sabato 16 (prosegue)
Anche questo autista sta sempre sempre a chiacchierare al cellulare, e mette la sua musica ad alto volume, e pure l'aria condizionata. Si va per strade statali, attraverso un paesaggio collinare e verde.
Riattraversiamo la periferia della capitale, anche passando per parti che non avevamo viste. Notiamo che ci sono non poche auto giapponesi e coreane. Io ho costantemente acidità di stomaco, forse dipende dalle spezie che usano, per es. il coriandolo che mi da fastidio, e forse anche i cetrioli che mettono sempre in abbondanza tagliuzzati fini fini, e in generale sughi e condimenti cominciano a rivelarsi pesanti.
Poco prima di Sagarejo entriamo nella regione del Kakheti, vediamo passando diverse fortezze-castelli medievali, e chiesette sparse.
Dopo aver attraversato una bella campagna, finalmente arriviamo a Sighnaghi (2mila ab., sta su una montagnetta, a 840m).
Dopo aver attraversato una bella campagna, finalmente arriviamo a Sighnaghi (2mila ab., sta su una montagnetta, a 840m).
La piccola cittadina sembra carina, e la pensione è ricavata in un edificio di due secoli fa, e gestita dalla signora Ana che parla fluentemente e perfettamente un buon inglese.
C'è anche sua madre che ha 88 anni e ne dimostra una dozzina di meno (i georgiani sono longevi) (nella foto sotto è seduta dove c'è la cucina, dipinta in verde) .
C'è anche sua madre che ha 88 anni e ne dimostra una dozzina di meno (i georgiani sono longevi) (nella foto sotto è seduta dove c'è la cucina, dipinta in verde) .
La pensione è proprio in centro-centrissimo, uscendo dal portone si è in piazza Erekle, quella centrale con la fontana. Ed entrati dal portone c'è un cortile con delle stanze (con scale), e l'ufficietto della Ricezione, e poi uno spiazzo su cui da un portico con tavoli all'ombra e tavoli dentro per i pasti.
proseguendo c'è una ampia terrazza, mentre sulla sinistra ci sono due camere nuove, di cui una è la nostra. Abbiamo anche un balconcino che da sulla valle aperta, e il vantaggio è che da lì proviene l'arietta. Per cui spesso staremo in balcone a riposare o a leggere/scrivere, o a fare uno spuntino, o a passare la serata.
Dunque c'è un bel cortile (dove si può posteggiare), una vasta terrazza e il nostro mini balconcino che vale il soggiorno. Dal folto bosco della valle salgono cinguettii di uccellini, e sopratutto una brezza ristoratrice.
Usciamo subito e gironzoliamo per il paese, che è tutto sul lungo crinale di un colle, che ha i suoi fianchi scoscesi sia a destra che a sinistra. Girellando perle strade (semideserte) del tranquillo centro storico, scopriamo panorami e monumenti.
Da lì poi vanno al bel ristorante dove festeggiano con numerosi brindisi, musica dal vivo e danze. E si sente in tutta la piazza. I georgiani -come già accennavo- sono famosi per le tradizionali grandi mangiate e bevute con rituali e cerimoniali, discorsi da parte del capotavola e battute.
A volte si fanno ancora raduni di ultracentenari con gran libagioni in corni vuoti e discorsi infiniti pronunciati a turno
(da foto degli anni '60/70):
Noi andiamo a pranzo alla trattoria "Natakhtari", prendiamo spinaci al formaggio con spezie, e melanzane con crema di noci, con su semi di melograno (il tutto in piatti di plastica), e un pollo in sugo di melograno.
Poi restiamo a lungo al nostro tavolino sul balcone a guardare il bosco con migliaia di uccellini. Non c'è una lampadina fuori in terrazzo per restare lì la sera a leggere. Dal rubinetto del lavandino esce solo acqua calda o bollente, e non c'è acqua fredda... Con la chiave della porta è difficilissimo chiudere (come era anche a Mestia). La signora Ana è sempre molto gentile e disponibile. Intanto arrivano altri clienti in albergo. Gironzoliamo ancora per la cittadina.
Per cena invece andiamo un po' tardi al ristorante "Khoncho-Salomoni", dove mangiamo molto bene per 9 €uro in due (21.45 Lari), e rimaniamo fino alle 10 di sera.
Altrimenti dei buoni posti sono Pheasants Tears con buoni khachapuri, e Okro's Wines per la vista sulla vallata e la possibilità di comprare delle bottiglie di vino biologico.
Domenica 17
La signora ci ha raccontato che questa casa ha due o trecento anni, ed era stata costruita da armeni chiamati in Kakhetia dal re Erakli per sviluppare i commerci, e così venendo a stare qui sono diventati ricchi. Quando sono arrivati potere i sovietici, loro sono scappati (erano anche i tempi in cui gli armeni venivano perseguitati dagli ottomani e poi anche dai repubblicani di Ataturk). Non avevano avuto il coraggio di portare con sé gioielli, o soldi, ecc. per timore che qualcuno li potesse uccidere per derubarli, quindi hanno buttato via o nascosto i loro tesori. Qualche anno fa la nipote ha scritto un libro in cui raccoglieva le memorie su Sighnaghi, in cui cita questa casa, e così si è venuto a sapere che abitava a Mosca. Poi un giorno è venuta con sua madre a rivedere la casa che credevano non ci fosse più. E li hanno ringraziati di averla restaurata e messa a posto. In effetti questo racconto è stato sollecitato dalle domande di uno dei nuovi clienti mentre sta facendo la prima colazione nell saletta apposita, che è stata arredata come un piccolo museino, con il ritratto dell'ultimo re della Georgia che fece un accordo con la Russia negli ultimi anni del Settecento, consentendo che il Paese divenisse un loro protettorato dall'inizio dell'Ottocento (ma altri la raccontano diversamente).
Loro della famiglia Elizbarashvili circa alla fine degli scorsi anni ottanta, l'hanno acquistata che era un vero rudere abbandonato, senza esser stata più reclamata dagli eredi. Loro già erano potuti diventare proprietari della casa dove abitavano, ma avendo due figli volevano lasciare una casa a ciascuno. Poi invece hanno pensato che nel frattempo potevano farne una guest house, vedendo che il turismo si stava sviluppando.
Il cliente le chiede anche come mai lei sa così bene l'inglese da descrivere tutto ciò, e Ana dice che lei è nata a Tbilisi, dove avendo studiato lingue straniere è diventata insegnante di inglese. Poi ha sposato uno di qua, ed è venuta a viverci, dato che le piaceva e che si viveva abbastanza bene, rispetto ad altre zone dell'Unione Sovietica. Allora il cliente dice che anche lui è nato in Germania ma vive in Francia avendo sposato una francese. Le chiede anche come si stava durante il regime sovietico. Anadice che lei ha buoni ricordi, perché non c'era la preoccupazione di trovare e di mantenere il lavoro, e sul piano sociale e sanitario le sicurezze e le rassicurazioni sociali erano salde e intoccabili. Ora si vive meglio, ma ci sono molte incertezze e preoccupazioni riguardo al futuro. Dice che ora sua figlia, che si è laureata in fisica e che è brava, da lezioni di fisica ma la pagano poco o niente e non potrebbe vivere con quei soldi. E allora di fatto la mantengono ancora loro genitori. Mentre prima, tutti avevano diritto a un lavoro e a uno stipendio anche se molto basso. Ed è per questo che si era sviluppata l'abitudine ad ingannare lo Stato, o a rubare allo Stato, senza farsi nessun senso di colpa, ed è questo che a lungo termine lo ha fatto fallire. il cliente dice che ora è un po' così anche in Francia, e noi aggiungiamo che è così anche in Italia.
Intanto stamattina arriva l'autista con cui avevamo combinato ieri per farci fare un giro nei dintorni, in modo da vedere un po' la regione di Kakheti. Ci accordiamo per 70 Lari = 28 €uro. Torneremo nel tardo pomeriggio.
Attraversiamo delle belle campagne, che come diceva il signore di prima assomigliano molto ai paesi del sud europeo. Mi fa ricordare le condizioni e il tipo di traffico delle strade statali degli anni Sessanta/Settanta, tipo l' Aurelia, o quella della Cisa, e le gite appenniniche o sulle pre-Alpi. Tra le differenze ci sono i tubi del gas che non stanno sottoterra ma sopra... creando uno strano effetto nel paesaggio, di cui vengono "sottolineati" i contorni delle abitazioni e degli esercizi commerciali, degli orti, e giardini, e cortili. Comunque c'è la solita presenza in strada delle mucche (che nei prati sono spesso mescolate coi cavalli), e di maiali, eccetera.
Andiamo a visitare Tsinandali, poco oltre Telavi. Si tratta di una magnifica villa dell'inizio dell'Ottocento in un grande parco, che era di una famiglia della aristocrazia georgiana, i Chavchavadze. Ci sono due tipi di biglietto, quello con e quelli senza la spiegazione di una guida, uno per il Palazzo e il Parco, un'altro per la parte di casa-museo, e poi c'è quello con incluse delle degustazioni di prodotti e vini locali (ma è stato difficile comprendere tutto questo!).
Dopodiché andiamo a Ketevan dove c'è una chiesa-fortezza in cima ad una rocca. Molto suggestiva. Solo che andare su per una scalinata alle ore 12 con il terribile caldo che c'è, non è proprio un'idea geniale... Anche perché in realtà si tratta di tutto un complesso di edifici, con anche dei bagni-turchi.
Poi c'è la cittadella di Gremi, con le sue mura con torrette, e chiesa del 1565 costruita da re Levan.
Da qui si arriva poi al monastero di Nekresi, che del tutto isolato. Per andare a visitarlo si deve salire su per una ripida scarpata della collinetta su cui è stato costruito. E' divenuto un luogo-simbolo della Georgia cristiana: ci sono le più antiche chiesette del terzo e quarto sec. d.C. Per arrivare su lo si può fare solo con loro bus potenti, che fanno una gran salita ripida (penso che sia tutto almeno al 20%) su una strada lastricata con pietrosi, facendo tutto il percorso in 1a (sia salendo che poi in discesa).
Alla biglietteria c'è un gran casino, con gruppi di donne in pellegrinaggio, e uno anch'esso di turismo interno georgiano (oggi è domenica). Arrivati allo sportello io avevo creduto di capire che non avessero spiccioli da poter dare il resto (il biglietto costa a testa un Lari e mezzo, =0,60 €cents) a ciascuna di quelle donne in gruppo, che erano in coda prima di noi. Allora ho fatto vedere che avevamo solo una banconota da 5 Lari (=circa 2€), e dicendo che a noi non ci importava di ricevere il resto, per di poter andare su con il prossimo bus, senza dover aspettare chissà quando. Ma la mia proposta non è stata accettata da quello allo sportello. Per pura fortuna un giovane di Tbilisi che sa l'inglese, era lì con la sua ragazza, e ci ha detto che loro ci potevano cedere i loro due posti, e che sarebbero saliti con il bus successivo. Così poi abbiamo continuato a chiacchierare.
Sono gentilezze che già in altre occasioni ci erano capitate in Georgia.
Ma poi vien fuori che io avevo frainteso, e che non si trattava della questione del resto, ma di altro, non ho ben capito che cosa. Fattostà che come al solito quando si parlano ci sono sempre lunghissime spiegazioni, e poi un po' tutti i presenti ne prendono parte, e si aprono grandi discussioni apparentemente concitate in cui ognuno ritiene di essere ovviamente nel giusto, e che non può essere diversamente, per cui non ci sono alternative o compromessi possibili e accettabili. Ma invece si vede che poi non sono rigidi come a noi può sembrare, perché ad un certo punto tutto si risolve in un qualche modo, e ogni discussione cessa. Nel frattempo in tutto questo tempo non era arrivato alcun bus...
Saliamo con il primo bus che finalmente arriva, grazie a quel ragazzo, e dopo quando scendiamo dal bus in cima alla collina, ecco che arriva subito a ruota anche il secondo (con i due giovani di Tbilisi).
Suggestiva la posizione elevata e panoramica. Poi si ridiscende col bus in prima e con i freni. Fa molto caldo, ma forse ne è valsa la pena.
Ripartiamo con la nostra auto, e andiamo a Kvareli, dove c'è la maggiore e più vecchia ditta di produzione delle bottiglie di vino, cioè la "Kindz Merauli", che immagazzina in grandi cisterne, poi imbottiglia e spedisce sia grappa (chacha), una specie di vodka color giallino trasparente, che anche cognac, e vini moscato semi-dolce, dolce, o di altre qualità. Durante la spremitura loro tengono sia la pellicina che i semini e tutto, per cui poi la colorazione risulta diversa dalla nostra, e lo è anche la lavorazione. Vengono mantenuti a -3° per un certo tempo, e poi vengono messi in contenitori di tipo moderno. La vincerai ha sede in un castello medievale, mentre le cantine sono state costruite nel 1533. Interessante. Esportano l' 80% in tutto il mondo, persino in Francia (ma non in Italia), e il 20% è riservato al mercato interno.
Come ho già accennato più sopra la Georgia si vanta di essere stato il paese in cui si è iniziata la coltivazione sistematica di vigneti per la produzione di vino (in kartli georgiano =gvino), sin nell'età più arcaica (sembra si possa far risalire al VI millennio a.C.). Ed essa è continuata con i vecchi metodi ancora sino ai nostri giorni.
Qui si producono non solo vini di varie qualità e gradazioni, bianchi rossi, rosé ecc. ma anche diversi liquori, e grappe.
Certi hanno paragonato il Kakheti alla Toscana per vari suoi aspetti. Ci avevano anche menzionato il Chateau Mère Hotel, ma poi non ci siamo fermati.
Per il gran caldo beviamo veramente molto e continuamente acqua minerale a temperatura ambiente.
Ritorniamo a Signaghi, il panorama del Caucaso il lontananza all'orizzonte è molto bello. Panziamo tardi, in un ristorantino all'ombra. Prendo una insalata di pollo mentre Annalisa una Cesar's Salad, e poi un gran piattone di frutta fresca assortita (cosa impossibile in quasi tutti gli altri ristoranti della Georgia), per un tot. 13€uro, e ci alziamo da tavola alle 5pm.
L'idea era di visitare il museo del Kakheti,istituito nel 1947, ma non lo facciamo per pigrizia da caldo.
Facciamo di nuovo due passi nel parco centrale, dove sulla destra ci sono sul muro dei bassorilievi per celebrare la pace e inneggiare al buon vino (sotto stanno tutti i nomi dei caduti in guerra)
Quindi poi ce ne stiamo sul nostro balconcino a rilassarci.
Usciamo tardi per andare a cena, andiamo su a destra da "Shio", e lì prendo un karcho, e Annalisa delle patate arrosto. Finito il week end, ora c'è una gran calma rispetto a sabato-domenica. C'è la luna piena, e nonostante ciò una magnifica stellata, e l'aria è mite.
Lunedì 18 luglio
Ieri sera sono arrivati due giovani nella camera accanto, e anche loro hanno difficoltà con la chiave. La signora dice loro che questa è una copia, e la chiave originale non ce l'ha più perché qualcuno se l'è portata via, e che le consegneranno una nuova copia solo domani. Comunque quel che tranquillizza è che qui nessuno chiude a chiave, e l'albergo non chiude nemmeno il portone-cancello di ingresso sulla strada durante la notte, e non c'è un guardiano notturno.
Dormiamo un po' peggio del solito, a causa del letto stretto e caldo, e anche delle lenzuola troppo strette ... Alle 6 un tizio, qui vicinissimo si mette a tagliare l'erba...
Pensavamo di andare a visitare il sito di Davit Garejia, un complesso monacale rupestre, con molte grotte in cui facevano vita da eremitaggio, ma poi dobbiamo rinunciare dato che è fuori dal percorso di ritorno...
Partiamo con una macchina, e ritorniamo a Tbilisi (120 km), dove resteremo solo oggi e domani, perché mercoledì mattina l'aereo decollerà alle sei e mezza...
(continua)
proseguendo c'è una ampia terrazza, mentre sulla sinistra ci sono due camere nuove, di cui una è la nostra. Abbiamo anche un balconcino che da sulla valle aperta, e il vantaggio è che da lì proviene l'arietta. Per cui spesso staremo in balcone a riposare o a leggere/scrivere, o a fare uno spuntino, o a passare la serata.
il portone della Central guest house è proprio dietro alla fontana della piazza
camere, e a ds l'ufficio di ricezione
spazio per prima colazione, fuori ma all'ombra, e per la cena (dentro)
la terrazza
la porta della ns camera
il ns balconcino con vista sulla valle
Dunque c'è un bel cortile (dove si può posteggiare), una vasta terrazza e il nostro mini balconcino che vale il soggiorno. Dal folto bosco della valle salgono cinguettii di uccellini, e sopratutto una brezza ristoratrice.
Usciamo subito e gironzoliamo per il paese, che è tutto sul lungo crinale di un colle, che ha i suoi fianchi scoscesi sia a destra che a sinistra. Girellando perle strade (semideserte) del tranquillo centro storico, scopriamo panorami e monumenti.
Andiamo fino alle possenti e lunghe mura medievali
In centro spicca la fontana con la statua dell'antico simbolo di un cervo
e la riproduzione di figure arcaiche
la via principale da una brossura dell'ufficio turistico
tipici balconi di legno
Poi ci sediamo nel piccolo parco centrale, a osservare la gente che passa, contadine che portano dalla campagna qualche loro prodotto da vendere
frutti
Oggi ci sono due matrimoni nella sala delle cerimonie nuziali civili, che sta accanto all'ufficio turistico, sotto degli archi in cima a una scalinata, di fianco all'ufficio turistico.
A volte si fanno ancora raduni di ultracentenari con gran libagioni in corni vuoti e discorsi infiniti pronunciati a turno
(da foto degli anni '60/70):
Noi andiamo a pranzo alla trattoria "Natakhtari", prendiamo spinaci al formaggio con spezie, e melanzane con crema di noci, con su semi di melograno (il tutto in piatti di plastica), e un pollo in sugo di melograno.
Per cena invece andiamo un po' tardi al ristorante "Khoncho-Salomoni", dove mangiamo molto bene per 9 €uro in due (21.45 Lari), e rimaniamo fino alle 10 di sera.
Altrimenti dei buoni posti sono Pheasants Tears con buoni khachapuri, e Okro's Wines per la vista sulla vallata e la possibilità di comprare delle bottiglie di vino biologico.
Domenica 17
La signora ci ha raccontato che questa casa ha due o trecento anni, ed era stata costruita da armeni chiamati in Kakhetia dal re Erakli per sviluppare i commerci, e così venendo a stare qui sono diventati ricchi. Quando sono arrivati potere i sovietici, loro sono scappati (erano anche i tempi in cui gli armeni venivano perseguitati dagli ottomani e poi anche dai repubblicani di Ataturk). Non avevano avuto il coraggio di portare con sé gioielli, o soldi, ecc. per timore che qualcuno li potesse uccidere per derubarli, quindi hanno buttato via o nascosto i loro tesori. Qualche anno fa la nipote ha scritto un libro in cui raccoglieva le memorie su Sighnaghi, in cui cita questa casa, e così si è venuto a sapere che abitava a Mosca. Poi un giorno è venuta con sua madre a rivedere la casa che credevano non ci fosse più. E li hanno ringraziati di averla restaurata e messa a posto. In effetti questo racconto è stato sollecitato dalle domande di uno dei nuovi clienti mentre sta facendo la prima colazione nell saletta apposita, che è stata arredata come un piccolo museino, con il ritratto dell'ultimo re della Georgia che fece un accordo con la Russia negli ultimi anni del Settecento, consentendo che il Paese divenisse un loro protettorato dall'inizio dell'Ottocento (ma altri la raccontano diversamente).
re Erekle II
Loro della famiglia Elizbarashvili circa alla fine degli scorsi anni ottanta, l'hanno acquistata che era un vero rudere abbandonato, senza esser stata più reclamata dagli eredi. Loro già erano potuti diventare proprietari della casa dove abitavano, ma avendo due figli volevano lasciare una casa a ciascuno. Poi invece hanno pensato che nel frattempo potevano farne una guest house, vedendo che il turismo si stava sviluppando.
Il cliente le chiede anche come mai lei sa così bene l'inglese da descrivere tutto ciò, e Ana dice che lei è nata a Tbilisi, dove avendo studiato lingue straniere è diventata insegnante di inglese. Poi ha sposato uno di qua, ed è venuta a viverci, dato che le piaceva e che si viveva abbastanza bene, rispetto ad altre zone dell'Unione Sovietica. Allora il cliente dice che anche lui è nato in Germania ma vive in Francia avendo sposato una francese. Le chiede anche come si stava durante il regime sovietico. Anadice che lei ha buoni ricordi, perché non c'era la preoccupazione di trovare e di mantenere il lavoro, e sul piano sociale e sanitario le sicurezze e le rassicurazioni sociali erano salde e intoccabili. Ora si vive meglio, ma ci sono molte incertezze e preoccupazioni riguardo al futuro. Dice che ora sua figlia, che si è laureata in fisica e che è brava, da lezioni di fisica ma la pagano poco o niente e non potrebbe vivere con quei soldi. E allora di fatto la mantengono ancora loro genitori. Mentre prima, tutti avevano diritto a un lavoro e a uno stipendio anche se molto basso. Ed è per questo che si era sviluppata l'abitudine ad ingannare lo Stato, o a rubare allo Stato, senza farsi nessun senso di colpa, ed è questo che a lungo termine lo ha fatto fallire. il cliente dice che ora è un po' così anche in Francia, e noi aggiungiamo che è così anche in Italia.
Intanto stamattina arriva l'autista con cui avevamo combinato ieri per farci fare un giro nei dintorni, in modo da vedere un po' la regione di Kakheti. Ci accordiamo per 70 Lari = 28 €uro. Torneremo nel tardo pomeriggio.
cartina del Kakheti
Andiamo a visitare Tsinandali, poco oltre Telavi. Si tratta di una magnifica villa dell'inizio dell'Ottocento in un grande parco, che era di una famiglia della aristocrazia georgiana, i Chavchavadze. Ci sono due tipi di biglietto, quello con e quelli senza la spiegazione di una guida, uno per il Palazzo e il Parco, un'altro per la parte di casa-museo, e poi c'è quello con incluse delle degustazioni di prodotti e vini locali (ma è stato difficile comprendere tutto questo!).
il Palazzo e il grande Parco (18 ettari)
Il settore museo è intitolato al poeta Aleksander Chavchavadze che fu una figura importante del romanticismo georgiano.
una sua poesia alla madre, del 1839
una rara fotografia della madre coi figli ragazzini
la martire di Ketevan, e la sua leggenda
alcuni visitatori sostano all'ombra dopo esser saliti
Poi c'è la cittadella di Gremi, con le sue mura con torrette, e chiesa del 1565 costruita da re Levan.
Da qui si arriva poi al monastero di Nekresi, che del tutto isolato. Per andare a visitarlo si deve salire su per una ripida scarpata della collinetta su cui è stato costruito. E' divenuto un luogo-simbolo della Georgia cristiana: ci sono le più antiche chiesette del terzo e quarto sec. d.C. Per arrivare su lo si può fare solo con loro bus potenti, che fanno una gran salita ripida (penso che sia tutto almeno al 20%) su una strada lastricata con pietrosi, facendo tutto il percorso in 1a (sia salendo che poi in discesa).
Alla biglietteria c'è un gran casino, con gruppi di donne in pellegrinaggio, e uno anch'esso di turismo interno georgiano (oggi è domenica). Arrivati allo sportello io avevo creduto di capire che non avessero spiccioli da poter dare il resto (il biglietto costa a testa un Lari e mezzo, =0,60 €cents) a ciascuna di quelle donne in gruppo, che erano in coda prima di noi. Allora ho fatto vedere che avevamo solo una banconota da 5 Lari (=circa 2€), e dicendo che a noi non ci importava di ricevere il resto, per di poter andare su con il prossimo bus, senza dover aspettare chissà quando. Ma la mia proposta non è stata accettata da quello allo sportello. Per pura fortuna un giovane di Tbilisi che sa l'inglese, era lì con la sua ragazza, e ci ha detto che loro ci potevano cedere i loro due posti, e che sarebbero saliti con il bus successivo. Così poi abbiamo continuato a chiacchierare.
Sono gentilezze che già in altre occasioni ci erano capitate in Georgia.
Ma poi vien fuori che io avevo frainteso, e che non si trattava della questione del resto, ma di altro, non ho ben capito che cosa. Fattostà che come al solito quando si parlano ci sono sempre lunghissime spiegazioni, e poi un po' tutti i presenti ne prendono parte, e si aprono grandi discussioni apparentemente concitate in cui ognuno ritiene di essere ovviamente nel giusto, e che non può essere diversamente, per cui non ci sono alternative o compromessi possibili e accettabili. Ma invece si vede che poi non sono rigidi come a noi può sembrare, perché ad un certo punto tutto si risolve in un qualche modo, e ogni discussione cessa. Nel frattempo in tutto questo tempo non era arrivato alcun bus...
Saliamo con il primo bus che finalmente arriva, grazie a quel ragazzo, e dopo quando scendiamo dal bus in cima alla collina, ecco che arriva subito a ruota anche il secondo (con i due giovani di Tbilisi).
Suggestiva la posizione elevata e panoramica. Poi si ridiscende col bus in prima e con i freni. Fa molto caldo, ma forse ne è valsa la pena.
il panorama dalla collina è molto vasto
cappelletta in grotta
ogni raffigurazione di un quadro si riferisce ad una leggenda, e a storie di santi.
Ripartiamo con la nostra auto, e andiamo a Kvareli, dove c'è la maggiore e più vecchia ditta di produzione delle bottiglie di vino, cioè la "Kindz Merauli", che immagazzina in grandi cisterne, poi imbottiglia e spedisce sia grappa (chacha), una specie di vodka color giallino trasparente, che anche cognac, e vini moscato semi-dolce, dolce, o di altre qualità. Durante la spremitura loro tengono sia la pellicina che i semini e tutto, per cui poi la colorazione risulta diversa dalla nostra, e lo è anche la lavorazione. Vengono mantenuti a -3° per un certo tempo, e poi vengono messi in contenitori di tipo moderno. La vincerai ha sede in un castello medievale, mentre le cantine sono state costruite nel 1533. Interessante. Esportano l' 80% in tutto il mondo, persino in Francia (ma non in Italia), e il 20% è riservato al mercato interno.
Come ho già accennato più sopra la Georgia si vanta di essere stato il paese in cui si è iniziata la coltivazione sistematica di vigneti per la produzione di vino (in kartli georgiano =gvino), sin nell'età più arcaica (sembra si possa far risalire al VI millennio a.C.). Ed essa è continuata con i vecchi metodi ancora sino ai nostri giorni.
antiche otri giganti
antiche cantine
antica iscrizione
antica produzione del vino
la regina e il re
musici nelle feste della vendemmia
possidente di piantagioni di vite
portatori di anfore o vesciche in pelle
liquore Eniseli
altri liquori
la grappa chacha nelle sue varianti
imitazioni di antiche bottiglie
riproduzione in bronzo di una statuetta del VII sec. a.C. scoperta a Vani
Certi hanno paragonato il Kakheti alla Toscana per vari suoi aspetti. Ci avevano anche menzionato il Chateau Mère Hotel, ma poi non ci siamo fermati.
Per il gran caldo beviamo veramente molto e continuamente acqua minerale a temperatura ambiente.
Ritorniamo a Signaghi, il panorama del Caucaso il lontananza all'orizzonte è molto bello. Panziamo tardi, in un ristorantino all'ombra. Prendo una insalata di pollo mentre Annalisa una Cesar's Salad, e poi un gran piattone di frutta fresca assortita (cosa impossibile in quasi tutti gli altri ristoranti della Georgia), per un tot. 13€uro, e ci alziamo da tavola alle 5pm.
L'idea era di visitare il museo del Kakheti,istituito nel 1947, ma non lo facciamo per pigrizia da caldo.
Facciamo di nuovo due passi nel parco centrale, dove sulla destra ci sono sul muro dei bassorilievi per celebrare la pace e inneggiare al buon vino (sotto stanno tutti i nomi dei caduti in guerra)
Quindi poi ce ne stiamo sul nostro balconcino a rilassarci.
Usciamo tardi per andare a cena, andiamo su a destra da "Shio", e lì prendo un karcho, e Annalisa delle patate arrosto. Finito il week end, ora c'è una gran calma rispetto a sabato-domenica. C'è la luna piena, e nonostante ciò una magnifica stellata, e l'aria è mite.
Lunedì 18 luglio
Ieri sera sono arrivati due giovani nella camera accanto, e anche loro hanno difficoltà con la chiave. La signora dice loro che questa è una copia, e la chiave originale non ce l'ha più perché qualcuno se l'è portata via, e che le consegneranno una nuova copia solo domani. Comunque quel che tranquillizza è che qui nessuno chiude a chiave, e l'albergo non chiude nemmeno il portone-cancello di ingresso sulla strada durante la notte, e non c'è un guardiano notturno.
Dormiamo un po' peggio del solito, a causa del letto stretto e caldo, e anche delle lenzuola troppo strette ... Alle 6 un tizio, qui vicinissimo si mette a tagliare l'erba...
Pensavamo di andare a visitare il sito di Davit Garejia, un complesso monacale rupestre, con molte grotte in cui facevano vita da eremitaggio, ma poi dobbiamo rinunciare dato che è fuori dal percorso di ritorno...
Partiamo con una macchina, e ritorniamo a Tbilisi (120 km), dove resteremo solo oggi e domani, perché mercoledì mattina l'aereo decollerà alle sei e mezza...
(continua)
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