13° post della serie etnografica:
riporto da un viaggio di un mese in Colombia, che abbiamo fatto tra il 21 febbraio e il 21 marzo del 2015... Qui si tratta di una gita di una giornata, nell'area sud-andina, per vedere un mercato in cui convergono molti indigeni della etnia dei Guambianos.
riporto da un viaggio di un mese in Colombia, che abbiamo fatto tra il 21 febbraio e il 21 marzo del 2015... Qui si tratta di una gita di una giornata, nell'area sud-andina, per vedere un mercato in cui convergono molti indigeni della etnia dei Guambianos.
Popayàn, martedì 3 marzo , mattina presto
Per andare a Silvia da qui (siamo a 1740 m. di altitudine) bisogna prendere due corriere, andando alla stazione Terminal des autobuses di Popayàn (a poco più di un quarto d'ora a piedi dal centro), prendere il biglietto per il bus che va verso Cali sulla 25, cioè la Panamericana, fino al paese di Pièndamo (1 €uro e 25), e poi lì scendere, e prendere una corriera locale che sale su a Silvia (1€ e 45). Ci vogliono un paio d'ore di viaggio, in tutto non sono molti kilometri (circa 53), ma il dislivello è di quasi mille metri ...
Il primo bus (della Coop. integral de taxis "Benalcàzar") ha una assistente che sta seduta davanti, vicino al guidatore e che serve per espletare la burocrazia della vendita e del controllo dei biglietti. Il bus ha tutti dei decori sul parabrezza e anche sullo specchietto. Supera sempre, incurante della doppia riga continua, passando a volte anche sulla destra.
Alla "stazione" di Pièndamo che è banalmente uno spiazzo dove "stazionano" vari bus che arrivano, partono, attendono, con totale caos, individuiamo il nostro e saliamo sul secondo bus (dei Coomotoristas del Cauca), e lì aspettiamo. Anche questo ha i decori sul vetro. Naturalmente quando si viaggia si telefona, e infatti c'è un Alquiler de simcard para venta de minutos (affitto di sim per cellulari per scatti di minuti, ovvero inferiori a un'ora). Uno salendo chiede se quel posto nella parte davanti è libero, e gli rispondono un po' titubanti: aquì estaba Don José...; ci pensa un attimo e va altrove...
Arriviamo fin su, con vari saliscendi e curve, a 2684m alla piazza principale, il Parque di Silvia, un borgo rurale di circa trenta mila abitanti, fondata dagli spagnoli nel 1562. Sul lato destro c'è la grande area del mercato coperto dove c'è di tutto e si vende di tutto.
Ci sono degli slarghi dove posteggiano i vari camion, corriere, e bus. i trasporti passeggeri degli indigeni sono in gran parte dei chivas, cioè delle corriere aperte con sedili di legno, oppure camionette, o altro, adattati al momento. I grossi mezzi pesanti sono spesso tutti decorati e colorati.
Dunque qui scendono, specie il martedì, moltissimi Guambianos di tutte le età, vestiti con il loro costume tradizionale, che vengono dai loro villaggi su in montagna (cinque o sei). In tutto i membri di questa comunità andina sono circa 12mila nella municipalità di Silvia (frazioni incluse) e da 21 mila a 33mila in tutto il distretto del Colca, e alcuni altri confinanti (che sono il territorio che li contempla, in esp. Resguardo). E' invalso chiamarli in spagnolo Guambianos poiché essi chiamano l'area delle loro terre ancestrali Guambìa, ma loro come popolo si autodenominano Misak.
Gli uomini portano una "gonna midi" (falda) un po' stretta, blu, e un giubbino nero a spalle larghe con due ruana rettangolari, e con una sciarpetta. Questo abbigliamento si chiama vestimenta de ruana. Mentre le donne sono vestite con una giacchetta (blusa) azzurra e una gonna nera (o blu o con bordi di altro colore), e sopra una mantella fatta da un pañolòn di lana, e portano spesso un cappello (sombrero) che noi diremmo "maschile", oppure uno piatto che mi pare di paglia intrecciata. Molte donne vengono portandosi con sè i loro bambini, anche piccoli.
Ma anche altri indigeni di altre comunità con abiti di colori e di fogge differenti vengono a vendere e/o comprare. Ci sono anche molti comedores, dove possono sostare per rifocillarsi o semplicemente per bere o/e riposare.
questa signora anziana per es. porta molte collane
Sono molto legati alla propria terra ancestrale, che è la Grande Madre, per cui vi sono luoghi tabù, altri "luoghi incantati", e terre comunali che riguardano tutta la comunità come tale. Per cui i primi sono considerati alla stregua delle Riserve naturali, in cui è proibita caccia, pesca e raccolta, ed altre attività depauperanti il patrimonio ecologico (laghi, fiumi, cascate, ruscelli, montagne, o vette, terreni accidentati, franosi e fragili (quebradas), e territori isolati, incontaminati, solitari (pàramos), cimiteri, luoghi di valore simbolico storico-culturale). I secondi sono spazi in cui non si può entrare senza il debito permesso delle autorità spirituali della comunità, e compiendo previ rituali di purificazione e di sanazione (limpias, limpiezas, de purificaciòn y de armonizaciòn) cioè per es, certi boschi, certi sentieri, vulcani, ghiacciai, certe fosse, cavità, vani (huecadas). I terzi sono quelli di interesse comune, tipo stagni o laghi o fiumi pescosi, pozzi, territori destinati a sviluppare attività produttive che riguardano tutti gli abitanti, ecc. L'acqua è divinizzata.
Quindi con i decenni (a partire dagli anni quaranta del sec. scorso) si è sviluppata una normativa consuetudinaria di comunità che è riconosciuta e rispettata nell'ambito di una specifica giurisdizione speciale indigena.
Molto interessante il loro concetto tradizionale del tempo: http://www.memoriaycreatividad.com/ unidades/conozcamos-sobre-los-misak-guambianos-y-su-idea-del-tiempo/
Il primo bus (della Coop. integral de taxis "Benalcàzar") ha una assistente che sta seduta davanti, vicino al guidatore e che serve per espletare la burocrazia della vendita e del controllo dei biglietti. Il bus ha tutti dei decori sul parabrezza e anche sullo specchietto. Supera sempre, incurante della doppia riga continua, passando a volte anche sulla destra.
Alla "stazione" di Pièndamo che è banalmente uno spiazzo dove "stazionano" vari bus che arrivano, partono, attendono, con totale caos, individuiamo il nostro e saliamo sul secondo bus (dei Coomotoristas del Cauca), e lì aspettiamo. Anche questo ha i decori sul vetro. Naturalmente quando si viaggia si telefona, e infatti c'è un Alquiler de simcard para venta de minutos (affitto di sim per cellulari per scatti di minuti, ovvero inferiori a un'ora). Uno salendo chiede se quel posto nella parte davanti è libero, e gli rispondono un po' titubanti: aquì estaba Don José...; ci pensa un attimo e va altrove...
Arriviamo fin su, con vari saliscendi e curve, a 2684m alla piazza principale, il Parque di Silvia, un borgo rurale di circa trenta mila abitanti, fondata dagli spagnoli nel 1562. Sul lato destro c'è la grande area del mercato coperto dove c'è di tutto e si vende di tutto.
Ci sono degli slarghi dove posteggiano i vari camion, corriere, e bus. i trasporti passeggeri degli indigeni sono in gran parte dei chivas, cioè delle corriere aperte con sedili di legno, oppure camionette, o altro, adattati al momento. I grossi mezzi pesanti sono spesso tutti decorati e colorati.
camioneta
chivas
buses
Dunque qui scendono, specie il martedì, moltissimi Guambianos di tutte le età, vestiti con il loro costume tradizionale, che vengono dai loro villaggi su in montagna (cinque o sei). In tutto i membri di questa comunità andina sono circa 12mila nella municipalità di Silvia (frazioni incluse) e da 21 mila a 33mila in tutto il distretto del Colca, e alcuni altri confinanti (che sono il territorio che li contempla, in esp. Resguardo). E' invalso chiamarli in spagnolo Guambianos poiché essi chiamano l'area delle loro terre ancestrali Guambìa, ma loro come popolo si autodenominano Misak.
Gli uomini portano una "gonna midi" (falda) un po' stretta, blu, e un giubbino nero a spalle larghe con due ruana rettangolari, e con una sciarpetta. Questo abbigliamento si chiama vestimenta de ruana. Mentre le donne sono vestite con una giacchetta (blusa) azzurra e una gonna nera (o blu o con bordi di altro colore), e sopra una mantella fatta da un pañolòn di lana, e portano spesso un cappello (sombrero) che noi diremmo "maschile", oppure uno piatto che mi pare di paglia intrecciata. Molte donne vengono portandosi con sè i loro bambini, anche piccoli.
non tutte hanno l'abito contadino
Ma anche altri indigeni di altre comunità con abiti di colori e di fogge differenti vengono a vendere e/o comprare. Ci sono anche molti comedores, dove possono sostare per rifocillarsi o semplicemente per bere o/e riposare.
tutto è relativamente pulito e ben in ordine
Questo non è un mercato per turisti (e comunque i colombiani vengono dalle città nel fin-de-semana), ma per le loro necessità quotidiane. Nel mercato ci sono varie zone, con verdure, con carne, oggetti, o animali da cortile, o fiori, o frutta, ma anche abbigliamento, scarpe, cappelli, corde, selle per moto (che hanno sostituito i cavalli), e finimenti, saponi, eccetera…ecc.
dei tamales
Giriamo qua e là, curiosiamo, e faccio molte foto. Una mi chiede: "ma poi che te ne fai?" riferendosi alle foto. Le spiego che quando sarò ritornato nel mio paese che è molto lontano e molto diverso da qui, mi serviranno per ricordare i posti dove sono stato, e per me sarà bello rivederli. "Ah… è così !?, ora capisco, va bene".
questa signora anziana per es. porta molte collane
Il tutto si svolge ben sotto sorveglianza delle forze dell'ordine ...
A metà pomeriggio si torna. Andiamo a cercare un bus per Piendamo o magari meglio una camioneta diretta per Popayàn.
molti caricano i sacchi con gli acquisti
troviamo un diretto per Popayàn per l'equivalente di 3€uro (cioè 7mila pesos).
Al ritorno si fa più velocemente dato che è tutta discesa. Sono seduto di fianco a un Guambiano in costume, con la sua gonna turchese, e gli chiedo se da loro la scuola è bilingue, mi risponde di sì che tutte le scuole nelle aree indigene ora sono sia nella lingua locale, cioè per loro in Namrik (o Namtrik), sia in spagnolo, a seconda delle materie e del grado.
Eccoci arrivati, scendiamo al Terminal. E' stato un giro veramente straordinario, indimenticabile. Una intera giornata al mercato del martedì è sufficiente per farsi almeno una prima idea, anche visiva, di questa popolazione andina. In tutto questo giro e visita eravamo gli unici stranieri presenti...
Si tratta dunque di una comunità non molto inculturata dal mondo latinoamericano del sudamerica, la quale vivendo in piccoli paesini montani e appartati, ancora parla per il 65% la propria lingua autoctona wampi-misamera-wam, altrimenti denominata Namrik, che apparterrebbe alla famiglia linguistica Coconucan, ma secondo altri invece sarebbe a sè stante. Incide sulla conservazione della cultura tradizionale anche il fatto che sino a poco fa non c'erano scuole, per cui ancor oggi il 18,4% sono analfabeti (le donne in misura molto maggiore: il 62,4%) si veda anche del ministero degli interni: https://www.mininterior.gov.co/sites/default/files/upload/SIIC/PueblosIndigenas/pueblo_misak.pdf
Si tratta dunque di una comunità non molto inculturata dal mondo latinoamericano del sudamerica, la quale vivendo in piccoli paesini montani e appartati, ancora parla per il 65% la propria lingua autoctona wampi-misamera-wam, altrimenti denominata Namrik, che apparterrebbe alla famiglia linguistica Coconucan, ma secondo altri invece sarebbe a sè stante. Incide sulla conservazione della cultura tradizionale anche il fatto che sino a poco fa non c'erano scuole, per cui ancor oggi il 18,4% sono analfabeti (le donne in misura molto maggiore: il 62,4%) si veda anche del ministero degli interni: https://www.mininterior.gov.co/sites/default/files/upload/SIIC/PueblosIndigenas/pueblo_misak.pdf
Sono molto legati alla propria terra ancestrale, che è la Grande Madre, per cui vi sono luoghi tabù, altri "luoghi incantati", e terre comunali che riguardano tutta la comunità come tale. Per cui i primi sono considerati alla stregua delle Riserve naturali, in cui è proibita caccia, pesca e raccolta, ed altre attività depauperanti il patrimonio ecologico (laghi, fiumi, cascate, ruscelli, montagne, o vette, terreni accidentati, franosi e fragili (quebradas), e territori isolati, incontaminati, solitari (pàramos), cimiteri, luoghi di valore simbolico storico-culturale). I secondi sono spazi in cui non si può entrare senza il debito permesso delle autorità spirituali della comunità, e compiendo previ rituali di purificazione e di sanazione (limpias, limpiezas, de purificaciòn y de armonizaciòn) cioè per es, certi boschi, certi sentieri, vulcani, ghiacciai, certe fosse, cavità, vani (huecadas). I terzi sono quelli di interesse comune, tipo stagni o laghi o fiumi pescosi, pozzi, territori destinati a sviluppare attività produttive che riguardano tutti gli abitanti, ecc. L'acqua è divinizzata.
Quindi con i decenni (a partire dagli anni quaranta del sec. scorso) si è sviluppata una normativa consuetudinaria di comunità che è riconosciuta e rispettata nell'ambito di una specifica giurisdizione speciale indigena.
Molto interessante il loro concetto tradizionale del tempo: http://www.memoriaycreatividad.com/ unidades/conozcamos-sobre-los-misak-guambianos-y-su-idea-del-tiempo/
Sul piano economico la sussistenza si trae da coltivazioni di caffè, patate, grano, manioca (yuca), lenticchie, fagioli, fave, ulluco, e repollo, che consumano e anche scambiano o vendono.
A livello della rete di parentela praticano la endogamia etnica, ma vi sono in realtà anche alcuni incroci con popolazioni contigue.
Il loro curandero si chiama merepik; la cerimonia della limpieza è chiamata pishimarep.
Per il resto del diario del nostro viaggio in giro per la Colombia, si veda la serie di 24 post caricata nell'aprile/maggio del '15:
A livello della rete di parentela praticano la endogamia etnica, ma vi sono in realtà anche alcuni incroci con popolazioni contigue.
Il loro curandero si chiama merepik; la cerimonia della limpieza è chiamata pishimarep.
Per il resto del diario del nostro viaggio in giro per la Colombia, si veda la serie di 24 post caricata nell'aprile/maggio del '15:
http://viaggiareperculture.blogspot.com/2015/04/viaggio-in-colombia-al-sud-mercato-di.html
(e i successivi)
Fino a pochi anni fa ben raramente si sentiva nominare l'esistenza di questo gruppo autoctono, per cui anche le grandi opere e i testi generali di etnografia, e quelli di etnologia e antropologia culturale del sudAmerica, cui ho indicato il riferimento anche negli scorsi post di questa serie, non lo nominavano nemmeno. Si trova un breve accenno in questi ultimi anni solo in alcune guide per viaggiatori, ma molto superficiale, e per un obiettivo strettamente da turista, attirato da questo colorato mercato come attrazione folkloristica (e così è stato anche per noi, abbiamo intrapreso il non-agevole viaggio spinti da curiosità per le culture andine).
Per cui una bibliografia è molto ristretta. Intanto nell'ambito dei reportages di viaggio si può leggere il post di Massimo Bocale, cfr: luomoconlavaligia.it (del marzo scorso 2018, ottimo post ma che non dice molto di più di quel che avevate già letto su questo mio blog nel mio diario dell'aprile 2015).
Tra i più rispettati leaders delle comunità indigene, c'è proprio una Guambiana (Misak): Liliana Pechené che non a caso fu accompagnatrice del presidente Juan Manuel Santos a ritirare il premio Nobel per la pace, nel dicembre 2016.
Bibliografia etnografica
Molto di più approfondisce le info su questo popolo un articolo di Edgardo Civallero e Sara Plaza Moreno sulla rivista (madrileña) esclusivamente dedicata alle culture andine: «Tierra de vientos» n. 20, Julio-Aug. 2014 ( ISSN 2173-8696): "Los Misak o Guambiano", http://tierradevientos.blogspot.com/2014/08/los-misak-o-guambiano.html (in inglese landofwinds.blogspot.com )
Ma menziono specialmente l'articolo di Ximena Pachòn, "Guambìa", nel volume Introducciòn a la Colombia Amerindia, Instituto colombiano de Antropologia, Bogotà, 1987, e la pubblicazione di una serie di ricerche ufficiali del ministero colombiano della cultura, di una dozzina di anni fa, ma tutt'ora pienamente valida: http://www.mincultura.gov.co/ areas/poblaciones/APP-de-lenguas-nativas/Documents/Estudios%20Namtrik.pdf
Anche molto interessante è il testo pubblicato sempre dal Ministerio de la Cultura: "Misak, la gente del agua, del conocimiento y de los sueños", Bogotà, 2010, condotta dal Cecoin un organismo dedicato al mondo indigeno, nell'ambito del programma "Cultura es Independencia": http://observatorioetnicocecoin.org.co/cecoin/ files/Caracterización%20del%20Pueblo%20Misak%20(Guambiano).pdf
Anche se si possono scorgere alcune piccole incongruenze tra le due. Da queste ricerche è derivato un Atlante ufficiale: Cartografìa de la Diversidad, 2010
E una ricerca "Perfil Etnoambiental de las comunidades indigenas" (collegato alla attuazione di progetti per lo sviluppo delle estrazioni carbonifere), svolto dall' organismo Upme, cfr. http://www.upme.gov.co/ guia_ambiental/carbon/areas/minorias/contenid/minorias.htm#4 al cui interno leggi nello stesso sito, con la stringa finale /guambian.htm
Per questa ed altre comunità di quell'area vedi in biblioteca:
Geografìa Humana de Colombia, ICCH, Bogotà, tomo IV, vol. II
Più facilmente accessibile essendo un testo italiano, vedi Atlante delle civiltà indigene delle Americhe, a c. di A, Amitrano (con F.P. Campione e altri), Edizioni Colombo, Venezia, 1992, pp. 78-79.
Un altro è quello a cura di Fabio Marcelli, I diritti dei popoli indigeni, Aracne, Rona, 2009, cap. VIII: Yolima Sarria e Nelson Hernandez, "Problematiche politico-giuridiche dei popoli indigeni del Cauca colombiano", pp. 281-301.
Di carattere generale vedi a c. di A.L.Palmisano, P.Pustorino, Identità dei popoli indigeni: aspetti giuridici, antropologici e linguistici, IILA (Istituto Italo-LatinoAmericano), Roma, 2008, atti di un convegno internazionale a Siena.
A cura di Stefano Fusi, Custodire la terra: il messaggio dei popoli nativi delle Americhe, Area51Publishing, S.Lazzaro di Savona, 2013
Lo studio etnologico più approfondito è questo del 2011:
Per quanto concerne le nuove guide di viaggio, ve ne sono oramai diverse, dato che ultimamente l'afflusso turistico estero è aumentato considerevolmente:
(e i successivi)
Fino a pochi anni fa ben raramente si sentiva nominare l'esistenza di questo gruppo autoctono, per cui anche le grandi opere e i testi generali di etnografia, e quelli di etnologia e antropologia culturale del sudAmerica, cui ho indicato il riferimento anche negli scorsi post di questa serie, non lo nominavano nemmeno. Si trova un breve accenno in questi ultimi anni solo in alcune guide per viaggiatori, ma molto superficiale, e per un obiettivo strettamente da turista, attirato da questo colorato mercato come attrazione folkloristica (e così è stato anche per noi, abbiamo intrapreso il non-agevole viaggio spinti da curiosità per le culture andine).
Per cui una bibliografia è molto ristretta. Intanto nell'ambito dei reportages di viaggio si può leggere il post di Massimo Bocale, cfr: luomoconlavaligia.it (del marzo scorso 2018, ottimo post ma che non dice molto di più di quel che avevate già letto su questo mio blog nel mio diario dell'aprile 2015).
Tra i più rispettati leaders delle comunità indigene, c'è proprio una Guambiana (Misak): Liliana Pechené che non a caso fu accompagnatrice del presidente Juan Manuel Santos a ritirare il premio Nobel per la pace, nel dicembre 2016.
Bibliografia etnografica
Molto di più approfondisce le info su questo popolo un articolo di Edgardo Civallero e Sara Plaza Moreno sulla rivista (madrileña) esclusivamente dedicata alle culture andine: «Tierra de vientos» n. 20, Julio-Aug. 2014 ( ISSN 2173-8696): "Los Misak o Guambiano", http://tierradevientos.blogspot.com/2014/08/los-misak-o-guambiano.html (in inglese landofwinds.blogspot.com )
Ma menziono specialmente l'articolo di Ximena Pachòn, "Guambìa", nel volume Introducciòn a la Colombia Amerindia, Instituto colombiano de Antropologia, Bogotà, 1987, e la pubblicazione di una serie di ricerche ufficiali del ministero colombiano della cultura, di una dozzina di anni fa, ma tutt'ora pienamente valida: http://www.mincultura.gov.co/ areas/poblaciones/APP-de-lenguas-nativas/Documents/Estudios%20Namtrik.pdf
Anche molto interessante è il testo pubblicato sempre dal Ministerio de la Cultura: "Misak, la gente del agua, del conocimiento y de los sueños", Bogotà, 2010, condotta dal Cecoin un organismo dedicato al mondo indigeno, nell'ambito del programma "Cultura es Independencia": http://observatorioetnicocecoin.org.co/cecoin/ files/Caracterización%20del%20Pueblo%20Misak%20(Guambiano).pdf
Anche se si possono scorgere alcune piccole incongruenze tra le due. Da queste ricerche è derivato un Atlante ufficiale: Cartografìa de la Diversidad, 2010
E una ricerca "Perfil Etnoambiental de las comunidades indigenas" (collegato alla attuazione di progetti per lo sviluppo delle estrazioni carbonifere), svolto dall' organismo Upme, cfr. http://www.upme.gov.co/ guia_ambiental/carbon/areas/minorias/contenid/minorias.htm#4 al cui interno leggi nello stesso sito, con la stringa finale /guambian.htm
Per questa ed altre comunità di quell'area vedi in biblioteca:
Geografìa Humana de Colombia, ICCH, Bogotà, tomo IV, vol. II
Più facilmente accessibile essendo un testo italiano, vedi Atlante delle civiltà indigene delle Americhe, a c. di A, Amitrano (con F.P. Campione e altri), Edizioni Colombo, Venezia, 1992, pp. 78-79.
Un altro è quello a cura di Fabio Marcelli, I diritti dei popoli indigeni, Aracne, Rona, 2009, cap. VIII: Yolima Sarria e Nelson Hernandez, "Problematiche politico-giuridiche dei popoli indigeni del Cauca colombiano", pp. 281-301.
Di carattere generale vedi a c. di A.L.Palmisano, P.Pustorino, Identità dei popoli indigeni: aspetti giuridici, antropologici e linguistici, IILA (Istituto Italo-LatinoAmericano), Roma, 2008, atti di un convegno internazionale a Siena.
A cura di Stefano Fusi, Custodire la terra: il messaggio dei popoli nativi delle Americhe, Area51Publishing, S.Lazzaro di Savona, 2013
Lo studio etnologico più approfondito è questo del 2011:
Per quanto concerne le nuove guide di viaggio, ve ne sono oramai diverse, dato che ultimamente l'afflusso turistico estero è aumentato considerevolmente:
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