venerdì 31 agosto 2012

Il saggio


già a fine gennaio vi avevo riportato dei suggerimenti morali che sarebbero stati ritrovati nella cattedrale di Baltimora e datati 1692 (anche detti "Desiderata" oppure "Orazione Astrale") nella loro versione originale (spesso si trovano versioni ridotte o ritoccate di quel testo). 
Per certi versi un po' comparabili a quelli, sono questi versi tratti dal "Dhammapada" (o Dharmapada in sanscrito). Tra le varie edizioni e traduzioni in italiano si veda per esempio:
Genevienne Pecunia (traduzione e cura di), Dhammapada - La via del Buddha, Feltrinelli Editore, Milano, 2006 (anche nelle edizioni URRA).

Il Dhammapada, cioè "Il sentiero della Legge", la legge che sottende l'universo e la realtà, ma anche la condotta umana, (o "La Via della Liberazione"), è il libro più noto del Canone buddhista Theravada, scritto in lingua pali intorno al III secolo a.C. Nei suoi 26 capitoli raccoglie in 423 strofe i detti di Gautama il Buddha che ci appaiono, dopo più di duemila cinquecento anni (il Buddha morì a circa ottant'anni nel 486 a.C.), di estrema modernità, meritevoli di studio, e che sono stati oggetto di molteplici interpretazioni. 
Buddha non predicò una religione, né si inoltrò in discussioni su Dio, né insegnò una filosofia come sistema di pensiero, offrì invece una spiegazione dell’infelicità umana e mostrò una pratica per liberarsi dalla sofferenza. La liberazione, che è essenzialmente libertà dai propri stessi condizionamenti, si realizza attraverso la meditazione e il risveglio dal sonno della consapevolezza, ovvero il raggiungimento della bodhi, l'illuminazione.

"Come il fabbro raddrizza una freccia, /così il saggio governa i suoi pensieri, /per loro natura instabili, irrequieti /e difficili da ordinare. /Non lasciare che la ricerca del piacere /ti distragga dalla meditazione /e dal tuo stesso bene. /Anziché badare agli errori altrui /osserva i tuoi, /esamina ciò che hai commesso /e ciò che hai omesso di fare. /Controlla la rabbia come un buon auriga /governa il suo carro che sbanda. /Pratica ciò che predichi. /Prima di cercare di correggere gli altri /fa una cosa più difficile: /correggi te stesso. / Nobile è colui che non fa del male /ad alcuna creatura vivente. /Tu sei il tuo solo maestro, /chi altro può guidarti? /Diventa padrone di te stesso /e scopri il tuo Maestro interiore. /La padronanza della propria mente, /instabile, capricciosa e vagabonda, /è la strada verso la propria realizzazione."

giovedì 30 agosto 2012

ground zero



Siamo tornati lunedì. Rieccoci ... in tempo per vedere abbattere la casa di fianco alla nostra, che era dichiarata pericolante. Ci hanno messo due giorni (erano tre fabbricati contigui) e ora invece hanno iniziato i lavori di sgombero delle macerie (la casa vibra quando scaricano sui camion tutta la roba...). Così tutto quello a cui era servito lo stare via, cioè a rilassarci e un po' a dimenticarci per quanto possibile del terremoto, è stato subito annullato...
Passerà anche questa. 
Ci dispiace per il nostro vicino che ha 86 anni ed è rimasto vedovo lo scorso anno...  Ora non solamente è da solo, ma non ha più la sua casa, nè il suo magazzino e il suo orto che lo occupava tutti i giorni tutto il tempo. Ha preso un appartamentino in centro di Vigarano ed è là da solo a non far niente...

Per il momento noi siamo invasi dal polverone, assordati dai rumori continui e a volte improvvisi, e immalinconiti dallo spettacolo squallido e straziante che abbiamo davanti alla cucina e alle finestre delle camere.

arrivano:


secondo tempo (e rinfresco per gli operai):


più a destra c'era il casotto per  galli e galline, e, sino a qualche tempo fa, anche per dei conigli, e più a destra ancora c'era il suo orto ...

ora inizia il terzo tempo (l'abitazione):



FINE
Ora stanno caricando tutto su dei grandi camion che fanno un continuo va e vieni, e nel tirare su si vedono parti di arredamento, vestiti, un golf, un grembiule, la cucina distrutta, un armadio a pezzi ... brandelli di quotidianità ...
I lavori si sono protratti in definitiva sino a venerdì 31... Tonino - questo il nome del nostro exvicino di casa (che non ha potuto portare fuori se non poche e piccole cose) - ha voluto venire ad assistere alla cosa, e ha sopportato molto stoicamente lo spettacolo.
Sto leggendo uno zibaldone di citazioni varie da autori antichi, e vedo che Sofocle scrisse: "E' proprio dell'uomo saggio sopportare bene i colpi della sorte". Ma anche: "Che non si curi un male con un altro male!".

detti zen

Da una piccola raccolta di storie zen  tradotte in italiano, pubblicata da Mulino Don Chisciotte - Arsenale editore, Verona 2007:

- insegnare al di fuori delle dottrine.
- non basarsi sulle Scritture.
- mirare direttamente al cuore delle persone.
- svelare la propria natura e diventare un buddha.

(dai quattro ideogrammi sull'essenza del buddhismo dhyana chiamati in cinese ch'an -che in giapponese si legge zen- tradizionalmente attribuiti a Bodhidharma).

il maestro vietnamita Thich Nhat Hahn
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Un monaco chiese al maestro Jo-Shu: perché non riesco a vedere la Verità?, e Jo-Shu rispose: non è che la verità non sia qui, è solo che tu non la sai vedere. Il monaco quindi chiese: e che cos'è allora? e Jo-Shu rispose: il lasciar perdere la Verità.
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Un novizio disse al maestro Gei-Sha: sono appena giunto in questo monastero; vorrei venire istruito su come entrare nello zen. Gei-Sha gli chiese: lo senti il mormorio del ruscello? Sì, disse il novizio.
Allora entra nello zen da lì, gli rispose il maestro.

(Koan per la meditazione)

mercoledì 29 agosto 2012

Apollonio (ecologista e vegetariano)

Apollonio di Tiana (filosofo greco e asceta del I secolo d.C., grande viaggiatore e conoscitore degli yoghi dell'India, chiamati "gimnosofisti")  fu il cosiddetto "Messia pagano", figura interessantissima, estremamente controversa e comunque di straordinario fascino e complessità culturale, disse tra l'altro: 


"La Terra produce ogni cosa e chi vuole essere in pace con gli esseri viventi non ha bisogno di nulla, poiché i suoi frutti si possono cogliere, e altri coltivare secondo le stagioni, in quanto essa è la nutrice dei suoi figli: ma la gente, come se non udisse le sue grida, affila le spade contro gli animali per trarne vestimento e cibo".

Ci riferiscono della sua vita Flavio Filostrato (175-245) nella sua ponderosa "Vita di A. di Tiana"  (tradotta e pubblicata dalle edizioni Adelphi nel 1978, e rist. 2002), il teosofo G.R. Mead (di cui si veda la trad.it. per le edizioni dei fratelli Bocca di Torino, 1926, rist. fratelli Melita editori, 1988), e ne fa alcuni cenni Eric R. Dodds, nel suo "I greci e l'Irrazionale" (del 1951 e succ. ediz., trad. it nel 1959, ora RCS Libri, Milano, 2000) nella Appendice sulla "Teurgia", e nel suo "Pagani e cristiani in un'epoca di angoscia"  (del 1965, tr.it. da La Nuova Italia, nel 1997), relativo a quel tormentato periodo storico di transizione.







martedì 21 agosto 2012

ognuno è prigioniero del proprio modo di vedere e vivere il mondo?


Jostein Gaarder, autore di libri divulgativi di filosofia, e di romanzi, scrive:
"(...) c'è comunque una bella differenza tra uno specchietto per il trucco e lo specchietto di un telescopio. Credo che questo sia quello che viene definito un cambiamento di prospettiva. Forse può anche esser definito un risveglio. Non è mai troppo tardi per avere un risveglio. Ma molte persone vivono tutta la vita senza rendersi conto di fluttuare nello spazio vuoto."


Philip Dick scrivendo a proposito del tema fantascientifico dei viaggi nel tempo, intesi come viaggi nel futuro, dice che "L'essenza di (questa tematica) è un confronto di qualche tipo soprattutto dell'individuo con sè stesso". Solo che nella mentalità corrente "si penserebbe che viaggiare nel futuro e ritornare, debba portare a un aumento di conoscenze" (...) mentre al contrario genererebbe molte incomprensioni, il maggiore dei lati ironici di una tale situazione sarebbe "il proprio stupore di fronte alle proprie stesse azioni" (...) "è come se l'aumento di informazioni prodotto da un tale risultato tecnologico, cioè informazioni esatte su ciò che sta per accadere, diminuisse la vera comprensione".
Un lato positivo di queste riflessioni secondo lui potrebbe essere "renderci conto che non tutti vediamo realmente l'universo nello stesso modo, o che addirittura in un certo senso non vediamo tutti lo stesso universo" ... Dick è fautore della visione secondo cui ciascuno si crea il proprio Mondo, e questi non sempre corrispondono a quelli altrui, per cui da qui nasce una certa dose di incomunicabilità e quindi incompresione tra le persone. per cui ci sono quelli che "fluttuano in uno spazio vuoto" di contenuti e vivono privi di consapevolezza sul proprio rapporto tra sè e il mondo, la società, le istituzioni, adottando senza riflessioni le consuetudini dei comportamenti e delle mentalità vigenti, mentre altri si sono posti in un percorso critico e di ricerca, vivendo in mondi propri, percorso che però non sempre porta chiarezze e migliore comprensione delle cose.
Di qui la sua concezione di dimensioni diverse, quasi di mondi differenti, che sono compresenti ma non interferiscono tra loro, restando quasi estranei l'uno all'altro, oppure che si intersecano e si condizionano, anche senza che chi ne fa parte se ne renda pienamente conto.




martedì 14 agosto 2012

auguri di buone vacanze estive


domani sarà il 15 agosto, giorno di Ferragosto.
Le feste poste tra il 15 e il 21 agosto si celebravano in Roma in onore del dio arcaico Consus, dio delle messi,  protettore dei raccolti e quindi dei granai e degli approvvigionamenti. Come divinità della terra, ad esso era consacrato un tempio ipogeo, sotterraneo, dell' VIII sec.a.C., in cui si lasciava entrare la luce solo in questo periodo e nei consualia di dicembre. Si discendeva da un tempietto rotondo, dinnanzi al tempio di Vortumnus dio delle stagioni, come in questa ricostruzione in maquette:

In quella occasione avvenne il ratto delle donne sabine, e sin dai tempi di Romolo si festeggiava anche quell'evento, come assunzione di vergini a futura grandezza e gloria del popolo di Roma. Il sacerdote del dio Quirino offriva un sacrificio su un altare nel tempio ipogeo.
 quadro di Nicolas Poussin

Poi si decretò all'inizio dell' epoca imperiale, nel 18 a.C., che i raccolti sarebbero stati dedicati all' imperatore quale garante degli approvvigionamenti, e quindi le feste vennero chiamate feriae augustae (oppure perché in queste feste riposava persino Augusto).
In seguito col cristianesimo la festa fu dedicata, nel VI sec., al riposo ovvero dormizione di Maria vergine (a opera dell'imperatore bizantino Maurizio e quindi introdotta a Roma da papa Sergio), e poi alla sua proclamata assunzione in cielo.
 antica icona bizantina

Dal rinascimento le feste furono dichiarate obbligatorie da decreti pontifici. Poi la credenza che la dormitio, ovvero il sonno di Maria, fosse da intendersi come passaggio alla vita eterna tramite la sua assunzione in cielo con anche il suo corpo, è stata proclamata quale un dogma da papa Pacelli Pio XII nel 1950 (mentre la immacolata concezione era stata dichiarata dogma da Pio IX nel 1854).
Quindi il 15 agosto è la massima festa mariana.

Ora vedete voi come la volete intendere, se la volete ricordare come festa del raccolto, o come memoria del rapimento delle sabine, o come ferie di Augusto, o volete pensarla come festa della madonna, o piuttosto volete pensare alla leggenda sul lungo riposo nel sonno d'attesa dell'avvento del suo liberatore da parte della bella addormentata (che risale alla saga norrena di Brunilde nel Nibelungenlied, del milleduecento, poi rielaborata nel Trecento, e infine da Charles Perrault nel Seicento),
 dal cartone disneyano


… fattostà che è la più osservata delle feste italiane, se non altro come festa delle ferie estive e delle vacanze, anche perché essendo il ferragosto anche il simbolo del solleone e della calura, è da tutti riconosciuto che in simili condizioni non si può proprio pensare di dover lavorare: quindi è anche un po' una festa dei lavoratori...
Speriamo solo che come al solito questi eventi che coinvolgono grandi masse, non portino con sè anche quest'estate un sacrificio troppo grande di vite a causa degli immancabili incidenti del traffico durante i grandi spostamenti per festeggiare…
Vi faccio dunque i più sinceri auguri perché possiate passare un buon Ferragosto, una buona estate, e che facciate delle belle cose durante le vostre vacanze.

aforismi

Ieri sera hanno trasmesso su Sky Classics il film a sfondo un po' fantascientifico, di John Carpenter, del 1984, intitolato "Starman" (l'uomo venuto dalle stelle), con i giovani Jeff Bridges e Karen Allen, in cui il ricercatore chiede all'alieno prima che se ne vada, quale gli sia sembrata la caratteristica migliore dell' umanità, e lui rispose che gli esseri umani "sanno dare il loro meglio nei momenti peggiori...".

Poi vi riporto un paio di citazioni da Philip K. Dick:
"To remember and to wake up are absolutely interchangeable", cioé: Il ricordare e il risvegliarsi sono assolutamente intercambiabili. Quindi non dimenticatevi quello che avete imparato, il sapere e l'esperienza sono imprescindibili alla dimensione spirituale della assunzione di una consapevolezza più profonda e interiore.
E infine: "The physical universe is plastic in face of mind", cioé: L'universo fisico è plastico di fronte alla mente. Che ci ricorda che ognuno è il creatore del proprio Mondo, o come dicevano gli antichi latini, è l'autore della propria sorte. Ciascuno plasma la sua realtà, ovvero è responsabile del proprio karma, come dicevano gli antichi Veda indiani.

(Se avete dei commenti o delle interpretazioni da proporre scrivetelo nello spazio dei commenti)


giovedì 9 agosto 2012

La fedeltà come "valore"


Patrizia mi scrive:
"Ciao Carlo, dove sei? Cosa stai facendo?
Volevo chiederti: cosa pensi della fedeltà? Cosa vuol dire essere fedeli? A chi si deve esserlo? Esiste o è la solita invenzione dell'uomo?
Màh...."
________________________

Complesso il tema della fedeltà!... se riguardi sul mio libro ("le maschere e gli specchi") ci sono delle parti sulla coerenza intesa come "valore", che per certi aspetti potrebbero essere accostate al tema della fedeltà, almeno per quanto riguarda la fedeltà intesa in una relazione sentimentale, e in certi contesti relazionali. 
Intanto ti posso dire che ad es. io e la mia compagna ci siamo conosciuti sui banchi del liceo, poi ci siamo re-incontrati appena iscritti all'università e ci siamo messi assieme. E così siamo rimasti per tutto questo tempo. Quattro anni fa per festeggiare l'inizio del nostro 40° esimo anno, ci siamo sposati in Comune, e i nostri figli ci hanno fatto da testimoni (chi meglio di loro?). Quindi per quanto riguarda quel tipo di fedeltà, di fatto ci ha mantenuti assieme pur senza avere tra noi obblighi di tipo legale e istituzionale.
Però in generale io penso che la fedeltà nelle relazioni di coppia intesa come un "valore" o come un principio assoluto, abbia anche un qualcosa di astratto e quindi "pericoloso" perché rischia di trasformarsi in un Mito, un feticcio, o in un vincolo avulso dalla vita e rigido, che ci potrebbe tiranneggiare, e forzare a comportamenti innaturali. Ciò che più conta invece è l'intesa e il desiderio reciproco l'uno dell'altro, e questo non deve essere dimenticato in nome di un principio astratto assoluto...  Perché un rapporto intimo e intenso si basa solo sulla comprensione, la amicizia/amore, la confidenza totale e lo scambio continuo nella condivisione. Il resto è un retaggio di una morale retriva e avulsa dalla realtà e dalla spontaneità, che nel passato anche recente è stata spesso generatrice di falsità, menzogne, ipocrisie, nascondimenti, e doppiezza morale. Il che ha generato molte più assurdità e sofferenze di quante -nonostante tutto- non ne avrebbe comportate la sincerità, l'apertura, e la stima. La realtà va sempre affrontata per quel che è, senza volerla ignorare o forzare. Il valore più grande è quello dell'amore e quindi della amicizia nella confidenza: quale miglior amico del compagno di vita? chi più ti potrebbe aiutare, e comprendere, se non chi ti conosce intimamente e ti apprezza? Pensa al rapporto tra genitori e figli: si potrebbe non comprendere e amare i propri figli persino in casi di situazioni estreme e di comportamenti  inaspettati da parte loro?? 

Ciò dovrebbe essere di stimolo a una migliore qualità del rapporto, cioè a una più profonda condivisione e conoscenza, ma questa si può avere solo nella fiducia; non basta il principio di fedeltà... è più importante la conoscenza e la comprensione. Cioè quello che voglio dire è che mi pare un falso problema, e che comunque non sia cosa da porre al centro, mentre una relazione affettuosa dovrebbe basarsi su altri valori di riferimento, altre prospettive, tra cui la confidenza, la sincerità, la condivisione, la conoscenza e la comprensione. Ma in definitiva ogni coppia intesa come una unità di due che si sono scelti reciprocamente, dovrebbe cercare, e imparare ad autogestirsi e affrontare congiuntamente i propri problemi. E lo si impara soltanto nella pratica del dare.
Il che è ovvio non fa sì che come per magia non ci siano dispiaceri, problemi, sofferenze. Ma quel che volevo dire è che è importante che queste non siano causa di risentimenti, odi, vendette, e non portino a dimenticare l'amore provato. Quindi meglio non irrigidirsi sul tema di una categoria astratta come il principio di fedeltà. La vita va affrontata quanto meno riducendo al massimo i motivi autolesionisti.

Scusami sai, se mi esprimo così, ma io sono un frutto (o forse dovrei dire un "coautore") del fantastico Sessantotto, a cui partecipai, di quelli che allora erano giovani studenti entusiasti che volevano cambiare il Mondo (e che in parte hanno in effetti contribuito a svecchiare un po' la morale allora dominante). 
Quindi risento ancora dell'influsso di quella impostazione, che pur nelle mille e più sue  componenti, era essenzialmente antiautoritaria in quanto era una ribellione alla morale e alla mentalità borghese dominante, da parte dei suoi stessi figli (o figliastri). Inoltre non a caso nel suo seno esplose anche l' antimaschilismo, poi femminismo, per una revisione profonda dei rapporti tra i due generi, da porre su un piano di eguaglianza nel rispetto della diversità e delle specificità.

Ognuno dunque  (come in tutti i comportamenti) si regoli secondo la sua "natura", la sua personalità, purché ciò non vada a causar danno ad altri. Per chiedere di essere rispettati e compresi per quello che si è, occorre nel contempo dare rispetto e comprensione.

Cerchiamo dunque, almeno nello spirito,  di mantenere come riferimento quelle belle utopie...
:-)

PS: vedi anche la recensione di un libro sul tema, in Repubblica di domenica19 agosto scorsa; e il tema collegato in Repubblica di sabato 18, sulle separazioni: "condividere anche il lutto sentimentale, ci aiuta a sopportarlo"; e infine (sempre per chi di voi compra il giornale ogni giorno, o lo legge in biblioteca o su internet) vedi l'articolo sul tema della sincerità sul Corriere della sera di lunedì 20 agosto.

lo scopo nella vita ?

Una amica, Reby, mi scrive dal suo sito "Quasifacile.it" per chiedermi: Carlo, qual'è il tuo scopo nella vita ?

Cerco di risponderle così:


ciao cara, praticamente mi chiedi un consuntivo della mia vita? Wow! non poca cosa! però alla mia età, ed essendo appena andato in pensione, mi cogli in una fase in cui sto proprio ripensando a queste problematiche.... 
Ti posso dire (per quel che mi riguarda) che uno scopo me lo ha dato il lavoro che ho scelto, ovvero operando nel campo educativo e dell'insegnamento.

In effetti forse posso dire che sono stato finora al mondo facendo "il ponte", facendomi "canale", ovvero facendo da tramite, cioè educando, facendo passare alle nuove generazioni (o a conoscenti ed amici di varie età), quel che mi sembrava importante che non andasse perduto del patrimonio di culture, di riflessioni, di tentativi di cui è costellata la storia umana, insegnando la complessità delle cose, cercando di trasmettere passioni, di comunicare i miei entusiasmi per la bellezza di certe questioni o di certi "prodotti" del pensiero, e dello spirito, ... 

In questa attività in cui ho iniziato dei giovani instradandoli in un certo percorso, cioè cercando di fare da stimolo, ho anche cercato di conoscere gli altri e di capirli, in modo da poter dare loro qualcosa nel momento in cui li conoscevo e li ascoltavo, cioè mentre imparavo da loro. 
Insomma nella mia attività, ho cercato di trasmettere mie osservazioni e domande sulla complessità di questo mondo, dei nostri simili, della vita. E per me ha significato conoscere meglio me stesso grazie al rapporto con gli altri, tramite la conoscenza di altri.
In definitiva, se mi fossi tenuto tutto solo per me, allora che senso avrebbe avuto il conoscere e cercare?
quindi credo un po' così: ho fatto da ponte, ho avviato, instradato, e anche insinuato dubbi e credo pure stimolato il senso critico, e la libera riflessione, e la creatività in molti giovani, cercando di non ostacolare questa tensione verso certi orizzonti con atteggiamenti di pesantezza, pedanteria, paternalismo, autoritarismo, e tutti quegli orpelli che nell'insegnamento rendono insopportabile ogni cosa e vanificano ogni  obiettivo educativo. Perciò mi sono spessissimo affezionato a persone, luoghi, situazioni, avendo compartecipato e interagito con umanità (queste almeno le mie pie intenzioni). 
E poi siccome ho cercato di stimolare con estrema discrezione, e "facendo lunghi giri", cioè prendendo le cose per via indiretta, forse molti con cui ho interagito non se ne sono accorti più che tanto del mio stimolare, anzi forse poi non ricordano nemmeno che c'entrassi io con le loro riflessioni. Questo l'ho potuto constatare in vari casi.

Però nella mia vita sono sempre rimasto molto dubbioso su tante cose, e spesso mi scoraggio e ho bisogno di isolarmi e stare con me stesso.
Boh, tutto qui. non credo di aver avuto altra funzione valida... né penso di avere avuto alcunché di eccelso in questa mia qualità. 
Comunque non ho mai sentito questo come fosse un mio "dovere", o il mio lavoro, semplicemente mi veniva spontaneo così. 

E poi oltre a questi aspetti che potrebbero essere visti come validi per definire uno  "scopo",  un senso per la mia vita (e che non so se sempre li ho praticati e se li ho svolti sempre bene, al di là delle intenzioni...) ci sono state tante cose nella mia vita che, ora che ci ripenso a distanza, le ho proprio mal fatte, o non capite (in molti casi nei primi anni a causa di un'età troppo giovane o della mancanza di esperienza sufficiente), che mi dispiace aver fatto e pensato, ma è andata così. E dunque in un certo senso mi autogiustifico… Nel complesso non rimpiango nulla. Il tutto va preso nel suo insieme ... non ti pare? c'è del buono e dello storto... 

Nel fare un consuntivo, debbo anche dire che nel corso della mia vita ho avuto molti motivi e occasioni di sofferenza, ma alla fin fine l'aver sofferto, l'aver patito, mi ha permesso di maturare, di capire più profondamente, quindi ci sta pure quello...

Grazie per avermi pungolato, cari ciao

( postato il 10 agosto anche su http://www.quasifacile.com/istinto/scopo-vita/comment-page-1/#comment-4580 )

venerdì 3 agosto 2012

sto leggendo Ph. Dick


Da ieri sono in montagna, e sto continuando a leggere Philip K. Dick (come vi avevo già scritto sul blog il 24 giugno e l' 1 e il 2 luglio); per darvi una idea di chi sia (se non conoscete questo autore, e filosofo), vi riporto un mix di recensioni di sue opere che qui ho ritoccato e fuso:

Philip K. Dick ha dato voce e immagini alle tematiche piú radicali: il tema del ricordo e della rimozione, il rapporto tra individuo e potere, la nascita e l'affermarsi di una società tecnologica e autoritaria, l'ascesa inarrestabile delle grandi corporazioni economiche e finanziarie a livello planetario globale. Riflessioni che Dick ha avviato fin dagli anni Cinquanta, e che hanno avuto un influsso profondissimo sull'immaginario contemporaneo, rendendolo un autore profetico e anticipatore.

Dick ha dedicato tutta la sua vita a interrogare e interrogarsi sulla natura ultima di ciò che intendiamo per realtà e di ciò che essa potrebbe effettivamente essere, quindi sulla natura della percezione e della appercezione, sulla malleabilità dello spazio così come del tempo e del suo "scorrere" lineare(?), su cosa si possa intendere per "umano", quale sia la sua quintessenza specifica, e quindi sul rapporto e sulla distinzione tra ciò che è naturale e le sue artificiali riproduzioni o repliche, e infine sulla relazione tra umano e divino.

Dick esprime il suo complesso mondo interiore nella maniera più compiuta. Agli slittamenti progressivi e inarrestabili della realtà, si aggiungono dunque anche i vistosi contorcimenti del tempo, problematiche a cui l'autore ha sempre mirato e che ossessivamente ha perseguito. Si alternano nei suoi romanzi e racconti l' evoluzione dell'automazione e di simulacri artificiali; la sostituzione della memoria biologica con una memoria artificiale premodellata ad arte; l'impossibilità di distinguere l'essere umano "biologico e organico" a base di carbonio,  da un fantascientifico replicante androide sintetico e a base di silicio... (dalla realizzazione del quale oggi non siamo poi tanto lontani, si pensi solo a tutti i "pezzi di ricambio" oramai disponibili, per cui già si parla di "uomo bionico", e i progressi della tecnologia di manipolazione genetica ).

Le ultime sue opere prima di morire troppo prematuramente nel 1982, riguardano la sua visione "ionica" e postmoderna dell'universo come una grande mente con le proprie sinapsi. Con vigore visionario e magnifiche immagini e intuizioni, ci introduce nel cuore stesso del mistero del cosmo. I suoi concetti di spazio sono non- e post- euclidei, e il tempo presenta molteplici stratificazioni e svolgimenti anche contorti in cui i vari livelli si toccano e si intersecano.

Tutto cominciò all'inizio del 1974 con una rivelazione accompagnata da visioni, di una forma non umana ed estremamente complessa di intelligenza ordinativa chiamata VALIS (Vast Active Living Intelligence System).

Chi o cos'è Valis? È un'imperscrutabile entità intelligente che vive nello spazio profondo, e che emana uno sconvolgente flusso di informazioni ? o forse una formula, o una energia? o, ancora, un essere vivente vero e proprio? Philip Dick ritorna a porre i suoi interrogativi: cosa rappresentano la realtà e il divino? Esistono davvero oppure sono semplicemente concetti partoriti dalla nostra mente? un onnipresente "spirito" onnisciente è capace di impregnare di sé l'universo: "La trilogia di Valis" è l'ennesima, efficacissima variazione dickiana sul tema della realtà-divinità nel contesto della quale gli uomini si dibattono. ("quel che ho visto è reale, cosa sia però proprio non lo so né mi aspetto di saperlo mai").

I suoi laceranti dubbi si esprimono attraverso l'impietoso giudizio della propria componente femminile, che scetticamente partecipa alla sua ricerca della verità metafisica, decidendo infine di abbandonarlo al proprio destino. Con ciò forse allude alla presenza nel suo subconscio, della gemella monozigota morta poco dopo la nascita ("in rapporto a lei io sono condannato a essere sempre insieme/separato in una oscillazione", così scrive in Exegesis ).

Nel corso di un'attività letteraria che comprende romanzi, racconti di fantascienza e storie non collocabili in generi letterari precisi, Dick si proclama non già solo autore di fantascienza, ma ricercatore del fantastico. Fu accusato di essere un autore schizofrenico, e Dick rivendicò questa condizione, definendosi "personalità schizoide o pre-schizofrenica", dando al termine un' accezione particolare: è una condizione che determina sofferenza reale, ma anche una grande libertà creativa e immaginativa. Grazie ad essa Dick riesce a immaginare una realtà al di fuori dei limiti consueti, con un processo simile al misticismo, agli stati di allucinazione indotti da sostanze psichedeliche, oppure dovuti a spontanee manifestazioni neurologiche.

"Fortuna e sfortuna non si possono avere simultaneamente. O ... sì ?", scrive Dick in "La svastica sul sole".