un viaggio sulle Ande e in giro per il Perù
(11 aprile - 1° maggio 2004)
il diario è stato pubblicato a fine gennaio 2015 presso Este Edition di Ferrara ( via Mazzini, 47, 44121-FE ), con il titolo
"Con lo sguardo del condor",
è di 220 pagine, e comprende anche una corposa Introduzione, oltre a una Appendice con dei testi, delle Note, e un Indice di nomi geografici e di persone citati, un elenco di piatti di culinaria peruviana menzionati nel Diario, e un repertorio di termini in lingua quechua. Nel testo vi sono numerose "finestre" o "intervalli" nel Diario per alcuni approfondimenti o digressioni su argomenti vari.
Quindi per motivi di copyright il Diario non è potuto rimanere in libera lettura su internet, ma lo si potrà ordinare (libri@este-edition.com), e farselo inviare contrassegno per posta, il prezzo è di 20€uro (ma se chiedete forse vi faranno uno sconto).
Ora (2012) il contratto con la casa editrice è scaduto, ma alcune copie sono ancora a disposizione presso la casa editrice, oppure lo si trova su internet (su Amazon e altri), se no lo si può comprare anche da rivenditori di libri usati, come e-bay.
§. - A LIMA (corrispondente alle pp. 38 - 45 del volume):
USCIAMO DALLA CAPITALE per dirigerci a Pisco, Ayacucho, Andahuaylas, Abancay, Cusco
( pp. 45 - 51 ):
( pp. 45 - 51 ):
insieme di tre somari aggiogati ad un carro, da noi detta scherzosamente "triglia"
“IncaKola solo hay una y Peru sabe por qué”
dalla cartina della commissione per la promozione del Perù, www.peru.org.pe (da richiedere a postmaster@promperu.gob.pe oppure iperu@promperu.gob.pe)
… e vai e vai per campagne, colline e monti
questa la strada nazionale con mille curve, salite e discese
eccomi con Lino (l'autista)
emergono in superficie filoni minerali
SULLE ALTURE
il gregge con la piccola pastorella
stupenda chica montanara
eccoci quasi al Passo
è questa l'altitudine più alta del viaggio, con un aria rarefatta e un venticello gelido
il Passo Apacheta (a 4746 metri sul livello del mare)
una bustina per farsi il mate de coca, così come si fa una tisana.
aiuta a sopportare meglio il disagio delle altitudini
(mal de altura)
questa sarebbe la statale interperuana, unica via di comunicazione tra la costiera e la parallela interna
dunque una importante via di comunicazione a livello nazionale
dunque una importante via di comunicazione a livello nazionale
trattoria nel paese di Chumbas a circa 2000 metri
il “bagno”, un semplice bugliolo, ma con accanto un lavandino per lavarsi le mani, persino con un piccolo saponino (!).
la cucina:
il tipico maiale nero peloso
IL CONTESTO CAMPESINO (pp. 55 - 61 ):
riprendiamo la strada
i ghiacciai perenni Nevado di Sacsarayoc (circa seimila m.) e Nevado Salkantay (6271 m.)
caminantes
cartina della commissione di promozione del Perù
ora siamo ad ABANCAY, a 2400 m., capoluogo del dipartimento dell’Apurìmac.
alla confluenza del fiume Pampas con l' Apurìmac
qui inizia la famosa valle degli Incas: EL VALLE SAGRADO DE LOS INCAS
la pietra scolpita di Saihuite o Saywite
con la rappresentazione simbolica del "mondo di mezzo" in cui noi viviamo
Ci sistemiamo all’Hostal Incawasi nella grande piazza centrale,
al Portal de panes, ai "portici del pane"
caldissima sciarpa di lana di lama
intessuta a mano
Lo studio di Zuidema sulla antica Cuzco,
uscito in it. nel 1974 per Einaudi editore, Torino
la vita quotidiana in strada
la scalinata a gradoni (Beniamino è già lassù)
il biglietto d'ingresso
su in cima ci sono ancora i materiali da costruzione, abbandonati
il Tempio principale:
i resti del Tempio
il chico di cui parlo nel Diario
ecco il bar dell' Hostal “La ñusta” (=la vergine, ma anche la principessa)
dove ci sistemiamo:
dove ci sistemiamo:
questo è l'ingresso all'ostello sul retro
Questo è quel che si vede dall'alto giù in valle, quando dico: Ma quale piramide? i campi sono coltivati con una leggera inclinazione del terreno, in modo tale e con certe differenti coltivazioni, per cui si crea da lontano l’effetto ottico di una piramide in rilievo a tre dimensioni…
Qua e là giacciono enormi monoliti neri con incisi dei gradini:
il luogo per compiere il sacrificio rituale:
Ed ecco l’immenso monolite, si dice di otto metri, e di varie tonnellate, che da il nome al complesso sacro: ñusta isppana. Un enorme macigno di granito scuro, un po' ricoperto da licheni e muffe chiare:
Sopra al monolite c’è il punto più alto che è quello “donde la virgen orina”, dove una ñusta, una vestale vergine di nobile lignaggio, veniva posta a gambe larghe dinnanzi ai sacerdoti a compiere nuovamente l’atto di orinare quale sacra rappresentazione del fatto primigenio della fecondazione del Mondo. Forse durante i riti ancestrali stagionali per propiziare la fecondità della terra e abbondanti raccolti. L'energia della ñusta è simbolo dello spirito femminile, della energia vitale creatrice della donna.
Sulla parete della pietra “minore” proprio di fronte alla parete verticale della grande pietra nera, ci sono delle apparenti crepe, che in realtà sono dei segni incisi, come delle linee che si incontrano o che divergono, che Valentìn dice rappresentano la carta geografica dei caminos reales degli Incas
si vede il tracciato dell'orina
i lavacri di purificazione
el manantial de agua
Sulla parete della pietra “minore” proprio di fronte alla parete verticale della grande pietra nera, ci sono delle apparenti crepe, che in realtà sono dei segni incisi, come delle linee che si incontrano o che divergono, che Valentìn dice rappresentano la carta geografica dei caminos reales degli Incas
(da: it.wikipedia.org) |
LA VALLE DI VILCABAMBA
il villaggetto dove ha sede il Centro di padre Lino:
che emozione, dev’essere proprio quello di cui accennava Hiram Bingham !...
In lontananza cavalli, corrales =recinti, capanne, la valle è larga e bella:
Poi arriva uno chacchando il suo bolo, e che poverino è salito fin su qui a piedi chissà da dove (solo la salita da Huancallé sono venti kilometri) perché ha molto mal di denti… "me duelen los dientes…!", e dunque ha necessità urgente di parlarne a padre Lino
In lontananza cavalli, corrales =recinti, capanne, la valle è larga e bella:
Poi poco dopo si ritorna in sù, a rivedere il mondo di sopra, questi luoghi in gran parte disabitati, questa valle ancora tutta da far fiorire
Arriviamo su fino a Canchayoc senza fermarci perchè non abbiamo ancora trovato un comedor aperto per mangiare, e finalmente qui lungo la strada, sotto ad una rossa insegna della CCola c'è la señora del “Restaurante Ladina” che ha una lavagnetta appesa fuori con la scritta “caldo de gallina”(cioè una minestra di carne bianca con patate, verdure e mais), entriamo… ma ci dice apertamente che non ha voglia di mettersi a preparare da mangiare ...
e quindi dobbiamo proseguire. Arriviamo di nuovo al passo Puerto Abra Màlaga
Salgono su dal basso due poveri bambini conciati e sporchi, cui diamo dei quadretti della tavoletta di cioccolata che abbiamo. Divorano ma non parlano ne emettono un singolo verso.
gli strapiombi a lato della scarpata della strada di terra
ecco un'aquila reale
Arriviamo su fino a Canchayoc senza fermarci perchè non abbiamo ancora trovato un comedor aperto per mangiare, e finalmente qui lungo la strada, sotto ad una rossa insegna della CCola c'è la señora del “Restaurante Ladina” che ha una lavagnetta appesa fuori con la scritta “caldo de gallina”(cioè una minestra di carne bianca con patate, verdure e mais), entriamo… ma ci dice apertamente che non ha voglia di mettersi a preparare da mangiare ...
e quindi dobbiamo proseguire. Arriviamo di nuovo al passo Puerto Abra Màlaga
C’è solamente un tizio (un tìo), ma non parla, non risponde, né proferisce alcun suono (ma non credo che sia sordomuto). Se ne sta seduto col suo sombrerito di pelle, il poncho, la sciarpa, i sandali, con la suola ricavata da vecchi copertoni di camion (a piedi nudi!), quelli detti ojòtas, e….. niente, solo ci guarda.
Salgono su dal basso due poveri bambini conciati e sporchi, cui diamo dei quadretti della tavoletta di cioccolata che abbiamo. Divorano ma non parlano ne emettono un singolo verso.
lo sperone della fortezza, alta sulla vallata
terrazzamenti para cultivos
il tunnel di collegamento
io al varco della soglia
Pisac antica:
la chakana sporgente e il sacro Intiwatana
una tawa chaqana
Condor e serpente stilizzati
questo percorso si chiama Amaru Punqus, cioè il sentiero che passa attraverso le quattro porte del serpente. E' anche un percorso iniziatico.
verso MORAY (p. 99 )
gli andenes circulares che qui chiamano concéntricos... vanno giù per 150 metri, come degli enormi imbuti ficcati nel terreno. Probabilmente così le coltivazioni erano riparate dai venti e dal freddo.
il biglietto
Una donna che sta posando giù per terra la sua coperta per metterci gli articoli da vendere, mi mostra con orgoglio il suo bimbo (guagua yau) bellissimo.
vari tipi di mais
la pietra, si mette in un campo da coltivare (chaqra) per propiziare buona fertilità
chaqàna, o tawa chakana, la quadruplice scala:
Le quattro braccia della chakana che indicano verso le quattro direzioni o punti cardinali, rappresentano anche i quattro elementi (fuoco, terra, aria, e acqua). Il cerchio in mezzo è il centro.
Sotto il totem andino de los Tres Dioses, con il puma, il serpente e il condor sovrapposti, che in certe altre zone delle Ande sono invece il lama, il serpente e il colibrì. I tre animali rinviano a tre princìpi che regolano la vita umana: il lavoro come servizio, il sapere, e l'empatia amorevole, simboleggiati da corpo, mente e cuore. Ma anche agli elementi terra, acqua, aria.
Resto anche affascinato da un bell’acquarello di una vecchia bruja (cioè di una strega)
I SITI HUARY
La città di Piquillakta sarebbe circa del 1300 avanti Cristo.
uno scheletro perfetto di Glyptodonte, un armadillo gigante dell’epoca dei dinosauri.
Poco più in là lungo la strada nazionale, dove si apre una vallata che scende, la chiude una doppia “porta” immensa di grandi massi incastrati
i "bugni"
TIPON
il centro cerimoniale della misteriosa Q’enqo (=fessure), antichissima, tutta scavata nelle viscere della roccia
l’area sacra ad anfiteatro (Kenko significa anche curvo), dove c’è pure l' “orologio solare”, disposto tutt’attorno al grande monolite verticale di 9 metri (detto el sapo, "il rospo"), che sembra quasi un axis mundi.
sembrerebbe una sorta di teatro per sacre rappresentazioni, corredate dalle ombre della roccia che si stagliano sul muro retrostante
Nel boschetto qui attorno ci sono lama, e cavalli che corrono
biglietto d'ingresso
SAQSAYWAMAN
Poi andiamo alla "classica" visita di Saqsày Wamàn (o semplicemente Sacsay =”testa inghirlandata”, o ondulata, quindi la testa incoronata della città di Cusco, e huamàn il falco), dove ci sono mura ciclopiche di massi inamovibili, incastrati perfettamente
Poi andiamo alla "classica" visita di Saqsày Wamàn (o semplicemente Sacsay =”testa inghirlandata”, o ondulata, quindi la testa incoronata della città di Cusco, e huamàn il falco), dove ci sono mura ciclopiche di massi inamovibili, incastrati perfettamente
mamma con pappagallo in testa
il Myuccmarca, l'osservatorio astronomico
la famosa grande spianata:
ILLAPATA
I pastori quechua ci portano qua i loro animali a pascolare.CUSCO 2°
Ammiriamo il Qori-Kancha, il "recinto aureo" -cioè il massimo Tempio sacro incaico- che è stato inglobato nel 1539 nella chiesa-convento dei domenicani, tra il basamento e il patio, la quale gli fu sovrapposta per spregio. Il Qorikancha si poté restituire alla vista solo in seguito al terremoto del 1950.
il basamento del Tempio del Sole, con sopra la chiesa
quel che resta della parte più sacra del Qorikancha
copia della "pala" d'oro che era sull' "altare" del Tempio,
rappresentante Sole-Luna e la Via Lattea, oltre ad altri simboli
E poi andiamo alla grande pietra (Hatun Rumiyoc), detta "dai dodici angoli", del muro esterno dell'antico palazzo di Inca Roca, che è ora nel basamento di un grande palazzo coloniale sede dell'Arcivescovado
Giriamo un po' per il barrio de San Blas, con strette calles, e case coloniali, botteghe artigiane, laboratori, e anche pensioncine famigliari. Ma certo che la zona vecchia (casco historico) in certe parti è un po' decadente...
Passiamo dal museo d'arte precolombiana che sta nel palazzo della bella mesòn Cabrera, che era stato uno spiazzo cerimoniale ai tempi degli Incas, poi divenne la casa del conquistador Alonso Diaz e da poco meno di un anno è stata trasformata in un bel museo.
tra antropologia e storia
SI RIPARTE IN VIAGGIO
Ad ABANCAY
Ascoltiamo le canzoni della cantante Roxana Gutierrez di Andahuaylas, mi piace in particolare una canzone in quechua: "Chullalla Sarachamanta"
Ascoltiamo le canzoni della cantante Roxana Gutierrez di Andahuaylas, mi piace in particolare una canzone in quechua: "Chullalla Sarachamanta"
Chontay, Lucuchanga, tutto giù, in fondo valle. Accopampa, agavi, cactus vari, eucalipti di tipi differenti, Itucunga, Puerto Banano, Yacca, canneti, palme. Scendiamo scendiamo sempre più...
a PUQUIO
la casa Cabrera con la collezione di petroglifos
uno dei numerosissimi petroglifi di Ica
Sulle polemiche relative a questi reperti cfr. il mio Post del 4 giugno 2012:
http://viaggiareperculture.blogspot.com/2012/06/un-fantastico-viaggio-nel-tempo.html
Qui nella parte desertica ci sono due tipi di umanità: gli uomini del territorio di sassi, e quelli del mondo di sabbia e polvere, che è ovunque nell’aria, vola in cielo, entra nelle case, come nell’auto, ma anche nel naso e negli occhi.
Già appena un po’ fuori ci sono diversi grossi delfini che van dentro e fuori dall’acqua, e tanti uccelli in volo. Dopo poco lungo la costa, sostiamo per ammirare un enorme, e misterioso, graffito che c’è sul pendio del promontorio, il cosiddetto “candelabro” (per altri un cactus), ma che probabilmente è il simbolo dell’albero della vita della cultura PARACAS che fiorì in questa area tra il 600 a.C. e il 400 d.C., e fu "scoperta" (ovvero valorizzata) nel 1925 dall'archeologo Julio Tello.
LE ISOLE BALLESTAS
arriviamo alle isole Ballestas, che costituiscono la riserva naturale marina fondata nel 1975. Data la corrente fredda di Humboldt (lo scienziato tedesco che l'ha identificata e descritta) che lambisce da sud a nord la riva occidentale del Sudamerica, qui sulla costa non piove quasi mai, se non in casi eccezionali
Qui ci sono una immensa quantità di uccelli, foche, leoni marini, trichechi, ci passano periodicamente delle orche marine, e vari tipi di gabbiani, e pellicani, ecc.
E, oltre a gabbiani, gavilanes, pajaros, ci sono anche diverse varietà di uccelli.
arriviamo alle isole Ballestas, che costituiscono la riserva naturale marina fondata nel 1975. Data la corrente fredda di Humboldt (lo scienziato tedesco che l'ha identificata e descritta) che lambisce da sud a nord la riva occidentale del Sudamerica, qui sulla costa non piove quasi mai, se non in casi eccezionali
Qui ci sono una immensa quantità di uccelli, foche, leoni marini, trichechi, ci passano periodicamente delle orche marine, e vari tipi di gabbiani, e pellicani, ecc.
E, oltre a gabbiani, gavilanes, pajaros, ci sono anche diverse varietà di uccelli.
PARACAS
Poi torniamo e andiamo nella Reserva Natural, è l'unica riserva nazionale marina del Perù, che comprende anche tutta la penisola e la costa a sud, tutta l’area di interesse archeologico, e naturalistico. Entriamo con lo stesso biglietto della barca.
Sono sentieri di terra malmessi, e pian piano li percorriamo guardando il magnifico spettacolo del cosiddetto deserto ambrato. Qui gli antichi Paracas (circa 700 a.C.- 300 d.C.) seppellirono in circa 400 strette buche (huecos) a forma di coppa capovolta i loro morti,
che si sono come raggrinziti e incartapecoriti, e si sono conservati sin’ora piuttosto bene. Le donne hanno mantenuto perfettamente i loro capelli lunghi due metri (si dice che dopo la morte siano anche cresciuti un po’), e gli abiti e le stoffe in cui i morti erano avvolti, ottimamente conservati, hanno permesso di conoscere questa straordinaria capacità tecnica dei Paracas nell’arte tessile. Purtroppo qui i "tombaroli" hanno causato molti danni.
Tra il 1925 e il ‘27 vennero alla luce centinaia di tessuti stupendi per i colori e per i complicatissimi decori, benché anche molto piccoli, difficilissimi anche oggi da realizzare, con disegni minuti di differenti sagome e colori, composti da una infinità di punti micro. Sono tra i più raffinati tessuti pre-incaici: ce ne sono qui al museino "Julio Tello", a Ica, e poi anche a Lima.
Sono sentieri di terra malmessi, e pian piano li percorriamo guardando il magnifico spettacolo del cosiddetto deserto ambrato. Qui gli antichi Paracas (circa 700 a.C.- 300 d.C.) seppellirono in circa 400 strette buche (huecos) a forma di coppa capovolta i loro morti,
che si sono come raggrinziti e incartapecoriti, e si sono conservati sin’ora piuttosto bene. Le donne hanno mantenuto perfettamente i loro capelli lunghi due metri (si dice che dopo la morte siano anche cresciuti un po’), e gli abiti e le stoffe in cui i morti erano avvolti, ottimamente conservati, hanno permesso di conoscere questa straordinaria capacità tecnica dei Paracas nell’arte tessile. Purtroppo qui i "tombaroli" hanno causato molti danni.
Tra il 1925 e il ‘27 vennero alla luce centinaia di tessuti stupendi per i colori e per i complicatissimi decori, benché anche molto piccoli, difficilissimi anche oggi da realizzare, con disegni minuti di differenti sagome e colori, composti da una infinità di punti micro. Sono tra i più raffinati tessuti pre-incaici: ce ne sono qui al museino "Julio Tello", a Ica, e poi anche a Lima.
Tocapu
dettagli di un mantello funerario in fibra di camèlide (collezione D.W.Ross)
museo mnaah, Lima
qui a Pisco il pisco è della migliore qualità, e poi lo sanno fare meglio, il frullato è fatto bene col bianco d’uovo che diventa denso, in modo che la pajilla (la cannuccia) può stare ben ferma in piedi. Idem per il pisco iqueño (di Ica).
DI NUOVO LUNGO LA COSTIERA
inizia la stretta fascia costiera coltivata a cotone
RIENTRIAMO NEL REGNO DELLA POLVERE
I venti che vengono dall'oceano sollevano nugoli di sabbia, chiamati paraca, che formano dune. Sepolte sotto ci sono le antiche pampas fiorenti secoli fa, con i loro canali e acquedotti e tunnel sotterranei.
Solo verso quasi la fine di questo tratto di autopista, usciamo dalla area desertica e polverosa.
VERSO LA GRANDE CAPITALE
Da qui a Lima la Panamericana-Sur è come una autostrada delle nostre, per circa 150 kilometri.
Comunque così restaurato (o ricostruito) l' Acclahuasi, ovvero il monastero di iniziazione delle "sorelle" del Sole, rende bene l'dea di come doveva essere il grande palazzo di queste antiche vestali (anche da noi le suore dovrebbero essere sorelle tra loro, oltre che spose in Cristo Dio, cioè vincolate e dedite a vita al servizio del convento e della Chiesa).
vasellame cerimoniale Wari (da un catalogo)
Al bar del museo c’è un cane stranissimo, grigio a pelo corto, magro, che è di una razza proprio autoctona, è chiamato perro sin pelo, in it. viene denominato: "cane nudo peruviano". Nella zona interna della Selva esiste anche un raro cane amazzonico aborigeno, detto "orecchie corte".
LIMA 2°
facciamo alcuni acquisti di ceramiche e altri souvenir
LIMA 2°
facciamo alcuni acquisti di ceramiche e altri souvenir
ULTIMO TUFFO NEL PASSATO
Andiamo al quartiere che si chiama "Pueblo libre", al "Museo Nazionale di Archeologia, Antropologia e Storia" (mnaah), che è semplicemente favoloso e molto ben fatto (cfr http://mnaah.perucultural.org.pe),
Stupende le ceramiche Moche (cioè di una cultura fiorita tra il 100 avanti C. e l' 850 d.C.).
Ora hanno anche pubblicato in spagnolo il classico (e primo) studio dell'archeologo tedesco Max Uhle, Las ruinas de Moche, 1903, Fondo editorial de PUCP (Pontificia Università Cattolica del Perù), 2014, facendo così conoscere gli interessantissimi disegni antichi:
due dei famosi e emblematici "volti sorridenti" (caras sonrientes)
da cataloghi d'arte
Ora hanno anche pubblicato in spagnolo il classico (e primo) studio dell'archeologo tedesco Max Uhle, Las ruinas de Moche, 1903, Fondo editorial de PUCP (Pontificia Università Cattolica del Perù), 2014, facendo così conoscere gli interessantissimi disegni antichi:
RITORNO
condor, foto di J.Frankham/WWF
per finire con un omaggio agli andini che mi rimangono nel cuore, vi rinvio al post di foto del 16 novembre 2011, cioè http://viaggiareperculture.blogspot.it/2011/11/gli-andini-del-peru-che-conservo-nel.html (gli andini che conservo nel mio cuore)
Quanto ad altre FOTO se ne possono vedere anche su FB in un mio Album intitolato "foto del Diario", in:
https://www.facebook.com/carlo.pancera/photos_albums
oppure direttamente:
https://www.facebook.com/carlo.pancera/media_set?set=a.1111375779454.2018533.1078658102&type=3
Quanto ad altre FOTO se ne possono vedere anche su FB in un mio Album intitolato "foto del Diario", in:
https://www.facebook.com/carlo.pancera/photos_albums
oppure direttamente:
https://www.facebook.com/carlo.pancera/media_set?set=a.1111375779454.2018533.1078658102&type=3
malghe sull'altipiano di Pampas Galeras
Come accennavo nel Diario ho comperato anche una antologia di racconti: Cuentos andinos raccolti e riscritti nel 1920 da E. Lòpez Albùjar, Biblioteca peruana di Promociòn editorial Inca, edizioni Peisa, 22a ediz., Lima-San Isidro, 1995.
Anche il romanzo di G.Martinez , di Nazca, che ho comprato a Lima: Biblia de guarango, Peisa, Lima-san Isidro, 2001, è un testo che rende molto bene, e anche con umorismo e un velo di ironia, la mentalità popolare diffusa nelle campagne (guarango si potrebbe tradurre con "villico", o "buon uomo" sempliciotto di campagna; mentre il huarango è un albero spinoso ma frondoso di alto fusto che fa una buona ombra, sotto a cui si può riposare tranquilli).
Infine....non faccio certo mistero di aver letto (o riletto) prima di partire con mio gran piacere anche i gustosissimi classici Disney dedicati ad avventure dei noti paperi nel Perù (attuale e antico), che tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta furono non pochi ..... :-)
Come accennavo nel Diario ho comperato anche una antologia di racconti: Cuentos andinos raccolti e riscritti nel 1920 da E. Lòpez Albùjar, Biblioteca peruana di Promociòn editorial Inca, edizioni Peisa, 22a ediz., Lima-San Isidro, 1995.
Anche il romanzo di G.Martinez , di Nazca, che ho comprato a Lima: Biblia de guarango, Peisa, Lima-san Isidro, 2001, è un testo che rende molto bene, e anche con umorismo e un velo di ironia, la mentalità popolare diffusa nelle campagne (guarango si potrebbe tradurre con "villico", o "buon uomo" sempliciotto di campagna; mentre il huarango è un albero spinoso ma frondoso di alto fusto che fa una buona ombra, sotto a cui si può riposare tranquilli).
Infine....non faccio certo mistero di aver letto (o riletto) prima di partire con mio gran piacere anche i gustosissimi classici Disney dedicati ad avventure dei noti paperi nel Perù (attuale e antico), che tra gli anni Sessanta e gli anni Novanta furono non pochi ..... :-)
Per la cultura di epoca incaica, vedi di Carlos Milla Villena, Ayni, semiotica andina (sulla pratica del principio della reciprocità nei lavori di pubblico interesse), Facoltà di Architettura, Universidad San Martin, 2003,
che è una critica delle modalità di ricerca e di studio che si adottano nelle opere sulla cultura andina; ma sopratutto l'indispensabile Genesis de la cultura andina, Fondo editorial Colegio de Arquitectos del Peru, 1980, poi Editorial de la Asociaciòn de Investigaciòn Cultural "Amaru Wayra", La Victoria - Lima, 2006 (pubblicato anche a Quito).
Il mio diario di questo viaggio, di cui ho messo qui le principali foto, è intitolato "Con lo sguardo del condor" ed è stato pubblicato dalla Este-Edition di Ferrara nel 2015.
Su questo mio Blog ho caricato vari Post sul viaggio fatto in Perù nel 2004, e cioè le varie presentazioni del libro, vedi nella cronologia a: 16 novembre 2011; 26 gennaio 2015; 9 maggio 2015; 11 mag. 2015; e 24 mag. 2015. Riguardo alle "pietre di Ica" vedi 4 giugno 2012.
FINE carlo_pancera@libero.it
che è una critica delle modalità di ricerca e di studio che si adottano nelle opere sulla cultura andina; ma sopratutto l'indispensabile Genesis de la cultura andina, Fondo editorial Colegio de Arquitectos del Peru, 1980, poi Editorial de la Asociaciòn de Investigaciòn Cultural "Amaru Wayra", La Victoria - Lima, 2006 (pubblicato anche a Quito).
Infine di Vinigi Grottanelli, L. Bernal, Paul Gendron, Le civiltà antiche e primitive: Le Americhe, UTET, Torino, 1989, pagg.278.
E il dettagliato catalogo etnografico per il Cinquecentenario, curato da A. Amitrano, A. Rigoli, F.P. Campione ed altri, Atlante delle civiltà indigene delle Americhe, Edizioni Colombo, Venezia, 1992, capitolo 17.
Il mio diario di questo viaggio, di cui ho messo qui le principali foto, è intitolato "Con lo sguardo del condor" ed è stato pubblicato dalla Este-Edition di Ferrara nel 2015.
Su questo mio Blog ho caricato vari Post sul viaggio fatto in Perù nel 2004, e cioè le varie presentazioni del libro, vedi nella cronologia a: 16 novembre 2011; 26 gennaio 2015; 9 maggio 2015; 11 mag. 2015; e 24 mag. 2015. Riguardo alle "pietre di Ica" vedi 4 giugno 2012.
FINE carlo_pancera@libero.it
che sorpresa!
RispondiEliminaciao Ben