Altri tempi, altri mondi... Cantava Fabrizio De André: "Re Carlo tornava dalla guerra, lo accoglie la sua terra cingendolo d' allòr (ta-taratà, taratà)", e tutti andavano ad applaudirlo durante il percorso, e i nobili lo attendevano a palazzo, ma lui si attardò per fare l'amore con una avvenente fanciulla. Ve lo immaginereste oggi ? Scenario improbabile. Mi viene in mente che era lo storico Lucien Febvre che riferiva di un episodio, ricostruito durante le sue ricerche d'archivio (che riguardavano per la precisione non re Carlo VIII di Valois, ma Francesco I, re di Francia tra il 1515 e 1547), in cui appunto si racconta che il re sta tornando da una guerra, ma prima di giungere a corte, si ferma dalla sua amata e vi passa la notte. Ma poi, sgaiattolando fuori dall'alcova (ecco due parole ora in disuso) al mattino presto, per rientrare per tempo al centro del potere, dove lo attendevano ansiosamente, si ritrovò a passare dinnanzi ad una chiesetta di campagna proprio mentre suonavano le campane e, commosso, si attardò in devoto raccoglimento. Quindi spronò il destriero -altra parola in disuso- e si precipitò a palazzo. E infine, si suppone, rientrerà anche nella sua dimensione domestica e familiare, dove ad attenderlo potrebbe esserci pure la sorella, Margherita di Navarra, autrice di un Heptamerone, una raccolta di novelle licenziose, e anche dello "Specchio di un'anima peccatrice", una raccolta di poesie di religiosa contrizione... (era una ammiratrice di Erasmo).
Ma ve lo immaginate nei nostri tempi? Ora questa sequenza, percorsa con la più candida naturalezza non sarebbe facilmente accettabile, nè immaginabile. Dopo la svolta cartesiana che ancora impronta la cultura occidentale, questa scenetta del racconto di Febvre, sarebbe difficilmente proponibile se non nell'ambito della fiction per fare spettacolo. E inoltre abbiamo alle spalle un paio di secoli di moralismo chiesastico bigotto e intransigente, almeno dall'epoca della restaurazione del 1815 in avanti. Oggi queste commistioni suscitano scandalo, o si è ferventi devoti o si è licenziosi, o si è dediti alla politica e all'esercizio del potere, o si ha del tempo da perdere per dedicarlo a frivolezze amorose...
Oppure no? non vi sembra che sia così? che la nostra mentalità sia improntata a categorizzazioni così schematiche? e se invece ora in questa nostra fase di crisi morale, quel lontano modo di vivere la vita, precartesiano, e addirittura pre-tridentino, potesse essere invece di nuovo concepibile? Forse, sgretolatasi per implosione l'epoca degli ideologismi, forse potremmo figurarci un passare con nonchalance (parola in disuso) in modo piuttosto naif da un comportamento all'altro, da un impersonare figure appartenenti a ruoli così differenti? il guerriero combattente che stermina sereno e inflessibile i nemici, il valoroso ammirato come eroe, il "romantico" che prima che dalla moglie, corre subito dall'amata, il devoto che si raccoglie in preghiera, il politico che presiede le riunioni, il buon capofamiglia esemplare...(che non si scorda della sua creativa sorella scrittrice che lui tanto apprezza per i suoi bei libri)... E tutti questi passaggi li compie senza pudori o vergogne, senza concepire pentimento, senza essere criticato dall' opinione popolare o esposto a pubblico ludibrio (parola fortunatamente in disuso) dai severi e arcigni censori curiali del momento. Insomma senza vedervi alcuna incoerenza, considerando che siano piani che non hanno nulla a che spartire tra loro, non intersecantesi, oppure che hanno si a che fare tra loro, ma non come potremmo concepirlo noi persone del XXI secolo.
Si potrebbe oggi ripensare a uno scenario simile, in cui praticare con lo stesso sincero trasporto "l'amor sacro e l'amor profano" (espressioni pure queste andate in disuso, tranne che in un'altra famosa canzone di De André)? Non credo, mi pare che qui si tocchi palpabilmente quanto tempo ci separa da allora, e che la storia sia appunto sinonimo di cambiamento. Possiamo oggi concepire questi comportamenti come non necessariamente reciprocamente escludentesi, non intimamente contradditòri ? difficilmente forse. L'età del cosiddetto Rinascimento è per molti versi lontanissima.
Dove voglio arrivare? non certo a riproporre un buon guerriero cristiano che fa "giustizia" degli infedeli fanatici sterminandoli con tutta indifferenza... nè voglio fare l'apologia della bigamia o poligamia (o viceversa della poliandria)... vorrei solo capire se questa fase di crisi di valori, di cui tanto si parla come di una fase forse di transizione, potrà mai sfociare in una aurora di un rinnovamento delle mentalità diffuse in campo etico, e in che direzione. Oggi mi pare che un apparente rinnovamento sia dato da un diffuso consumismo e egocentrismo da un lato, e da un sempre più forte influsso di mentalità di provenienza nordamericana che stanno condizionando i nostri comportamenti e i nostri riferimenti culturali. A questo, di fatto, si riduce la decantata nuova grande complessità multiforme della contemporaneità, almeno in questi àmbiti (ma già così non sarebbe comunque cosa da poco per le discontinuità e le contraddizioni che potrebbe produrre...).
Precisato che ritengo che a casa sua ogni adulto che sia a posto col pagamento delle tasse, e nel rispetto delle leggi vigenti, possa comportarsi nei rapporti tra liberi maggiorenni, e nell'ambito dell'espressione dei suoi sentimenti "privati", come gli pare, a patto che non rechi danno ad altri, e trovi consenziente chi con lui condivida certe scelte e liberamente vi si associ. E precisato che ritengo che oggi nessuna autorità possa ergersi a censore e direttore dei comportamenti della generalità della popolazione specialmente per quanto concerne la sfera dell' "intimo" (e insomma per esser chiaro penso soprattutto ai sacerdotali censori della Curia).
Volevo qui solo far notare che le mentalità cambiano, si trasformano incessantemente, e che anche nel nostro passato collettivo abita la diversità, non c'è bisogno di contrapporsi a diversità esterne, ricordiamoci che essa abita dentro di noi. La storia è storia delle diversità che si susseguono e si intrecciano combinandosi continuamente e variamente. Possiamo misurare la distanza tra noi e i nostri progenitori e avi, proprio da questi cambiamenti e discontinuità che sono avvenuti nella continuità di quel minimo comune denominatore che si chiama civiltà occidentale. Ma la ritroviamo anche solo nel confronto tra le ultime tre generazioni, e quindi degli ultimi quarant'anni. La diversità dunque anche in campo etico abita nella nostra stessa storia, la ritroviamo nel divenire dei significati e del senso attribuiti alle cose e agli atti del vivere quotidiano.
Ma oggi mi pare che persista - con tenace vischiosità e forza di permanenza - una abitudine a giudicare cartesianamente, a voler classificare, ad incasellare, a definire, a generalizzare, e a giudicare con un eccesso di senso di superiorità (quasi che noi fossimo i figli di un percorso culturale lineare e coerente) un qualunque "berbero" che passi sotto casa, o (come dicono i francesi) che apra una botteguccia di alimentari e generi vari dietro l'angolo della strada, le berbère du coin (come il personaggio recitato da Omar Sharif nel bel film "Monsieur Ibrahim"). E questo senza in realtà sapere nulla nè di lui nè della sua specifica cultura, ma soprattutto nemmeno di noi stessi e della nostra storia, cioè di come si sia formata la nostra stessa identità collettiva, questa cosa strana e assai complessa... che oggi sta cambiando velocemente connotati sotto i nostri stessi occhi.
Mi sono spiegato? o forse voi che leggete pensavate che mi riferissi al giro di minorenni che ruota attorno al nostro facoltosissimo cavaliere (alcuni dicono senza motivi apparenti di interesse materiale, ma solo per amoroso interesse verso l'idolatrato cavaliere), il quale a chi lo critica per questo, risponde "sono affari miei" ? oppure pensavate che mi riferissi alla dilagante amoralità che concepisce come distinte e disgiunte le sfere dell'esercizio della sessualità e quelle dei legami amorosi, per cui appunto consuma il sesso senza amore, ovvero concepisce anche l'intimità senza affettività, e questo gran bordello, ovvero questo individualismo totalmente egocentrato lo chiama "il nuovo che avanza" in barba ai moralisti della vecchia morale bigotta oramai effettivamente morta e sepolta ?
Nessun commento:
Posta un commento