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Vorrei rassicurare i miei pochi ma affezionati lettori che seguono i miei Post, che io ci sono ancora e che mi ricordo del mio blog. L'intervallo è stato non breve perché ho avuto vari problemi di salute in queste ultime cinque-sei settimane, di cui 25 giorni li ho passati in ospedale (dal 13 maggio al 5 giugno).
Riprendo dunque il discorso già iniziato col Post del 16 febbraio scorso.
Come dunque già vi scrivevo, vi assicuro che davvero là dentro si fa un viaggio in un'altra dimensione, è come un mondo parallelo che esiste contemporaneamente a quello della nostra quotidianità abituale. Là il tempo scorre in modo diverso, si perde anche un po' la nozione degli orari, e del succedersi di veglia e sonno è continuo e non più collegato con notte e dì… L'ambito spaziale è limitato alle pareti della camera, e gli esseri umani con cui si interagisce sono delle comparse che entrano ed escono dalla porta. La mente non riesce a concentrarsi su altro che non sia il proprio corpo, ci si ausculta, ci si osserva, si è attenti ad ogni segnale, si pensa solo a quel che succede al nostro fisico. Inoltre circondati come si è da altri degenti (presenti fisicamente al nostro fianco o di cui si avverte l'esistenza tramite le voci che si odono giungere da altre stanze) non si parla d'altro.
Interviene un po' una scissione tra la propria identità personale e l'identificazione (di solito immediata e scontata) con le capacità e possibilità di quel corpo di cui disponiamo e col quale si deve convivere. Si ridefiniscono le priorità e i valori di riferimento. Si pensa ai medicinali, alla dieta dell'alimentazione, alle iniezioni e ai prelievi, alla postura da sdraiati, eccetera.
Rapidamente si passa da soggetto delle azioni e delle proprie giornate, a "paziente", oggetto passivo di interventi e di studio.
Mi hanno tolto un tumore, e poi il giorno dopo, dato che che avevo avuto alcuni mancamenti tra cui due in cui c'è stata una sospensione dei battiti cardiaci, mi hanno messo un pace-maker (già ho una valvola mitralica meccanica, e tre by-pass). Poi ho avuto alcuni problemi e complicazioni dovuti al fatto che da anni prendo regolarmente un anticoagulante del sangue.
Comunque sia, il 5 giugno ho ripassato in senso inverso la "frontiera", e sono rientrato nell'ambito domestico. Sto ora occupandomi della mia convalescenza, ma mentalmente non ho ancora del tutto ripreso a pensare ai miei pensieri. Sono ancora un po' stordito da questo lungo periodo in cui oltre a quanto accennavo, non mi interessava assolutamente niente altro, e spesso la mente vagava vuota e seguiva solo quel che l'occhio vedeva delle pareti e del soffitto della camera d'ospedale, immagini sempre eguali a se stesse e prive di stimoli.
Ora che sto riprendendomi, mi pare che si stia chiudendo un periodo settennale della mia vita, per forse poi aprirsene un altro (?). Ma non è una sensazione collegata solamente al fatto che gli anni scorrono e che la mia età è espressa con un numero sempre più alto…
Comunque percepisco che a seguito di questa cesura traumatica, un cambiamento è in atto… vedremo. E' proprio vero -come dice Murray Stein- che la nostra vita è un continuo processo di trasformazione, e che prenderne coscienza e rendersi partecipi del suo indirizzamento è essenziale, tanto che la trasformazione è da M.Stein definita come il compito umano fondamentale. Bisognerebbe dunque rendersi psicologicamente disponibili al cambiamento di sé stessi, e ai vari connessi mutamenti che esso ci propone.
Comunque percepisco che a seguito di questa cesura traumatica, un cambiamento è in atto… vedremo. E' proprio vero -come dice Murray Stein- che la nostra vita è un continuo processo di trasformazione, e che prenderne coscienza e rendersi partecipi del suo indirizzamento è essenziale, tanto che la trasformazione è da M.Stein definita come il compito umano fondamentale. Bisognerebbe dunque rendersi psicologicamente disponibili al cambiamento di sé stessi, e ai vari connessi mutamenti che esso ci propone.
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