Gli inglesi ai miei tempi quando si incontravano e si stringevano la mano dicevano "how do you do?" e l'altro pure diceva "how do you do?", almeno anni fa, una volta, usava così, quindi era una domanda retorica a cui nessuno rispondeva in effetti. A Ferrara c'è un'usanza un po' simile ci si dice "tutto a posto?" e si risponde sempre e comunque "tutto a posto", come quando il negoziante chiede "altro?" e si risponde "altro" per dire: nient'altro.
Così nel film che hanno dato ieri sera e oggi su un canale satellitare: "Everybody's Fine" del 2009, di Kirk Jones con Robert De Niro e Drew Barrimore, e una canzone di Paul McCartney, che è un remake di un film del 1990 di Giuseppe Tornatore, "Stanno tutti bene", con Marcello Mastroianni e Michèle Morgan, e musiche di Ennio Moricone, che ricevette il premio a Cannes e un David di Donatello.
E' il viaggio alla scoperta della vita, della realtà, della verità, e infine dunque di sè stesso, da parte di un padre rimasto vedovo, il vero grande Eroe di questo viaggio, che intraprende un lungo e faticoso e accidentato percorso per andare a trovare ciascuno dei suoi quattro figli. Inizia il viaggio perché, invitati ad andare a trovarlo dato che è solo, i figli avevano accampato scuse e quindi non viene da lui nessuno; e allora lui parte per fare loro una sorpresa, e scopre che ciascuno aveva nascosto la vera ragione per cui ognuno non era andato, ma scopre anche che non conosceva la vera vita e identità dei suoi figli, i quali per non farlo preoccupare gli avevano sempre lasciato credere cose non corrispondenti alla realtà. Ha occasione di vederli da vicino e ripensa al suo passato di padre inadeguato e sempre troppo impegnato in un duro lavoro. Subito i figli mettono in piedi una catena telefonica per avvisarsi reciprocamente dei suoi spostamenti e non venire colti di sorpresa dal suo arrivo. Il tempo si annulla, lui li rivede come bambini, e gli cadono quelle illusioni che si era fatto al loro proposito. Tutte le loro relazioni erano un paravento di retorica che li manteneva nella falsità dei rapporti grazie allo scudo di facciate d'occasione. I valori di riferimento erano solo di comodo per coprire una realtà ben differente, che però avrebbe potuto dispiacere al buon padre un po' naif (Frank Goode) che lavorava sodo anche per provvedere ai loro studi, alla loro carriera, e a dar loro una buona posizione sociale di cui lui potesse andar fiero.
Fino a che non decide di intraprendere questo viaggio eroico ed estenuante pieno di prove e di difficoltà da sormontare, in vista della conoscenza, una conoscenza della realtà delle cose da toccare con mano. Alla fine è completata la sua trasformazione, e anche la maturazione di rapporti più autentici con lui da parte dei figli.
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