mercoledì 14 novembre 2012

il nostro selvaggio nuovo mondo moderno

Già nei diari di viaggio in Perù, e in Ecuador, vi avevo parlato del problema grave dell'opera di de-forestazione, con i suoi vari effetti "collaterali" tragici. E vi avevo accennato alle popolazioni che, vivendo in luoghi isolati e soprattutto nelle grandi foreste tropicali pluviali, ancora non hanno avuto mai alcun contatto con la "nostra civiltà", alcune delle quali sono note solo per via di foto aeree o satellitari.  Avevo fatto riferimento a tribù di “no contactados” cioè di indigeni che non conoscono gli uomini “civilizados”, e dove le carte geografiche non dicono nulla e le foto aeree a volte dicono poco. (vedi  http://viaggiareperculture.blogspot.it/ 2011/07/diario-di-viaggio-in-peru-aprile-2004.html ). 

E probabilmente non solo in SudAmerica, ma anche in altre aree del mondo ne esistono ancora pur essendo al momento a noi ignote. 
Ma lo facevo anche per segnalare che purtroppo i contatti spesso poi avvengono in modo traumatico.


§. gli effetti della deforestazione massiccia e indiscriminata su larga scala (illegale e legale):

Nel diario sull'Ecuador vi dicevo che negli ultimi anni di grande sviluppo, con la febbre dell'oro nero, del petrolio, c'è una forte migrazione di lavoratori verso la provincia di Oriente e l'Amazzonia, che viene massicciamente deforestata. Da qui l'urgenza e la necessità di curare e mantenere un equilibrio a livello ecologico e ambientale, in modo da operare in maniera e misura per cui lo sviluppo sia sostenibile e per cui l'ottimizzazione del settore primario (agricoltura sempre più meccanizzata) e di quello industriale dell'economia non avvenga a discapito dell'equilibrio complessivo. Quindi molte persone erano e sono preoccupate, e si danno da fare per rendere la popolazione e i governanti consapevoli della necessità di tenere sotto controllo l'erosione dei suoli, non praticare in modo indiscriminato la desertificazione dei territori per brama di legni pregiati, o lo sviluppo abnorme delle infrastrutture industriali e urbane, ecc


A Quito il noto entomologo italiano Giovanni Onore ci parlava a lungo dei problemi gravi prodotti dalla deforestazione, dei suoi effetti sul clima e sull'ecositema, che hanno causato già l'estinzione di numerose specie.
L'argomento del disboscamento indiscriminato e selvaggio, potrebbe essere affrontato sotto vari aspetti, ma è comunque una grave minaccia che l'uomo ha messo in atto contro l'ambiente e dunque in definitiva contro anche sè stesso...! L'Ecuador, per es. pur essendo in Sudamerica un piccolo paese (è esteso poco meno dell'Italia) ha sempre rappresentato un esempio di straordinaria varietà e ricchezza di specie animali e vegetali. Oggi molte di esse sono minacciate di estinzione (e molte si sono già estinte) a causa del modello di sviluppo SELVAGGIO praticato dalla nostra "civiltà" attuale, dovuto alla eccessiva ingordigia di guadagni, e all'ignoranza, nonostante non manchi l'informazione e non manchino le ricerche, gli studi, gli allarmi lanciati dagli scienziati.
La presenza e diffusione ad es. di funghi perniciosi per certe specie, o di virus sino a poco fa inesistenti nelle aree forestali, in Ecuador è aumentata vertiginosamente, anche a causa della variazione delle condizioni climatiche e del mutamento o scomparsa di particolari habitat nelle zone deforestate che quindi sta portando a un depauperamento della varietà e ricchezza di specie viventi animali e vegetali.
L'Amazzonia è giunta a rischio collasso, così dice ad es. una rassegna pubblicata su "Nature" di gennaio.

§. la tragedia delle popolazioni 
che abitano nelle foreste (ora in corso di sfruttamento intensivo)

Tempo dopo il nostro ritorno dal Perù e poi dall'Ecuador, apprendo che la associazione "Survival" di Milano (www.survival.it e info@survival.it) tramite la sua pubblicazione periodica "Azione", già da qualche anno ha lanciato una campagna di soccorsi e aiuti agli indios di tribù isolate (in particolare del Perù amazzonico) che


foto dall'elicottero di un gruppo di no-contactados

hanno subito perdite gravi, traumi, e ferite, menomazioni e lutti, da parte delle squadre di tagliaboschi che stanno intraprendendo una operazione su vasta scala di de-forestazione. In questa opera, che è mirata a sfruttare soprattutto una delle ultime grandi riserve di mogano al mondo, e di altro legname pregiato ( o anche a fini di prospezioni petrolifere o dei cercatori di gomma naturale, o cercatori d'oro, o costruttori di strade), i taglialegna si imbattono in radure e territori con nuclei di no-contactados, e il primo incontro, o impatto, è spesso tragico e violento, e sfocia in soprusi, e atti gravi che restano del tutto impuniti. Già solo il contagio con nuovi virus per i quali queste popolazioni aborigene non hanno sviluppato alcuna difesa organica, li espone a contrarre malattie che non curate portano alla morte, e in effetti un gran numero dei "neocontattati" è poi morto a causa di queste epidemie. 



Quasi tutti i sopravvissuti sono fuggiti e "emigrati" nelle zone dei bianchi in cerca di aiuto, e nell'esodo molti sono i morti o feriti, poi spesso, giunti nelle aree dei bianchi, non hanno ricevuto soccorso, e non trovando lavoro (non conoscendo la lingua, né sapendo come sopravvivere in condizioni di vita a loro sconosciute) sono morti di fame e stenti. Gli "ex-nocontactados" sono cacciatori-raccoglitori nomadi, che si spostano continuamente in vaste aree forestali, raccogliendo le uova di tartaruga, frutta e legumi, pescando, e cacciando animali selvatici come i tapiri e i pekari. Tra le tribù che conosciamo, vi sono i Nanti, Machigueña, Mashco-Piro, i Mastanahua e i Murunahua, e gli Yora. 
Queste decimazioni di popolazioni ristrette, e di ecosistemi delicati e fragili, sono tra le azioni che molti Stati direttamente intraprendono oppure che lasciano di fatto accadere, e sono da iscriversi tra le azioni sociali di negazione o almeno misconoscimento delle identità altrui, che vengono addirittura annichilite con soluzioni finali che pongono termine a ogni problema in modo drastico. Per destare scandalo e generale indignazione sarebbe comunque già bastato, per quanto riguarda le terre in cui vivono, il "solo" non riconoscimento del fatto che sono territori "loro", e della affermazione che si tratta invece di proprietà dello Stato o dei nuovi proprietari che hanno acquistato dallo Stato alcuni grandi appezzamenti, e quindi l'affermazione che il potere dell'ordine pubblico sarebbe legittimato a sgomberare occupanti abusivi, mentre si tratta del diritto inalienabile a vedersi riconosciuto il diritto a restare a vivere nelle proprie abitazioni, nel proprio paese, nei propri territori, da parte delle popolazioni aborigene, originarie dei nativi... E' dunque un esempio paradigmatico della negazione assoluta della identità degli altri, e dei più elementari diritti umani.
associated press

A metà anni '90 quando la compagnia petrolifera Mobil iniziò una serie di prospezioni nella foresta vergine, "Survival" riuscì ad ottenere dal governo che la Mobil si ritirasse da certe aree, che vennero dichiarate zone protette, 

ma ora la lotta è più difficile di prima, per l'opposizione dei sindacati corporativi dei taglialegna che difendono la propria categoria (si tratta di un lavoro pesantissimo in condizioni disagiate che fanno solo persone in disperata necessità di lavoro). Ed ecco che con la questione dei leñadores, o leñeros, ci troviamo di fronte alla complessità della questione se esaminata nella sua interezza analizzandone ogni aspetto e componente. Non ci sono solo le potenze multinazionali...sono implicate tante problematiche...



assets.wwf.ch
foto greenpeace
recupero del cadavere di un indigeno

Ad esempio in un contesto come quello attuale di Paesi come il Perù o l'Ecuador, in via di travolgente e caotico sviluppo economico, troviamo sempre maggiori proteste, per cui anche sui giornali ecuadoriani si scrive che "la desforestaciòn es rampante y catastrofica", in Perù qualcuno l'ha definita "depredaciòn ecològica", ma tuttavia non si riesce a fare gran ché per impedirla, o limitarla, o almeno regolamentarla. Ad es. si è compiuta una inchiesta sulle condizioni di lavoro terribili dei taglialegna, sono al lavoro tutto il giorno con paghe ridicole, e stanno costantemente lontano dalle famiglie, ma ad ogni modo hanno bisogno di denaro e accettano ogni cosa. Comunque le loro famiglie in definitiva stanno economicamente meglio di un tempo e mandano i figli a scuola per prendere un diploma che permetta loro di uscire dalla emarginazione. Stando meglio le famiglie hanno più figli, anche perché ci sono migliori cure della salute. Ma un domani lo sviluppo dell'economia del paese sarà in grado di dare lavoro a una popolazione tanto più numerosa?
 Ma in definitiva di che vivranno gli stessi lavoratori taglialegno quando il legname delle foreste (che ora sembra infinitamente inesauribile) si sarà ridotto ai minimi termini? Quando l'ultimo albero delle foreste equatoriali sarà tagliato, forse gli uomini capiranno il vero valore di ciò che hanno distrutto, ma a un certo punto sarà troppo tardi... Ad es. gli abitanti aborigeni dell'Isola di Pascua (Chile) si accorsero soltanto dopo aver abbattuto l'ultimo albero dell'isola (cioè dopo aver superato il punto di non-ritorno) di quali conseguenze ne sarebbero inevitabilmente derivate, senza possibilità di rimedio ... 
Un detto ecuadoreño è "vive su vida sapo !", in cui il nomignolo sapo era dato per indicare un "poverocristo" qualunque: che tu possa vivere la tua vita dunque ranocchio!
(v. diario:  http://viaggiareperculture.blogspot.it/2011/07/diario-di-viaggio-in-ecuador.html )

Andiamoci magari a rivedere ad es. il noto film di denuncia, di John McTiernan del '92, con Sean Connery, Lorraine Bracco, e José Wilker : Medicine Man, tradotto in it. col titolo "Mato grosso", su uno scienziato che sta compiendo ricerche di tipo farmacologico, e rischia di venire travolto dalla mafia del disboscamento. 



fornaci illegali (foto Greenpeace)

§. 3 allarme globale (non solo per chi vive "fuori dal mondo" moderno)

 La de-forestazione dunque sta raggiungendo dimensioni di una vastità preoccupante che può causare un depauperamento gravissimo dei polmoni verdi del pianeta, oltre alla perdita di opportunità di trovare licheni e muffe utili al confezionamento di farmaci e medicinali, per non parlare del fatto che si mettono a rischio serio di estinzione intere specie animali (oltre all'estinzione di gruppi umani con una loro specifica cultura). Questo è uno dei più gravi controsensi dell'attuale modello di sviluppo economico, una contraddizione in termini degli effetti del "progresso" delle società moderne... E ciò perché non si tengono in conto alcuno le implicazioni e le conseguenze a breve e lungo termine del modello storico in corso a livello globale, sia per quanto riguarda gli aspetti ecologici, che quelli sociali, e quelli umanitari, per non dire degli aspetti culturali e spirituali.


Survival.it

Il titolo del presente Post si rifà ovviamente al "The Brave New World" (tr.it. "Il Mondo Nuovo") di Aldous Huxley,  un romanzo del 1932 che già ottant'anni fa prospettava una distopia, una visione tragica della situazione in cui il "progresso" dei tempi moderni ci avrebbe portato (anche nel suo mondo profeticamente figurato, ci sarebbero state delle Riserve in cui gli esseri umani "naturali" sarebbero stati chiusi e "protetti", "preservati") ... 

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