martedì 21 agosto 2012

ognuno è prigioniero del proprio modo di vedere e vivere il mondo?


Jostein Gaarder, autore di libri divulgativi di filosofia, e di romanzi, scrive:
"(...) c'è comunque una bella differenza tra uno specchietto per il trucco e lo specchietto di un telescopio. Credo che questo sia quello che viene definito un cambiamento di prospettiva. Forse può anche esser definito un risveglio. Non è mai troppo tardi per avere un risveglio. Ma molte persone vivono tutta la vita senza rendersi conto di fluttuare nello spazio vuoto."


Philip Dick scrivendo a proposito del tema fantascientifico dei viaggi nel tempo, intesi come viaggi nel futuro, dice che "L'essenza di (questa tematica) è un confronto di qualche tipo soprattutto dell'individuo con sè stesso". Solo che nella mentalità corrente "si penserebbe che viaggiare nel futuro e ritornare, debba portare a un aumento di conoscenze" (...) mentre al contrario genererebbe molte incomprensioni, il maggiore dei lati ironici di una tale situazione sarebbe "il proprio stupore di fronte alle proprie stesse azioni" (...) "è come se l'aumento di informazioni prodotto da un tale risultato tecnologico, cioè informazioni esatte su ciò che sta per accadere, diminuisse la vera comprensione".
Un lato positivo di queste riflessioni secondo lui potrebbe essere "renderci conto che non tutti vediamo realmente l'universo nello stesso modo, o che addirittura in un certo senso non vediamo tutti lo stesso universo" ... Dick è fautore della visione secondo cui ciascuno si crea il proprio Mondo, e questi non sempre corrispondono a quelli altrui, per cui da qui nasce una certa dose di incomunicabilità e quindi incompresione tra le persone. per cui ci sono quelli che "fluttuano in uno spazio vuoto" di contenuti e vivono privi di consapevolezza sul proprio rapporto tra sè e il mondo, la società, le istituzioni, adottando senza riflessioni le consuetudini dei comportamenti e delle mentalità vigenti, mentre altri si sono posti in un percorso critico e di ricerca, vivendo in mondi propri, percorso che però non sempre porta chiarezze e migliore comprensione delle cose.
Di qui la sua concezione di dimensioni diverse, quasi di mondi differenti, che sono compresenti ma non interferiscono tra loro, restando quasi estranei l'uno all'altro, oppure che si intersecano e si condizionano, anche senza che chi ne fa parte se ne renda pienamente conto.




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