Il precedente mio post di gennaio forse evidenziava che il mio stato d'animo non era dei più sereni… era una specie di sfogo. Quindi prima che il mese finisca così, metto un nuovo post su un sentimento gradevole, il piacere che si prova nel dedicarsi non solo alla lettura… ma anche al "farsi leggere" un testo (lo dico perché mi sto appassionando agli audiolibri).
Un antico
detto egizio, riferito da Ecateo discepolo di Pirrone, sosteneva che le biblioteche sono cliniche
dello spirito. In effetti esse sono centri vitali che contengono qualcosa che
promette di suscitare meraviglia e stupore; si tratta solo di trovare in esse i
libri che ci convengono.
L'amore per la
lettura è assai antico, e inizialmente rispondeva al desiderio di udire
l'inaudito. I libri infatti tradizionalmente venivano letti a voce alta per un
uditorio. Solo in età moderna si è diffusa la pratica della lettura a mente.
Nelle scuole si insegnava a compitare le lettere e poi le parole, e così si
sarebbe proseguito in seguito, pronunciando ciò che era scritto, magari con un
brontolio cadenzato, o un bisbiglìo solitario, ma sempre facendo uso della voce,
traducendo cioè in emissione di fiato il significato dei segni.
Solitamente si
afferma che l'inizio della lettura mentale, o meglio di quello che sarà un
lungo processo culturale che porterà lentamente all' affermarsi di tale
pratica, sia possibile identificarlo in una ormai famosa scena madre. Si tratta
della descrizione che sant'Agostino ci ha lasciato di questa eccentrica
abitudine osservata in sant'Ambrogio. L'immagine della scena fondatrice della
moderna attività di lettura ci viene data nelle Confessioni (VI, 3,3), e la preoccupazione di Agostino che, a
differenza degli altri sconcertati chierici, coglie subito il valore
intellettuale di tale pratica e cerca nel suo testo di giustificarla e
spiegarne il senso, è anch'essa sintomatica. A volte i discepoli ambrosiani lo
avevano creduto addormentato sulle carte, mentre invece egli leggeva.
Questa sua
abitudine infatti aveva sconcertato, poiché a quei tempi era vista come un atto,
incomprensibile in un leader esemplare come Ambrogio, di sospensione della
parola e della comunicazione e relazione sociale, e quindi di temporanea uscita
dalla communio ecclesiae o
addirittura dalla civitas (e civilitas). Il leggere in privata sede e
restando muti sembrava voler celare qualcosa, riservarsi pensieri
inconfessabili. Essa dunque fece scandalo e fece così parlar molto di sè
diffondendo l'idea. Con ciò aprendo dunque definitivamente la divaricazione tra
comunicazione pubblica, con dialogo o disputa, e comunicazione mediata, con
riflessione ed eventuale confutazione interiore.
Non bisogna
infatti scordarsi che la storia della lettura si compone di due modalità. Nel
francese medievale roman o romance, era un racconto cortese in
versi che veniva letto durante banchetti o ritrovi collettivi. Con esso si
cercava di divertire e istruire il pubblico. Mentre con il romanzo moderno si
ha presto la prevalenza dell' altro tipo di lettura, e così vediamo signorine
di buona famiglia che si appartano a leggere racconti (forse di di storie d'amore),
J-H. Fragonard, La liseuse, 1776
o signore divorate dal malheur de vivre, che anelavano altre realtà, altre vite possibili…., divorando un libricino dopo l'altro, con un incontenibile amore della lettura che nasceva in loro dalla necessità di riempire una grande solitudine, o dal tentativo di superare le frustrazioni di quella vita ritirata cui la morale pubblica le costringeva
Robert James Gordon, la liseuse, 1877
(e il leggere a mente per proprio conto, come sappiamo, consente di viaggiare col pensiero in un altrove… che ci fa sognare).
Ma ancor oggi,
dopo secoli di lettura per proprio conto, in piena epoca di individualismo
imperante, quanto ci affascina un bravo lettore che "recita"
magistralmente un racconto ! Si pensi al successo televisivo che ebbero anni fa le
straordinarie letture di Gassman dalla divina Commedia, o alla trasmissione a
cura di Gabriele Vacis, o a quella a c. di Davico Bonino su Rai-Educational. Ci fu un bellissimo articolo di Antonio Tabucchi sul Corriere della Sera: "Ascoltare
Sermonti alla radio. L'eterno incanto della voce che legge". Gli anziani ricordano ancora la funzione culturale svolta dalle letture alla radio
con emissioni che contavano milioni di affezionati e fedelissimi ascoltatori
che non erano certo solo intellettuali, ma semplici casalinghe e persone poco istruite, o "letterate". Ma il piacere della voce narrante può creare una atmosfera in grado di ammaliare persino gli animali come nel mito di Orfeo...
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