mercoledì 6 marzo 2013

SL (8) le colline, e Kirinda e Yala

giovedì 14:  Nuwara Eliya, Ella, Tissamaharama, Kirinda e Yala

Dopo il breakfast ripartiamo. Siamo a metà della nostra visita di tre settimane a Sri Lanka... sembra di essere via da mesi..... comunque sin'ora abbiamo praticamente quasi cambiato camera (e letto) ogni notte, senza neanche mai disfare la valigia, mentre da ora in poi ci fermeremo un po' di più, e poi l'ultima sett. la passeremo al mare per relax.
Secondo il programma che avevamo fatto prima di partire e che poi abbiamo modificato, oggi avremmo dovuto andare a Mahiyanganaya, e più precisamente a 16 km a est, a Dabana, dove vivono gli ultimi discendenti della popolazione originaria nativa dell'isola di Ceylon, cioè quelli della tribù dei Wanniya Laeto, che significa forest people, e che i singalesi e poi gli inglesi chiamarono col nome di Veddhas. Coltivano una religione basata su culti spiritisti, e ancora fanno uso di strumenti molto semplici. Comunque ora non praticano più solo la caccia e raccolta per sopravvivere, ma coltivano i campi e degli orti, e ultimamente si esibiscono per i turisti. Ma molti oramai sono emigrati e si sono integrati nella società singalese. Dunque avremmo dormito a Dabana nella Nest guest house. Ma quando è tornata la ns amica a fine gennaio ci ha detto che non ne vale la pena, non c'è nulla di interesse "folklorico", si va solo a vedere dei poveretti, e non c'è nulla di particolare... Chissà...
Poi il giorno dopo era prevista, essendo nei dintorni, a 26 km, una visita alla diga Radenigala Dam. Si tratta di un progetto di creazione di un grandissimo nuovo reservoir, lago artificiale, per immagazzinare una gran quantità di acqua dolce, e anche costruire una centrale idroelettrica che sarà la maggiore dell'isola. E dunque quella notte avremmo dormito all'albergo Ella Sky Green.
Dico queste cose non fatte, perché magari possono interessare ad un lettore, e costituire una indicazione utile per una valida alternativa in un giro come questo.

Ancora in montagna vediamo un caseificio, una fabbrica di formaggi, yogurt, curd, e sterilizzazione e imbottigliamento del latte, ecc. Non avevo pensato che in un paese equatoriale asiatico ci fossero queste produzioni, e in effetti di formaggi sin'ora non ne avevamo visti molti, a parte i triangolini di formaggini che si trovano in certi buffet per il breakfast.
Poi K. ci indica i passion fruits di montagna, che sembrano dei manghi, sono color verdastro, e che sono una specialità della zona di N.Eliya. In generale qui ci sono molte coltivazioni ad es. di patate rosse che sono anch'esse una specialità della regione e sono considerate di qualità superiore alle altre. Ci sono diverse ricette di Sri Lanka con patate, patate rosse, e patate dolci. Certi ora abbandonano le coltivazioni di thé per passare a coltivare verdure. Già accadde in passato che coltivazioni che sembravano molto redditizie o promettenti vennero invece abbandonate, o trasformate. Ad esempio tende a diminuire l'area coltivata a cacao, a vantaggio della estrazione della gomma. Oppure si pensi che all'inizio della colonizzazione Ceylon era divenuta famosa per le sue piantagioni di caffé, che poi a causa della concorrenza dell'isola di Giava, furono abbandonate e infine delle specifiche malattie distrussero le vecchie piantagioni. Anche le piantagioni di tabacco non sono più state interessanti.  Oppure si pensi alle risaie, che oggi sono diminuite, tanto che non rispondono alla richiesta del fabbisogno interno, per cui oggi SriLanka importa riso per fini alimentari. A questo proposito c'è da dire che, come già K. ci aveva accennato, durante la guerra civile nel nord e nel nordest molte risaie vennero abbandonate dai coltivatori che si rifugiarono in luoghi più protetti, o comunque altrove. Insomma anche l'agricoltura non resta ferma ma le cose cambiano, e anche molto, nel corso del tempo, per cui si modificano anche le attività lavorative e le condizioni di vita.

Parlando poi con K. a proposito del posteggio in cui si era fermato ad aspettarci fuori dai giardini botanici, ci racconta che durante la guerra civile i separatisti rubavano le auto percheggiate, per es. proprio là, e poi le portavano nella zona ribelle. Dopo la fine del conflitto, ne sono state ritrovate centinaia, e moltissime venivano smontate per rivendere i pezzi di ricambio, e finanziare la secessione.
A questo proposito quando andammo a Anuradhapura passammo abbastanza vicino al grande parco naturale di  Wilpattu nel nordovest. Kennedy racconta che durante il conflitto, quel vasto territorio vergine si trovò ad essere in mezzo tra la zona gestita dai ribelli separatisti, e quella sotto controllo governativo. E quindi restò per diversi anni abbandonato, non c'erano più guardie forestali, né nulla. Gli animali erano del tutto abbandonati a se stessi e anche il territorio si inselvatichì, fu invaso da erbacce, rampicanti, vegetazione invasiva... e divenne giungla selvaggia. A questo proposito uscì un romanzo d'avventure che ebbe molto successo, in cui si raccontavano varie storie che erano ispirate a vari fatti reali, soprattutto riguardo alle attività illegali che si svilupparono in questa no-men zone, di contrabbando e di spionaggio. In particolare c'era un personaggio che diventò una specie di eroe di quegli anni. Da questo romanzo dello scrittore srilankese Nihal Desilva, si fece un film dopo che le "Tigri Tamil" furono sconfitte e i suoi membri più attivi erano fuggiti per nave, ottenendo asilo politico in Canada, e il leader carismatico fu ucciso in una imboscata. Quindi nel 2008 uscì il film "The Road from Elephant Pass" sui passaggi attraverso quel percorso selvaggio, chiamato in singalese Alimankada, che con la sua colonna musicale e in particolare la canzone "Alimankada", divenne famosissimo e di enorme successo. In sostanza era una spy story con dentro una storia di amore, e in un contesto da film d'avventure. Fu realizzato dal maggiore regista di Srilanka che è Chadran Rutnam, con due attori coprotagonisti che da allora sono stati delle grandi star popolari. Tutti avevano in casa un manifesto con lui e lei, e tutti per molto tempo cantarono quella canzone. Abbastanza equanime su come mostrava le due parti in conflitto, è stato apprezzato anche dal pubblico tamil locale. Anche se ovviamente non basta un film d'amore per cancellare ferite lasciate nel cuore di tutti dopo tanti anni di guerra. Questo film comunque è stato importante per chiudere con un periodo storico, e per lanciare un messaggio di riconciliazione, ha svolto dunque anche un ruolo di tipo formativo per il grande pubblico delle due parti (è stato anche doppiato in tamil e proiettato in India nel Tamil Nadu).

              

In breve racconta la storia di una bellissima giovane, spia e informatrice delle Tigri Tamil, e di un ufficiale (altrettanto prestante e affascinante) del servizio segreto che la deve portare a Colombo perché dica quello che sa sui movimenti del capo delle TT, e del loro viaggio che è stato anche un percorso accidentato dall'ostilità all'amicizia e infine all'innamoramento (vedi la trama su internet).

Intanto qui sulle strade ci sono varie frane, smotta la terra che diventa fango, e cadono sassoni (fortunatamente prima del nostro passaggio). In effetti in varie occasioni K. ci aveva fatto notare che da queste parti in certe giornate di gran pioggia questi fiumiciattoli si riempiono di tanta acqua che il livello si alza molto e sommerge la strada.
A parte ciò, e la pioggia, è un bellissimo paesaggio collinare con coltivazioni, boschi, paesini, casupole sparse, ... Fanno anche la raccolta delle canne dai canneti spontanei, e coltivano grandi campi per ortaggi, come fagioli e pomodori. C'è anche una varietà locale di melanzane piccole e rotonde.
Si pratica la rotazione annuale delle coltivazioni, una volta pomodori, un'altra fagioli
Vediamo anche un bellissimo alberone e gli chiediamo cosa sia, K. ci dice che è il Tulpe, o tulipano africano, che fa centinaia di stupendi fiori rossi. Nella zona delle risaie di Bandarawela e del distretto di Badulla, vivono ancora diversi britannici, perché qui fa meno freschino che nelle altre zone montuose, e il clima è sempre mite, mai freddo mai troppo caldo.
Guidando K. canticchia, ed è una canzone sulle bellezze dello SriLanka tra cui ad es. si celebra la vita a Bandarawela. E dice qualcosa come: Yanua rata vate, vevay Baga bai.... e anche dice: è bella SriLanka, ama il paesaggio, il tempio, e la vista ....   Anche le canzoni hanno un importante effetto di tipo formativo.
Ma non so se ho scritto giusto, anzi è probabile di no. K. dice che è impossibile trasferire la lingua sinhala nelle 22 lettere del nostro alfabeto, la scrittura sinhala è di 52 lettere, e ci sono suoni che sembrano simili ma fanno la differenza nel significato. In certi casi si tratta di parole riprese da lingue occidentali e storpiate, come wature per acqua, water, ad es. in pirisindu wature, acqua potabile. Ma molte altre volte invece è l'inglese che ha mal inteso e ha traslitterato nel nostro alfabeto in modo sbagliato. Comunque è orgoglioso del fatto che il singalese ha un suo proprio alfabeto, e questo è significativo del fatto che evidentemente è una civiltà specifica originale, che sin da tempi remoti ha elaborato da sè un proprio tipo di scrittura per la comunicazione.

E vai, e vai ..., con mille curve in discesa, tra villaggi, borghi e cittadine. Ci sono anche mucche. Si sta diffondendo il biogas per uso domestico. Viene prodotto dal letame delle mucche.
Attraversiamo Ella che è molto turisticizzata, soprattutto giovani in guest houses, ci sono anche molti che vengono qui per fare trekking e altre attività tipo rafting. Ci sono davvero moltissime piccole guest houses anche molto carine. C'è pure molto turismo locale, il periodo più frequentato dai singalesi è tra il 14 e il 17 aprile, quando ci sono le feste del loro capodanno e anche le ferie scolastiche; e inoltre in quel periodo il tempo è in generale migliore.
C'è pure un tempio che a sinistra è un tempio buddista, e a destra è hindu, quindi ci vengono un po' tutti. Molti chiamano Ella col nome di Ramana Ella, cioè di Rama, a causa delle vicine cascate e della grotta di cui accennavo prima. Proprio da sotto alla cascata inizierà un acquedotto, secondo un progetto di cui ha incominciato già l'esecuzione l' Iran, che porterà acqua ai coltivatori più lontani, ma anche per dare la possibilità di esportare acqua, proseguendo l'acquedotto sino ad un porto, dove l'Iran potrà venire a riempire una grande nave da carico al giorno (lo SriLanka non partecipa all'embargo internazionale nei confronti dell'Iran). Anche il Qatar compera terra, cioè buon humus, terra adatta alle coltivazioni, per portarla là da loro.

Non se ne può più.... Facciamo finalmente una sosta. Vicino a Ella, a mille metri sul liv. del mare, nella grande proprietà "Kinnelan Estate and Tea Factory" (nel programma di viaggi iniziale avremmo dovuto fermarci al Pedro Tea Factory). Ci sediamo nel bel giardino con terrazzo-vista sul panorama. Ci offrono del thé locale.


Fuori dalla porta ci sono dei venditori che propongono dei cristalli e pietre rosa e azzurre un po' trasparenti (tipo alabastro), prese dalle grotte.
Dal terrazzo si vede bene la ferrovia che passa, e vediamo scorrere il famoso treno rosso, costruito al tempo della colonia.

Qui siamo vicini ad Adam's Peak. E' un picco, una vetta (2250 mt), che si chiama  Samandala kanda, cioè montagna delle farfalle, a Sri Lanka ce ne sono di 427 specie, e si dice che qui tante farfalle volino (le farfalle molto raramente vivono a più di 150 metri di altitudine slm in questi climi) e vengano fin qui a morire per rendere omaggio alla impronta del Buddha (vedi la leggenda nella raccolta di Parker, citata nella bibliografia alla fine del diario).


Questa cima dunque qui è più nota come Sri Pada, o Padaya, che i colonialisti europei hanno invece intitolato ad Adamo. Circolano varie leggende a proposito di questo monte. Siccome si diceva che l'isola fosse un vero giardino dell'Eden, allora qualcuno favoleggiò che Adamo ed Eva cacciati dal paradiso si rifugiassero qui su questo monte, e ci sarebbe anche un segno nella roccia che sembra un po' una impronta fossilizzata, e si disse che era quella del primo uomo appena sceso qui sulla Terra. In realtà è attestato che a Ceylon fiorissero culture umane da 15 mila anni fa, e allora certi dicono che qui è stata la culla della civiltà che poi si sarebbe irradiata a nord verso l'India, ad est verso l'estremo oriente e a ovest verso il golfo persico, la mesopotamia e il mediterraneo.
Perciò questa montagna è stata obbiettivo di pellegrinaggi, sia da parte di cristiani e musulmani, ma anche di hinduisti, date le leggende già accennate su Rama, e di buddisti, poiché si dice che è da questa cima che l'anima di Buddha spiccò il salto nell'aldilà, e quella è la sacra impronta, appunto Sri Pada. Fattostà che ci sono molti che vengono qui a fare scalate, trekking, o semplicemente passeggiate, nel periodo appunto di capodanno, oppure ascensioni di pellegrinaggio per raggiungere il tempietto che c'è in cima. Bisogna fare qualcosa come 5600 gradini per arrivarci.
Ma Huan, l'aiutante di Zheng He, scrisse: "C'è una grande montagna che fora alta le nuvole. Sulla cima vi è una singola impronta di piede umano, e la gente dice che è di un sant'uomo di nome A-dan, antenato della umanità" (dal libro sopra citato, a p.307).
Nei dintorni ci sono cime un po' più alte, una di 2524 e un'altra di 2395 metri slm. Secondo i geologi l'isola, assieme al Deccan, la parte peninsulare del subcontinente indiano, è un pezzo del primigenio agglomerato di terre emerse chiamato Gondwana che poi si andò frammentando e suddividendo, e le piattaforme centrifughe, agglomerandosi, formarono gli attuali continenti, quindi questa terra è una tra le più antiche superfici del pianeta.

Finalmente riposati, proseguiamo il nostro viaggio in discesa, dopo Bandarawela, attraversiamo Haputale, anche qui ci sono varie guest houses.

Attraversando un paesaggio con una vegetazione, più che rigogliosa, direi lussureggiante, ci fermiamo a fare visita in una casa di una famiglia di campagna che ha un po' di terra. Viene fuori la giovane signora, che ha 30 anni, con il suo bimbo di 4 aa., poi in casa ce n'è un altro, che è della sorella, che sta qui col marito, e c'è pure la nonna, quindi in totale sono in 7 in questa casetta. Hanno un orto con peperoncino e melanzane, ma soprattutto hanno varie piante della gomma, rubber trees, e loro la estraggono e la vendono a una fabbrica che fa pneumatici per i grandi camion. Questo era il terreno del nonno che ora è morto. Il marito fa il militare ed è quasi sempre via. Quindi a gestire il tutto ci sono lei, sua sorella e la nonna. Ora le piante fanno poco lattice e quindi è un periodo "di magra". Questa zona di agricoltori e ortocoltori, è detta wella waya, cioè "secco paese". Per mesi è secco, è una dry zone. Ma hanno anche dei bufali, che si dicono mee, e quindi hanno il latte di bufala con cui fanno lo yogurt curd, o come loro dicono mee kiri (da cui l'inglese curd). Ci fa vedere come si raccoglie il lattice dall'albero, facendo un intaglio in un certo modo a cominciare da una certa altezza da terra, e gli si mette sotto mezza coconut shell, mezzo guscio di noce di cocco, per raccogliere il latex. Poi il materiale lo si stende, come con la sfoglia di pasta, ottenendo un "foglio", uno straccetto di forma rettangolare che si vende alle fabbriche o agli esportatori, e che verrà fatto asciugare e lavorato con tecniche particolari. Intanto scherzo e gioco col bambino, a cui poi facciamo dei regalini (semplici pupazzetti di gomma ... appunto ...), di cui lui è entusiasta.






A metà dell'Ottocento la rivoluzione industriale produsse una richiesta di gomma ampiamente eccedente  quel che le foreste brasiliane utilizzabili potevano offrire. L'albero della gomma infatti (hevea brasiliensis), scoperto da poco in Amazzonia, esisteva solo in Brasile. L'Inghilterra pensò di introdurlo nei territori equatoriali delle sue colonie, per cui il botanico Sir A.Wickam riuscì ad avere dei semi che spedì a Londra, ma fu inutile dato che i semi morirono durante il viaggio, in quanto sono vitali solo per 21 giorni. Nel maggio del 1876 ne reperì una grande quantità e si procurò la nave da carico più veloce che ci fosse, e su 70 mila che inviò, riuscirono a sopravviverne 2600. Si studiò come farli sviluppare durante un viaggio, e tra quelli, 1700 rimasero in vita sino al loro arrivo al porto di Colombo. E' dunque da quelli che germogliarono nei due vivai ai giardini botanici di Peradeniya, che derivano tutti gli alberi della gomma oggi esistenti in molti paesi equatoriali fuori dal Brasile, cioè a Ceylon, in Malesia, Sumatra, Borneo e nel nord dell'Australia. L'albero della gomma incomincia a produrre lattice a 5 anni di vita e lo continua a produrre per altri 27 anni, dopo di ché può servire come legna da ardere. Ora a Sri Lanka è molto diffuso e ha dato sostentamento a molte famiglie come quella che abbiamo visitato. Senza una grande produzione di gomma la nostra società industriale non esisterebbe così come ora la conosciamo (dati ripresi dalla recensione al libro di Chandra Jayasinghe, "100 tears of rubber in SriLanka", uscita sulla rivista "Serendib" in febbraio 2013, pp. 36-40).

Usciti dal "villaggio" di Wellawaya giriamo a destra e prendiamo la A2 che è quella che scende verso il mare, e poi costeggia tutto il lato sud ovest fino a Colombo. E' nuova e molto liscia e scorrevole, con le "spalle" cioè le parti di terrabattuta ai lati per le soste.
Tutti gli autobus sono della Tata, mentre altri bus e camion e camioncini sono Toyota, oppure della Leyland ma assemblati in India dalla Lanka Ashok, o Nissan, Suzuki, e Maruti, o Isuzu giapponesi. Tutti i micro camioncini o van, sono cinesi, oppure della Mazda assemblati in India, o Mitsubishi. I tre ruote, ovvero tuktuk, sono degli Ape della Piaggio, e fanno da taxi popolari in città ma anche tra i paesi in campagna, e sono diesel. Ma ora ci sono sempre più 3wheelers e van dell'indiana Bajaj a benzina verde, e alcune altre marche indiane ad es. Mahindra che fa pick-up e jeep. Poi ci sono moltissime moto, e innumerevoli motorini e scooter. Infine ci sono delle nuove Tata che sono a 2 posti, tipo le Smart. Comunque nulla è prodotto o assemblato qui, è tutto di importazione.

Osservazioni sparse su quel che si vede lungo la strada.
Intanto è evidente che il presidente ha dato un grande impulso alla costruzione di infrastrutture e di opere pubbliche. In particolare nuove strade e autostrade, ma anche un nuovo grande aeroporto nel sud e uno nel nord, e vari piccoli aeroporti domestici per i voli interni, un nuovo grande porto marittimo, tutti lavori che vengono eseguiti dai cinesi. Quanto allo sviluppo dei voli interni, lo slogan è: "paradise is best viewed from the heavens", il paradiso lo si vede meglio dai cieli.
Vediamo i ragazzini di una scuola, tutti fuori all'aperto messi in cerchio con le maestre in centro, sotto a dei grandi banyans, oppure in aule aperte sotto a tettoie.
Ci sono tanti alberi di tek, e di mogano. Templi e tempietti e "cappellette" su strade e sentieri; vige l'idolatria delle statue e immagini di Buddha. Mi viene in mente che nei templi, o anche rispetto a statue all'aperto, non devi mai dare le spalle (cioè volgere il tuo back side, il sedere) all'immagine di Buddha, al massimo puoi dare il fianco, stando di lato a 45°. Ci sono baracchini, bancarelle, casupole e capanne che svolgono la funzione di negozi lungo le strade. Attraversiamo lentamente Tanamalwila, all'incrocio della strada per Uda Walawe, perché c'è il settimanale mercato diurno (day market).


in attesa del bus nella nuova stazione dei pullmann

Poi costeggiamo un grande reservoir d'acqua, grande come un lago artificiale. Anche qui praticano la rotazione tra riso, e lenticchie rosse.
Dopo Pannegamuwa e Debarawewa, eccoci finalmente a Tissamaharama, il cui nome si riferisce ad un grande (maha) stupa (rama) dedicato alla memoria del grande re del passato Tissa. Ci sono moltissimi 3wheelers taxi che vanno a prendere le bambine e i bambini a scuola e le/li riportano a casa. Secondo il primo programma avremmo dovuto fermarci qua allo Hibiscus Garden, invece proseguiamo perché abbiamo optato per andare in una guest house sulla costa. Passiamo accanto allo stupa, poi a un Bird Sanctuary, cioè ad una riserva protetta, quindi a un reservoir d'acqua, e a un monolite, e poi infine giungiamo a Kirinda, sul mare!

Prendiamo una strada sterrata, la Nidangalawella Road, e andiamo al "Kirinda Beach", una guest house sulla spiaggia, tutta formata da bungalows di legno sparsi. E' molto bello! Mettiamo giù i bagagli, noi e i nostri amici condividiamo un bungalow diviso in due.



Dopo un giretto di ricognizione in cui andiamo alla piscinetta sopraelevata da cui si vede tutto il gran spiaggione costellato di grandi massi, un panorama molto bello, e lì ci portano un succo di frutta appena spremuto come benvenuto.

Quelli della ricezione ci accolgono in modo caloroso e simpatico, degno dell'epiteto della g.h. che è "eco - friendly". Andiamo subito a pranzo (6€) in una grande terrazza nella struttura di legno sulla spiaggia. K. al solito deve andare a mangiare con altri autisti, ma almeno fa delle chiacchiere con colleghi e amici che conosce. Loro sempre mangiano tutto solo con le mani.



Che meraviglia! La località, la guest house, il bungalow, il golfo, la spiaggia, il mare, tutto ci piace veramente molto, in più c'è una sorta di atmosfera umana che mi ricorda un po' gli anni settanta... (cfr. www.kirindabeachresort.com)
Un minimo di relax e poi ci viene a prendere un alto jeeppone attrezzato, e andiamo subito verso il "vicino" Yala National Park. La strada sterrata è lunga e ci vuole un po' ad arrivare all'ingresso del grande parco (detto anche Ruhuna). Nel frattempo ci guardiamo attorno e intanto già vediamo tanti uccelli, e mandrie di bufali. Questo è il secondo più grande parco naturale dell'isola, di 800 kmq.




Kennedy mentre ci avviciniamo ci racconta che anche qui a fine 2004 c'è stato lo tsunami, che ha completamente distrutto un residence e un rifugio che c'erano nel parco, ci sono stati dei morti, ma l'ondata è andata dentro solo di un kilometro. Comunque nessun animale ha avuto danni, erano già scappati all'interno...
Solo che poi è rimasto un grande acquitrino paludoso ma di acqua salata, il che ha rovinato la vegetazione in tutto quel pezzo di parco.

Vediamo durante il giro, tantissimi uccelli, bufali, marabù, iguane, elefanti, scimmie (poche), coccodrilli, cervi e cerbiatti, volpi, pavoni, galli, cinghiali, eccetera eccetera, e infine un leopardo che dorme appollaiato su un grosso ramo di un grande albero.









Vegetazione esuberante, e paesaggi stupendi.
Torniamo che siamo stanchi degli sballonzolìi, ed è già l'imbrunire avanzato. Arriviamo col buio, ceniamo al buffet sulla terrazza arieggiata. Poi ce ne restiamo su delle poltrone di vimini in un gazebo a prendere l'arietta marina, ad ascoltare il rumore dello sciabordio delle onde che si infrangono sulla spiaggia e sui massi. C'è una bellissima stellata, e la luna è una sottile falcetta crescente brillante, luminosissima.

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