mercoledì 13 febbraio: Kandy e poi le piantagioni
Dalla terrazza della sala-colazioni vediamo giù nella nella vallata degli scolari che entrano in piscina, tizi che corrono, altri che giocano a cricket o a calcio...
Usciamo per andare a visitare il Tempio della reliquia del dente di Buddha, sri Dalada Maligawa, dato che fra poco si svolgerà la cerimonia di apertura del tabernacolo. Nel periodo dei dieci giorni della luna piena di agosto la cerimonia dev'essere -da quanto raccontano- particolarmente grandiosa e sontuosa, con una processione che si chiama Esala perahera, con in testa un grande elefante con le zanne, e altri elefanti tutti bardati, tamburi, musica e danze, acrobati, e si svolge di notte con le torce. (cfr. http://www. sridaladamaligawa.lk/2013/home)
La reliquia fu portata nell'isola da una principessa dell'Orissa nel IV secolo. A sinistra del tempio si trova un santuario hindu, per cui la gente che entra nel recinto potrebbe essere sia buddista che hindu.
Vediamo subito che ci sono mamme e nonne e zie che convergono per portare il neonato o comunque dei bimbi piccoli per questa occasione. Dentro il tempio è strazeppo di gente che è arrivata da ognidove, con offerte di fiori e petali di fiori, di ogni bellezza e grandezza.
Ci sono suonatori vicino alla chamber of sacred tooth relic, (reliquia che nessuno ha mai potuto vedere, essendo dentro a sette scrigni), con tamburi, con pifferi, campanelle ecc. Ci sono pure dei blandi controlli all'ingresso a causa di un assurdo attentato nel 1998 che coinvolse anche dei turisti, da parte di un separatista tamil. In questo tempio ci sono delle opere artistiche di una raffinatezza e di un livello estetico straordinarie.
Tutti sono molto molto presi dai vari momenti di questa cerimonia. Vista da fuori, quindi senza la partecipazione emotiva dei fedeli, questa come ogni cerimonia, appare semplicemente come una convenzione, un insieme di gestualità e di atti rituali secondo una prescrizione ritualistica consolidatasi con l'uso e col tempo, e si vede come questa impalcatura esteriore necessiti di addetti e officianti. Comunque come tradizione e come folklore la trovo interessante e per certi versi anche bella, pur non riuscendo a togliermi di mente non solo che ha un valore e una funzione formativa per favorire la integrazione in una cultura, ma che il magnifico Siddhartha Gautama forse non aveva previsto che rendessero tutti questi omaggi formali ad un suo dente, e che la gente guardasse ai simulacri del suo aspetto corporeo come ad un Dio in terra, e tantomeno che il mostrare -alle statue kitch che lo ritraggono- il proprio bimbo 2600 anni dopo che lui è oramai morto (e forse nemmeno mai più rinato), possa avere un qualche effetto reale per la vita futura di quei piccoli bimbi ....
Insomma resto molto scettico verso le forme della religiosità popolare, (anche se in me c'è commisto un sentimento compassionevole di affettuosa vicinanza), pur comprendendo che il bisogno di spiritualità dell'essere umano si esprime nelle varie forme date dalla cultura e dalla civiltà di riferimento, comunque conservo una mia convinzione un po' da filosofo su ciò che vale e che può conservare validità anche in tempi storici lunghi, e anche su ciò che la nostra mente può cogliere con vaga intuizione su cosa si potrebbe intendere per il divino e per la sua presenza immanente nella realtà materiale in cui ci troviamo a vivere.... Ma tuttavia constato che moltissime volte la spiritualità viene incanalata in vere e proprie ideologie religiose... Infine anch'io in questi momenti di riflessione, che sono stimolati dalla mia presenza in mezzo a tanta devozione, coltivo un sogno, che le religioni del mondo possano comunque ritrovare e valorizzare quel che le accomuna e renderlo motivo forte per non venire strumentalizzate a fini di divisione e di conflitto tra gli uomini di fedi differenti. Dato che siamo in un contesto di progressiva e rapida mondializzazione questo obiettivo mi pare che stia diventando molto da prendere sul serio e urgente.
Poi ripartiamo, lasciamo Kandy diretti verso le montagne. Passiamo accanto al grande e bel campus della Università, che sta a Peradeniya, dove ci sono le sedi di tutte le Facoltà, i laboratori, l'orto botanico, i campi sportivi, le mense e i dormitori studenteschi, insomma un'area di vari ettari di edifici moderni in mezzo al verde. C'è pure un bellissimo grande ficus benjaminus, un grande rain tree, albero di pioggia, (che bellezze naturali che ci sono!), e tanti studenti che in certi casi si riconoscono come appartenenti a religioni diverse, studenti laici e monaci, studenti moderni, e anche stranieri ...
Poi ci inoltriamo definitivamente nella florida campagna, e vediamo piantagioni di cacao, di vaniglia, di thé, cardamomo, manioca e tapioca, e risaie ... La terra è rossa.
Saliamo e saliamo nella nuvola con pioggerella sottile e insistente, e tantissima umidità pur nel caldo. Vediamo un bel camaleonte, che si dice katussa.
Kennedy intanto ci racconta che a sua mamma non piaceva la sua ragazza (che poi l'ultimo giorno conosceremo, una giovane ben cicciotta dal bel viso, che ci è parsa molto dolce), perché sua madre era emigrata all'estero a lavorare, ma non accennava a una data del suo ritorno. Dopo anni loro due si sono sposati comunque, e pian piano la mamma di K. si è calmata e abituata. Ad un certo giorno la suocera è venuta brevemente in SriLanka, ma solo una volta, ora sono già da anni che non torna più. Forse lei ha oramai là un'altra vita... Non ricordo dove K. ha detto che sta, forse alle isole Bahrein vicino all'Arabia Saudita. Ci dice che certe coppie vanno in giro per il mondo e quando hanno compreso che non riusciranno mai più a tornare a vivere sull'isola, vengono per un unico e ultimo viaggio, vanno in un posto detto horn place, dove c'è un grande burrone e si suicidano. Quanta sofferenza poverini!.....
Ma fino a poco fa c'erano tanti problemi, mancanza di lavoro e di soldi, guerra, tsunami, differenze che dividevano la gente, tradizioni a volte oppressive, mentalità ristrette, ma ora ad esempio le caste non sono più un ostacolo, e si guarda più che altro alla posizione economica e lavorativa, e si bada che il partner sia di buoni costumi, eccetera, ma poi se due giovani si innamorano, non c'è nulla da fare, non li ferma più nulla e nessuno.... così dice il nostro buon Kennedy.
Nel romanzo di Marya Mohanraj, Il sapore del curry, si racconta che in questo Paese in cui fino a poco fa vigevano regole millenarie sui matrimoni (e ancora oggi non sono scomparse), c'era una certa Shanthi, la più studiosa della famiglia, segnava di andarsene lontano. Ed è così che un giorno infrange le tradizioni e parte da sola, va oltre oceano, in Inghilterra, per continuare gli studi di fisica a Oxford. Lì scopre un modo di vevere che le sembra del tutto libero, e si innamora di Aravindan, che ha conosciuto nella biblioteca universitaria. Si sono promessi e infine anche sposati, pur contro il parere di entrambe le famiglie, che sono di caste diverse. Ogni tanto ritornano per nostalgia a Sri Lanka. Poi emigreranno in America per allontanarsi ancor più dall'ingerenza dell'ambiente tradizionalista, e là poi accadrà che una delle sei figlie, Kili, sposerà uno straniero, un americano... mentre un'altra, Leilani, farà coppia con una amica... Ma tutte loro hanno nel cuore il profumo del curry, il ricordo delle buganvillee, e del sole equatoriale....
Poi ad un certo punto della strada K. ci racconta che una volta partendo proprio da lì si era avventurato da ragazzo con amici addentrandosi per 30 kilometri nella giungla e gli era capitato di vedere una maestosa e stupenda tigre, rimanendo in assoluto silenzio, controvento, immobili e respirando appena pian piano... Ora anche qui la tigre è in via di estinzione.
In questa zona coltivano gli avogado. K. si ferma a un baracchino di frutta e verdura lungo il bordo della strada e ci compra delle banane rosse da farci assaggiare.
Tutto questo territorio è detto little England, piccola Inghilterra, per il fatto che gli inglesi stravedevano per queste campagne ondulate e collinari, e ancor oggi l'architettura, i clubs, il golf e il cricket, le abitudini sono piuttosto british. E' tutta una zona molto mista hindu e musulmani, con pochi buddisti.
Passando vediamo la cascata a Pussallawa, poi le Ramboda Falls, e varie altre, tutte belle.
Nei pressi di Little Adam's Peak vediamo delle gente che K. dice che sono turisti zingari ricchi, che tanti anni fa raccoglievano la marijuana e hanno fatto i soldi ...
Purtroppo qui, dove ad ogni curva si fermano le auto e i pullman per guardare le varie cascate e fare foto, si piazzano dei vecchietti e vecchiette che chiedono con grande insistenza soldi. K. ci indica un vecchietto che vende fiori, la cui foto era comparsa su una rivista inglese, ed è diventato famoso!, e lui è ancora sempre lì che chiede ai turisti di dargli dei soldi ...
Vediamo donne che raccolgono a mano accucciate le foglioline del thé, tekola.
K. ci va a prendere una piantina per farcela vedere.
Poi salendo più in alto, ci sono tanti terrazzamenti per la coltivazione di porri, bietole, carote, cavolfiori, zucche ... è una zona rinomata per la buona verdura che produce. E anche per le foreste di legno pregiato.
Questa è l'altitudine e la zona montana, nei pressi del picco di Adamo e delle foreste di Haputale, dove ci sono le più vecchie piantagioni di thé, i turisti in genere si fermano a quella di Thomas Lipton, che poi diede vita anche a una sua marca famosa nel mondo (ma che vende blended teas, miscele). Noi facciamo sosta, dopo il bivio per Ella, presso Bandarawela, alla MacWoods Plantations, i cui prodotti vengono venduti all'ingrosso alle marche che producono le varie miscele che si trovano sul mercato del consumo. Dunque la piantagione del capitano di vascello William Macwoods, che data dal 1841, poi divenuta della locale famiglia Mendis, e dal 1956 della famiglia dei Nonis, si basa sui thé di un solo singolo latifondo (il Labookellie Estate) di 27 mila acri, che produce 17 tipi di thé. Veniamo accolti sulla terrazza da cui si gode una splendida vista sulla piantagione, e ci viene offerto un thé di benvenuto, un thé al mango.
Poi una signora in saree, che parlerebbe in italiano, ci accompagna flemmatica in un giro di visita alla manifattura dove si procede alla lavorazione dei raccolti. In realtà non conosce l'italiano, ma solo sa a memoria tutte le parole che compongono quel suo discorso in italiano, e infatti non è in grado di rispondere a nessuna domanda, curiosità, richiesta di spiegazioni, semplicemente perché non può capire le domande.
Ci sono 650 raccoglitrici/ori, e circa mille lavoratori/trici nella manifattura, che staccano a mano l'ultimo
quarto di foglia e lo mettono in sacchi che hanno dietro la schiena, e ce ne vogliono 5 kg per un kilo di thé utilizzabile. Le piantine vivono 5 anni, e dopo tre mesi di vita cominciano a produrre 4 volte al mese le foglie maggiori, e i germogli per il thé leggero. Ci mostra i grandi tunnel meccanici in cui entrano 1800 kg di foglie per 12 ore in modo da seccarsi. Poi da questo insieme si traggono 900 kg di prodotto, e lo si mette in macchine che separano i gambi dalle foglioline, infine si procede alla fermentazione per il thé nero (per il thé verde non occorre). Poi ci sono altre macchine che procedono a tagliare il tutto in piccoli pezzettini, di misure diverse, poi segue un processo di ossidazione con aria compressa; infine va nel tostatore per 21 minuti e il prodotto va ad un tasso di umidità del 3% soltanto.
Dunque il processo di lavorazione contempla queste fasi: plucking, withering, rolling, fermentation, drying, sorting, tasting.
La 1a qualità è quella che utilizza solo i germogli ed è thé leggero buono da miscelare, la 2a è con le foglie piccole, e poi c'è quella con le foglie medie, che vanno bene per thé in cui si aggiunga il latte. Insomma una lavorazione complessa. Poi questi thé sono classificati in Orange Pekoe (OP), in Broken Orange Pekoe (BOP), e altre quattro tipologie, queste sono le definizioni (ma che non hanno nulla a che vedere con i frutti dell'arancio), poi le varie marche che li comprano fanno le loro misture nelle bustine o nei pacchetti di thé sfuso, praticamente tutto il thé che noi beviamo è blended, cioè è frutto di sapienti miscelature (come accade in sostanza anche per il vino). Cfr. http://www.mackwoodstea.com/
Fanno parte della rete di scambi col marchio Equity Trade Tea.
Mi pare dall'occhiata generale che abbiamo dato che i lavoratori manuali siano più che altro tamil, mentre gli impiegati vari siano in genere di etnia sinhala... La raccolta del thé in Sri Lanka non è stagionale (in altri paesi si fa tre volte l'anno) ma è praticamente quasi continuativa, cioè si svolge durante tutto l'anno.
Nel negozio compriamo dei pacchetti per noi e per regalarli (una confezione da due etti costa 1€uro e 80), e io compro due libri di racconti (che non c'entrano nulla con il thé), ci sono anche magliette, camice, calzoncini, Tshirts, cappelli, felpe, cartoline, eccetera.
Il thé nero denominato fanning è composto da puro black tea in foglia, questa miscela ricca di caffeina e tannini viene apprezzata con una nuvola di latte in puro stile inglese; e l’infuso di questo particolare the contribuisce a disintossicare l’organismo e aiuta la digestione.
Oppure, ecco una ricetta per una fresca limonata al thé nero, come compare su un dépliant dello Sri Lanka Tea Board :
Riprendiamo il viaggio (siamo sui duemila metri) e scendiamo verso Nuwara Eliya, città Elìa, che è a 1893 metri sul livello del mare. Andiamo a depositare i bagagli al "Glenfall Reach", in fondo a uno stradello laterale, carino, pulito, con tanto legno e un bell'arredamento (da montagna...), e subito usciamo a pranzo. Andiamo vicino al lago, dove ci sono diversi cavalli liberi e non, e andiamo in una sorta di pizzeria con forno e griglie e piastre per cucinare alla brace. Un posto simpatico. Prendo una pizza con l'ananas, e gli altri delle pizze vegetariane, che non sono poi neanche così malaccio...come potevamo aspettarci.
Poi uscendo vediamo che c'è un ippodromo, ci sono campi da golf, cottages in stile inglese, e appunto cavalli, ponies, ville all'inglese e un giardino botanico. Gironzoliamo nel quartiere del mercato e dei negozi. Ci sono molti tipi montanari, bassi o molto bassi, piccoli mingherlini, con la pelle marrone. Ci sono turisti asiatici: malesi, giapponesi, cinesi, indiani, thai, ecc. L'area commerciale è sporca, ma anche perché piove, c'è melma, pozzanghere, siamo dentro ad una nuvola bassa stagnante. Anche qui compriamo magliette Lacoste, Polo, Ralf Laurent, Tommy Hillfinger, eccetera a 8€uro.
Bello, perché colorato e vivace, è come sempre in questi paesi il mercato degli alimentari e della frutta e verdura:
Kennedy ci dice che sua mamma vendeva pesce secco ai dettaglianti, quindi era abituata a portare pesi a braccia o sulla testa, ma oramai diceva che si stancava, e ora ha smesso di lavorare (ha 65 anni).
a proposito dei discorsi che si facevano questa mattina sui matrimoni, K. ci racconta la leggenda tratta dal grande testo epico Ramayana, in cui si direbbe che Ravana, principe di Lanka, si innamora di Sita, e la rapisce portandola a SriLanka andando in volo su un pavone enorme (insomma arriva a SriLanka in aereo...), dove la nasconde in una grotta tra Ella e N.Eliya, ma poi li trovano e i due fuggono vicino alla cascata di Ella. I genitori di lei non lo volevano in quanto lui aveva la faccia da scimmia (o almeno lo si vedeva così...). Ma vista la decisione dei due giovani non li inseguono più e loro vissero felici e contenti.
Nell'hinduismo Sita (che forse è l'incarnazione di Lakshmi) è la sposa di Rama, l'eroe protagonista del Ramayana, il quale è il settimo Avatar del Dio Vishnu. La giovane sposina viene rapita da Ravana, ma dopo vari tentativi e dunque dopo non poco tempo che i due erano soli nel nascondiglio, è ripresa dal marito, che non dubita della sua fedeltà, cosa che a molti lettori sembra invece improbabile.... (vedi per es.: http://it.wikipedia.org/wiki/Sita ). Stranissima versione dunque questa di Kennedy, di un episodio che ha effettivamente varie versioni, e ancor più interpretazioni, ma che è piuttosto diverso da quella storia, che tuttavia, se K. ce la racconta così (e oltretutto a riprova che se c'è innamoramento i genitori e le autorità possono far ben poco per impedirlo), è perché è così che è stata raccontata a lui, e cioè è così forse che la si racconta in Sri Lanka...
Privilegi di una tradizione dell'oralità, che non è imbrigliabile in un canone immutabile e sacralizzato.
un tuktuk decorato di fiori
Usciamo per andare a visitare il Tempio della reliquia del dente di Buddha, sri Dalada Maligawa, dato che fra poco si svolgerà la cerimonia di apertura del tabernacolo. Nel periodo dei dieci giorni della luna piena di agosto la cerimonia dev'essere -da quanto raccontano- particolarmente grandiosa e sontuosa, con una processione che si chiama Esala perahera, con in testa un grande elefante con le zanne, e altri elefanti tutti bardati, tamburi, musica e danze, acrobati, e si svolge di notte con le torce. (cfr. http://www. sridaladamaligawa.lk/2013/home)
La reliquia fu portata nell'isola da una principessa dell'Orissa nel IV secolo. A sinistra del tempio si trova un santuario hindu, per cui la gente che entra nel recinto potrebbe essere sia buddista che hindu.
lo scrigno tempestato di pietre preziose, che custodisce la sacra reliquia
Ci sono suonatori vicino alla chamber of sacred tooth relic, (reliquia che nessuno ha mai potuto vedere, essendo dentro a sette scrigni), con tamburi, con pifferi, campanelle ecc. Ci sono pure dei blandi controlli all'ingresso a causa di un assurdo attentato nel 1998 che coinvolse anche dei turisti, da parte di un separatista tamil. In questo tempio ci sono delle opere artistiche di una raffinatezza e di un livello estetico straordinarie.
Tutti sono molto molto presi dai vari momenti di questa cerimonia. Vista da fuori, quindi senza la partecipazione emotiva dei fedeli, questa come ogni cerimonia, appare semplicemente come una convenzione, un insieme di gestualità e di atti rituali secondo una prescrizione ritualistica consolidatasi con l'uso e col tempo, e si vede come questa impalcatura esteriore necessiti di addetti e officianti. Comunque come tradizione e come folklore la trovo interessante e per certi versi anche bella, pur non riuscendo a togliermi di mente non solo che ha un valore e una funzione formativa per favorire la integrazione in una cultura, ma che il magnifico Siddhartha Gautama forse non aveva previsto che rendessero tutti questi omaggi formali ad un suo dente, e che la gente guardasse ai simulacri del suo aspetto corporeo come ad un Dio in terra, e tantomeno che il mostrare -alle statue kitch che lo ritraggono- il proprio bimbo 2600 anni dopo che lui è oramai morto (e forse nemmeno mai più rinato), possa avere un qualche effetto reale per la vita futura di quei piccoli bimbi ....
Insomma resto molto scettico verso le forme della religiosità popolare, (anche se in me c'è commisto un sentimento compassionevole di affettuosa vicinanza), pur comprendendo che il bisogno di spiritualità dell'essere umano si esprime nelle varie forme date dalla cultura e dalla civiltà di riferimento, comunque conservo una mia convinzione un po' da filosofo su ciò che vale e che può conservare validità anche in tempi storici lunghi, e anche su ciò che la nostra mente può cogliere con vaga intuizione su cosa si potrebbe intendere per il divino e per la sua presenza immanente nella realtà materiale in cui ci troviamo a vivere.... Ma tuttavia constato che moltissime volte la spiritualità viene incanalata in vere e proprie ideologie religiose... Infine anch'io in questi momenti di riflessione, che sono stimolati dalla mia presenza in mezzo a tanta devozione, coltivo un sogno, che le religioni del mondo possano comunque ritrovare e valorizzare quel che le accomuna e renderlo motivo forte per non venire strumentalizzate a fini di divisione e di conflitto tra gli uomini di fedi differenti. Dato che siamo in un contesto di progressiva e rapida mondializzazione questo obiettivo mi pare che stia diventando molto da prendere sul serio e urgente.
Comunque sia, resta il fatto che per conoscere Sri Lanka e il popolo buddista singalese, bisognava venire in questo tempio e durante lo svolgimento di una cerimonia. Già la città in sè stessa ha un valore di simbolo importante per i singalesi dato che è stata la sede dell'ultima monarchia indipendente, e il tempio della reliquia è il luogo più sacro per i buddisti dell'isola.
Ora mi viene in mente che a casa ho un piccolo opuscoletto in carta riciclata, sulla meditazione buddista Vipàssana (Beginning insight meditation di Dorothy Figen), del 1980, che è stampato proprio qui a Kandy, della collana "Bodhi Leaves", quelle foglioline che stanno ai quattro angoli della bandiera..., me lo andrò a rileggere quando torno.
Mi dispiace non avere soggiornato un po' di più in questa che tanto a lungo è stata la capitale dell'isola anche dopo l'inizio del periodo britannico. Ricordo questa affermazione entusiastica dello scrittore Georges Clemenceau (che fu a lungo primo ministro francese): "Kandy! mi piacerebbe morirvi! è così bella che bisognerebbe proprio andarci, e compiuta che si abbia la propria incombenza, vivere nella sua estrema bellezza sino alla fine dei propri giorni...".
Mi dispiace non avere soggiornato un po' di più in questa che tanto a lungo è stata la capitale dell'isola anche dopo l'inizio del periodo britannico. Ricordo questa affermazione entusiastica dello scrittore Georges Clemenceau (che fu a lungo primo ministro francese): "Kandy! mi piacerebbe morirvi! è così bella che bisognerebbe proprio andarci, e compiuta che si abbia la propria incombenza, vivere nella sua estrema bellezza sino alla fine dei propri giorni...".
Poi ci inoltriamo definitivamente nella florida campagna, e vediamo piantagioni di cacao, di vaniglia, di thé, cardamomo, manioca e tapioca, e risaie ... La terra è rossa.
Saliamo e saliamo nella nuvola con pioggerella sottile e insistente, e tantissima umidità pur nel caldo. Vediamo un bel camaleonte, che si dice katussa.
Kennedy intanto ci racconta che a sua mamma non piaceva la sua ragazza (che poi l'ultimo giorno conosceremo, una giovane ben cicciotta dal bel viso, che ci è parsa molto dolce), perché sua madre era emigrata all'estero a lavorare, ma non accennava a una data del suo ritorno. Dopo anni loro due si sono sposati comunque, e pian piano la mamma di K. si è calmata e abituata. Ad un certo giorno la suocera è venuta brevemente in SriLanka, ma solo una volta, ora sono già da anni che non torna più. Forse lei ha oramai là un'altra vita... Non ricordo dove K. ha detto che sta, forse alle isole Bahrein vicino all'Arabia Saudita. Ci dice che certe coppie vanno in giro per il mondo e quando hanno compreso che non riusciranno mai più a tornare a vivere sull'isola, vengono per un unico e ultimo viaggio, vanno in un posto detto horn place, dove c'è un grande burrone e si suicidano. Quanta sofferenza poverini!.....
Ma fino a poco fa c'erano tanti problemi, mancanza di lavoro e di soldi, guerra, tsunami, differenze che dividevano la gente, tradizioni a volte oppressive, mentalità ristrette, ma ora ad esempio le caste non sono più un ostacolo, e si guarda più che altro alla posizione economica e lavorativa, e si bada che il partner sia di buoni costumi, eccetera, ma poi se due giovani si innamorano, non c'è nulla da fare, non li ferma più nulla e nessuno.... così dice il nostro buon Kennedy.
Nel romanzo di Marya Mohanraj, Il sapore del curry, si racconta che in questo Paese in cui fino a poco fa vigevano regole millenarie sui matrimoni (e ancora oggi non sono scomparse), c'era una certa Shanthi, la più studiosa della famiglia, segnava di andarsene lontano. Ed è così che un giorno infrange le tradizioni e parte da sola, va oltre oceano, in Inghilterra, per continuare gli studi di fisica a Oxford. Lì scopre un modo di vevere che le sembra del tutto libero, e si innamora di Aravindan, che ha conosciuto nella biblioteca universitaria. Si sono promessi e infine anche sposati, pur contro il parere di entrambe le famiglie, che sono di caste diverse. Ogni tanto ritornano per nostalgia a Sri Lanka. Poi emigreranno in America per allontanarsi ancor più dall'ingerenza dell'ambiente tradizionalista, e là poi accadrà che una delle sei figlie, Kili, sposerà uno straniero, un americano... mentre un'altra, Leilani, farà coppia con una amica... Ma tutte loro hanno nel cuore il profumo del curry, il ricordo delle buganvillee, e del sole equatoriale....
Poi ad un certo punto della strada K. ci racconta che una volta partendo proprio da lì si era avventurato da ragazzo con amici addentrandosi per 30 kilometri nella giungla e gli era capitato di vedere una maestosa e stupenda tigre, rimanendo in assoluto silenzio, controvento, immobili e respirando appena pian piano... Ora anche qui la tigre è in via di estinzione.
In questa zona coltivano gli avogado. K. si ferma a un baracchino di frutta e verdura lungo il bordo della strada e ci compra delle banane rosse da farci assaggiare.
Tutto questo territorio è detto little England, piccola Inghilterra, per il fatto che gli inglesi stravedevano per queste campagne ondulate e collinari, e ancor oggi l'architettura, i clubs, il golf e il cricket, le abitudini sono piuttosto british. E' tutta una zona molto mista hindu e musulmani, con pochi buddisti.
Passando vediamo la cascata a Pussallawa, poi le Ramboda Falls, e varie altre, tutte belle.
Nei pressi di Little Adam's Peak vediamo delle gente che K. dice che sono turisti zingari ricchi, che tanti anni fa raccoglievano la marijuana e hanno fatto i soldi ...
Purtroppo qui, dove ad ogni curva si fermano le auto e i pullman per guardare le varie cascate e fare foto, si piazzano dei vecchietti e vecchiette che chiedono con grande insistenza soldi. K. ci indica un vecchietto che vende fiori, la cui foto era comparsa su una rivista inglese, ed è diventato famoso!, e lui è ancora sempre lì che chiede ai turisti di dargli dei soldi ...
K. ci va a prendere una piantina per farcela vedere.
Poi salendo più in alto, ci sono tanti terrazzamenti per la coltivazione di porri, bietole, carote, cavolfiori, zucche ... è una zona rinomata per la buona verdura che produce. E anche per le foreste di legno pregiato.
Questa è l'altitudine e la zona montana, nei pressi del picco di Adamo e delle foreste di Haputale, dove ci sono le più vecchie piantagioni di thé, i turisti in genere si fermano a quella di Thomas Lipton, che poi diede vita anche a una sua marca famosa nel mondo (ma che vende blended teas, miscele). Noi facciamo sosta, dopo il bivio per Ella, presso Bandarawela, alla MacWoods Plantations, i cui prodotti vengono venduti all'ingrosso alle marche che producono le varie miscele che si trovano sul mercato del consumo. Dunque la piantagione del capitano di vascello William Macwoods, che data dal 1841, poi divenuta della locale famiglia Mendis, e dal 1956 della famiglia dei Nonis, si basa sui thé di un solo singolo latifondo (il Labookellie Estate) di 27 mila acri, che produce 17 tipi di thé. Veniamo accolti sulla terrazza da cui si gode una splendida vista sulla piantagione, e ci viene offerto un thé di benvenuto, un thé al mango.
Poi una signora in saree, che parlerebbe in italiano, ci accompagna flemmatica in un giro di visita alla manifattura dove si procede alla lavorazione dei raccolti. In realtà non conosce l'italiano, ma solo sa a memoria tutte le parole che compongono quel suo discorso in italiano, e infatti non è in grado di rispondere a nessuna domanda, curiosità, richiesta di spiegazioni, semplicemente perché non può capire le domande.
Ci sono 650 raccoglitrici/ori, e circa mille lavoratori/trici nella manifattura, che staccano a mano l'ultimo
sotto la pioggia fitta
quarto di foglia e lo mettono in sacchi che hanno dietro la schiena, e ce ne vogliono 5 kg per un kilo di thé utilizzabile. Le piantine vivono 5 anni, e dopo tre mesi di vita cominciano a produrre 4 volte al mese le foglie maggiori, e i germogli per il thé leggero. Ci mostra i grandi tunnel meccanici in cui entrano 1800 kg di foglie per 12 ore in modo da seccarsi. Poi da questo insieme si traggono 900 kg di prodotto, e lo si mette in macchine che separano i gambi dalle foglioline, infine si procede alla fermentazione per il thé nero (per il thé verde non occorre). Poi ci sono altre macchine che procedono a tagliare il tutto in piccoli pezzettini, di misure diverse, poi segue un processo di ossidazione con aria compressa; infine va nel tostatore per 21 minuti e il prodotto va ad un tasso di umidità del 3% soltanto.
Dunque il processo di lavorazione contempla queste fasi: plucking, withering, rolling, fermentation, drying, sorting, tasting.
La 1a qualità è quella che utilizza solo i germogli ed è thé leggero buono da miscelare, la 2a è con le foglie piccole, e poi c'è quella con le foglie medie, che vanno bene per thé in cui si aggiunga il latte. Insomma una lavorazione complessa. Poi questi thé sono classificati in Orange Pekoe (OP), in Broken Orange Pekoe (BOP), e altre quattro tipologie, queste sono le definizioni (ma che non hanno nulla a che vedere con i frutti dell'arancio), poi le varie marche che li comprano fanno le loro misture nelle bustine o nei pacchetti di thé sfuso, praticamente tutto il thé che noi beviamo è blended, cioè è frutto di sapienti miscelature (come accade in sostanza anche per il vino). Cfr. http://www.mackwoodstea.com/
Fanno parte della rete di scambi col marchio Equity Trade Tea.
Mi pare dall'occhiata generale che abbiamo dato che i lavoratori manuali siano più che altro tamil, mentre gli impiegati vari siano in genere di etnia sinhala... La raccolta del thé in Sri Lanka non è stagionale (in altri paesi si fa tre volte l'anno) ma è praticamente quasi continuativa, cioè si svolge durante tutto l'anno.
Nel negozio compriamo dei pacchetti per noi e per regalarli (una confezione da due etti costa 1€uro e 80), e io compro due libri di racconti (che non c'entrano nulla con il thé), ci sono anche magliette, camice, calzoncini, Tshirts, cappelli, felpe, cartoline, eccetera.
Il thé nero denominato fanning è composto da puro black tea in foglia, questa miscela ricca di caffeina e tannini viene apprezzata con una nuvola di latte in puro stile inglese; e l’infuso di questo particolare the contribuisce a disintossicare l’organismo e aiuta la digestione.
Oppure, ecco una ricetta per una fresca limonata al thé nero, come compare su un dépliant dello Sri Lanka Tea Board :
- 3 cucchiai di "thé nero di Ceylon";
- mezzo lime (oppure limone);
- un litro d’acqua minerale naturale;
- un cucchiaio di zucchero;
- In una caraffa, versate un litro di acqua. Aggiungete le foglie di thé nero di Ceylon.
- Spremete mezzo limone e unite al thé in infusione.
- In un bicchiere a parte, sciogliete lo zucchero in circa 150 ml di acqua. Aggiungete il tutto nella caraffa e lasciate la cosiddetta lemonade in frigo per una notte.
- Passato il tempo necessario, filtrate e servite la vostra lemonade con qualche cubetto di ghiaccio.
(cfr. anche http://justafiveoclocktea.com/tag/estate/ ).
Riprendiamo il viaggio (siamo sui duemila metri) e scendiamo verso Nuwara Eliya, città Elìa, che è a 1893 metri sul livello del mare. Andiamo a depositare i bagagli al "Glenfall Reach", in fondo a uno stradello laterale, carino, pulito, con tanto legno e un bell'arredamento (da montagna...), e subito usciamo a pranzo. Andiamo vicino al lago, dove ci sono diversi cavalli liberi e non, e andiamo in una sorta di pizzeria con forno e griglie e piastre per cucinare alla brace. Un posto simpatico. Prendo una pizza con l'ananas, e gli altri delle pizze vegetariane, che non sono poi neanche così malaccio...come potevamo aspettarci.
Poi uscendo vediamo che c'è un ippodromo, ci sono campi da golf, cottages in stile inglese, e appunto cavalli, ponies, ville all'inglese e un giardino botanico. Gironzoliamo nel quartiere del mercato e dei negozi. Ci sono molti tipi montanari, bassi o molto bassi, piccoli mingherlini, con la pelle marrone. Ci sono turisti asiatici: malesi, giapponesi, cinesi, indiani, thai, ecc. L'area commerciale è sporca, ma anche perché piove, c'è melma, pozzanghere, siamo dentro ad una nuvola bassa stagnante. Anche qui compriamo magliette Lacoste, Polo, Ralf Laurent, Tommy Hillfinger, eccetera a 8€uro.
Bello, perché colorato e vivace, è come sempre in questi paesi il mercato degli alimentari e della frutta e verdura:
piccoli mandarini, delle specie di kumquats
a proposito dei discorsi che si facevano questa mattina sui matrimoni, K. ci racconta la leggenda tratta dal grande testo epico Ramayana, in cui si direbbe che Ravana, principe di Lanka, si innamora di Sita, e la rapisce portandola a SriLanka andando in volo su un pavone enorme (insomma arriva a SriLanka in aereo...), dove la nasconde in una grotta tra Ella e N.Eliya, ma poi li trovano e i due fuggono vicino alla cascata di Ella. I genitori di lei non lo volevano in quanto lui aveva la faccia da scimmia (o almeno lo si vedeva così...). Ma vista la decisione dei due giovani non li inseguono più e loro vissero felici e contenti.
Nell'hinduismo Sita (che forse è l'incarnazione di Lakshmi) è la sposa di Rama, l'eroe protagonista del Ramayana, il quale è il settimo Avatar del Dio Vishnu. La giovane sposina viene rapita da Ravana, ma dopo vari tentativi e dunque dopo non poco tempo che i due erano soli nel nascondiglio, è ripresa dal marito, che non dubita della sua fedeltà, cosa che a molti lettori sembra invece improbabile.... (vedi per es.: http://it.wikipedia.org/wiki/Sita ). Stranissima versione dunque questa di Kennedy, di un episodio che ha effettivamente varie versioni, e ancor più interpretazioni, ma che è piuttosto diverso da quella storia, che tuttavia, se K. ce la racconta così (e oltretutto a riprova che se c'è innamoramento i genitori e le autorità possono far ben poco per impedirlo), è perché è così che è stata raccontata a lui, e cioè è così forse che la si racconta in Sri Lanka...
Privilegi di una tradizione dell'oralità, che non è imbrigliabile in un canone immutabile e sacralizzato.
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