domenica 24 dicembre 2017

Viaggio in Georgia 3 (a Mtskheta )

Martedì 5
Partiamo, inizia il nostro giro per la Georgia ! evviva.
Mi ero portato una cartina stradale tedesca (di Freytag&Berndt), che è questa sotto con la cattedrale della Trinità in copertina, e che comprende le tre repubbliche transcaucasiche (1:700 000):

ma poi ho adottato quella che mi han dato qui all'ufficio turistico (1:500 000), della sola Georgia, che è decisamente migliore (e aggiornata), e che consiglio:



La prima tappa è vicina, è all'antica cittadina di Mzcheta (o Mtskheta, da tutti chiamata Sketa) a una quarantina di km a nord della capitale, nei pressi della confluenza del fiume Aragvi nel fiume Mtkvari (vedi foto più sotto).


Andiamo con un autista, amico del factotum dei servizi del nostro albergo (un omone che non sa l'inglese ma è molto cordiale e con cui abbiamo avuto un rapporto di sorrisi e di gesti eloquenti).
Concordiamo per 60 Lari in due (=24 €uro). Ci porta proprio all'ingresso dell'alberghetto che ho prenotato, e che si trova in area pedonale nel centro storico.
Ci si mette invece un bel po' di tempo, dato il traffico intenso, ad uscire da TBLS, che si sviluppa tutta sulle rive del fiume, quindi per il lungo e poco in larghezza. Con una periferia di gran condominioni-casermoni di epoca sovietica, oramai tutti sbrecciati, incrinati, sverniciati, e in degrado avanzato. Fuori città ci sono dei bei campi, boschi e campagna. Dopo tre quarti d'ora siamo arrivati, e qui l'autista delle difficoltà, perché il centro storico della piccola cittadina è stato giustamente pedonalizzato, e fatica a trovare un passaggio consentito per portarci come promesso proprio davanti alla nostra pensioncina "Tamarindi".


Il centro è stato tutto restaurato e rinnovato, conservando lo stile tradizionale anche nelle nuove case.
Il proprietario il signor Jemal è molto accogliente e simpatico. Anche la segretaria, la giovane Salomé è gentile e carina. La camera non era ancora pronta e quindi andiamo subito a fare un giretto. Intanto il ns autista sta cercando nei negozi vicini qualcuno che gli cambi il ns biglietto da cento Lari (= circa 40 €uro) perché non ha il resto dato che si tratta di un bigliettone. Poi mentre passeggiamo lo rincontriamo nella piazza, che sta tornando e ci da finalmente i soldi del resto.


Le mura con i torrioni e la cattedrale patriarcale Sveti Tskhoveli dentro la cinta muraria costruita nell' XI secolo sul sito di una antica chiesetta in legno, sono veramente eccezionali. Faccio una infinità di foto, preso dall'entusiasmo. Dentro la cattedrale ci sono degli affreschi e delle icone stupende. Infatti la chiesa e tutto il complesso architettonico sono stati dichiarati patrimonio culturale dell'Umanità (vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_di_Svetitskhoveli ). E' uno dei luoghi più sacri della cristianità ortodossa georgiana.

la porta d'ingresso entro le mura, con due antichi tori 



Noto che ci sono nella parte interna delle mura dei buchi, e davanti c'è una è una passerella di legno che li collega; mi incuriosisco e vado più vicino. In quel momento uno esce dalla cavità nelle mura proprio di fianco a dove mi sono fermato sulla passerella e mi fa segno di no. Capisco che si tratta delle celle per i monaci eremiti che sono in pellegrinaggio qui, e arretro.


riproduzione della storica croce di santa Nino

All'interno campeggia un Cristo Pantokrator, e sull'altro lato uno posto al centro dello Zodiaco.






Mi affascinano certe strane simbologie del grande affresco

C'è un pilastro che fu eretto esattamente nel luogo in cui avvenne un fatto memorabile. La leggenda racconta che si era stabilito qui un rabbino ebreo di nome Eliaz che andò a Gerusalemme proprio quando crocefissero Gesù, ed assistette al supplizio e comperò la tunica di Gesù da un soldato romano per portarla a sua figlia Sidònia che era una sua fervente ammiratrice. Quando arrivò a Mtsketa la figlia subito si avvolse nella tunica e l'emozione fu così intensa che ebbe un arresto cardiaco, e fu sepolta in quel luogo assieme alla reliquia. Quando re Mirian III nel 326 d.C. dichiarò cristiano il suo reame, fece costruire sulla sua tomba una chiesa in legno, ma i carpentieri non riuscirono a estirpare una conifera libanese che era cresciuta sulla tomba avvolgendola. Solo quando giunse lì santa Nino con le sue preghiere, si riuscì a far tagliare l'albero e al suo posto porre la colonna portante, che fu denominata "pilastro della vita". Da qui il significato del nome sveti tskhoveli dato alla cattedrale.

Un dipinto di fine '800: a ds re Mirian, s.ta Nino, a sin la regina Tamar con dietro i Padri siri, e sotto le radici santa Sidònia

Oggi al suo interno sono collocate le tombe di molti eminenti personaggi storici, sei re, due regine, un patriarca, e altri. In seguito a varie vicende storiche nel 1010 il Katholikòs (= Papa) Melkisedek fece ricostruire la chiesa in pietra. Nelle vicinanze c'è il monastero di santa Nino (=Nina), dell' XI s. dove sono sepolti altri personaggi quale il Padre siro Abidos.
i Padri della chiesa georgiana

Usciti dalla chiesa, gironzoliamo un po' sotto al solleone, scambiamo due parole con la panettiera della rivendita di pane dal cui negozio esce un aroma attraente di pane appena sfornato. Prendiamo diverse cose per golosità a due euro e mezzo.

Poi ci sediamo su un muretto all'ombra a smangiucchiare, e arriva un furgoncino che si ferma davanti ad un negozio di alimentari, tira su il portello del bagagliaio e si vede che è tutto strapieno di cipolle e patate (che sono la base di tutta l'alimentazione povera). Faccio una foto, ed allora mi fa capire che anche lui vuole essere fotografato.

Poi ci dice che lui è un azero di Bakù, ma che vive qui, e mi vuole assolutamente scrivere (in lettere cirilliche) il suo nome (Shakir Mayegov) e indirizzo.
Torniamo in albergo dove la ns camera è pronta, e combino con Jamal per una gita nei dintorni per domani.





Passeggiamo lungo la via Arsakidzesi, che fiancheggia le mura della cattedrale, e prosegue verso i limiti della cittadina. Andiamo a pranzo alla "Georgian Yard" ovvero "Kartli Ezo", cioè il cortile georgiano. Prendiamo una porzione in due di kinkhali ripieni di patate, e poi anche delle melanzane arrotolate con salsa di noci e chicchi di melograno badridjani molto buone,

e infine un assortimento di frutta fresca ( mele di due tipi, pesca, prugnette verdi, e fette di arancia). Per un totale equivalente a meno di 7€uro.

Abbastanza vicino c'è la Iago's Winery dove ci dicono che si mangia bene e con vini di qualità.

Poi nel pome dopo un riposino (il solleone è forte e stanca) Jemal ci porta con la sua 4x4 su al monastero di Shio-Mgvime, cioè dedicato alla grotta di Sion (Shion), luogo di eremiti, che sta a 8 km dalla città, fatto a fortezza in una valle chiusa e fondato da uno dei 13 Padri siri (siriaci) del VI sec.  un complesso molto suggestivo.

Poi al "monastero della santa croce" Jvari, anch'esso del VI s., a est della città, da cui si gode di un bel panorama sul fiume Mtkvari alla confluenza con l' Aragvi.

Qui il re Mirian accettò la conversione al cristianesimo ardentemente auspicata da parte di santa Nino, rendendo il suo regno uno dei primissimi stati cristiani, di cui fu scelto come patrono san Giorgio.

Rientriamo in albergo, intanto Jama ci racconta che lui è stato il primo a Sketa ad aprire una guest house, che allora aveva solo tre stanze. Mentre oggi la cittadina è piena di alberghetti e pensioncine.
Poi, mentre ci porta al monastero di Shio, incrociamo un cimitero americano, gli chiediamo informazioni ma non ci risponde. Dopo un po' vediamo un van militare con targa EUMM, e lui ci dice che è della missione militare dell'Unione europea per il mantenimento del cessate-il-fuoco. Infatti proprio qui vicino passava il fronte durante le guerre (1991-93 e 2008) della Russia contro la Georgia per annettessi la regione dell'Ossetia meridionale, un' area abitata in gran parte dal popolo montanaro degli Osseti, che avevano espresso la volontà di unirsi alla regione dell' Ossetia settentrionale, che fa parte della Federazione russa. Così ancor oggi il confine  (in realtà è la linea di armistizio) passa vicinissimo tra Gori e Tbilisi, il che costituisce una minaccia militare incombente sulla stessa capitale.
Lungo la strada si vede un edificio che era chiaramente un albergo, e che lui dice che fu dato ai profughi che al momento vi si poterono rifugiare, ma ancora adesso sono rimasti lì non potendo ripassare la linea armistiziale. Con la seconda guerra del 2008 ci furono 650/700 mila sfollati (cifra enorme per un Paese di appena 5 milioni di ab.) che venivano verso l'interno man mano che avanzava il fronte. Ora è rimasto tutto congelato come era al momento della imposizione da parte dell'Onu del cessate-il-fuoco.

Sulla strada secondaria si incontrano cavalli apparentemente liberi, inoltre si vedono diverse mucche al pascolo, e ci pare di aver adocchiato una grande aquila. Jamal ci mostra una grande croce sul crinale dei monti che indica l'inizio della regione della Kakhetia, che è un territorio selvaggio e allo stato naturale, con fitte foreste. Quando fa freddo, da lì vengono giù volpi, cervi, e anche branchi di lupi.
Siamo quasi arrivati, la strada si fa acciottolata e molto ripida, lui non potrebbe proseguire, ma gentilmente in considerazione dei problemi al ginocchio di Annalisa, ci porta sino allo spiazzo del monastero, e lui torna giù in basso a posteggiare e aspettarci. Il luogo è suggestivo sotto dei dirupi e del terreno friabile, per cui si creano diverse cavità o grotte, dove si ritiravano gli asceti e gli eremiti.
Il monastero Mgvime è una costruzione a fianco di una chiesetta, e da sullo spiazzo antistante una chiesa di grandi dimensioni. Dentro ci sono dei begli affreschi medievali.

Poi andiamo in cima a una collina dove ci sono il monastero e la chiesa della santa croce Jvari, che domina a picco sulla valle del fiume e sulla cittadina.

Infine ritorniamo a casa, dove ci offre un bicchiere di ottimo vin dolce rosso. Per le escursioni ci chiede 50 lari, cioè 20€. Nella pensione ora c'è anche la vicina, una ragazza di 17 anni che si chiama Salomé e che sa l'inglese e si intende di amministrazione. Inoltre c'è pure la figlia Tamar (da Tamarind, da cui il nome della pensione) e la piccola di 4 anni, e anche il ragazzino di 12 anni; mentre la moglie e la vicina fanno il breakfast e le pulizie.

Al mercato vediamo lo kvass (bevanda fermentata), che non assaggiamo,

la chacha (un brandy di vino, detto anche grappa georgiana), idem come sopra,


il cognac Askaneli, (pure lui), e alcuni dei 55 vini del Paese...

Poi dei cappellini, e babbucce e altre cose fatte con  lana pressata,
come sciarpe, foulards, giacchette, gilet, eccetera, dai colori sgargianti, sempre di lanetta pressata.








E poi succhi di frutta, spremute, marmellate, barattoli di miele con aromatizzanti, eccetera
gozinaki

macedonie di frutta

miele bio


Ci sono parecchie bancarelle fino ad una porta di uscita fuori dalle mura del centro storico.
Ceniamo nell'adiacente bar-trattoria "vecchia Mtskheta" (o si chiamava Old Taverna ?) con tavoli all'aperto, e spruzzini di vapore fresco, dove prendiamo di nuovo delle melanzane con salsa di noci e melograno.


dormiamo benissimo nel totale silenzio.

Mercoledì  6
Si vedono in giro alcune auto con il volante dalla parte destra (come per la guida a sinistra), è strano perché qui c'è come da noi la guida è a destra... me l'albergatore mi spiega che siccome nel codice della strada sino a qualche anno fa non era precisato che le auto dovessero avere il volante a sinistra, e siccome quelle sono richieste solo in pochi Paesi, costano di meno, e così la gente poteva o risparmiare o comprarsi un'auto più bella... Per cui per un bel po' è andato avanti questo assurdo commercio e si vendevano in Georgia anche auto con il volante dall'altra parte... (scomodissime per guidare). Poi il traffico è molto aumentato e è stato ritoccato il codice stradale. Quindi ancora adesso molti hanno queste auto, che però ora non è più consentito acquistare...
Ieri mattina la signora della bancarella qui accanto all'ingresso della nostra pensione, era uscita dalla cucina del nostro albergo con due tazzine di caffè, e mi ha chiesto se ne volevo una anch'io, ma le dico di no avendo appena fatto colazione, ma è stato un gesto molto gentile da parte sua (non è della amministrazione della nostra guest house). Stamattina dalla sua postazione ci ha visto mentre facevamo colazione e ci ha detto "buongiorno" in italiano.
Ieri sera la cameriera Maya aveva voglia di ridere e scherzare e si è divertita a rivolgersi a dei signori di passaggio (che dovevano essere degli israeliani) gridando scemenze.

Stamattina siccome Jamal ritarda molto a rientrare (doveva accompagnare un turista) Annalisa intanto ritorna a vedere la chiesa, e io faccio due passi per le stesse stradine di ieri; poi siamo andati in riva al fiume, che ha una corrente veramente forte.

Ma ad un certo punto, non volendo perdere altro tempo, andiamo sotto le mura dove sostano taxi e auto, chiediamo a degli autisti posteggiati lì vicino quanto vorrebbero per portarci a Gori. Uno dice che ci porta per 60 Lari, così andiamo a prendere le valige per partire subito. Ma mentre le mettiamo nel bagagliaio diciamo che lungo la strada vorremmo fare una sosta alla zona archeologica. Allora il tassista dice che se ci deve aspettare il prezzo sale a 80. Ci scocciamo e tiriamo giù le valige dalla sua auto. Intanto un tizio è venuto vicino per capire di cosa si stava discutendo, e così chiedo a lui se ci porta per 60 (=24€) facendo un tappa al sito archeologico, dice di sì, e quindi mettiamo subito i bagagli nella sua auto e partiamo all'istante (più tardi mi renderò conto di aver lasciato le guide e un romanzo sul sedile della prima macchina...).

Con questa visita a Mtskheta e dintorni, siamo entrati proprio nel cuore della storia e della religiosità georgiana. Incominciamo a capire un po' di più l'identità di questo popolo. Ora ci allontaniamo decisamente dall'area della grande capitale, e attraversiamo le sue campagne e i suoi paeselli.

(continua)

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