MANUEL PUMAQUERO
il 25 novembre 2009, Facoltà di Lettere&Filosofia, Ferrara, ore 10 aula 11
"La marginalizzazione delle popolazioni indigene in Ecuador, con particolare riferimento alle questioni relative all'istruzione"
Yupaichani ! grazie a Carlo, Annalisa e Anita e grazie a tutti voi. Mi sento molto onorato di stare in questa vostra terra millenaria in cui molte culture si sono succedute di popoli che impararono a vivere in questa terra, impararono ad ascoltare la terra, ad accudire la terra, a rispettarla e onorarla non solo in senso materiale ma anche spirituale, e dal rapporto con essa elaborarono le proprie culture. Pertanto desidero chiedere permesso agli anziani (mayores), ai maestri, agli antenati, sia vostri che miei, per conversare questa mattina con voi, parlando e ascoltandovi.
Vi parlerò di come vive il nostro popolo, di come vivono le comunità andine del Tawantinsuyu nell'America del Sud, Abya Yala, ma anche nelle Americhe in generale, nel Extaschistlàn, nell'insieme del nostro continente americano. Come in questo nuovo tempo, Nuova Era, riusciamo da noi a procedere con due principali culture, due concetti di lavoro e di economia. Mi rifarò il più possibile agli insegnamenti dei mayores y abuelos, degli anziani, dei nonni, dei saggi, di quanti hanno conservato e tramandato la nostra cultura anche durante l'epoca dell'oppressione. Ripercorrerò quindi un poco anche la Storia.
Ora per iniziare ho bisogno di due volontari, un ragazzo e una ragazza, un maschio e una femmina. Bene, venite grazie. Vediamo ... ora vi chiedo /rivolto a Daniele e a Valentina/: cos'è tutto ciò che vi fa sentire bene, cioè se dite di star bene, su che basi lo dite, per quali motivi? e potreste anche dire: quando non state bene, se siete a disagio, o vi sentite di stare male, per quali motivi lo dite? Tutti quanti intanto si alzino in piedi per favore, grazie. Dimenticatevi ora dei quaderni, dei block-notes ecc..., mi potete tutti vedere bene? sì? allora mentre loro parlano, comincia Valentina, noi poniamoci ad ascoltare, a sentire quel che dice, e intanto guardate a me, e quel che vedete che faccio, fatelo anche voi, imitatemi. Questo esercizio serve perchè i nostri sensi, tutti insieme, comincino ad attivarsi, so che voi già li avete ben svegli, ma ora vorrei che si risvegliassero di più e tutti assieme simultaneamente. Dunque un minuto per Valentina, parla a voce alta. Dunque tu parli, mentre tu Carlo traduci, e voi ascoltate, e guardate e imitate me facendo certi semplici esercizi fisici che vi mostro. /Valentina parla e spiega quando si sente bene e per cosa...e quando e cosa la fa star male; il suo è un breve intervento molto personale su sue sensazioni interiori/ intanto Pumaquero respira profondamente/ io traduco a lui/ poi tocca a Daniele, pure lui parla dei suoi sentimenti e sensazioni e riflessioni/ Pumaquero compie alcuni esercizi con le braccia, respirando profondamente/ quando è terminato anche il suo intervento, e la mia traduzione in spagnolo, tutti possono sedersi di nuovo/
Come vi siete sentiti? come avete percepito questo esercizio?, e come vi siete sentiti mentre ascoltavate le cose che loro dicevano? avete ascoltato con attenzione i vostri compagni? avete partecipato alla loro esternazione di sentimenti?
/interviene Laura che dice: "ho partecipato molto volentieri e tranquillamente". Poi un'altra ragazza: "io invece non ho seguito bene quel che dicevano i nostri compagni perchè ero troppo concentrata suoi movimenti da fare e non ho sentito bene". interviene Elena e dice: "all'inizio sì ho seguito le parole di Valentina, ma poi già con il ragazzo ho perso un po' il suo discorso...non sono riuscita a seguire bene tutte le cose contemporaneamente"/
Bene, abbiamo ora sperimentato un semplice esercizio che facevano già da molti secoli nei territori andini, nei centri cerimoniali e nei templi, e che stiamo recuperando e ritorniamo a praticare e adesso stiamo mostrando queste pratiche a tutti e non solo al nostro popolo perché si conosca come facevano i nostri nonni, i nostri antenati, a sentirsi bene e a passar bene la loro vita. Qui si debbono mettere in funzione simultaneamente alcune nostre capacità, quella visiva, quella auditiva, la memoria, il movimento fisico, per osservare e ascoltare in modo esatto, e quindi replicare quel che vediamo fare, e intanto seguire il discorso che si sta pronunciando, il che è un esercizio importante per tutti, per i bambini, per gli adulti, per gli anziani, per i vecchi, è sommamente importante. E' importante anche perché il sangue, la vita che scorre attraverso il nostro sangue sta percorrendo tutto il corpo, sta circolando, e ci da energia e possiamo avere a disposizione energie fresche rinnovate per varie funzioni. Abbiamo lavorato con la parte superiore del nostro corpo, poi pian piano siamo scesi ad attivare le parti più basse, e poi tutto simultaneamente, in modo che ci sia un buon equilibrio tra le parti. Bisognerebbe farlo tre volte al giorno, al mattino, a metà giornata, alla sera, quando lasciamo le cose impegnative, è importante curare un buon respiro, il camminare, fare semplici esercizi. Il nostro popolo ha molti motivi per cui ha bisogno di camminare, per andare in città, e poi ritornare, per andare a lavorare, ecc... Dopo la conquista della nostra terra, questi esercizi dei templi sono stati fatti cessare, e sono stati chiusi i templi. Pertanto per più di cinquecento anni non si sono potuti svolgere pubblicamente, alla luce del sole, è stato così tenuto nascosto durante quel periodo, ora invece lo abbiamo ripristinato, e sono sedici anni che stiamo facendo ricerche, studi, per riportare alla luce tutto quel che il nostro popolo sapeva e sapeva fare.
Allora permettetemi di dirvi alcune cose per entrare nel tema che mi avete assegnato.
Il Sud America, quanti lo conoscono?, guardate su una carta geografica, anch'io ho guardato una cartina prima di venire qui, e mentre viaggiavo pensavo, ma come avranno fatto Colombo e il suo equipaggio a venire sino laggiù da noi in America? Inoltre nelle nostre terre si vive più che altro sulle altitudini, c'è molta pioggia per almeno sei mesi, e poi durante la stagione secca piove poco, e la neve si conserva solo sulle cime delle montagne. La nostra terra, lontana dalla costa, è protetta da grandi cordigliere, catene montuose, queste montagne ci hanno aiutato a imparare molte cose, a svolgere la nostra vita, a come orientarci, poiché ci danno i punti di riferimento, e inoltre ci forniscono suggerimenti su come seminare e coltivare i terreni, come prendersi cura delle coltivazioni, la protezione che ci offrono ci dà il nostro sapere specifico, da qui viene la nostra cultura. Nel nostro paese si trovano vari animali, molti uccelli, una vegetazione molto ricca, varie specie di bestie selvatiche, come ad es. il puma, che è un simbolo di forza, e pure il condor che è uno degli uccelli più grandi e che vola a grandi altezze, è anch'esso un simbolo della nostra cultura, eccetera, ora tutta questa ricchezza naturale, culturale e spirituale, ha fatto sì che nei secoli passati alcune popolazioni abbiano raggiunto grandi livelli di civiltà.
Nel periodo dopo la conquista europea, e con le attività dei missionari, all'inizio i nuovi dominatori fecero molti danni, però poi convivendo, le diverse componenti del paese hanno incominciato a conoscersi, e hanno imparato a capirsi, lentamente, in qualche modo a partire dal Settecento-Ottocento in particolare, si è aperta una comunicazione, uno scambio. Soprattutto la medicina popolare di Spagna e quella tradizionale andina hanno potuto intendersi e scambiare tra loro conoscenze.
Ma solo in questi settori, in tutti gli altri no, in generale c'e stata molta persecuzione, ingiustizia, morte, ne hanno conseguito grandi danni materiali e disastri culturali. In quel periodo si è strutturata una grande macchinazione contro la nostra gente, cominciarono a separare i vari popoli, e a spossessarci delle nostre ricchezze, delle terre, dei mezzi di produzione. In un primo periodo cominciarono ad utilizzarci come gente al loro servizio. Così pure la Chiesa cattolica, non ha solo fatto danni a livello culturale per voler convertire forzatamente alla propria cultura, ma ha iniziato subito proprio allora a conquistare un grande potere, appropriandosi indebitamente di molte terre, e cominciò a sfruttare la nostra gente obbligandoli come lavoratori forzati senza alcun salario o retribuzione per fare loro costruire le proprie chiese, monasteri, grandi edifici, divenendo fonte di grandi sofferenze. Così i popoli indigeni si diedero da fare a trovare vari mezzi di sopravvivenza, come ad esempio con la coltivazione, e anche con la tessitura per farsi i propri vestiti,
o l'allevamento e la pastorizia, oppure a lavorare nelle miniere per ricavarne i minerali da cui forgiare gli attrezzi da lavoro, o decori e ornamenti, ma sia nel caso delle miniere, sia nell'agricoltura che nell'artigianato, i prodotti venivano poi fatti propri dai dominatori, e sottratti al paese, erano destinati altrove. Ci furono molte azioni deliberatamente compiute per soggiogarci, non sono solo risultati, dati di fatto, ma anche obiettivi di sfruttamento perseguiti con male intenzioni, consapevolmente. Questa fu una vera e propria macchinazione ordita contro i nostri popoli; anche i processi poi di meccanizzazione della produzione e di sviluppo tecnologico che intervennero in seguito, erano decisi da fuori del paese, la nostra gente non si trovò molto bene con questi sistemi.
Ma solo in questi settori, in tutti gli altri no, in generale c'e stata molta persecuzione, ingiustizia, morte, ne hanno conseguito grandi danni materiali e disastri culturali. In quel periodo si è strutturata una grande macchinazione contro la nostra gente, cominciarono a separare i vari popoli, e a spossessarci delle nostre ricchezze, delle terre, dei mezzi di produzione. In un primo periodo cominciarono ad utilizzarci come gente al loro servizio. Così pure la Chiesa cattolica, non ha solo fatto danni a livello culturale per voler convertire forzatamente alla propria cultura, ma ha iniziato subito proprio allora a conquistare un grande potere, appropriandosi indebitamente di molte terre, e cominciò a sfruttare la nostra gente obbligandoli come lavoratori forzati senza alcun salario o retribuzione per fare loro costruire le proprie chiese, monasteri, grandi edifici, divenendo fonte di grandi sofferenze. Così i popoli indigeni si diedero da fare a trovare vari mezzi di sopravvivenza, come ad esempio con la coltivazione, e anche con la tessitura per farsi i propri vestiti,
o l'allevamento e la pastorizia, oppure a lavorare nelle miniere per ricavarne i minerali da cui forgiare gli attrezzi da lavoro, o decori e ornamenti, ma sia nel caso delle miniere, sia nell'agricoltura che nell'artigianato, i prodotti venivano poi fatti propri dai dominatori, e sottratti al paese, erano destinati altrove. Ci furono molte azioni deliberatamente compiute per soggiogarci, non sono solo risultati, dati di fatto, ma anche obiettivi di sfruttamento perseguiti con male intenzioni, consapevolmente. Questa fu una vera e propria macchinazione ordita contro i nostri popoli; anche i processi poi di meccanizzazione della produzione e di sviluppo tecnologico che intervennero in seguito, erano decisi da fuori del paese, la nostra gente non si trovò molto bene con questi sistemi.
Così è anche oggi. Si dice che nel complesso dei paesi dell' America Latina in media il 50% della popolazione disponga di soli due dollari pro capite al giorno; in Ecuador nel 2006 il 17,7% viveva con un dollaro al giorno, e il 40,8% con due. Sì, ho fatto riferimento al dollaro perché è la moneta vigente in Ecuador, sapete che il nostro paese oramai non possiede più una sua moneta nazionale ma utilizza il dollaro degli Stati Uniti del nord America. Comunque questo è il riferimento per tutti i paesi del Sud America, su cui si fanno i calcoli del reddito. Con questi uno o due dollari la povera gente deve provvedere a mangiare, all'acqua, ai vestiti, alla salute, ad alimentare i figli, eccetera, ed è sempre prossima ad andare sotto il livello di sopravvivenza, è a rischio.
Dunque la nostra gente vivendo in questo modo, ha cominciato sin dall'arrivo dei conquistatori a doversi arrangiare per la sussistenza, e si è organizzata per opporre la propria resistenza. Questa resistenza si è protratta sino al giorno d'oggi, si può dire che incredibilmente per più di cinquecento anni la cultura andina ha saputo resistere, e si è salvata riuscendo ad esser trasmessa oralmente di generazione in generazione, tra le forme di resistenza c'era anche questo sforzo di tipo culturale.
Dunque la nostra gente vivendo in questo modo, ha cominciato sin dall'arrivo dei conquistatori a doversi arrangiare per la sussistenza, e si è organizzata per opporre la propria resistenza. Questa resistenza si è protratta sino al giorno d'oggi, si può dire che incredibilmente per più di cinquecento anni la cultura andina ha saputo resistere, e si è salvata riuscendo ad esser trasmessa oralmente di generazione in generazione, tra le forme di resistenza c'era anche questo sforzo di tipo culturale.
L'essere umano ha bisogno fondamentalmente di 4 cose per poter vivere, la più importante è la felicità, questo è sempre l'obiettivo principale che persegue, necessita la felicità l'essere umano, è la principale cosa di cui ha bisogno, e poi desidera che ci sia armonia, con tutto e tutti, con la sua famiglia, con la società circostante, con l'ambiente naturale in cui si trova, le montagne, i laghi, i ruscelli d'acqua, gli uccelli, gli animali, con tutto. In questa epoca in cui c'è tanta tecnologia desideriamo vivere con buoni rapporti anche con queste macchine che fanno oramai parte del contesto di vita. Se all'improvviso qualcosa non funziona, mi fa arrabbiare e mi rende nervoso e mi crea problemi. In effetti stare in armonia significa comprendere il proprio tempo. A parte questi due pilastri fondamentali, altre due sono necessari all'essere umano. Innanzitutto la conoscenza. La conoscenza, i saperi cui pensavano i nostri predecessori erano il seminare, il raccogliere, sapersi fare vestiti,
l'alimentazione, le musiche, i canti, e soprattutto la propria specifica forma di spiritualità. All'arrivo dei conquistatori, si rompe con tutte le forme tradizionali del sapere e del saper vivere bene, in pace, in connessione, in armonia con l'ambiente per tramite dei propri saperi e delle proprie conoscenze. Le varie forme che si erano sviluppate per il saper vivere sono state interrotte. Inoltre un'altra forma di religiosità, introdotta dagli europei, fu imposta con violenza in America, non fu introdotta in modo amichevole, ma fummo forzati, e fu fonte di grandi dolori.
Di fronte a questa situazione sulle Ande i nostri saggi delle nostre comunità, gli amawtas, i nostri astronomi e scienziati, amuntas, i nostri leaders, pushak, i nostri capi, essi hanno saputo conservare molto gelosamente i nostri princìpi, sulla cui base hanno saputo organizzarci, e insegnarci a vivere in questo periodo, li hanno trasmessi di generazione in generazione. Perché non si poteva più vivere come ci obbligavano con la soggezione, ma bisognava ritrovare la vita, saper restare in connessione e in armonia con l'acqua, con le montagne, con la terra, con gli elementi. Riavendo queste cose che riguardano le fonti di sostentamento, e riprendendo a potersi esprimere nella propria stessa lingua, riappropriandosi della propria cultura, della propria spiritualità, soltanto così ci ritroviamo, soltanto così non ci sentiamo emarginati.
l'alimentazione, le musiche, i canti, e soprattutto la propria specifica forma di spiritualità. All'arrivo dei conquistatori, si rompe con tutte le forme tradizionali del sapere e del saper vivere bene, in pace, in connessione, in armonia con l'ambiente per tramite dei propri saperi e delle proprie conoscenze. Le varie forme che si erano sviluppate per il saper vivere sono state interrotte. Inoltre un'altra forma di religiosità, introdotta dagli europei, fu imposta con violenza in America, non fu introdotta in modo amichevole, ma fummo forzati, e fu fonte di grandi dolori.
monumento a Rumiñawi il difensore del Regno del Suyu del Nord (attuale Ecuador), nella piazza civica di Sangolquì
Di fronte a questa situazione sulle Ande i nostri saggi delle nostre comunità, gli amawtas, i nostri astronomi e scienziati, amuntas, i nostri leaders, pushak, i nostri capi, essi hanno saputo conservare molto gelosamente i nostri princìpi, sulla cui base hanno saputo organizzarci, e insegnarci a vivere in questo periodo, li hanno trasmessi di generazione in generazione. Perché non si poteva più vivere come ci obbligavano con la soggezione, ma bisognava ritrovare la vita, saper restare in connessione e in armonia con l'acqua, con le montagne, con la terra, con gli elementi. Riavendo queste cose che riguardano le fonti di sostentamento, e riprendendo a potersi esprimere nella propria stessa lingua, riappropriandosi della propria cultura, della propria spiritualità, soltanto così ci ritroviamo, soltanto così non ci sentiamo emarginati.
Una volta che si stabiliscono, che si istituiscono le grandi città, come Lima in Perù, o La Paz in Bolivia,o anche la nostra capitale Quito, sino a che poi incominciano ad essere fondate le repubbliche indipendenti nell' Ottocento, la gente comincia a pensare di organizzarsi, e appaiono già i nostri primi leaders, potrei ricordare ad esempio che a Quito appare Ambrosio Lasso, un importante leader repubblicano che muore in piena lotta, e Fernando de Aquilema della nazione Purwà (o Puruhà), del popolo Kacha, che è morto negli anni 1870 combattendo in pieno periodo repubblicano (cioè della repubblica borghese "creola") unicamente per i diritti del suo popolo, quella è stata una sollevazione molto vasta, che ha coinvolto molte parrocchie, molte persone, è degno di nota perché per moltissimi anni non c'era stato nessuno che fosse riuscito a far rivoltare le grandi masse che erano sempre rimaste sottomesse di fronte a quella forza politica oppressiva e invasora. Quando comparvero questi nuovi leader che fecero appello alla ribellione, chiamando a sollevarsi gente che dopo quattrocento e più anni era rimasta avvilita e senza poter fare più nulla, ci fu una grande risposta e tutti si dissero, no, basta, non possiamo più vivere in questa maniera, vogliamo la nostra libertà, vogliamo vivere degnamente. In questo modo emersero vari altri leaders, sia uomini che donne. E' bello perchè il nostro mondo è duale, debbono lottare entrambi, tutto lo sviluppo sociale, politico, spirituale, non può che risultare da entrambi. Per es. da noi ci furono donne come Manuela Leòn, una donna di lotta, in Perù ci fu Bartolina Sisa, e sempre in Perù appare anche il grande leader Tupac Amaru, e Condor Canqui. Questi incominciano ad organizzare la gente in varie forme di lotta, lungo tutta la cordigliera andina.
Dal 1822 troviamo che nelle guerre indipendentiste vi partecipano molti indigeni, molti della nostra gente, che hanno dato la loro vita, e loro però non vengono ricordati nella storia ufficiale, nessuno menziona queste persone, ma noi li conserviamo nelle nostre memorie, nei nostri canti, e sappiamo molto bene quali furono le loro battaglie, le lotte che hanno condotto, chi erano, sono i nostri primi leader politici. Però quando nell'Ottocento si fondano queste nuove repubbliche indipendenti nell'America Latina, e i governi incominciano a legiferare per loro conto, si vede presto che in realtà sono leggi fatte a vantaggio della stessa cerchia politica che dominava nel paese, cioè anche se si sono resi indipendenti, però sono poi sempre la stessa gente che governa anche se si sono staccati dalla Spagna, sono sempre gli stessi gruppi dirigenti. A questa nuova gestione compartecipano due settori locali, la componente del popolo dei meticci, e quelli che sono i "figli" di spagnoli che si erano da tempo stabiliti nel paese (i creoli). In queste guerre di liberazione molti avevano partecipato perché la situazione potesse cambiare. Senza dubbio è in questa situazione che nasce la coscienza, la coscienza degli esseri umani si forma nella lotta, vedono che dopo le guerre di liberazione non cambia nulla. Non viene per tutti la libertà. Solo il popolo meticcio ha preso pienamente il potere e cominciò a ottenere i vantaggi per i propri interessi, e non per la popolazione indigena originaria del paese. I meticci sono stati poi altrettanto duri di quanto lo erano stati gli spagnoli, nel ricorrere ad ogni mezzo per mantenersi saldi al potere.
Dal 1822 troviamo che nelle guerre indipendentiste vi partecipano molti indigeni, molti della nostra gente, che hanno dato la loro vita, e loro però non vengono ricordati nella storia ufficiale, nessuno menziona queste persone, ma noi li conserviamo nelle nostre memorie, nei nostri canti, e sappiamo molto bene quali furono le loro battaglie, le lotte che hanno condotto, chi erano, sono i nostri primi leader politici. Però quando nell'Ottocento si fondano queste nuove repubbliche indipendenti nell'America Latina, e i governi incominciano a legiferare per loro conto, si vede presto che in realtà sono leggi fatte a vantaggio della stessa cerchia politica che dominava nel paese, cioè anche se si sono resi indipendenti, però sono poi sempre la stessa gente che governa anche se si sono staccati dalla Spagna, sono sempre gli stessi gruppi dirigenti. A questa nuova gestione compartecipano due settori locali, la componente del popolo dei meticci, e quelli che sono i "figli" di spagnoli che si erano da tempo stabiliti nel paese (i creoli). In queste guerre di liberazione molti avevano partecipato perché la situazione potesse cambiare. Senza dubbio è in questa situazione che nasce la coscienza, la coscienza degli esseri umani si forma nella lotta, vedono che dopo le guerre di liberazione non cambia nulla. Non viene per tutti la libertà. Solo il popolo meticcio ha preso pienamente il potere e cominciò a ottenere i vantaggi per i propri interessi, e non per la popolazione indigena originaria del paese. I meticci sono stati poi altrettanto duri di quanto lo erano stati gli spagnoli, nel ricorrere ad ogni mezzo per mantenersi saldi al potere.
Se poi mi farete delle domande sarà forse meglio, così potrò rispondere a quel che vi interessa. Non ci sono domande? volete interrompere, e riposare? o continuare? continuiamo? (Anita: sì continuiamo) bene, perfetto.
Dunque in questo modo in America Latina, e in tutte le Americhe, i popoli originari, sia nel sud che nel nord del continente, tutte le culture aborigene, le minoranze razziali sono state disprezzate dalla politica, i loro interessi, i loro modi di vita sono stati ignorati, rifiutati e schiacciati. Oggi con la politica di globalizzazione che sta prevalendo si porrà fine a queste presenze, a queste culture, a queste lingue. Perciò non siamo d'accordo con queste scelte politiche. Oggi poi con la prevalenza dell'inglese, non ci si preoccupa più nel settore dell'educazione, dell'istruzione, delle lingue aborigene locali, delle culture specifiche. Carlo mi diceva che qui c'è un modo di dire secondo cui solo le tre "i" sono importanti (informatica, impresa, inglese), anche da noi sta crescendo questa mentalità, allora come la mettiamo con le lingue e le culture minoritarie? E' così che poi scompaiono le tradizioni, le culture locali, eccetera. Ogni popolo ha il suo modo di affrontare le cose, di esprimersi, la sua propria dinamica, la sua cultura, la sua storia, il suo modo di comportarsi, e in realtà ogni popolo può integrarsi nella modernizzazione mantenendo la propria identità. Oggi stiamo nell'epoca della pluralità di culture, e quindi della necessità della conoscenza dell'altro, del darci una mano, del parlarci nell' idioma dell' amicizia; oggi bisogna conoscere la marginalizzazione, poiché molti popoli ancora sono maginalizzati oggi, invece ci si può comprendere, siamo in una situazione con l'informatizzazione, l'automazione, in cui l'essere umano è in grado di parlarsi, di comunicare in tutto il mondo, e tutti possono capire e conoscere gli altri. Siamo in una situazione in cui tutto si globalizza sempre più e quindi diventa ancor più necessario cercare di comprendersi.
Ogni popolo ha la sua forma di vivere e nella nostra cultura andina disponiamo di un nostro particolare concetto di cosa significhi vivere bene, alli kawsay, il modello del "buon vivere". In questo modello, si ricorda che per certo la gente necessita di stare in pace, di un tetto, di alimentazione, di una famiglia, che la terra produca buoni frutti, che i suoi animali, gli uccelli ecc. stiano bene, che il tempo atmosferico sia propizio, che l'aria sia pura, che l'acqua sia pulita, eccetera, eccetera. Mentre il modello alternativo di stampo capitalistico, non è primariamente interessato a queste cose, i suoi fini sono quelli della crescita produttiva, di produrre, produrre sempre di più, e poi necessita di vendere. Vuole sempre di più. Non vuole star fermo. Non contempla un tempo per se stessi, per la famiglia, per il benessere, per l'ambiente eccetera. Nemmeno le piante, e gli animali sono in libertà, la gallina deve deporre almeno due uova al giorno, le piante, le sementi, persino i fiori, sono sottoposti ad eccessive ore di esposizione alla luce perché producano di più, e così pure la gente ha da lavorare sottoposta a troppe ore di lavoro, è sottomessa e è prigioniera degli orar che le vengono impostii. Per favore ditemi a che ora vi viene fame al mattino? ditemi: /a me alle 7 / invece a me alle 9 del mattino/. Secondo gli antichi saggi nostri l'essere umano dovrebbe mangiare tra le 5 del mattino e le 9 di sera, se mangia più tardi ciò provoca danni allo stomaco, problemi intestinali di varia forma, malesseri, ulcere, ecc.. Dopo il pranzo deve rilassarsi, bisogna riposare, e alle 5 del pomeriggio fare una merenda, e dopo le 7 la cena, eccetera, mentre se è sottoposto agli orari lavorativi attuali non ne ha il tempo, deve dare la priorità ad altri suoi doveri. Ciò è una forzatura. Ecco qui una forma di alterazione, di marginalizzazione rispetto allo svolgersi naturale delle ore del giorno. Siamo emarginati da tutta la nostra libertà nel regolare le nostre forme di vita, senza nemmeno magari darcene conto, rendercene consapevoli. Bisogna che gli studenti prendano coscienza che questa è una forma di alienazione, cioè di macchinizzazione, di servitù, di sfruttamento, di strumentalizzazione del nostro lavoro.
Ora vorrei presentarvi alcune foto, immagini di vita della nostra gente. Qui per esempio siamo su una collina sacra, chiamata hala hawàn, che sta vicino al monte Chimborazo, e ci stiamo organizzando, perché si va là per il raccoglimento, per riflettere, compiere delle orazioni, per ritrovare sè stessi, riprendere le forze. E' una collina alta. E qui il compagno, la persona che si vede in questo lato, sta suonando uno strumento, la bocina, per richiamare la gente, per convocarla, e già dall'Ottocento veniva suonato per questo fine e la gente lo sa e quando lo sente sa di essere chiamata a raccolta. Qui infatti stavamo organizzandoci per poi fare una marcia di protesta, una manifestazione, un corteo per le strade cittadine. Vanno per reclamare i propri diritti di studio, per poter usare la propria lingua, ecc. Solo con la nuova Costituzione attuale (dell'anno 2008) si è ottenuto che siano riconosciute le lingue aborigene come il kichwa, o lo shuar, e altre, il cui uso ora è ufficiale. Ci sono otto grandi nazionalità aborigene originarie con proprie lingue che sono lingue ufficiali, e in totale sono riconosciuti diciotto popoli, e tutti ora hanno il diritto di esprimersi nella propria lingua, per cui ora l'Ecuador è un paese ufficialmente multiculturale, multilingue, molto composito, vario.
Io per esempio parlo il kichwa nella versione purwà (o Puruhà). Per esempio professore si dice yachachy, e hari yachacy o warmi yachachy se è uomo oppure donna. Questo lo chiamiamo antanìki, quest'altro pumagina, questo wara, o questo puchuta. E' una lingua completamente estranea allo spagnolo, una lingua originaria che si è sviluppata nei secoli, prima della conquista, e che quindi ha una sua forma specifica. Tutto ciò è sommamente necessario per la nostra cultura, cioè che si rivendichi il fatto che la nostra gente veda riconosciuto il diritto ad esprimersi nel proprio idioma. E' necessario che faccia sentire la propria presenza, la propria voce, che pretenda i propri diritti, e questo non solo nel caso dei popoli indigeni, lottiamo in effetti per tutti quanti, per tutti gli esclusi, tutti coloro che si sono visti togliere dalle proprie mani i mezzi produttivi, i propri diritti in vari campi. Di recente dal 1988 il nostro paese per esempio riconosce, per quello che riguarda il sistema di istruzione, una educazione interculturale bilingue (EIB).
Essa permette che non solo il professore bianco o meticcio possa insegnare in spagnolo trattando anche della cultura aborigena, ma che il professore di lingua kichwa possa insegnare nella lingua propria, e che tutti quanti possano condividere le conoscenze della propria cultura, dei propri saperi specifici, e che tutti possano divenire amici, il che è l'aspetto più importante.
Ecuador multiculturale
Io per esempio parlo il kichwa nella versione purwà (o Puruhà). Per esempio professore si dice yachachy, e hari yachacy o warmi yachachy se è uomo oppure donna. Questo lo chiamiamo antanìki, quest'altro pumagina, questo wara, o questo puchuta. E' una lingua completamente estranea allo spagnolo, una lingua originaria che si è sviluppata nei secoli, prima della conquista, e che quindi ha una sua forma specifica. Tutto ciò è sommamente necessario per la nostra cultura, cioè che si rivendichi il fatto che la nostra gente veda riconosciuto il diritto ad esprimersi nel proprio idioma. E' necessario che faccia sentire la propria presenza, la propria voce, che pretenda i propri diritti, e questo non solo nel caso dei popoli indigeni, lottiamo in effetti per tutti quanti, per tutti gli esclusi, tutti coloro che si sono visti togliere dalle proprie mani i mezzi produttivi, i propri diritti in vari campi. Di recente dal 1988 il nostro paese per esempio riconosce, per quello che riguarda il sistema di istruzione, una educazione interculturale bilingue (EIB).
Essa permette che non solo il professore bianco o meticcio possa insegnare in spagnolo trattando anche della cultura aborigena, ma che il professore di lingua kichwa possa insegnare nella lingua propria, e che tutti quanti possano condividere le conoscenze della propria cultura, dei propri saperi specifici, e che tutti possano divenire amici, il che è l'aspetto più importante.
Per esempio la educazione interculturale bilingue, fu una necessità, per ottenerla abbiamo fatto molte proteste e abbiamo lottato tanto, sin dal 1920, molta gente morì per il fatto di pretenderla, perchè non si poteva andare avanti così, la gente indigena non poteva andare a scuola se non sapeva lo spagnolo, e quindi non aveva alcuna istruzione. Ad esempio nel caso mio personale nell'anno 1974 tentai di entrare a scuola, attualmente ho 42 anni, ma allora non sapevo tanto parlare lo spagnolo, parlavo solo il kichwa, e la mia insegnante mi ha castigato, mi ha picchiato, perché molte volte non capivo, e mi fece cacciare. Un tempo anche le donne in generale non avevano istruzione, le femmine non andavano a scuola, non ne avevano diritto. Con tutti questi problemi, e la necessità di trovare lavoro, la gente cominciò ad emigrare verso le città. Per cui era divenuto necessario che si stabilisse una forma di educazione, degli spazi di educazione anche per la nostra gente. In seguito a tutte queste lotte si è raggiunto infine un accordo ministeriale nel 1988 per cui si stabilì di fondare l'educazione interculturale bilingue.
Pumaquero al computer
Pumaquero al computer
Torniamo alle nostre foto. Ci sono domande su questa immagine? /sì, cos'è quella striscia bianca per terra?/ questa linea sta separando da un lato la gente che si sta preparando per andare alla manifestazione, e dall'altro lato quelli che la stanno organizzando e che guideranno il corteo e imposteranno gli slogan da proclamare ad alta voce.
Nella foto successiva vediamo che gli organizzatori scelti dalla comunità stanno dando le direttive per la manifestazione, in modo che non si provochino scontri e conflitti. Sostenere questa motivazione è molto importante. Inoltre partecipavano alla manifestazione anche anziani, vecchi, donne, ragazzini e bambini, e c'era timore che potesse succedere qualcosa. Ma questa motivazione, questa intenzione nostra andava ben chiarita, sia perché tutti ne fossero convinti, sia per tranquilizzare chi aveva timore a partecipare, sia perché si potesse comunicarla a tutta la città dove intendevamo scendere per le strade.
Ecco infine questa è la nostra bandiera andina con strisce di tutti i colori dell'iride, dell'arcobaleno, che dice della varietà e multiculturalità delle popolazioni della cordigliera andina, e che rappresenta anche un obiettivo e una speranza (è anche un po' simile a quella che avete ora anche voi, che ho visto anche qui, quella dei pacifisti). Perciò alcuni chiamano questo nuovo movimento degli indigeni per la ricerca, la rivitalizzazione, e la valorizzazione della spiritualità e dei saperi ancestrali originari delle culture aborigene andine: los caminantes del arco Iris, i viandanti dell' arcobaleno.
Ora grazie a tutti per l'attenzione. Yupaichany
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