Sono d'accordo con la studentessa torinese Elisa quando scrive sul suo blog http://firebird-997.blogspot.it/ :
"Al giorno d’oggi teorizzare una filosofia sistematica sarebbe inopportuno. Oggi non si pretende più di racchiudere la realtà in uno schema, si ha coscienza del fatto che le speculazioni teoriche non possono tenere conto degli infiniti fattori presenti nel mondo tangibile. In altre parole: per quanto una teoria possa essere logica e corretta non riuscirà a rispecchiare correttamente la realtà.
Dobbiamo dire che la filosofia è morta? La filosofia sistematica è morta fuori da ogni dubbio, possiamo quindi dire che non è più possibile una filosofia come la conoscevamo. Si deve ora operare una fondamentale distinzione tra la teoria (propria della filosofia nota, quella fissata nei testi) e la filosofia come stile di vita.
E’ definibile come filosofica la spinta a porsi domande, a crearsi e a creare problemi, a porre dubbi relativi a questioni la cui realtà sembrerebbe scontata; la filosofia tende a distruggere le certezze e a riformularle. Filosofia non è semplicemente speculazione teorica studiata su un testo, non è uno sterile sapere libresco. La filosofia è l’espressione di ogni mente insoddisfatta dalla conoscenza in suo possesso. Chiunque si ponga domande può definire se stesso un filosofo, purché tenti di rispondersi logicamente, ovvero seguendo una linea di pensiero coerente.
Se si intende dunque la filosofia come metodo critico per rapportarsi al mondo si può affermare con una discreta sicurezza che non morirà mai, nonostante l’“industria culturale” contemporanea tenda ad appiattire i giudizi degli individui. Ci si chiederà come far uscire questa particolare specie di filosofia, che è strettamente personale, dalla sfera del singolo. La risposta è immediata: la si può rendere pubblica attraverso l’arte. La letteratura contemporanea è intrisa di filosofia, così come alcune composizioni musicali.
Dobbiamo dire che la filosofia è morta? La filosofia sistematica è morta fuori da ogni dubbio, possiamo quindi dire che non è più possibile una filosofia come la conoscevamo. Si deve ora operare una fondamentale distinzione tra la teoria (propria della filosofia nota, quella fissata nei testi) e la filosofia come stile di vita.
E’ definibile come filosofica la spinta a porsi domande, a crearsi e a creare problemi, a porre dubbi relativi a questioni la cui realtà sembrerebbe scontata; la filosofia tende a distruggere le certezze e a riformularle. Filosofia non è semplicemente speculazione teorica studiata su un testo, non è uno sterile sapere libresco. La filosofia è l’espressione di ogni mente insoddisfatta dalla conoscenza in suo possesso. Chiunque si ponga domande può definire se stesso un filosofo, purché tenti di rispondersi logicamente, ovvero seguendo una linea di pensiero coerente.
Se si intende dunque la filosofia come metodo critico per rapportarsi al mondo si può affermare con una discreta sicurezza che non morirà mai, nonostante l’“industria culturale” contemporanea tenda ad appiattire i giudizi degli individui. Ci si chiederà come far uscire questa particolare specie di filosofia, che è strettamente personale, dalla sfera del singolo. La risposta è immediata: la si può rendere pubblica attraverso l’arte. La letteratura contemporanea è intrisa di filosofia, così come alcune composizioni musicali.
In tutte le sue forme la filosofia è ed è sempre stata espressione del proprio tempo. Studiarla scissa dal suo contesto storico, sociale ed economico significa mutilarla delle sue radici, delle ragioni stesse della sua esistenza. Ogni periodo storico è gravido delle proprie peculiari questioni irrisolte intrise di specifiche caratterizzazioni.
(...)
La filosofia odierna si trova sensibilmente tra i libri di fantascienza e la musica di denuncia, nei discorsi dei ragazzi incerti del futuro che si trovano di fronte ad un mondo sempre meno ingenuo: basta saperla ricercare ponendosi personalmente in discussione davanti a ciò che ci circonda. La poesia, la musica, i romanzi sono destinati ad essere tra i primi eredi della cultura filosofica occidentale, perché questi, rispetto alle altre forme di comunicazione, colpiscono in maniera sorprendentemente diretta la sfera intuitiva degli individui senza togliere al contempo nulla ai processi razionali, che devono elaborare i concetti, una volta assimilati."
SOFFERENZA = CONSAPEVOLEZZA PROFONDA ?
SOFFERENZA = CONSAPEVOLEZZA PROFONDA ?
Lirica di John Dowland, poeta e musicista del Seicento, nel suo secondo libro di composizioni per liuto:
"Scorrete lacrime, dalla vostra fonte fluite!
Lasciatemi piangere, per sempre esiliato,
dove l'uccello nero della notte
canta la triste infamia di lei,
lì lasciatemi vivere disperato.
Spegnetevi, luci vane, non brillate più!
Nessuna notte è nera abbastanza
per coloro che disperati piangono la fortuna perduta.
La luce altro non rivela che la vergogna.
Ma i miei tormenti verranno alleviati,
dacché la pietà è fuggita
e lacrime e sospiri e gemiti
i miei stanchi giorni di ogni gioia hanno spogliato.
Ascoltate! Voi ombre che nel buio dimorate,
imparate a disprezzare la luce.
Felici, felici coloro che all'inferno
non sentono il disdegno del mondo."
( brano riportato in Ph.Dick, vedi cit.sotto).
"La sofferenza è l’esito finale dell’amore, perché è amore perduto. Tu capisci, lo so. Però non vuoi pensarci. E’ il completamento del ciclo dell’amore: amare, perdere, soffrire, lasciare e lasciarsi, poi amare di nuovo. Jason, soffrire è la consapevolezza che dovrai essere solo, e al di là di questo non c’è nulla, perché essere solo è il destino ultimo, definitivo di ogni creatura vivente."
(Philip K. Dick, Flow my tears, 1970,74, tr.it. Scorrete lacrime, disse il poliziotto, editrice Nord 1976, poi Mondadori, 1998, ora Fanucci editore, 2007)
Nessun commento:
Posta un commento