giovedì 20 febbraio 2014

Genesi, Alla radice o in testa, ovvero Innanzi tutto


Mi vorrei soffermare sull'inizio del primo libro del Pentateuco, della Bibbia, cioè "la Genesi".

Non si sa quando la Genesi sia stata composta, dal momento che inizialmente il "testo" era tramandato oralmente dai sacerdoti. Si narra che fosse stato composto da Mosé stesso durante l'erranza nel Sinai, circa nel 1500 av.C.. Alcuni datano la prima versione completa al periodo 1440/1400 av.C. Vi si racconta l'origine del Mondo, e dell'uomo, e poi del popolo ebraico, e la storia antica, dell'epoca dei patriarchi (vissuti forse verso il 1800 av.C.). Poi il "testo" fu ritoccato in una versione definitiva (detta "Jahvista"), nel porre la "parola divina" per iscritto forse verso il VI secolo av.C. in modo che vi fosse una redazione comune canonica.

Come si sa questo "titolo" del primo Libro, deriva dalla traduzione in greco da parte dei 70 (Hebdomékontasaggi ebrei alessandrini, poi detti in latino i Septuaginta, che per ordine di Tolomeo II si dedicarono, circa 250 anni a.C., alla divulgazione delle Sacre Scritture, cioè dei cinque Libri ebraici Khumash (in greco "libri" è Biblìa, plurale di biblìon) della Torah, noti in greco anche come Penta-teuco (da têuchos, custodia pere rotoli, volume), traducendoli nella lingua più nota e diffusa di allora, la lingua greca ionica di età alessandrina, perciò detta anche koiné (=comune), essendo essa il mezzo più usato di comunicazione, la lingua "franca" tra genti di paesi diversi. E poi dopo i cinque Libri (Khumash), con tempi lunghi venne tradotto tutto il Tanakh, cioè tutto il corpo dei Libri delle Sacre Scritture (o Bibbia ebraica).

Èn arché epòiesen ho Theòs tôn ouranòn kài tòn gén. Per secoli questo in greco fu il testo della Bibbia più diffuso al di fuori della Terra Santa nel Vicino Oriente e nell'area mediterranea (cioè nella traduzione dei Settanta).
Poi ci fu la traduzione in latino da parte di san Gerolamo (ma per raffronto tenendo il testo ebraico accanto a quello in greco, per verificare l'esattezza di quella versione che qualcuno aveva criticato, e dunque fu attento alla Hebraica Veritas) alla fine del IV sec. d.C., che sistematizzò e corresse la prima versione latina allora esistente (la Vetus latina), completandola anche con i libri del "nuovo Testamento" (che erano in greco). Questa è nota come "la Vulgata", cioè l'edizione più popolare e corrente (poiché leggibile da chi non sapeva il greco) che è rimasta tale in Europa e in Occidente da allora per molti secoli. 
In principio creavit Deus coelum et terram.
La sua versione dell'edizione del 1592, cioè l'edizione posteriore al Concilio di Trento, è rimasta fino alla seconda metà del Novecento il testo ufficiale per la messa cattolica in latino, e considerato  come fosse l'autentico testo sacro.
Da questo testo poi si fecero comunque varie traduzioni nelle lingue parlate "nazionali" (come anche in italiano, vedi quella dell'abate Malermi ) per coloro che ormai non capivano più il latino. 
una ediz. portoghese con suggestive illustrazioni fotografiche


Ma queste versioni in "volgare" del sacro testo sembrando blasfeme furono presto tolte dalla circolazione. La versione it. di mons.Martini, della seconda metà del Settecento, è quella che fu considerata la più correttamente aderente alla Vulgata post-tridentina della Controriforma, ed è stata la Sacra Bibbia cattolica ufficiale italiana per due secoli  (anche se nel 1870, dopo la fine dello Stato Pontificio, vennero cambiate tutte le note), fino alla Bibbia della CEI del 1971, in seguito dunque al Concilio Vaticano II. E' questo di Martini cioè il testo che molti della mia generazione (ora anziani) avevano ancora ascoltato o letto da bambini e da ragazzi (io ho la terza edizione del 1881 in due volumoni in-folio, che era di mio nonno paterno, e che è corredata dalle illustrazioni del Doré).

Dunque quella Vulgata latina, resa in italiano da Martini iniziava in questo modo: 
"In principio creò Dio il cielo e la terra. E la terra era informe e vota, e le tenebre erano sopra la faccia dell'abisso: e lo spirito di Dio si movea sovra le acque. E Dio disse: Sia fatta la luce! E la luce fu fatta. E Dio vide, che la luce era buona: e divise la luce dalle tenebre. E la luce denominò giorno, e le tenebre notte. E della sera e della mattina si compiè il primo giorno."
(un testo dunque a cui siamo abituati, ma che in qualche modo  suona già un po' fuori tempo e si intuisce che è conforme alla nostra cultura letteraria di matrice dantesca).




xilografia tratta dall'opera Histoire du Vieux et du Nouveau Testament, grosso volume in-folio P. Mortier libraire, Amsterdam, MDC  1700
IHWH il Creatore iniziò la sua opera





Come è noto un tempo i testi scritti non avevano un "titolo" e per individuarli era uso riferirsi alla prima parola con cui incominciavano, per cui il primo Sepher  o Biblìon del Pentateuco, era detto in greco Genesis (pronunciato Ghenesis, oggi in italiano invece è letto con la g dolce), "titolo" che gli rimase nei nostri Paesi sino a tutt'ora, ma in ebraico si denominava e si denomina "Bereshìt" dalla prima parola ebraica con cui appunto si apre la divina scrittura, la Torah, la Legge, o meglio l'Insegnamento del Dio di Abramo e di Mosé: 

Ricordo di aver visto nella città di Leòn ( che un tempo costituiva un regno cristiano indipendente) ora capoluogo della provincia di Castilla y Leòn, nel nord-ovest della Spagna  una stupenda  riproduzione in facsimile edita in sole seicento copie, di una Biblia Visigotico-Mozaràbe dell'anno 960 d.C. in cartapecora, in-folio, anch'essa versione in latino della traduzione greca dei Settanta, (reprint che vale 9000 €uro…), in cui il primo Libro risulta ancora designato in ebraico: "Incipit Liber Bresìt, id est  (cioè) Genesis":



Si vedano in internet alcune immagini in http://www.fhvl.es/fhvl/galeria.asp?gallery=5&page=1



I cabalisti ritengono che vi sia anche un altro significato della parola Bereshìt, e infatti da loro a volte è stata tradotta con: "nel cominciare" a creare (cfr. A.E. Waite, The Holy Kabbalah, University Books, New Hide Park, New York, 1929).



Nel 1974 l'intellettuale ebreo algerino Nathàn André Chouraqui (1917-2007), cresciuto con tre lingue materne (ebraico-sefardita, francese e arabo-magrebino), ottimo conoscitore del greco, volle tentare una versione in francese che rispettasse in tutto e per tutto il testo letterale originario, scritto in quella antica lingua, con quei vocaboli, e quello stile arcaico in cui è scritta. 


(Il che è divenuto più chiaro dopo il ritrovamento dei rotoli di Qumran, tra cui anche anche testi manoscritti del Sepher Bereshit, del primo Libro biblico). 


Dunque la Torah inizia appunto con la parola bereshìt: 

« Bereshìt barà Elohìm et ha-shamàyim we'èt ha'àretz »



(qui sopra l'immagine della edizione a cura di rav Sh. Bekhor, e traduzione di A. H. Dadon, edizioni Mamash, Milano, 2006)

Effettivamente da quanto leggo in vari testi esegetici, Be-Reshìth, tradotto significa "per primo", "in testa""all'inizio", "da capo", "all'origine", e può essere tradotto pure "con il principio", ma si può anche intendere: "creò 6" = Barà-Shit(/sh), per significare i 6 giorni della creazione, oppure Barà shit, che si può rendere con: "creò il fondamento"...

In francese Chouraqui traduce Bereshìt con Entête, che fa riferimento alla testa, al capo. In italiano potremmo pensare all'uso del termine "capo" in espressioni come "il capo di una fune", "in capo alla scala", "a capo pagina", "capo d'anno", "cosa fatta capo ha", "capintesta", "capitolo", "caporiga", ecc. Quindi se entête è strettamente letterale, allora per restare aderente si potrebbe rendere in it. per es. "in capo a tutto", o "in capo alla Creazione", oppure "Innanzitutto" anziché come al solito "In principio" (che forse potrebbe pure suonare un termine un po' ambiguo, quasi come dicesse: in linea di principio Dio creò cielo e terra…  O anche come dicesse in questo modo che si tratta di un principio indiscutibile che Dio fece questo e quest'altro in questa sequenza…, allora secondo me potrebbe esser meglio per es.: "in origine").

Chouraqui si attenne al testo del canone ebraico masoretico pubblicato in edizione critica a Stoccarda: BHS, Stuttgart, 1967/77.  La sua traduzione francese uscì per le edizioni Desclée De Brouwer (Paris, 1974/79, poi 1982/85: io ho l'ed. del 1989, ultima riedizione è del 2010), e poi il Libro della Genesi ebbe anche una edizione a sé stante: A.Chouraqui, La Bible - Entête, J.C. Lattès editore, Paris, 1993 (vedi on-line https://www.levangile.com/Bible-CHU-1-1-1-complet-Contexte-oui.htm ), e quando uscì suscitò moltissime e forti polemiche. 
D'altronde si sa che sulla lettera e/o sulle interpretazioni del sacro testo ci furono sempre nella storia scontri, attacchi violenti, uccisioni e torture, e persino guerre… sappiamo che molte furono le versioni e le traduzioni della Bibbia bruciate nei falò… (vedi di G.Fragnito, La Bibbia al rogo -La censura ecclesiastica, Il Mulino editrice, 1997)Questa di Chouraqui ora ad es. è assai difficile da trovare e acquistare nelle nostre librerie (ma Chouraqui la fece mettere on-line a disposizione di tutti i lettori interessati. Vedi http://nachouraqui.tripod.com/index.htm) perciò ve la vorrei proporre in lettura, e poi ognuno si formi la sua opinione.


La traduzione fatta da Chouraqui è dunque alla lettera, rendendo il testo così com'è,  parola per parola in ebraico antico. Di questo brano di "Entête" mi sono azzardato comunque a stendere una versione in italiano dal francese. Così la renderei:

"In testa [o in capoˆ] (a tutto) 'Elohîm 2 creò i cieli e la terra,
la terra era tohu-bohu 3,
una tenebra sulle facce dell'abisso,
ma il soffio di 'Elohîm planava sulle facce 4 delle acque.
'Elohîm dice: sarà una luce. 
Ed è una luce. 
'Elohîm vede la luce: che bene! 'Elohîms separa la luce dalla tenebra. 
'Elohîm grida alla luce: Giorno. 
Alla tenebra grida: Notte. 
Ed è una sera ed è un mattino: giorno uno".

[mie note esplicative
1 (= in primis, in testa, da capo, innanzitutto, in origine, per cominciare) ; 
2 uno dei nomi di Dio (plurale majestatis di Eloah);    
3 (tohu-wa-bohu =espressione molto arcaica per: senza forma, vuoto, o anche caos); 
4 (=superfici).]
Altri studiosi (i più ortodossi) fanno una ulteriore precisazione: Reshit non significa propriamente inizio, ma inizio di (se no sarebbe reshonàh, per primo), quindi andrebbe tradotto: "all'inizio del creare i cieli e la terra...", nel cominciare a creare..., in capo alla creazione...

Comunque... come potete constatare dalla versione di Chouraqui ne esce uno stile per noi inconsueto, rozzo, arcaico, che ci rende subito un contesto culturale assai indietro nel tempo, e che ci lascia un po' straniti. Come si vede Chouraqui ritenne di non tradurre nemmeno certi termini, che giudicava non traducibili in quanto le ogni versione avrebbe forzato il senso originario, e dunque decise di lasciarli nella dizione originaria. Certo la antica lingua ebraica parlata quando la Torah era tramandata oralmente (ma anche quando nel regno di Giuda e anche nel regno settentrionale d'Israele, venne messa per iscritto), aveva un vocabolario molto molto più ristretto nel numero di vocaboli rispetto alle lingue attuali (come in tutte le lingue più antiche). E si percepisce che si trattava di racconti di sacerdoti di un popolo prevalentemente dedito alla pastorizia nomade. Perciò in quel brano Chouraqui lascia non tradotto sia 'Elohîm che tohu-bohu, dandone ragione, spiegazione, nelle sue Note.   


Ho trovato la cosa assai intrigante, e perciò ho voluto comunicarvi nel Blog questa mia impressione.

Bisogna sapere che Chouraqui, nato nel sud dell'Algeria, compì studi religiosi con il suo rabbino, divenne avvocato ad Orano, e poi ad Algeri, fu segretario aggiunto dell'Alleanza Israelitica Universale, poi diresse un gruppo partigiano nella resistenza francese, laureato in diritto internazionale a Parigi, studiò teologia alla Ècole Rabbinique de France, prende casa a Gerusalemme nel 1951, nel 1958 emigrò stabilmente in Israele dove fu consigliere culturale di Ben-Gurion, fu eletto nel '65 vice-sindaco di Gerusalemme. Nel '67 fondò con Jean Daniélou la Fraternité d'Abraham per il dialogo interreligioso, collaborò con René Cassin (premio Nobel per la pace 1968), e fu uno strenuo sostenitore dell'incontro ebraico-cristiano (si veda il testo di un suo dialogo con Daniélou su quel tema: Ebrei e cristiani). E pubblicò assieme a Jules Isaac, Jacques Ellul, Paul Claudel, Jacques Maritain, e Marc Chagall, un volume sul dialogo interreligioso. Tradusse poi anche i Vangeli e tutto il Nuovo Testamento dal greco. Data la sua padronanza dell'arabo, fu anche traduttore in francese del Corano (1990), e di Ibn-Paquda; inoltre fu presidente della Alliance Française in Israele, e organizzò un famoso incontro con il Dalai Lama. Ha viaggiato nel paesi arabi, in tutta l' Africa, Americhe, Europa, Asia e Medio-Oriente, anche per conto dell'Unesco. Fu il primo a compiere la traversata del Sahara da solo in auto. Conobbe direttamente molte personalità della cultura mondiale del suo tempo, oltre ai già citati, anche personaggi come Vajda, Chagall, Camus, Edmond Fleg, Martin Buber, Hailé Selassié, re Hassan del Marocco, Sadat, Paolo VI,  Papa Wojtyla, e personalità religiose di ogni credo...
Di Chouraqui inoltre si vedano anche i libri: Storia del giudaismo, Il pensiero ebraico, Mosé, Ritorno alle radici, I dieci comandamenti, Gli uomini della Bibbia, Il Libro dell'Alleanza con G.P. Effa, Il destino d'Israele, e altri. Interessante la sua autobiografia: Forte come la morte è l'amore, in cui si definisce "uomo dei tre mondi".


un antico testo manoscritto dei commenti biblici del Midrash

il testo della versione biblica tradotta in greco dai Settanta alessandrini, in epoca ellenistica, 
foto da un codice che si trova in Vaticano

Una versione dei primi versetti sulla creazione viene anche recitata nel film "Noah" (del 2014, di Aronofsky, con Russell Crowe e Anthony Hopkins)  che è un fantasioso e libero rifacimento odierno del mito di Noé, cioè della estinzione delle specie umane arcaiche e della nascita dell'attuale umanità simboleggiata da Noé, di livello qualitativo superiore alle precedenti (cioè l' homo sapiens "moderno", o Homo sapiens-sapiens)

C'entra in questo Blog, con il tema del viaggio? ma è un grande viaggio nel tempo! verso le origini, sia le origini del Mondo, che le nostre radici culturali... (e potrebbe ben fare da introduzione ad un prossimo post su una versione poetica moderna che vorrei proporvi di leggere...). 
E poi ho rivisto di recente il DVD del filmato (del 2006) "Genesis", che mi è piaciuto veramente molto, non solo per le straordinarie e suggestive immagini, ma anche per il bel testo di Nuridsany e di Pérennou (il libro era del 2004); anch'esso è una presentazione adattata ai nostri tempi e alla nostra cultura, del mitologema sull'inizio dell'universo. Ve lo consiglio caldamente.
Una bella edizione divulgativa, ma non solo per ragazzi, piena di belle illustrazioni molto colorate, è quella di Ph. Lechermeier e Rebecca Dautremer, pubblicata da Hachette, Paris, 2014, tradotta in italiano per le edizioni Rizzoli Libri, intitolata: "una bibbia" (pagg. 400). (qui bereshit è reso non solo con "all'inizio", ma anche con "soprattutto").

Quanto alle traduzioni filologicamente rigorose della Bibbia ebraica (la Torah), in italiano si veda quella di vari traduttori, a cura del rabbino Dario Disegni, degli anni Sessanta, giunta alla terza edizione nel 1995, ristampata nel 2012 dalle edizioni La Giuntina di Firenze (in più volumi). O quella del rabbino Riccardo Di Segni, edita nel 2001. O anche quella a cura di rav Bekhor (di cui ho riportato più sopra l'immagine con copertina rossa). In francese già ho citato la trad. di Nathan André Chouraqui. Mentre quella più "classica" è quella del Rabbinato francese, di rav.Z.Kahn. In inglese è uscita una nuova edizione della traduzione con commentario a cura di Robert Alter, The Hebrew Bible, W.W.Norton &Company, NewYork-London, in tre volumi, 1997 (ora 2018). La sua prima edizione della traduzione di Genesi era del 1996, già prima Alter scrisse alcuni suoi testi interpretativi originali in cui leggeva la Bibbia dal punto di vista di un'opera letteraria: L'arte nella narrativa biblica, nel 1981; L'arte nella poesia biblica, nel 1985; e la sua Guida letteraria alla Bibbia, nel 1987. Poi si impegnò nel dare una sua traduzione di tutte le sacre scritture. 
Il filologo Piero Boltani (autore tra l'altro di Riscritture, Il Mulino, 1997, tr.inglese: The Bible and its Rewritings, Oxford U.P., 1999) dice giustamente che l'impresa di tradurre tutti i libri biblici è stata un'opera inusitata per un uomo solo, e paragona R.Alter all'opera di san Girolamo, di Martin Lutero, e del riformatore inglese W. Tyndale. 

Parimenti allora questo si dovrebbe dire dell'impresa compiuta in francese da Chouraqui (!)





Nessun commento:

Posta un commento