sabato 27 gennaio 2018

Viaggio in Georgia 7 (il Caucaso, Mestia 1)

(continua) Martedì 12 luglio

Dunque finalmente partiamo (gli orari non sembrano interessare granché, si parte quando il pulmino è pieno).  Attraverseremo la Georgia in linea "verticale", da sud a nord per tutta la sua ampiezza, e anche  dal livello zero slm ai 1500m di Mestia. Purtroppo all'ufficio turistico ci avevano detto che per oggi non ci sarebbe stato posto sul volo diretto da Batumi a Mestia, ma in fondo preferiamo così, in questo modo vedremo i vari paesaggi.

Partiamo essendo in tre coppie di stranieri, noi, dei polacchi, e due ungheresi con la loro bimbetta di un anno e mezzo. Poi più tardi saliranno anche due amici forse di Praga, e molto più avanti anche una "cinesina".  Questo il totale dei turisti. Ma in questi ultimi tempi la remota Mestia è diventata una grande meta per i visitatori. Avviso la proprietaria della pensione prenotata che stiamo per arrivare (Marikamarika058@gmail.com)
Ci rivediamo tutta la riviera della costa fino al distretto del porto di Poti (il maggiore porto industriale e commerciale, dove c'era fino al 2008 una base navale russa), che oggi è sede della marina georgiana, ed è una sorta di zona di libero scambio, sopratutto con le merci degli emirati arabi del Golfo. Comunque sono ancora di stanza qui diversi uomini della marina russa. La regione (Guria) ha una vegetazione rigogliosa, e tutto è in grande evidente sviluppo.  C'è la famosa foresta di Surami.
Ma già sulla strada verso Senaki e poi fino a Zugdidi vediamo evidenti segni delle due guerre e in particolare della seconda, che ha staccato l'Abkhazia (o Abkhazeti) dalla Georgia.
Oltre a molte distruzioni, case e fabbriche abbandonate, e che stanno andando in rovina. E si nota anche lo spopolamento, molta parte della popolazione era stata in fuga man mano che avanzava il fronte, e in gran misura sembra che non siano più ritornati (o non ancora). E così è per tutta la strada lungo il fiume Enguri (o Inguri) che fa da linea di armistizio. Così a ovest del fiume, l'Abkhazia è non solo un territorio occupato militarmente ma oramai è proprio una regione "autonoma" della Federazione Russa.

Comunque a parte queste ferite, lungo quasi tutto il percorso ci sono casette di gente di campagna, con orto e/o frutteto, tutte recintate. il ritmo quotidiano qui sembra rilassato e tranquillo, e c'è una bella aria pulita e fresca. In strada ci sono animali, da cavalli e mucche, a cani, maiali, oche, tacchini, galline, anatre, eccetera. E sono del tutto indifferenti al traffico automobilistico e di camion. Oltre a buche, e sassi, guidare è lento e non facilissimo. L'autista urta forte uno sciocco vitellino... che era incerto se andare in qua o il là.. e poi naturalmente cambia idea all'ultimo momento, si gira e viene verso il pulmino... Similmente poi accade con un maialone (che all' ultimissimo però si scosta), e con una mucca...(ma l'autista riesce a frenare di colpo con un gran sobbalzo del pulmino).
Poi imbocchiamo la strada che porta al centro di Zugdidi e facciamo una sosta in estrema periferia in attesa di un qualcuno che salga (?). Ottima opportunità per andarsene in bagno alla pompa di benzina, e poi comprare in una botteguccia un po' di biscotti "sciolti", "al minuto", per la precisione ce ne vende 7, una tavoletta di cioccolata georgiana, e qualcos'altro da smangiucchiare, dato che sono ormai le 2 pomeridiane, e due bibite (tot. 5€). Purtroppo non aveva la focaccia locale cucinata con succo d'uva e uvette sultanine... Avevo già prenotato qui alla guest house Koka (22€ a notte), ma ierisera da Batumi avevo disdetto. Dicono che il dialetto locale, il megrelo, si dovrebbe considerare come una vera e propria lingua di ceppo georgiano.
L'autista chiede un supplemento per il tratto Zugdidi-Mestia di 10€. Poi si riparte, una occhiata a Zugdidi (=grossa collina), 40mila ab., con il solito vialone centrale alberato, e con prati, fontane e giardini. Si vede il palazzo dei principi Dadiani signori della regione di Megrelia, e che governarono anche sulla regione di Guria e sul montuoso Svaneti (la principessa Salomé incontrò e poi sposò Achille Murat, figlio di Gioacchino e di Carolina Buonaparte, sorella di Napoleone). Il palazzo è contornato da giardini botanici disegnati e curati da un giardiniere italiano, Giuseppe Babini, che nel 1840 venne appositamente da Trieste. Nel museo del palazzo è custodita anche la cosiddetta tunica di Maria.  Zugdidi è il capoluogo della attuale regione di Sa-Megrelo e di Zemo Svaneti (alta Svanetia). Nella regione c'è il grande parco nazionale della Colchide.

il percorso Batumi - Poti - Senakhi - Zugdidi - Jvari - Mestia

Vai che ti vai, sempre tra costruzioni ed edifici disastrati (siamo proprio lungo la ex linea di "cessate-il-fuoco"), e poi finalmente iniziamo davvero a salire e imbocchiamo una bellissima e lunga valle. Si sale ancora e poi dopo la chiesa-monastero di Dzvari (o Jvari), dove termina la ferrovia,  si costeggia il lunghissimo invaso di una diga (Arch Dam), che ha coperto il fondovalle. Questa centrale elettrica rifornisce di energia elettrica grande parte della Georgia. 
Sui prati a lato della strada ci sono moltissime arnie degli apicultori, ogni poche centinaia di metri si succedono le une dalle altre. Il fiume Inguri è in notevole pendenza e torrentizio con correnti forti. Si possono pescare i salmoni(un piatto tipico è il salmone grigliata con contorno di funghi e patate arrosto con formaggio fuso. Qui vicino in alcune grotte sono stati trovati fossili di dinosauri. 









SVANEZIA 
Ora siamo in Svanezia, o Swanetia, o Svania (o regione di Svaneti), area montana sulle pendici della grande catena montuosa del Caucaso (Kavkaz), ripartita in due parti: Alta (Zemo) e Bassa (Kvemo) Svaneti. 

Non si incontrano praticamente più per un bel pezzo centri abitati o villaggi, ma solo rare case sparse. 

Solamente dopo un paio d'ore in salita si vede qualche sparuta manciata di case costituenti due o tre piccole "frazioni". Poi per l'ultima ora e mezza si apre un panorama stupendo di foreste vergini, di alti


monti, cime innevate tutte sui 3mila e oltre, e ghiacciai su vette molto alte all'orizzonte (forse il grande Elbrus di 5642 mslm...). Lassù dove fu incatenato Prometeo a cui un'aquila reale mangiava il fegato, patimento cui fu condannato per aver voluto salvare l'umanità dall' estinzione insegnando loro ad accendere il fuoco.

Cominciano a vedersi alcuni paesini con una o due torri, per le quali sono famose le popolazioni Svan. Ma ora come si sa molte tradizioni della antica cultura degli Svan stanno "svanendo", come la loro lingua che oramai è parlata correntemente e quotidianamente solo da 15mila montanari.
Per fortuna nostra è una giornata di cielo azzurro e terso, con aria pulita, stupenda, che permette di godere appieno dei paesaggi. Facciamo una "sosta-pipi" lungo un raro rettilineo a Dizi.

durante una sosta relax



Finalmente si entra nel distretto di Mestia (che sta a 1500 m); molti paesini e villaggetti, belle chiese. Si lascia il fiume Enguri, per tenere a sinistra lungo l'affluente Mulkhura. E infine ecco la cittadina capoluogo (siamo a soli 130 km da Zugdidi! ma ci è voluto un sacco di tempo).




Ci fermiamo nella piazza centrale Seti square. Andiamo subito all'ufficio turistico che è in chiusura, e chiediamo di poter telefonare alla nostra guest house perché ci vengano a prendere, dato che proprio all'arrivo a Mestia la batteria ci si è scaricata....

l'ufficio turistico di fianco a un bar

Arriva dopo un bel po' Marika con suo fratello Borya, e ci portano a casa loro, che è nell'estrema periferia est, quindi un po' fuori paese, cioè dopo la fine della strada asfaltata, tra i campi.


Ho preferito questa guest house alla più nota pensione della signora Roza, perché qui parlano italiano. Infatti Marika ci racconta in un discreto italiano di sua zia che sta in Italia e che l' aveva chiamata a raggiungerla. Dunque era stata là con il suo Gegi (pronuncia: Gheghi=Giorgio) a lavorare per tre anni. Poi loro due sono ritornati qui, e sono passati già 2 anni e mezzo dal ritorno, e ora ha tanta nostalgia dell' Italia, e dice che comincia un po' a dimenticare la lingua. Ci offre per benvenuto un the verde, con fette di ciambella, e ci fa vedere la nostra camera. E' spaziosa e pulita, con bagno proprio, e un terrazzino.
Usciamo subito finché c'è luce a fare due passi, e respiriamo a fondo la bella aria. Siamo in campagna scendiamo lungo la strada di terra battuta (è la via Kakhiani), guardiamo il fiume Mulkhura che scorre poco più sotto, o il grande panorama montuoso attorno. Ci sono gli odori della campagna, della terra umida, di fieno, e di sterco di vacca. Poco più sotto in effetti ci sono vari animali sui prati che pasturano.



il torrente Mulkhura

Passato il ponte di ferro dopo poco si arriva in centro.
Poi più tardi passa Gegi in auto e ci riporta indietro facendoci risparmiare il rientro a piedi in ombra. Marika intanto ha già preparato una gran cena (siamo a mezza pensione) con kachapuri molto buoni (migliori di quelli dei ristoranti), e patate arrostite, e un sacco di tante altre cosine tipo sughetti, creme, assaggini, veramente sovrabbondanti. Ci sembra di essere in famiglia e di esser qui da diverso tempo...
la cucina

La camera è su dalle scale (avevamo chiesto una sistemazione senza scalini), e la porta non si chiude, ma non ci formalizziamo, siamo contenti. Comincia subito a fare freschino, e credo proprio che andremo a dormire presto, tanto col buio qui non c'è niente da vedere né da fare, e siamo un po' provati dal cambiamento di clima e di altitudine, e anche dal lungo viaggio con mille curve.
Ci dice che la lingua svan non è scritta, e si usano solo ogni tanto parole o espressioni in svan, per il resto quasi tutti parlano in georgiano. La televisione sembra trasmettere programmi di non gran qualità, e comunque assomigliano alle nostre trasmissioni. Da domani cercheremo di ambientarci facendo una bella ricognizione in giro. Eccoci a letto prestissimo, tanto meglio: domani ci alzeremo di buon mattino. Per il momento, a questo primo impatto siamo contenti è valso il viaggio, il luogo ci piace molto, e ci troviamo bene con la famiglia che ci ospita.

Mercoledì 13
Ci svegliamo e ci ritroviamo in montagna nella guest house "La Torre" (di Gegi Kochkiani) dove siamo i soli ospiti (ci sarebbero in tutto max 10 posti letto), tutta la notte c'è stato un silenzio e un buio assoluti, esco sul terrazzino perché c'è un bel sole che splende, faccio un bel respirone profondo, ma fa freschino e rientro.
Enorme prima colazione, caffellatte, thé, dolcini fatti da lei, marmellata della casa, panna acida, anguria, insalatone, pollo freddo, briochine piccole del vicino forno del panettiere, ... fantastico.
Chiacchieriamo con il suo zio grande e grosso, che si prova la pressione, e allora scherziamo sulla terza età (tutto a gesti buffi e parole in lingue varie). Poi Gegi ci porta a fare un giro nella parte vecchia di Mestia. Molte costruzioni sono state restaurate (anche grazie allo sviluppo del turismo), ma tanti altri edifici meriterebbero di venire messi a posto, ma mancano soldi.



Ci sono in giro appelli a contribuire alla sistemazione dei beni culturali e storici.



Ci porta ad una delle numerose e famose torri medievali e tradizionali in pietra, alte mediamente 20/25 metri. Sono ripartite in tre o quattro livelli, cui si accede con scalette di legno, e servivano sia come torri di avvistamento e di guardia, sia per rifugiarvisi durante invasioni e battaglie, sia come deposito e magazzino delle colture. Mi devo arrampicare un po' per salire sulla scala di legno e arrivare al portone.  Così vorrei entrare dentro a dare un'occhiata, ma questa è come un museo, ed è chiuso al mattino. Il giro delle stradine su e giù è bello e interessante.




 
il piccolo cimitero di lato  alle torri

 altre pensioncine famigliari guest houses


Da là si vede giù la cittadina


In una strada vediamo passare un gruppo folklorico in costume che prova una performance

Poi ci lascia in centro dove ci fermiamo al bar "Laila" (lo stesso nome della mia insegnante egiziana di lingua e storia araba all'Ismeo, e della burrascosa cagnotta dei Micheli), dove mangiamo qualcosa per pochi soldi


Vediamo verso ovest la parte moderna della cittadina, con il municipio e la sede della gendarmeria
e il parco pubblico:


Più tardi Gegi torna a prenderci e ci porta all'aereoportino che sta fuori città poco dopo la nostra pensione. Volevamo prendere un volo per la capitale in modo da poter facilmente andare a visitare la parte est della Georgia, e arrivare direttamente a Tbilisi avrebbe significato un bel risparmio di tempo, sono ben 460 chilometri. Ma purtroppo per il ritorno non c'è più posto sull' aereoplanino per Tbilisi, ma solo su quello per Kutaisi, che prenotiamo subito (il volo costa 16€uro a testa). Così siamo a posto per il ritorno, non dobbiamo sorbirci ore di viaggio scomodo per rifare la stessa strada all'ingiù. Arriveremo in pianura in breve tempo e ammireremo il panorama dall'alto. E poi visiteremo interessanti località della parte collinare sud.

Tornati a "casa" c'è tutta la grande famiglia e parentela (tra cui 5 bimbe vivaci). Bello, ma... e il nostro pranzo?
Gegi deve riparare un ammortizzatore, Marika ci da dei panini con formaggio e pomodori e pariser.

una carpenteria mobilificio

Gegi ci fa fare un altro giretto in paese, poi ci porta sulla collina di fronte, dove c'è una fonte di acqua minerale naturale, dal sapore un po' salatino tipo le vecchie acque minerali yugoslave, che sgorga da sotto una roccia.






Poi ci porta su fin quasi in cima a Hatsuali, montagna di quasi duemila metri, da dove si vede bene di fronte il monte Laila che è più di 4mila, larghissimo, e in fondo il Tetnuldi di 4870m, che troneggia innevato e candido, bianchissimo e scintillante al sole, e i due picchi gemelli.



i due gemelli

Poi arriviamo all'impianto della Svan Ski (sembra quasi in russo Svànsky) dove vendono il vino "Svantastic". Poco prima c'era un gruppo di giovani che vanno in quella radura da cui siamo stati a guardare il panorama, per fare una festa, forse per una laurea o diploma.
Da lì si vedono le torri nella fiancata nord.


Scendiamo e ci fermiamo a visitare il Museo storico-etnografico, molto ben fatto e concepito, con ottime illuminazioni e valorizzazione dei pezzi.


dipinto fatto dal pittore Davituliani ad un tipico montanaro Svan (1970)

Ci sono tante bellissime fotografie del fotografo ed etnologo, e viaggiatore, Vittorio Sella, che visitò lo Svaneti in tre viaggi, nel 1889, nel '90, e nel '96, documentando usi e costumi, abitazioni e cerimonie...
scalatore caucasico 
tradizionale abitazione in torre




donna che fila (aa.'50)
Ma ci sono molti altri pezzi:
un padre siro

 portone ligneo intarsiato

trittico medievale

Dopo di che torniamo nel centro storico alla casa-museo dedicata al grande scalatore di fama mondiale, Mikheil Khergiani soprannominato "la tigre delle montagne". Divenne famoso per aver scalato in Tibet varie cime dell'Himalaya. Poi morì sulle Dolomiti bellunesi nel '69 scalando la Torre della Balconata, nel complesso del Civetta, assieme ad Armando Da Rold di Agordo, nel territorio del comune di Sualto. C'è una foto al rifugio Vazzoler. C'è anche un bel monumento commemorativo. Una sala riproduce un interno tradizionale tipico di un rifugio per scalatori sul Caucaso negli aa '50.

dal dépliant pieghevole del museo

Gegi



ricostruz. rifugio di montagna anni '50



Ci sono i guardiani della casa-museo cui dico che noi abbiamo una casa proprio là in quella area dell' Agordino, ma la cosa sembra non incuriosire minimamente a nessuno di loro.

Rientriamo a casa. Ce ne stiamo a un tavolino al sole nel cortile davanti alla porta di casa.

Loro hanno un bel cagnotto che è ancora cucciolone di 6 mesi, ed è di una razza caucasica che diventa enorme (circa 80 chili). Ora vorrebbe giocare, ma è alla catena nella sua casetta-cuccia che sta di là dallo steccato. La catena è anche corta e lui è là da solo.

Intanto Marika ci racconta della sua famiglia. Il padre ci dice che ancor oggi alle feste di matrimonio ci sono 500 invitati o più, e che comunque una volta l'anno si fanno gran festeggiamenti e giochi.
Già solo qui ora i famigliari sono 5 giovani madri con mariti e figli piccoli, più lo zio, e i cugini/e, eccetera, e dunque sono un bel numero...

In ogni modo cerchiamo di andare a letto presto anche stasera mentre loro guardano la tv.

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