Permettetemi di attirare la vs attenzione su questioni di conservazione del patrimonio culturale.
Come tutti, anch'io sono rimasto molto impressionato dalle stragi e dalle distruzioni deliberate che compie il cosiddetto califfato di Iraq e Siria (Iraq & Syria Islamic State, ISIS). Quanto alle seconde come sapete (dopo quelle compiute inizialmente in Iraq, in particolare nelle città sumeriche di Nimrod e di Hatra, a Ninive, e le distruzioni attuate nel museo di arte mesopotamica di Mosul), negli ultimi mesi si sono concentrate sull'antica città di Palmyra, che venne soprannominata la Sposa del Deserto, fu la fiorente capitale della regina Zenobia, e infine poi venne inclusa nell'impero romano d'oriente.
Qui il furore distruttivo si è abbattuto sul tempio del II sec. di Baal Shamin, il Signore del Cielo, che fu fatto saltare in aria il 23 agosto,
e qui cinque gg. prima Khaled elAsaad -che era stato per quarant'anni il direttore dell'area archeologica e del suo museo- era stato decapitato all'età di 83 anni e il suo corpo appeso ad una antica colonna.
Poi oltre ad aver distrutto varie opere antiche, hanno utilizzato l'anfiteatro romano come palcoscenico per macabri spettacoli, come l'uccisione di 25 soldati dell'esercito regolare siriano, fatti prigionieri di guerra, che lì sono stati falciati da un colpo alla nuca da altrettanti ragazzi adolescenti, di fronte alle telecamere (che ci fanno ricordare gli studi di Stanley Milgram).
Per non parlare ovviamente dell'aspetto più tragico relativo all'eliminazione delle minoranze etnico-religiose, alle stragi di civili, e alla cacciata forzata di molte decine di migliaia di persone che popolavano i territori ora soggiogati.
Ma oltre a questo, resta anche il fatto che la Syria (come pure l'Iraq) è un paese di antica civiltà, ed è ricchissimo di beni culturali rari e preziosi, per cui non si contano le collezioni di preziosi libri e manoscritti, o le chiese bizantine, o i templi di altre religioni, che sono andati distrutti.
In guerra può accadere che eventi "accidentali" o occasionali, oppure incendi, o bombardamenti a tappeto, portino, nel caos di un conflitto, a coinvolgere e travolgere edifici storici o beni di valore culturale, oltre che civili innocenti.
Ma purtroppo non solo vi è la distruzione "incidentale", o la dispersione del patrimonio culturale siriano e iracheno, che è in atto oramai da anni, ma si assiste ad una spettacolarizzazione della distruttività. Leggendo dei fatti di Palmyra a tutti sarà ritornato in mente il famoso episodio della guerra in Afghanistan quando nel 2001 i talebani si esibirono di fronte a giornalisti della stampa mondiale nella distruzione di una enorme statua di Buddha di 1800 anni fa, risalente al periodo storico in cui i territori lungo la antica Via della Seta adottarono quella religione (almeno fino al IX secolo).
Volevo dunque far concentrare l'attenzione su questi atti frequenti, di distruzioni non dovute agli scontri tra fazioni armate e agli orrori di guerra per cui là dove passa o si arresta la linea del fronte avvengono bombardamenti e azioni belliche che portano, oltre alle distruzioni del tessuto civile, anche a coinvolgere beni artistici o storici (si pensi al saccheggio del museo sumero-babilonese di Baghdad nei cinque giorni precedenti l'invasione USA della città nel 2003, al saccheggio del Museo egizio del Cairo durante la "rivoluzione" della primavera araba nel 2011, o alle tragiche conseguenze sui resti storici e archeologici della recente guerra in Libia), ma su azioni deliberate compiute specificamente allo scopo di mostrare disprezzo verso la cultura.
( E' accaduta la stessa cosa anche in Europa: si pensi alla exYugoslavia nei territori al di là dell' Adriatico in cui si scatenò il feroce scontro tra serbi, croati, e bosniaci negli scorsi anni '90, che fece strage oltre che della popolazione "nemica", anche di chiese, monasteri, moschee, musei, biblioteche e pure scuole, ospedali ecc. consapevolmente rase al suolo per una manifestazione di odio, che porta a voler cancellare i simboli della cultura dell' Altro, e ciò che all' Altro è più caro e sacro ).
La direttrice dell'Unesco la bulgara Irina Bokova aveva definito queste esibizioni "crimini" perché si rivolgono contro beni che non a caso sono stati dichiarati patrimonio culturale dell'Umanità intera.
E' notizia dell'altro giorno che l'arco romano di Palmyra è stato fatto saltare con la dinamite, e
la stessa direttrice dell'Unesco ha dichiarato: "Questa nuova distruzione mostra a che punto gli estremisti sono terrorizzati dalla storia e dalla cultura". E il direttore nazionale delle antichità siriane ha definito l'atto come una "vendetta contro la civiltà".
Queste mi sembrano le definizioni più appropriate. E' più che ignoranza e indifferenza verso la cultura, è disprezzo, anzi ancor peggio: ci si compiace della esibizione del disprezzo. Nell'aggressività si unisce alla violenza fisica, materiale, anche la sottile e tagliente violenza psicologica
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Bisognerebbe tornare a leggere e meditare gli studi e le analisi di autori ormai ritenuti "classici" come Ruth Benedict, e Margaret Mead; e poi J.Dollard con "Frustrazione e aggressività" (1939); quindi rivedere il famoso dibattito fra Roger Caillois e Claude Lévi-Strauss sulla "Nouvelle Revue Française" del 1954 (trad.it. in "Diogene coricato") sul confine tra civiltà e barbarie.
Poi per gli anni successivi, su questi temi si vedano tra i molti: Ashley Montagu, "Uomo e aggressività" (1957, 1976); Konrad Lorenz, "Il cosiddetto male: l'aggressività" (1963); o Iraneus Eibl-Eibesfeldt; e anche Franco Fornari, "Psicoanalisi della guerra" (1964); Anthony Storr, "La distruttività" (1968-1972); o Desmond Morris; Hannah Arendt, "Sulla violenza" (1970); o René Girard, "Il capro espiatorio", e "La violenza e il Sacro"(1972); o Erich Fromm, "Anatomia della distruttività umana" (1973); Robert Hinde, "Basi biologiche del comportamento sociale umano" (1974); S. Milgram,"Obbedienza all'Autorità", 1974; Umberto Melotti, "Sulle origini dell'aggressività umana"(1977); Carlos Diaz, "Contro Prometeo" (1980); Henri Laborit, "La colomba assassina" (1983); Pierre Karli, "L'uomo aggressivo" (1987); e tanti altri degli anni più recenti … tra cui si vedano il volume "2008 Eranos Conference Perspectives on Violence and Aggression" a cura di John van Praag, e quello di M. Terestchenko (2005).
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Perché parlare di queste cose e mostrare anche foto di uccisioni?
Nella edizione italiana della raccolta di riproduzioni delle incisioni di Francisco Goya, Los desastres de la guerra, a cura di A.Terenzi, con Introduzione di R. Guttuso, edizioni Vie Nuove, Milano, 1967, il curatore riporta che il domestico di Goya, vedendo le sue incisioni su rame gli chiese: "Perché … dipingete simili orrori?", e Goya rispose: "Per chiedere eternamente agli uomini di non essere Barbari!".
Mi fa piacere venire a sapere che il 31 luglio scorso c'è stata una riunione all'Expo internazionale di Milano, di ben 80 Ministri della Cultura del mondo, sotto il titolo "Culture as Instrument of Dialogue among Peoples", che si è occupata anche della tutela del patrimonio culturale dell'Umanità (materiale e immateriale), per cui certi atti sono d'ora in poi definiti "crimini contro l'Umanità".
Silvia Costa, presidentessa della Commissione Cultura del Parlamento Europeo ricorda che è già stata approvata una risoluzione in aprile di 10 punti, che tra l'altro chiede alla comunità internazionale di prestare attenzione urgente a
1° ricostituire le basi per il dialogo interculturale e interreligioso, [ne scriverò in un paio di prossimi post],
2° ricordarsi che la distruzione e dispersione dei beni culturali è ad es. un metodo per poter utilizzare reperti archeologici come strumento di traffico illecito a fini di lucro per autofinanziarsi (dunque va ricordato che c'è una Convenzione Unesco contro tale traffico), e si chiede di promulgare una direttiva UE più chiara e dura dell'attuale contro tale commercio con misure concrete atte a bloccare ai confini i passaggi di beni di valore storico culturale e perseguire penalmente gli organizzatori appunto con l'imputazione di aver commesso un "crimine contro l'Umanità".
Era ora…!
P.S.: come è noto lo scorso venerdì 16 ottobre la cosiddetta Tomba del patriarca Giuseppe (Yosseph), costruzione storica a Shechem vicino a Nablus nei Territori palestinesi occupati in Cisgiordania, ritenuta luogo sacro da ebrei, cristiani, mussulmani, e samaritani, è stata incendiata da estremisti islamisti di Hamas (come già avvenne quindici anni fa) semplicemente perché una volta al mese viene consentito (in base a un accordo dell'Autorità Nazionale Palestinese con l'esercito israeliano) l'ingresso a quel luogo di culto anche agli ebrei provenienti da Israele.
Ma si aggiungano le sparatorie a marzo scorso nel museo d'arte di Tunisi contro i visitatori europei, o gli assassinii in gennaio a Parigi di quasi tutti i redattori della rivista satirica "Charlie hebdo", i vari accoltellamenti di chi sta passando per strada in varie città, e ora venerdì 13 novembre le bombe gettate contro la gente, sempre a Parigi, nella sala concerti al teatro Bataclan, e in altri luoghi pubblici, come ristoranti o stazioni, per darci la dimensione di quel che sta accadendo, e farci riflettere sul tipo di "cultura", o meglio di ideologia e anche di mentalità, di chi compie certe azioni ritenendole "giustificabili" (!).
[prosegue]
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