Anima
pur nella rumorosa confusione 
e nelle tristezze e melanconie della Vita.

   Fai tesoro del Seme che ti è stato donato:
fai sì che Esso affondi le sue radici
nel suolo di valori durevoli, 
affinché tu possa innalzarti verso la vetta
del tuo più grande Destino
vivendo in questo mondo,
che con tutti i suoi inganni, le fatiche ingrate, e i sogni infranti,
tuttavia è ancora un mondo stupendo e meraviglioso.

   Ora fai attenzione:
stai contento, e fa di tutto per essere felice!

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Questo testo mistico è - come lo sono stati il "Rubaiyat" di Omar Khayyam, e "Il Profeta" di Kahlil Gibran -, un testo di grande profondità nella pura semplicità della sua forma letterale.


L 'autore sembra sia stato Max Ehrmann, un poeta di origini tedesche, nato nel paesino di Terre Haute nello stato dell'Indiana (USA), vissuto tra il 1872 e il 1945, che scrisse questa poesia intorno al 1927 sotto il titolo "Desiderata", con la scritta in calce:  "trovata nella vecchia chiesa del 1692 di San Paolo a Baltimora nel Maryland".  Poi circa nel 1959 il reverendo Frederick Kates, rettore appunto della chiesa protestante episcopale di Saint Paul a Baltimore, incluse questo poema in una raccolta di testi da lui preparata per la sua congregazione di fedeli, e così divenne in seguito sempre più conosciuto e diffuso.
Questo testo poetico fu molto apprezzato come base di un atteggiamento d'animo sereno, e divenne poi uno dei testi di riferimento del "pacifismo" del movimento degli hippies, tanto che fu stampato in un famoso poster sotto lo slogan "fate l'amore non la guerra". Nei primi anni Settanta fu elencato nella Top Ten: la lista delle opere in inglese più vendute sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito.



Ne circolano varie versioni più o meno concise o estese, qui ho riportato la collazione di brani più esaustiva e inclusiva, quindi più ampia.
Fu per la prima volta tradotto in italiano da un ignoto che si firmò con lo pseudonimo di Enrico "Orofino".

Un commento molto articolato a questo testo, venne elaborato da Osho (Rajneesh), in una serie di suoi discorsi nel 1980 (Discourses on the Desiderata), registrati e poi riportati in un grosso volume: "Guida Spirituale", traduzione italiana, News Services Corporation NSC, Arona, Novara, 1995. 
Di recente è stato ristampato sotto il titolo "Il circolo virtuoso", Cairo editore, Milano, 2013, pagine 478.
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se vuoi ascoltarlo lèggere da Fabio Volo, vai su YouTube in http://www.youtube.com/watch?v=BqBi8fzsXyg

domenica 8 gennaio 2012

Somewhere over the rainbow

ecco una famosa metafora per indicare una via che tutti abbiamo nella nostra interiorità, non è un'utopia, non è nemmeno un sogno, è un luogo dentro ciascuno di noi; se chiedi di poter avere quel che credi ti manchi, ma che in effetti già possiedi, quando lo scoprirai canta anche tu così, rivolgendoti al tuo cagnolino:


OVER THE RAINBOW 
(di H.Arlen, e E.Y.Harburg )

Ci sarà qualche parte dove non c'è alcun problema,
pensi che ci sia un posto simile Toto?
Non dev'essere un posto dove puoi arrivarci 
con la barca o col treno,
è molto, molto lontano
dietro alla luna, al di là della pioggia.

Quando tutto il mondo è confusione senza speranza
e le gocce di pioggia cadono dappertutto,
il cielo apre un sentiero magico.
Quando tutte le nuvole oscurano il firmamento
c'è da trovare la via dell'arcobaleno,
che porta dal davanzale della tua finestra
ad un posto dietro al sole,
ad un solo passo al di là della pioggia.

Da qualche parte sopra l'arcobaleno 
proprio lassù, c'è un paese di cui ho sentito parlare 
una volta in una ninna-nanna 
da qualche parte sopra l'arcobaleno 
i cieli sono blu e i sogni che osi sognare, 
 diventano davvero realtà. 

Un giorno esprimerò un desiderio ad una stella 
e mi sveglierò quando le nuvole 
saran lontane dietro di me, 
dove i problemi si sciolgono come gocce di limone, 
lassù sulle cime dei camini 
è lì che mi troverai.

Da qualche parte al di là dell'arcobaleno 
uccelli blu volano,
volano sopra l'arcobaleno,
allora perché, oh perché non posso io? 
se volano felici uccelli blu al di là dell'arcobaleno, 
 perché, oh perché non posso io?  


Judy Garland in The Wonderful Wizard of Oz, Il Mago di Oz, 1939
canzone ispirata all'intermezzo detto "il sogno di Ratcliff" dell'opera di Pietro Mascagni "Wilhelm Ratcliff" (1895), a sua volta tratta dall'omonimo dramma di H. Heine del 1822.

Per la famosa versione di Judy Garland vedi  http://www.youtube.com/watch?v=1HRa4X07jdE  , ma la canzone fu cantata o eseguita anche da Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Jerry Lee Lewis, Glenn Miller, Aretha Franklin, Sarah Vaughan, Céline Dion, Ray Charles, Amanda Lear, e tanti altri (tra cui il cantante hawaiano Kamakawiwo'ole che la mischiò con What a Wonderfull World), che potete ascoltare su YouTube.

io non voglio fare l'Imperatore

da "THE GREAT DICTATOR" (ottobre 1940) film scritto, diretto, prodotto da Charlie Chaplin, musica di M. Wilson e Ch.  Chaplin.  


"FINAL SPEECH",  DISCORSO FINALE,  Discorso all' Umanità:

Mi dispiace, ma io non voglio fare l'Imperatore: non è il mio mestiere; non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti, se possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l'un l'altro. In questo mondo c'è posto per tutti. La natura è ricca, è sufficiente per tutti noi; la vita può essere felice e magnifica, ma noi lo abbiamo dimenticato. L'avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell'odio, ci ha condotti a passo d'oca fra le cose più abbiette. Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell'abbondanza ci ha dato povertà; la scienza ci ha trasformato in cinici; l'avidità ci ha resi duri e cattivi; pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari, ci serve umanità; più che abilità, ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. L'aviazione e la radio hanno riavvicinato le genti; la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà nell'uomo, reclama la fratellanza universale, l'unione dell'umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di uomini, donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono, io dico: non disperate! L'avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l'amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L'odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo e, qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa. Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie. Non vi consegnate a questa gente senza un'anima, uomini macchina, con macchine al posto del cervello e del cuore. Voi non siete macchine, voi non siete bestie: siete uomini!

Voi avete l'amore dell'umanità nel cuore, voi non odiate, coloro che odiano sono quelli che non hanno l'amore altrui. Soldati! Non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate nel Vangelo di S. Luca è scritto: "Il Regno di Dio è nel cuore dell'uomo". Non di un solo uomo o di un gruppo di uomini, ma di tutti gli uomini. Voi! Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare che la vita sia bella e libera; di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi, in nome della democrazia, usiamo questa forza. Uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore! Che dia a tutti gli uomini lavoro; ai giovani un futuro; ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenuto quelle promesse, e mai lo faranno! I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse! Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere; eliminando l'avidità, l'odio e l'intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole. Un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia, siate tutti uniti!

Hannah, puoi sentirmi? Dovunque tu sia, abbi fiducia. Guarda in alto, Hannah! Le nuvole si diradano: comincia a splendere il Sole. Prima o poi usciremo dall'oscurità, verso la luce e vivremo in un mondo nuovo. Un mondo più buono in cui gli uomini si solleveranno al di sopra della loro avidità, del loro odio, della loro brutalità. Guarda in alto, Hannah! L'animo umano troverà le sue ali, e finalmente comincerà a volare, a volare sull'arcobaleno verso la luce della speranza, verso il futuro. Il glorioso futuro che appartiene a te, a me, a tutti noi. Guarda in alto Hannah, lassù.


(vedi:
http://www.youtube.com/watch?v=jp1UCiZrcSs&feature=youtu.be )

sabato 7 gennaio 2012

che cos'è che potremmo chiamare "il divino"?


per rispondere solo parzialmente e provvisoriamente a questa troppo grossa domanda che evoca termini e terminologie dai significati troppo complessi e molteplici, vi posto un brano dalla lettera che il rabbino di Firenze, rav. Josef Levi, inviò in occasione della visita del Dalai Lama in città, per il pubblico incontro sulla pace "le comunità religiose attorno alla presenza di Sua Santità il Dalai Lama", che si tenne nella primavera 2005 (o 2006). Inviò una lettera anziché partecipare e dire di persona il suo intervento perché l'incontro pubblico era convocato di sabato, cosa che spesso avviene in questi casi di riunioni ecumeniche (….!). ovviamente si tratta di una risposta di tipo religioso, e che esprime una visione sua particolare, che quindi qualcuno di noi (e anche della sua stessa comunità) potrebbe non condividere pienamente, ma che mi sembra possa dare degli spunti importanti in una riflessione in merito, tanto più essendo facilmente collegabile con molti punti trattati durante questo semestre:

"noi sappiamo che al di sopra di tutto, di ogni essere vivente, di ogni manifestazione della natura è presente un'anima, uno spirito, insito dentro di essa, e al di là e al di sopra di essa. Ma la strada per cogliere con consapevolezza la totalità delle cose, dell'Unità dell'Universo, passa attraverso il particolarismo e l'individuazione di ogni persona, di ogni famiglia, di ogni tribù, di ogni specie del genere umano, attraverso le esperienze e le voci della propria storia. Cercando di collegarci attraverso la meditazione con l'Universale  dobbiamo trovare la strada che ci consenta di non profanare la sacralità di ogni esperienza individuale e particolare, e di ogni esperienza religiosa specifica.
Dalla comunità ebraica di Firenze Vi mando quindi la benedizione del Sabato, nella quale, secondo tradizione, si riuniscono in armonia celeste il lato maschile ed il lato femminile della presenza divina. Da quest'armonia spero potrà nascere l'unità della somiglianza e della diversità, della continua presenza divina in contenitori diversi tra loro per farci meditare ancora sulla grandezza di D-o (=Dio) che con un solo conio chiamato Adam ha creato tutta la diversità della specie umana. Che sia con Voi la benedizione e la dolcezza di D-o."


mercoledì 4 gennaio 2012

Solstizio-Natale-Capodanno-Epifania


Domani 6 gennaio sarà l'Epifania, e qui dove mi trovo, sulle Dolomiti bellunesi,  si faranno grandi falò per bruciare sul rogo la vecchia che tutte le feste si porta via...

Allora, insomma, si può sapere quando è nato Gesù bambino (ovvero in ebraico Yeshuah ben-Yoseph)? dagli accenni nei Vangeli sembrerebbe in primavera, secondo molti studiosi più o meno nell'anno 4 o 6 dell'attuale nostro calendario... ...  ma, è poi così importante stabilire questa datazione? 
Ma ricordiamoci anche che solo fino a una o due generazioni fa i regali li portava o Santa Lucia (il 13), oppure la Befana ... e a Natale c'era raccoglimento e fervore religioso di fronte a un piccolo presepe, mentre oggi si fa festa con una gran mangiata e un brindisi, uno scambio di regali più o meno inutili e costosi posti sotto all'abete che mettiamo in salotto, e portati da un bonario anziano barbuto, Babbo Natale, giunto con la slitta trainata dalle renne ...

Vi riporto il testo di Severino dedicato a queste ricorrenze festive invernali

Dodici giorni per rifondare il mondo
Il rito del nuovo inizio esiste da sempre. Ma ormai celebra l'energia della tecnica
di Emanuele Severino, in "Corriere della Sera" (Cultura) del 31.12.2011 a pagina 54:

Da migliaia di anni prima della nascita di Cristo, vi sono dodici giorni, in ogni ciclo delle stagioni, che i popoli arcaici considerano sacri. I giorni dedicati alla rifondazione del mondo. Nelle società cristiane sono quelli che vanno dal Natale all'Epifania. Nel loro mezzo, il Capodanno, festeggiato dovunque. Soprattutto in quei dodici giorni, già quei popoli agiscono per ricostituire l'integrità e la vita del mondo, consumate e perdute durante il tempo che veniva chiamato l'«anno». Ripetono la creazione originaria compiuta dagli Dèi o dal Dio supremo.
Oggi i popoli credono sempre meno nel divino; ma la loro cultura dominante ne ripropone, sia pure in modo profondamente diverso, i tratti essenziali. Tale cultura è la tecnica scientificamente orientata e controllata dalla produzione capitalistica della ricchezza. La produzione di beni e di merci richiede «energia». Il consumo di «energia» ne richiede il rinnovo, la reintegrazione. Richiede la ricostituzione del suo «fondo». La «rifondazione» del ciclo energetico ripropone la ripetizione umana della creazione divina. Il Capodanno può essere anche la festa del ciclo energetico.
Noi capiamo subito che l'«energia» si consuma e dev'esser rinnovata. Ma perché quegli antichi sentono il bisogno di rifondare periodicamente il mondo? Se non si risponde, anche l'analogia tra tecnica e rifondazione mitica del mondo rimane sospesa nel vuoto.
Eppure quel bisogno è molto meno stravagante di quanto possa sembrare. Per rispondere alla domanda che ci siamo posti incomincia a venire in aiuto il concetto di «volontà» (un aiuto di cui non si approfitta adeguatamente non solo da parte delle scienze dell'uomo). Poi indicherò come le implicazioni di questo concetto siano in grado di spiegare il bisogno di cui stiamo parlando — che non è per noi irrilevante, ma è anche il nostro, e il più importante di tutti: il bisogno di vivere.
Volere è voler fare diventar altro il mondo (le cose e sé stessi). Se non si vuole e si resta immobili, si muore. La volontà è la vita. Ma quando la volontà apre gli occhi non ottiene subito ciò che vuole. Si trova di fronte a qualcosa che non si lascia smuovere e trasformare: l'Inflessibile. Per il singolo è l'ambiente familiare e sociale; per i popoli arcaici è ciò che noi chiamiamo «natura», ma che a essi si presenta, appunto, come la barriera di fronte alla quale l'uomo si sente impotente e muore; e in cui la sua volontà deve tuttavia aprirsi un varco per riuscire a ottenere il voluto e dunque per vivere. Un varco nella barriera dell'Inflessibile, che si presenta alla volontà come la dimensione della Potenza suprema, daimonica, divina.
Nell'atto stesso in cui l'Inflessibile acquista per l'uomo il volto del divino, in quello stesso atto l'uomo, per vivere, deve quindi flettere l'Inflessibile, forzarne e penetrarne la barriera, spezzarlo, squartarlo. Deve ucciderlo. Volendo essere «come Dio» Adamo vuole uccidere Dio. Mangiando il frutto che lo rende «come Dio» Adamo mangia Dio. Accade così che, avvertendo il proprio essere deicida, l'uomo si senta colpevole, in debito. Il bisogno di vivere diventa bisogno di espiazione.
Ogni giorno, ogni ora, ogni istante facciamo esperienza di ciò che, per vivere, la volontà richiede. Se il mondo ci stesse davanti come un unico blocco che non si lascia spezzare, ci spegneremmo subito, la volontà, per ottenere, ha bisogno di spezzarlo, di agire sui frammenti, sulle parti del blocco. L'agire richiede l'isolamento delle parti dal blocco e tra di loro. Oggi si crede che anche la conoscenza sia «seria» solo se fa conoscere parti del mondo, non il «Tutto», vanamente inseguito dalla vecchia sapienza filosofica. La scienza chiama «specializzazione» la propria conoscenza delle parti. E la tecnica, da essa guidata, agisce sempre su parti. (Anche l'arte si chiude nel «frammento»). Adamo che vuol uccidere Dio ha già un'anima tecnica. La tecnica ha un'anima teologica. E il senso di colpa affiora anche nell'uomo della civiltà della tecnica, ben al di là della preoccupazione per la propria incapacità di realizzare uno «sviluppo sostenibile».
Per quanto ci dicono le scienze storiche si può dire che ogni forma della religiosità arcaica (e monoteistica) abbia al proprio centro il mito in cui lo smembramento del Dio è la condizione dell'esistenza del mondo. Dall'Oceania alla Mesopotamia, dall'India alle popolazioni germaniche e alle società greche e cristiane, i miti raccontano la creazione del mondo come effetto del sacrificio originario di un Dio, di una Dea, di un Eroe, di uno sposo o di una sposa del Dio: Hainuwele (Nuova Guinea), Tammuz, Dumuzi, Tiamat (Mesopotamia), Ymir (presso i Germani), Purusha e Prajapati (India), Osiride (Egitto), Dioniso (Grecia), Cristo.
La creazione del mondo è lo squartamento del Dio, che diventa cibo dell'uomo. L'uomo vive solo in quanto usa, consuma, gode le membra, le parti del Dio. Anche la morte di Cristo sulla croce rende possibile la rifondazione, la rinnovata creazione del mondo che era andato consumandosi e morendo in conseguenza del peccato. E nella Genesi si dice che Dio «si riposò nel settimo giorno da tutto il lavoro che aveva fatto» e da cui era stato dunque consumato e indebolito.
Ma il divino rimane pur sempre la fonte della vita. L'esaurirsi della fonte è la morte dell'uomo, così come lo era l'inflessibilità originaria del divino. E la morte è il pericolo estremo da cui ci si deve difendere. Diventa quindi necessario che si restituisca al divino quel che gli si è tolto e che tuttavia è stato consumato e non c'è più. È a questo punto che il genio religioso deve inventare il sacrificio compiuto dall'uomo (che assume anche la forma del sacrificio dell'uomo) come ripetizione del sacrificio divino e dunque come rifondazione del mondo. Acquisterà le forme più diverse, nei tempi e nei popoli, ma l'essenza della ripetizione del sacrificio divino e della fondazione divina del mondo è la consapevolezza della necessità che, per continuare a vivere, non venga spenta la fonte della vita.
Quando ci si convince che qualsiasi vittima offerta dall'uomo al Dio è radicalmente incapace di assolvere il compito gigantesco che le si assegna, allora diventa necessario credere che sia Dio stesso a farsi uomo e vittima con la quale Dio restituisce a se stesso quello che la violenza e il peccato dell'uomo gli ha tolto. E quando la filosofia, volendo «dire e fare cose vere», si porterà oltre il mito da cui è preceduta (e da cui sarà seguita), le sue prime parole (quelle di Anassimandro) diranno che il mondo, separandosi dal divino, dovrà necessariamente dissolversi in esso, scontando la pena dell'«ingiustizia» commessa con tale separazione — dove la separazione dal Dio è l'eco dello smembramento — sacrificio mitico del divino, e la pena da scontare è l'eco della ripetizione umana di tale sacrificio.
Quando, infine, nel nostro tempo, non si crederà più né negli Dèi del mito né in quelli della «verità», e la lotta contro la morte sarà affidata soprattutto alla Potenza suprema della tecnica, allora al consumo di questa Potenza, cioè al suo sacrificio, dovrà corrispondere una civiltà in cui le saggezze e sapienze del passato, per quanto grandi e nobili, dovranno sacrificare ogni loro aspirazione al dominio del mondo, e cioè non contrastare il potenziamento indefinito della Tecnica.
Sin dagli inizi della storia dell'uomo il giorno del Capodanno, rifondando il mondo e aprendo un nuovo ciclo alla vita, si sbarazza dell'anno vecchio, della «vecchia terra», ricolmi delle colpe degli uomini; e li lascia cadere nell'oblio. (Accade anche nel Grande Capodanno dell'Apocalisse di Giovanni, dove l'«anno» della vecchia terra viene diviso da quello della nuova).
Oggi il Capodanno «rievoca» soltanto le vicissitudini della volontà: non le rivive.
Ma a questo punto la questione decisiva rimane ancora tutta da esplorare. Riguarda appunto il senso autentico della volontà — alla quale invece ci si affida come alla cosa più sicura del mondo. Non si scorge che la storia della volontà si svolge interamente al di fuori di quel senso.

ma la morale è qualcosa che si può INSEGNARE ?

Prima di mettere questo Post mi sono consultato, ho chiesto "post o non post?" e Patrizia T. mi ha sollecitato scivendomi: "Post!!! : - )  A me piace il modo tuo, sto vivendo una meravigliosa fase di rielaborazione  grazie agli stimoli che mi sono giunti dal tuo pensiero. Io commento, e mi sono anche riappacificata un po' con l'inverno : - ) Buona Befana"
Anche Gabriella mi ha scritto: "E' da postare."
Dunque ecco un brano (copia-incolla) da Pietro Ratto, in Prefazione a Galleria d'Emulazione, ed. D'Anna, che una amica mi ha inoltrato:


"Sono convinto che la virtù non serva a niente, che non debba servire a niente. Me lo ha insegnato Kant e io passo parola ogni giorno, in classe. Ogni mattina spiego quanto sia fondamentale una morale disinteressata, che si concepisca come fine e non punti mai ad alcuna forma di utilità. D'altra parte, chiunque provi a spacciare un comportamento retto per qualcosa di vantaggioso verrà rapidamente smentito dai fatti: qualsiasi giovane dotato di un minimo di realismo si accorgerà molto in fretta che,a questo mondo, il più delle volte chi si comporta male è premiato, altroché! Il risultato di un tale insegnamento così sbagliato consisterà nella decisione, da parte dell'allievo, di smettere di perseguire qualsiasi forma di virtù. Farsi furbo, in poche parole!  Ma se la virtù non serve a nulla, come tutto ciò che è davvero nobile, la scuola potrebbe per lo meno servire a comunicare la virtù. E la Storia, fatta a scuola, soprattutto.

Da troppi anni, invece, nei nostri istituti spieghiamo ai ragazzi che la virtù va premiata. Le recenti ordinanze del Ministero dell'Istruzione, secondo le quali il voto di condotta va considerato alla stregua delle valutazioni relative alle singole materie - e in quanto tale fa media con esse - (... ...). 
Se non mi è mai piaciuta l'idea che il sapere debba per forza tornar "utile", meno che mai mi allineo con il principio che vorrebbe ricercare una qualche proficuità persino nel comportamento retto. Come mi faceva arrabbiare, eppure come aveva ragione mia madre che, quando da bambino le facevo notare che mi ero comportato bene in una certa circostanza, mi rispondeva: "Non hai fatto altro che il tuo dovere". Senza saperlo, mia madre citava nientemeno che Kant, il quale riconosce alla legge morale - che ci nobilita e contraddistingue in quanto uomini - proprio la caratteristica essenziale di essere categorica, ossia di valere universalmente e necessariamente. Come non ricordare la grande importanza, per il filosofo prussiano, della distinzione tra quell'imperativo categorico (la legge morale, appunto), e i vari imperativi ipotetici, caratterizzati dall'essere condizionati da una certa circostanza e, quindi, validi o meno a seconda del risultato che si voglia ottenere? Ebbene, come da tempo sostengo, la nostra scuola, da anni, sta lavorando assiduamente alla realizzazione , purtroppo, di una morale condizionata, quella che sono solito definire un'etica ipotetica. Il risultato? Un mondo di uomini e donne spinti ad agire sempre e solo in nome della convenienza , del risultato ottenibile. Un mondo di gente che "non fa niente per niente", come si suol dire. Di gente che mette un prezzo su tutto ciò che fa e pensa, che può essere comprata e venduta a piacere" 

domenica 1 gennaio 2012

I did it my way, l'ho fatto a modo mio

Ciao, non so se avete letto l'inserto letterario di sabato scorso del Corriere, c'era un articolo sulla vecchia canzone "comme d'habitude" cantata da Mireille Mathieu, da Celine Dion, e tanti altri, ma resa fanosissima da Frank Sinatra, col titolo "I did it my way" nel 1968. In Italia era stata cantata tra gli altri dalla grande Mina col titolo "alla mia maniera".
Ve la mando come Post, come augurio a voi e a me, per riuscire sul serio a vivere alla vostra maniera, ma per davvero, sino in fondo, questo nuovo 2012.
Forse non è la mail più giusta che uno come me dovrebbe inviare a voi per il primo dell'anno, ... ma faccio alla mia maniera e ve la mando lo stesso:

"E ora la fine è vicina?
E quindi affronto l'ultimo sipario?
Amico mio, lo dirò chiaramente
Ti dico qual è la mia situazione, della quale sono certo.

Ho vissuto una vita piena
Ho viaggiato su tutte le strade
Ma più, molto più di questo :
L'ho fatto a modo mio.

Rimpianti, ne ho avuti qualcuno,
Ma ancora, troppo pochi per citarli,
Ho fatto quello che dovevo fare
Ho visto tutto senza risparmiarmi nulla.

Ho programmato ogni percorso
Ogni passo attento lungo la strada
Ma più, molto più di questo:
L'ho fatto a modo mio.

Sì, ci sono state volte, sono sicuro lo hai saputo
Ho ingoiato più di quello che potessi masticare
Ma attraverso tutto questo, quando c'era un dubbio
Ho mangiato e poi sputato
Ho affrontato tutto e sono rimasto in piedi,
L'ho fatto a modo mio

Ho amato, ho riso e pianto,
Ho avuto le mie soddisfazioni, la mia dose di sconfitte,
E ora, mentre le lacrime si fermano,
Trovo tutto molto divertente

A pensare che ho fatto tutto questo;
E se posso dirlo - non sotto tono
"No, oh non io,
L'ho fatto alla mia maniera"

Cos'è un uomo, che cos'ha?
Se non se stesso, allora non ha niente
Per dire le cose che davvero sente
E non le parole di uno che si inginocchia.
La storia mostra che le ho prese,
E l'ho fatto a modo mio."




Frank Sinatra:
http://www.youtube.com/watch?v=Aht9hcDFyVw&feature=related
Patty Pravo:
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Elvis Presley:
http://www.youtube.com/watch?v=OlKJ-0bnxdA&feature=related
Robbie Williams:
http://www.youtube.com/watch?v=Q5uKa1bDtsk&feature=related
Celine Dion:
http://www.youtube.com/watch?v=PWUChqDaQ24&feature=related
Mina (2005):
http://www.youtube.com/watch?v=ansayqrjgxk
Mireille Mathieu:
http://www.youtube.com/watch?v=3VcuHqRC6TI