Ad esempio, una amica mi ha raccontato di un suo viaggio un po' avventuroso nella zona tibetana del Ladakh indiano. Il bello è che il nucleo più significativo era in gran parte composto da storie di incontri. Soprattutto di incontri e di scambi con altri viaggiatori, o residenti, occidentali. cioè gente che è di qui ma che incontri là, e il contesto è determinante per far sì che là ci sia quel tipo di gente, che là li incontri, e che ci si apra a un dialogo schietto, che si abbiano interessi in comune, atteggiamenti, mentalità. Come sapete, o come comunque vi potete immaginare, in quelle regioni in cui ancora non è giunto il turismo organizzato, che sono ancora poco attrezzate quanto a strutture ricettive, e che sono di non facile, o non agevole, accesso, e magari ancora solo appena accennate e non ben descritte nelle guide, è un po' una avventura arrivarci e pochi sono i viaggiatori che lo fanno. Per cui quando si raggiunge una località se c'è qualcun altro con tratti occidentali ci si vede sin da lontano e ci si incontra per scambiarsi informazioni, consigli e racconti. Ci si riconosce e ci si sente vicini, si condividono sensazioni, emozioni, ci si sente solidali. E queste storie vere, ma anche le storie fantastiche che ci si costruisce poi relativamente a certi personaggi, sono dense, stimolanti, scorrono alte, e paiono paradigmatiche.
E così ci si specchia e si riceve molto. E poi ci sono le suggestioni dell’ambiente o del momento, per cui personaggi, costumi, voci, situazioni, spiccano e sembrano davvero straordinarie.
Si torna, in questo stimolo all’immaginario, un po’ adolescenti e il bello è che si ringiovanisce, cioè si ritorna a quei racconti di accadimenti superlativi che poi magari traggono spunto da cose di corrente quotidianità, ma che sono state vissute, sono entrate nel nostro vissuto, come emblematiche e strabilianti... per il semplice fatto che hanno avuto per noi la caratteristica della scoperta.
Mentre si è lontani in un altrove, ad un certo punto sembra che su ogni abitante dell'altrove, su ogni persona un
po' particolare che si osserva, si possa fantasticare ed immaginarsi vite e vicende, e così ci si racconta storie, e se si è in due o tre l'immaginazione attiva si innesca e nello stesso luogo e momento ognuno vede storie diverse dietro a personaggi creati sul momento, e ci si scambia le proprie narrazioni fantastiche. E' un bellissimo passatempo questo di stare a guardare tipi strani, diversi, per abiti, atteggiamenti, espressioni, relazioni...
Mentre si è lontani in un altrove, ad un certo punto sembra che su ogni abitante dell'altrove, su ogni persona un
a casa di un anziano colto e saggio, nello stato di Haryana in India
po' particolare che si osserva, si possa fantasticare ed immaginarsi vite e vicende, e così ci si racconta storie, e se si è in due o tre l'immaginazione attiva si innesca e nello stesso luogo e momento ognuno vede storie diverse dietro a personaggi creati sul momento, e ci si scambia le proprie narrazioni fantastiche. E' un bellissimo passatempo questo di stare a guardare tipi strani, diversi, per abiti, atteggiamenti, espressioni, relazioni...
da una parrucchiera in Mpumalanga (Sudafrica)
Ma qualcosa di simile avviene già prima della partenza, con l'elaborazione delle proprie aspettative, attraverso letture o visioni di film. Anche a me accade tutto questo nella fase preparatoria, e così mi faccio raccontare cose dai miei libri, dai cd, girando su internet, dai video su youtube, a volte anche dalla radio, dalla tv, dalle riviste, ecc. e mi ritrovo a fantasticare nel fare questi percorsi con la mente.
E poi di positivo ci sono gli incontri con gli estranei, anche quelli rapidi, però quelli con i sorrisi, con coloro che pensano bene di te e tu di loro, e ci si da reciprocamente.
E alla fine di solito si producono anche dei sogni, che molte volte sono piacevoli, ma comunque sono l'altra dimensione, e lì è quasi tutto ancora diverso, è veramente come una specie di viaggio particolare in un mondo lontano e famigliare nel contempo.
ad Auroville nel Tamil Nadu (sud-est India)
Ci sono tanti aspetti della dimensione di viaggio, dell'andare verso una meta, nell'essere di qua e di là... E al finale ci sarà poi il piacere del ritorno agognato, e del racconto, ma questo godimento del non essere qua ma là, questo piacere, si verifica anche in "andata"... anche da subito, arrivando e iniziando un viaggio c'è il ritrovare paesaggi, odori, sapori, sensazioni. Al ritorno c'è anche il ritrovare amici con cui non ci si vedeva nè ci si sentiva magari da un sacco di tempo... Mentre andando là, hai tutte quelle emozioni e conferme che puoi cogliere solo accogliendole, andando loro incontro, non ultimo riprovare l'ebrezza del rischio, o semplicemente dell'incognita (penso ora al viaggio in birmania, o in certi villaggi andini, -vedi diari in questo blog). Il porsi in viaggio, è sempre un po' un porsi alla prova, ed è un andare verso il liminale, per varcare delle soglie, per decontestualizzarsi e così nel decostruirsi, ricostruirsi, agire, attuare diversamente, essendo diversi gli intenti, essendo diversamente collocati.
a casa di una coppia di Sikh seguaci di Krishnamurti (India)
a casa di un giornalista bengalese comunista a Gurgaon nel centro-nord dell'India
in casa di una famiglia di indios saraguro sulle Ande del sud dell'Ecuador
Io amo la dimensione del vagabondaggio, ne ho bisogno. Ma allo stesso tempo, quanto mi piace lo starmene nella mia tana, a cuccia, tranquillo e silente a leggere un bel libro o a vedermi un video o un film... e poi se no cosa e a chi racconto? In definitiva per me si tratta un po' sempre della stessa medaglia, perché in fondo poi sono tutti viaggi mentali... certi hanno in più il fatto che producono vissuti inediti o comunque differenti.
A parte i grandi viaggioni nell'altrove, mi piace "semplicemente" la nostra montagna, d'inverno corro giù per la bianca neve (sciando) con l'aria fredda in faccia, e oltre allo spettacolo naturale che ho davanti, con la codina dell’occhio vedo bei paesaggi che mi scorrono ai lati...
Ma mi manca molto il mare, che forse è stato il primo amore, il mare quello dotato di bellezza superlativa, con la sua aria, i colori, la sua realtà cristallina, l'immensità amniotica in cui immergersi fiduciosi. Il poter volare sott'acqua (io sto sempre ad occhi aperti sotto), l'esser tenuti su a galla, come in braccio, sostenuti dalle morbide mani materne mentre il sole ti sorride, l'acqua ti da il fresco refrigerio e puoi guardare il sole ...e poi a terra gli odori dei cespugli aromatici e dell'aria secca e ossigenata dei luoghi assolati. E' una gran bella cosa stare in una zona soleggiata tutto l’anno: più luce, più giorno, un pochino più di colori, il cielo più alto...ci si può tirar fuori dalla cuccia in fondo alla tana....
Perciò ogni tanto (ogni troppo) per fortuna torno a suscitare quelle sensazioni, torno alle nevi, o al mare, o all'altrove e alla sua scoperta, all'infanzia, all'adolescenza, per rimettermi nel grande ciclo della trasformazione.
Papà hai visto il mio post su come prepararsi al viaggio? Preso ne scriverò uno proprio sulla nostalgia post viaggio, che si potrebbe chiamare anche malinconia o melancholia oppure saudade..che ne dici? insomma, quello che dicono "il mal d'africa" esiste, solo non solo con l'africa..e poi è ovvio, per viaggiatori inside ogni viaggio è un ricordo di vita, di un periodo, di qualcosa che hai imparato o di cui hai goduto, e che ora è lontano, ma di cui in fondo porterai sempre un pezzetto dentro di te. Ricordati quel che diceva la Diva Plavalaguna din "the 5th element" e che si potrbbe riempire di mille significati spirituali, psicologici ecc.."Le pietre sono in me".
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