domenica 12 febbraio 2012

"corso" sulla cultura tradizionale andina kichwa (5)

MANUEL PUMAQUERO MINTA direttore dell'istituto di conoscenze ancestrali Jatun Yachay Wasi (=Casa del Grande Sapere) di Colta in Ecuador  ha tenuto un intervento-atto sulla spiritualità indigena andina
all'oasi naturalistica "il seme" a Ponte Rodoni, FE, da Dario e Paola,
il venerdì 27 novembre 2009, con una trentina di persone.
 Pumaquero parla con Ghila Pancera

Quando arriva Pumaquero fa un giro guidato da Dario e da Lionella per il territorio dell'oasi naturalistica, e attorno al laghetto, che compie con grande interesse essendo un naturalista. Giunto sulla sponda di fronte alla casa, dall'altra riva del lago, compie un rito di consacrazione del luogo. Poi dopo una visita all'orto da esperto erborista, rientra in casa, e dopo la cena riceve le persone che convergono, e  poi, predisposti alcuni suoi oggetti e strumenti, incomincia la serata.
Inizia con una invocazione o ringraziamento:
"A tutti gli esseri che vivono, che hanno vissuto, a coloro che crearono la cultura, si intesero con le piante, con gli animali, con la terra, con le montagne, con l'acqua, con i sacri fiumi, cui offrirono il loro gradimento e ringraziamento, a coloro che accolsero e restituirono doni. Costoro ci hanno insegnato che in qualsiasi luogo della Terra si trovi l'essere umano come parte della Natura, l'essere umano si prende cura della Natura, vibra con la Natura, e sta nel cammino divino, di quella divinità che conosciamo sotto nomi diversi -Yahwé, Jeovah, il Signore Iddio, Allah, e molti altri- e che nel popolo Purwà da cui provengo è noto come Jatun Pachakamak, il grande padre del Tutto, signore dell'infinito.
Da lui implorò salvezza il generale Rumiñawi (=occhio, o volto, di pietra), ultimo difensore dell'AntySuyu, del regno del Nord del paese contro gli spagnoli dopo che questi ebbero fatto prigioniero e poi ucciso l'Inca Atahualpa: "Oh! non abbandonarci!", e dopo un lungo silenzio, meditando con padre Sole (Inti Yaya) e madre Luna (Mama Killa ), disse: "difenderò il paese fin con la mia stessa vita, fino all'eternità!" e quindi lanciò come un grido la profezia: "A migliaia e migliaia ritorneremo! Qui stiamo, e siamo noi!". Oggi è ricordato come l'ultimo grande capo indigeno e a lui sono eretti monumenti (come a Salgonquì) che sono monumenti alla resistenza contro gli invasori stranieri, è paragonato ad un baluardo, ad una grande roccia, tanto che vi è un grande monte cui è stato dato il suo nome, il cerro Rumiñahui, di pietra vulcanica (4722 metri s.l.m.). lui ci è sempre stato dinnanzi agli occhi della mente, e ci ha ispirato a resistere.

il monte roccioso col suo nome, Rumiñahui

Jatun Pachakamak, il grande signore del Tutto. Pacha dunque, in lingua nativa kichwa significa il Tempo, ma vuole riferirsi insieme anche allo Spazio, al Cosmo, al Mondo, alla Natura. Il tempo da noi è considerato in quanto tempo ciclico, nel quale chi visse prima di noi non è lasciato nel passato, è colui che ci va ad orientare, colui che sta dinnanzi, davanti a noi. In lingua kichwa diciamo ñawpaq, è quello che nacque prima, perciò che è anche colui che ti indica il cammino, che guida. E' il battistrada, il pioniere, l'iniziatore, che sta in testa alla schiera, il capofila del corteo, il predecessore, quello che ci precede. Dobbiamo considerare che per noi il passato ci sta dinnanzi, non è un tempo oramai lasciato alle nostre spalle come si crede in occidente. E' come nella grande spirale sacra del caracol (=conchiglia).


Perciò il tempo è sommamente importante nella nostra cultura, così come in altre culture che siano in questa ricerca di cosa sia la Vita.
Il Tempo, questo concetto di tempo, può giungere a far acquisire coscienza, e gli esseri che sono connessi, che stanno in connessione con questa essenza, sanno che implica la terra, l'acqua, i semi che seminiamo, i frutti che cogliamo, le cose che facciamo, quel che sentiamo, il cuore che abbiamo, e i sentimenti che proviamo, ciò che uniamo, e infine come illuminiamo, come diamo luce verso il resto degli esseri che ci osservano. Poiché solamente il frutto si chiede "che albero sono?", solo il frutto, quel che consegue dopo, questo ci hanno insegnato gli anziani (los mayores), i maggiorenti, ed è di questo insegnamento che sono venuto a parlare, a dirvi che oggi siamo nel nuovo Tempo. Nel nostro mondo andino inizia una nuova tappa di vita, si ritorna ad un Nuovo Pachakuti,  a partire dal 1992 in poi sopravviene una Nuova Epoca che è il Tempo di incontrarci con altri esseri, è il tempo di ringraziare l'acqua, di mandare milioni di volte ringraziamenti all'acqua e di benedirla, così come alla terra, al vento, al fuoco solare, alla luce lunare, e muoverci e vibrare insieme con tutti questi esseri. 
Facendo così ed essendo così, c'è una sola lingua, un solo idioma, ed è quella dell' amore. Amore come energia, amore come una forza, amore come espressione, come alimento, amore come la stessa presenza dell'essere umano in questa parte del tempo e della terra.
Voglio presentarvi un piccolo esempio in cui si realizza, si attua un rito sacro, e chiedo che per favore lo ricevano e accettino con il cuore. E poi vorrei chiedere che ascoltino e considerino alcuni aspetti spirituali del nostro popolo, e anche ascoltino e mi lascino offrir loro una piccola offerta spirituale consacrata a questo luogo speciale (= l' "oasi il seme"), poiché questo luogo è speciale, e quindi anche a tutti gli esseri che lo costituiscono, e a tutti coloro che hanno dato il proprio contributo e apporto alla sua creazione, perché il luogo venisse trasformato in un habitat e un vivaio per gli esseri che vi risiedono e vi si rifugiano. 
E vi sono altri esseri qui che sono in attesa di un luogo e di una dimora, di una oasi come questa per gli uccelli, ci sono alcuni che sperano in un'oasi per gli esseri umani, per la comunità umana, dove possano entrare in connessione con gli altri esseri.
//inizia con la proiezione di una serie di fotografie// Qui siamo a Colta, nella Provincia del Chimborazo, e questi sono degli strumenti musicali per invocare e per richiamare l'attenzione. Questo è il simbolo della cosiddetta "croce andina", ovvero della Tawa Chakana, il simbolo della correlazione, della connessione, con i suoi quattro ponti scalonati.



 Mentre qui vediamo il fuoco sacro nel braciere, che anche qui questa sera cercheremo di accendere. Qui in questa foto, vedete ci sono alcuni nostri leaders con cui ci siamo incontrati in un luogo che viene chiamato tawa, in un centro energetico in cui la gente converge per invocare la fertilità. Questo che vedete tracciato sul terreno definisce un centro a forma di cuore, il cuore di una llama (di una camelide andina) che è simbolico perché il nostro popolo non compie, non esegue sacrifici con i lama, dato che il lama non mangia carne ma si alimenta di erbe e di semi. E stiamo dicendo, vogliamo comunicare al mondo, che non bisognerebbe mangiarne, perché è già il Nuovo Tempo, l'epoca della luce. Nell' epoca passata dell'oscurità, la nostra gente oramai mangiava di tutto, però ora si stanno convincendo che ogni animale dove svolgere il proprio processo vitale sino alla morte naturale, ed essere reintegrato così con il Cielo e la Terra. 
Qui vediamo uomini e donne della comunità in un incontro cerimoniale sacro, la qhepa, intonando un cantico dei nostri antenati, in cui si dice che secondo la saggezza popolare Jatun Pachakamak, questo dio infinito, intonò un cantico simile a questo mentre stava separando la luce, il tempo della luce e il tempo dell'oscurità, e fece tutto quel che dopo di allora esiste, le piante, e tutto quel che cresce qui sulla Terra, e tutto quel che esiste al di là della Terra. E anche la qhepa (=il dopo, il conseguente, il posteriore) ci parla del tempo circolare. Il tempo lineare non acquista conoscenza perché passa, il tempo circolare ci sta dando insegnamenti riguardo al fatto che si può tornare a prima, al percorso degli anziani, degli antenati, al loro sapere. Per esempio una delle tante piante che ci sono qui, questa pianta, ci può insegnare molto, anche perché solo questa pianta poté vedere i nostri nonni, i nostri antenati, che sono stati con tali piante, alberi, semi, e quindi lì con loro risiede il ricordo e la memoria. Già.

Qui in questa foto invece vedete che un nostro mayor  sta innalzando un grido in lingua nativa, che fa: ah-ay-ay-hà, ay-hà, ay-hà, lo modulano così...... (canta sommessamente).
Questi sono gli abiti, i costumi tradizionali del nostro popolo, che vengono indossati dalle ragazze per accompagnare questo atto rituale.
Qui stiamo chiedendo il permesso, e salutando, al cuore della terra, e siamo sempre in un centro cerimoniale.
Questo che vedete qui invece è un leader che è stato incaricato di guidare una nostra marcia, un corteo, una manifestazione per l' interculturalità, che al giorno d'oggi tutta la comunità internazionale la necessita, tutti la necessitiamo. Ecco che ci sono persone che partecipano portando piante native, originarie del luogo.
Qui come vedete stiamo accendendo il fuoco in un braciere. Il fuoco per la cultura andina, è un nonno originario, un grande anziano, il fuoco ha la proprietà di proteggerci. Pertanto in questo caso (della manifestazione) la presenza del fuoco è indispensabile. Il fuoco, di cui tutte le culture umane parlano, di cui si tratta in tutti i luoghi sacri, di cui si parla in tutti i testi sacri, la Bibbia, il Sacro Canto Avesta, il Popol Vuh -in cui pure si parla del fuoco come un nonno-, la Shiva Samhita, il Corano, tutti parlano del fuoco sacro, perché il fuoco è il calore che abbiamo nel nostro cuore. Per cui qui come si vede stanno ricevendo la forza, la benedizione, la carezza, il cuore, fanno preghiere, recitano orazioni, e così via, attorno al braciere col fuoco.
resti dell'antico centro cerimoniale cañar di Ingapirca (o InkaPirca) a Sole/Luna

Questi altri che vedete in questa foto invece sono dei "guardiani del tempio" con i loro costumi. Per consacrare il luogo, con la loro presenza, e per rendere gradimento e ringraziamento al luogo, per esprimere l'onore di essere qui, e per dare le loro benedizioni.
Ora dunque andiamo anche noi qui ad accendere il fuoco, esprimere il nostro gradimento per il luogo, a benedire questo luogo, benedire tutti gli esseri che vengono e verranno in questo luogo, e tutti coloro che vengono qui per vedere, per  ascoltare, per imparare, da questo luogo che oggi grazie a Dario abbiamo visitato e percorso, e abbiamo potuto sentire, percepire la presenza di una forza energetica, e quindi ci apprestiamo a riceverla e ad esprimere il nostro gradimento. 
Possiamo dunque accendere il fuoco qui? sì? //ora accende un piccolo fuoco in un piccolo braciere posto sul pavimento, con cortecce odorose che aveva raccolto nel giro dell'oasi// Prendiamo ora dagli effluvi del braciere un po' di fumo con la mano sinistra, e ce lo poniamo sul capo così, sino a completare poi la cosa con una orazione, una preghiera, una petizione ad es. per i giovani, per questo luogo, per l'infanzia, per gli anziani, oppure per la politica economica se volete, o per quel che desiderate chiedere, per questa oasi come centro di attivazione spirituale... Manteniamoci ora nel silenzio. Ciascuno passi dunque dal braciere. Meditiamo sulla coscienza universale. . . .
//suona dei cimbali di legno scuotendoli ritmicamente e fischietta a volume sommesso un motivo a somiglianza del vento che soffia/ poi suona un suo piccolissimo "flauto di Pan" fatto con i calami del nerbo delle piume dell'uccello kuriquinghi// Chi sono tra voi l'uomo e la donna di maggiore età? (risulta che tra la trentina e più di persone presenti siamo proprio io e annalisa). Accompagnatemi p.f. con la vostra petizione //e ci consegna nel palmo della mano sinistra delle foglioline che aveva raccolto, perché le poniamo nell'incensiere, che produce così un fumo denso e aromatico/ soffia con una canna di bamboo, una quipa, sulla brace/ poi suona la sua grande conchiglia producendo un suono potente e prolungato/ poi chiede a tutti di concentrarsi sul fuoco consacrato// Questa è una forma di espressione del nostro gradimento nei confronti del fuoco del braciere, della vita, e di tutto ciò che con la realizzazione di questa cerimonia abbiamo chiesto e voluto invocare. 


Questa era una cerimonia che anni fa era proibita dal governo del nostro Paese; oggi dopo le lotte per il rispetto della nostra cultura, la attuiamo normalmente, e abbiamo realizzato anche che ogni volta che un nostro fratello necessiti qualcosa, si deve prestargli ascolto. Noi ora facciamo grandi cerimonie, o Raymi, che realizziamo in tutto il Paese, e che si tengono principalmente in quattro grandi occasioni, in marzo ricordando l'arrivo dei fiori e dei teneri frutti, sino all'incontro con i frutti maturi; in giugno il pensiero del nostro gradimento va a tutti i padri, alla mascolinità, a tutto ciò che è dotato di energia maschile, e quindi è rivolto ai papà, ai nonni, ai figli, ai fratelli, agli amici, ai bambini, a tutto ciò che in natura appartenga alla energia mascolina; in settembre poi c'è la festa in cui ricordiamo le donne, la presenza e l'opera dell'energia femminile, e ci rivolgiamo a tutte le donne, alle nonne, alle bisnonne, ai bei canti delle bimbe che si tengono in quella occasione, alle mamme, alle mogli, insomma a tutto ciò che è relativo alla energia femminina, e si intonano anche cantici specifici, come pure poemi, orazioni di perdono, di speranza, e questo giorno di festa è dedicato anche in modo particolare alle madri di famiglia, e di fatto alla famiglia in generale, e dunque a tutte le famiglie, quelle per esempio dei fiori, eccetera; e infine in dicembre il nostro popolo anche qui sempre nella occasione del solstizio, si dedica alla festività del Qapak Inti Raymi.


Quindi anche qui, voi che avete quattro stagioni -mentre da noi di fatto ce ne sono solo due-, dovreste celebrare le 4 energie che le si riferiscono nella vostra terra.
Sono quattro i solstizi e gli equinozi, e nel Tawantinsuyu (= cioé nelle quattro regioni dell'intero Paese Andino) ci si riferisce alle quattro direzioni del mondo, ai quattro punti cardinali. Per cui ora, in questo Nuovo Tempo, nuova epoca, i nostri anziani hanno raccomandato di andare in tutte le parti del mondo a proclamare il tempo della vita e  soprattutto una vita che sia una vita cosciente, e quindi attenta alla giustizia. Tutte le culture, tutte le religioni parlano di un luogo ultraterreno, del cielo..., la nostra cultura parla dello Hanan Pacha, cioè  della esistenza di una dimensione in cui si passa ad un altro livello di coscienza, o di vita. Ho appreso dai nostri saggi anziani (=mayores) che questa presenza del divino è vista come Madre di questo mondo, di questa Terra, che costituisce come il primo cammino, il primo percorso per poter acquisire coscienza e per svilupparla. Tutto quel che esperiamo e che acquisiamo, ci viene ovviamente da questa Terra, non dall'esterno, ma possiamo ricevere qualcosa dall'universo esterno, dove vi è un altro livello di energia, e ciò che riceviamo è come oro, però tutto quel che ha la Madre Terra difficilmente lo possiamo trovare da alcuna altra parte. Questo ci insegnano i nostri anziani. 
Cominciamo dunque a intraprendere questo primo cammino, che non rappresenta nulla di nuovo o inedito, già lo percorsero per primi i nostri maggiori, i nostri progenitori, e antenati, basato su quel che essi vissero, per rivolgerci a tentare di formare una nuova coscienza per il nostro Nuovo Tempo, per relazionarsi con il Mondo e con la Storia. Per cui ora vorrei proporvi una celebrazione, per dirigerci in una orazione per la Vita, per la Pace, e per la Giustizia per tutti gli esseri viventi. Innalziamo ora una invocazione all'acqua, che sarebbe parte del nostro stesso sangue, alla terra, che sarebbe parte del nostro stesso corpo, al vento, che è parte del nostro fiato, del nostro alito, se non respiriamo non possiamo più vivere, mentre senza mangiare possiamo vivere per alcuni giorni, senza respirare non possiamo, e poi senza dubbio anche al nostro sacro fuoco, che è il calore che c'è dentro di noi, nel nostro stesso cuore.
Che tutta questa forza e energia perduri! e che la saggezza sia ciò che ci accompagni sempre!
Molte grazie per l'attenzione, yupaichani.

E ora concludiamo con un cantico: //suona con ritmo lento il suo tamburo ottagonale di pelle di agnello (con corta lana da un verso), (che si è visto nella foto della 2a puntata, di due giorni fa), e chiede che tutti si alzino in piedi// Pachakamàti Chungu Pachu Rakunà, Pachakamati Chungu Pachu Rakunà, Pachakamati Chungu Pachu Rakunà //ditelo tutti quanti per favore// Allpapamamàti Chungàchun Rakunà, Allpapamamàti Chungàchun Rakunà, Cutinsìn Changà, Cutinsìn Changà, ... ...
Ora apriamo il palmo delle mani, distendiamo le braccia, e imitiamo il volo degli uccelli seguendo la melodia e il ritmo.... (un ritmo soave, una cadenza lenta, con una melodia dolce di sottofondo un poco melanconica) p'Anga Kunachinà, p'Anga Kunachinà, p'Anga Kunachinà, Allpaka Pauangà... ... (volate!, volate!...) p'Anga Kunachinà ...//fischia sommessamente con un soffio come di vento// glì-glì-glì... (volando ditelo tutti!) ...glì-glì-glì... , glì-glì-glì... !  ...e che così sia ...
Grazie, yupaichani, abbiamo così evocato e invocato la forza dei grandi uccelli, e poi un uccello in particolare che in kichwa si chiama Ligli, o Glìgli. Poi c'era anche lo Anga, che è un grande uccello, è un condor andino, l'anga vola a grandi altezze, e muove e rinnova la vita, è stato un difensore della vita nei tempi primordiali, poi l'anga faceva molto innamorare di sè le belle ragazze, e l'anga aveva la possibilità di trasfigurarsi e apparire come un bel giovanotto, e scendeva dolcemente dolcemente verso le giovani della cui bellezza si era innamorato. Mentre il primo, il Glìgli, è un uccello che ha la capacità di volare sin nei quattro Suyos, nei quattro angoli, o cantoni del Mondo. E lanciava il suo annunzio, che poteva essere del sopraggiungere di altri esseri, o dell'inizio della stagione del raccolto, o anche la fine di un periodo di carestia, di fame...cantando glì-glì-glì... Grazie dunque per  aver evocato il Glìgli.


Ci sono domande prima di terminare questa parte? no? allora sentite, volete conoscere questa canzone che fa così?... Io sono stato assieme con voi qui con molto fuoco, e sento che tutti voi avete l'energia dell'acqua e del fuoco adeguati per la vita...//ora suona il piccolo flautino di piume con un ritmo incalzante e una melodia festosa e allegra // Questo strumento è fatto con le penne di un kuriquinghi, o curiquingue, un uccello che è stanziale, come alcuni che ho visto qui nel vostro parco, lui rimane sempre in un certo posto in una certa area, come alcuni che ho visto qui nel parco, tipo il fagiano. Quando questo uccello è in volo, gli cadono alcune piume, e noi le raccogliamo, e così con lo strumento che facciamo, intoniamo questa melodia che si chiama pàghia. Si raccolgono le penne, le si tagliano, e poi si cerca la loro tonalità, e si legano assieme. Ma qui in questo punto, se ne mettono due, così qui ci sono due suoni che si emettono, uno maschile e uno femminile, e si emettono simultaneamente. Così come per uomo e donna, nessuno di loro può stare solo, sempre sono in due, così dicevano i nostri anziani, come è in natura.


Qui ho alcuni oggetti di interesse culturale che se volete poi vi illustro. Ci sono domande?
/Dario/: "Si sente il potere del rito in ciò che hai fatto, si sente la forza della ritualità, della tradizione, che noi abbiamo perso ormai, questo l'ho percepito moltissimo, tu incarnavi un potere, emanavi una potenza forte, perchè si sentiva che avevi dietro di te tutto il tuo popolo e la sua cultura, e tu potevi manifestare la sua forza attraverso una tranquillità assoluta, perchè avevi con te la tua comunità, e questa è una cosa magnifica, che io ho sentito molto perchè noi oramai non l'abbiamo più. Abbiamo perso riferimenti e abbiamo quindi perso anche forza, e chissà come e se la potremo recuperare. Quindi è stato un essere partecipe della tua storia, che però è parte anche dell'intero popolo umano.
Sì certo, e partecipe della interazione tra il mondo, la pacha, lo spazio-tempo di sopra, quello nostro della superficie terrestre, e quello delle profondità, così come c'è una circolarità tra predecessore e posteriore. Ora che abbiamo ascoltato un uomo attendo un intervento da una donna.
/interviene una partecipante/: "Se in tante scritture si dice che da ora in poi sarete i protagonisti delle ricerche spirituali voi andini, proprio perchè la kundalini terrestre passa attraverso le Ande, e in questo caso finalmente l'energia prevalente diverrà quella femminile, mi fa piacere che ultimamente voi siate disponibili a farci provare che cosa vuol dire riprendere possesso degli antichi poteri, ma nel senso dei nostri poteri interiori non altro, allora che cosa possiamo fare noi per riavvicinarci a questa nuova energia che comunque voi conoscete meglio? Cioè ad esempio io ho rincorso la kundalini in India, e oggi mi ritrovo che capisco che l'avvenire, il mio stesso domani è proprio della vostra cultura, e questo è molto bello."
Dunque nella nostra cultura andina, come in altre, la saggezza deve passare attraverso l' Amaru, il serpente, quindi la kundalini, come potete vedere ad esempio anche qui in questo tessuto, in questa fascia, c'è inscritta la kundalini, con un intreccio di uomo/donna, maschio/femmina, serpente maschile e femminile che si intersecano.

Mentre ad es. con questo flauto di kuriquinghi abbiamo uno strumento simile a quello che esistette nell'epoca pre-incaica, come pure nel periodo gegli Inca, il popolo purwà è un popolo che mantiene ancora l'uso di certi strumenti, fatti oggi nel nostro tempo. Qui per esempio ho anche due pietre, che per il nostro popolo sono l'una femminile e l'altra maschile. Ecco producono questo suono battendole l'un l'altra, con questo ritmo si accompagna e favorisce la guarigione persino di certe infermità, o disagi, ma il fatto è che solo queste due possono produrre questo tipo di sonorità adatto. Si possono anche strofinare, e usare per produrre vari ritmi, e poi con l'aggiunta di quest'altra piccola pietruzza-figlia si può ampliare ancora la varietà dei suoni prodotti.
/domanda/: quello strumento che hai là è l'ocarina vero? anche da noi c'è l'ocarina e la si usa per ballare. 
Davvero?? interessante. 
/Daniele/: "Qual'è l'atteggiamento che avete verso la Chiesa cattolica?"
Nel nostro Paese, come negli altri Paesi del Tawantinsuyu, si sono avuti dei periodi di ascesa e altri di discesa, un'epoca di ascesa è quella in cui vi è pienezza e coscienza, mentre una di depressione è quando non si hanno libertà, ci si impoverisce perchè la libertà viene conculcata, repressa. Con l'arrivo degli europei quell'epoca luminosa che si viveva prima si è interrotta e per cinquecento anni non c'è più stata libertà, e abbiamo trascorso un periodo oscuro. Ma ora ritorna un nuovo tempo, una nuova epoca di ascesa, si comincia con l'avvento di questa epoca a rinascere, a riprendere una forma naturale di gradimento a Dio, e di praticare la spiritualità. Però la Chiesa cattolica in quanto tale, non la vede così, alcuni suoi rappresentanti hanno detto di volere stare a vedere come si evolve questo processo. Quindi ci sta cominciando a ripensare ma da molto poco tempo. Ora nella Chiesa cristiana intesa nel suo insieme complessivo, cioè includendo anche i cristiani protestanti, cominciano ad avere spazio alcuni momenti in cui abbiamo avuto l'opportunità di condividere delle iniziative, anche con dei sacerdoti. In certi casi dunque con  alcuni rappresentanti evangelici, e con ormai molte persone cattoliche abbiamo condiviso varie esperienze (si pensi a Proaño, che fu vescovo di Riobamba, da tutti chiamato affettuosamente Taita). Perchè per noi non esiste problema, questa nostra spiritualità aborigena e naturale è molto includente, l'unica cosa cui teniamo è che se uno partecipa in quanto cattolico, che lo sia veramente, profondamente, che lo sia in tutto e per tutto un buon cattolico, che lo sia per davvero, e ugualmente per un cristiano evangelico. Importante è che resti di cultura andina, e poi sia della religione che sceglie. Questo perché per un andino, cioè per uno che faccia riferimento alla Tawa Chakana  sapete?... tutti i testi sacri delle varie religioni sono considerati sacri. La Bibbia è riconosciuta quale testo sacro, bisogna leggerla e conoscerla, anch'essa utilizza un linguaggio velato, un linguaggio che è a suo modo cifrato, cioè leggibile al di là della lettera, non intendibile da una lettura comune da principiante. Bisogna saper leggerla, e così è per ogni testo sacro, tutti sono testi di tipo simbolico, portatori di un messaggio che sta oltre la lettera. Ora dunque noi andini stiamo rileggendo e interpretando i testi originali, gli "ideogrammi" di tutti gli insegnamenti sacri antichi, e questa nostra via andina è chiamata Qhapaq ñan il cammino principale,  via maestra, simbolo de La Via di Luce, quindi dopo 516 anni fortunatamente ora riusciamo a trovare un equivalente nostro della Bibbia, riflettendo sui grandi princìpi, sulle forme di riconoscimento e ringraziamento a Dio, a quel Dio che va sotto diversi nomi, e su come rispettare la Terra, come rispettare la Luna e i suoi cicli, come muoversi in sintonia con la Luna, svolgere le attività della vita conformemente alla Luna, ed è per questo che viene da qui un rispetto per l'aspetto femminile, perchè la donna è in connessione cosmica con la Luna, la donna ha esperienza della Luna, con tanto mistero e dolcezza, ed esprimendo varie energie in sintonia con lei. Mentre il maschio si muove con il Sole e ha una sola energia principale. Mentre ci sono quattro tipi di energia, e queste sono espresse nel rito del Qapak ñan, per cui oggi noi ci orientiamo grazie al Qhapaq ñan, la via regia, la retta via, la via della virtù... sulla base soprattutto degli antichi comandamenti fondamentali: ama killa (o quilla), ama llulla, ama shwa (o sua), cioè non essere indolente e svogliato  (= sii partecipe! collaborativo, solidale), non mentire (=sii franco! limpido), non sottrarre agli altri (= condividi!). E' il cammino andino degli uomini giusti e delle donne giuste, che agiscono e sentono con giustizia, quindi si intrecciano un percorso spirituale e uno materiale, il primo è essenziale per vivere nel tempo presente con piena coscienza.




/domanda/: "quali sono le 4 energie, o poteri, o forze ? ...e poi volevo sapere da te se entrambi i percorsi spirituale e materiale possono essere percorsi nel quotidiano, cioè senza doversi allontanare dal mondo come gli asceti, quindi se si possono integrare e portarli entrambi nel nostro corpo, nella famiglia, nella società, nel lavoro...?"


Le quattro forze dell'essere umano sono: 1. munay - volontà, forza d'animo, connessione, sentire (sentimento), 2. yachay - la sapienza, i saperi, la saggezza, pensare (pensiero),  3. ruway - la trasformazione, metamorfosi, agire (attuazione)  4. ushay - la facoltà per un servizio comunitario, non è un potere o una forza di dominio, ma piuttosto di unione e di costruzione. Chi le possiede tutte quattro, in modo armonico, è un essere umano completo: Runa Kay
Ah, sì. La prima cosa, relativamente all'energia, è che l'energia femminile è quella della terra ed è la prima espressione della pienezza, perchè c'è come una tappa in cui la donna è terra, ed esprime una forza che è quella della pienezza, dell'abbondanza nel dare frutti, il che può essere negativo come positivo, a partire da questa condizione, quando questa energia si affievolisce, si abbassa, allora necessita di rinnovarsi per crescere, e giunge nuovamente a quella parte di sè in cui viene percepita la pienezza, e così si avvia sulla strada dei 4 cicli. Questi cicli bisogna capirli, così come bisogna capire la terra, in modo che essa produca e dia tutte le sue potenzialità. Mentre oggigiorno data la grande capacità tecnica di produrre, si esige che la terra solo e sempre produca, e anzi produca sempre di più, le società attuali hanno fatto e imposto di tutto senza intendere il livello di pienezza, di plenitudine. La via, il percorso, il modo vitale delle piante, di molte piante, non è questo. E oggigiorno ad esempio le si impongono migliaia di ore di luce forzata, perchè le piante producano continuamente...! Ecco queste sono delle rappresentazioni di cosa si intenda con il ciclo femminile e della Luna, solo comprendendo questo si capisce la vita naturale, non comprendendolo l'essere umano affretta la propria stessa fine. Ora la parte spirituale si può intraprendere innanzitutto con l'aprire il cuore, col sentire il luogo in cui si sta, comprenderne i princìpi naturali e spirituali, e le loro regole. Senza rispettarle anche l'essere umano non proseguirà la sua stessa esistenza nel ciclo naturale.
C'è poi un'altra legge, oltre a quella del dover intendere, a quella della pienezza, e a quella dei cicli, che è quella delle affinità. Ma sono poi tutte mescolate. Ed è da qui che si svilupperà un giorno un nuovo tipo di umanità.
/domanda di un partecipante: "e oltre alla donna e alle sue energie, quali sono quelle maschili? cosa dobbiamo fare noi uomini?"/. Ma anche negli uomini ci sono le componenti di energia femminile, e agiscono le stesse leggi. Facciamo un esempio di quando sentiamo pienezza. Vogliamo fare un lavoro, intraprendere un'opera. Allora questa deve essere incominciata con la Luna crescente. Non si può ignorare questa energia, e bisogna muoversi in connessione con essa. Se sono in crisi con qualcuno, debbo andarmene in Luna calante, quando quella energia si è oramai affievolita, se me ne vado in Luna piena, me ne andrò litigando. Conoscere e rispettare i saperi relativi ad esempio appunto agli influssi lunari, ci permette di muoverci meglio. 
L'essere umano in tutte le culture ha bisogno di 4 conoscenze capitali, che sono dei pilastri fondamentali: 1) Felicità (felicidad). Essere felici. Se sono felice e sereno cercherò di tenere in gran conto 2)il Sapere (sabidurìa), che fa acquisire così saggezza, già il fatto di essere sereno è una forma di saggezza, che viene da un buon uso del sapere. Se tengo in gran conto il sapere, sentirò necessità di 3) conoscenza (conocimiento), e avendola cercherò 4) l'armonia, perchè per essere felice devo star bene con tutti, con tutto il contesto, quindi devo conoscere e capire per accettare. Quindi sapere tante cose, ma poi conoscere le culture, la loro storia, ecc., conoscere i ritmi, le tappe, le leggi ecc., dentro queste conoscenze ci stanno i cicli di vita, le modalità del vivere, e queste dipendono dal contesto naturale. L'essere umano per sua natura divenne agricoltore; in ogni cultura e paese si traggono le risorse per vivere dalla terra in cui ci si trova, dalla natura del paese in cui si sta vivendo. All'inizio con la raccolta dei frutti, poi facendo un orto e raccogliendone i risultati, abbiamo visto che bisognava sapere quando e come seminare e curare e raccogliere, sapere tutto sulle verdure, la frutta, i cereali, eccetera. Abbiamo imparato tanto dalla terra, e siamo cresciuti anche noi grazie a queste conoscenze. E' per questo che è cresciuta la sapienza e soprattutto la parte spirituale di essa, che è fondamentale per stare in connessione. Questo ci ha dato la possibilità di capire che va curata l'armonia con le energie naturali.

Sono quattro i passi da compiere: dominio delle conoscenze, applicazione delle conoscenze, creazione di conoscenza, socializzazione della conoscenza. Ma la cosmovisione andina è molto complessa, riguarda l'interrelazione tra i diversi spazi-tempo. Ed è sostanzialmente basata sul rispetto e sull'armonia con madre Natura, la Grande Dea Madre che tutto abbraccia (Pachamama)

/Daniele: "Temo molto lo shock che deriverà dallo scontro col mondo occidentale industrializzato. Voi avete un concetto del tempo ciclico, però quando vi siete imbattuti nei conquistatori spagnoli che avevano armi da fuoco non avete saputo affrontarli. L'uomo amerindo prima di agire vuole sapere come interpretare ciò che gli sta di fronte indagando il passato. Così si sono fatti errori fatali come ad esempio in Messico, Moctezuma invia a Cortès oro e schiave per calmarlo e prendere tempo, ma alimentando così la brama degli spagnoli che stavano cercando proprio questo. Perciò temo che sia difficile che le culture aborigene si integrino con la cultura occidentale. Mi auguro che un giorno ci possa essere armonia ma mi pare molto difficile perchè non è solo una questione di differenza di livello di tecnologia che ostacola l'incontro, ma una distanza culturale troppo grande."/
/Arianna: "Posso dire una cosa? secondo me qui Pumaquero ha parlato a noi in una lingua che è universale, cioè io anche se sono di una cultura diversissima, ho sentito che quel che diceva erano verità, lo senti perchè si tratta di verità universali. La verità è sempre sufficientemente semplice. Penso che questo sentire venga ancor prima della cultura, anche di quella che chiamiamo cultura materiale, e che l'importante è volersi capire."/
Tutto pare sublime e comprensibile quando ci sentiamo in connessione. In quel momento qualsiasi lingua apparirà intendibile, sì. 
Ecco qui ci sono una piuma di aquila e una di condor, e qui accanto a quella di condor, una piuma di kuriquinghi -quella da cui è fatto lo strumento che suonavo prima. Nel vedere queste tre piume so di avere la loro benedizione nelle loro lingue diverse...sono loro che mi hanno fatto intendere da voi.
/Dario: "ti regalo allora questa che è di un airone grigio"/.
Moltissime grazie. Yupaichani. Ora vi vorrei spiegare qualcosa anche di questi oggetti che ho portato da farvi vedere. /Si gira e torna con una strana maschera-cappuccio/ Questa maschera di lana colorata si chiama la Testa dello Spirito, o l'Energia-Capo, e si usa in certe festività e celebrazioni tipiche del Tawantinsuyu. Si chiama Aya Huma perchè è l'energia da cui tutto trae la vita e da cui è permeato tutto quel che ha vita. Si può tradurre Grande Spirito. Si celebra, si ricorda e si canta in giugno in tutte le Ande. Quando si raccoglie il mais e da qui poi si fa la chicha, una bevanda di germi di mais fermentati e in particolare la chicha dolce. Esso esprime tutta la onniscienza dello Spirito Supremo, e la onnipresenza perchè può stare in tutto: nelle piante, nell'acqua, insomma ovunque. Questa è ciò che evoca il passato e il presente che in ogni momento sono uniti, sempre. E' la rappresentazione dell'energia primaria.
 maschera di lana di Haya Huma

Questo invece è uno strumento che si usa nel mese di marzo per accogliere l'arrivo di una stagione dal tempo tiepido, moderato. In marzo nella nostra terra giungono a fioritura i fiori e a maturazione i teneri frutti. Con questo cantiamo e accompagniamo molte delle nostre canzoni //suona un motivo allegro// è un canto alla donna; quasi sempre si tratta con questo strumento di canzoni alla bellezza, ai fiori, alle sementi, alla terra feconda. E' fatto di carrizo o di bamboo, questo qui è di bamboo. Il bamboo è una pianta che evoca l'energia dell'acqua, proprio perciò dal bamboo si possono trarre certi suoni.
/Daniele: "è la quena ?"/ No, è un rondador //e suona un motivetto molto ritmato// con questa canzone stiamo cantando alle piante, stiamo chiedendo loro che cresca, che si sviluppi, che faccia il suo frutto, sì perchè alle piante bisogna cantare e parlare attraverso strumenti musicali. /Dario: "anche nell'orto qui dietro avevi suonato e cantato"/ sì, giusto...negli orti, nelle piantagioni cantiamo e balliamo.
Bene. Questi sono altri strumenti. Questo serve per richiamare il calore in un momento di freddo, allora intoniamo questo, e così ci riscaldiamo, sentiamo più calore anche sulle grandi altitudini //suona emettendo fischi forti e improvvisi, modulandoli su un motivo//  sì, questo lavora col fuoco e con tutto quel che è connesso al plesso solare e lo esercita, lo attiva, lo fa riscaldare.
Questo invece è un capo di abbigliamento della nostra gente. E' il nastro che pende dal cappello e con il vento produce un suono elegante che suona così //sottovoce//: plass-plass-plass-plass... E da qui sono nati stendardi, bandiere. Nel Tawantinsuyu abbiamo una bandiera che è molto simile alla bandiera della pace che avete qui da voi nel gruppo della nonviolenza, mentre là quella bandiera è quella dei popoli indigeni andini (chiamata whipala).


E' una bandiera colorata che ci pone in contatto con il vento. Portarla nel vento quando camminiamo, fa salire il suono plass-plass-plass..., che è un suono sacro, è come un mantra in codice, quando siamo stanchi ad esempio possiamo intonare il plass-plass-plass...in continuazione. Con la ripetizione aiuta a distendersi, rilassarsi, a rinnovarsi. Sì, possiamo provare: inspiriamo, ed espiriamo con il plass-plass-plass..., di nuovo respiriamo e pronunciamo aug, di nuovo...aug. Ecco abbiamo fatto incontrare le due forze, le due energie.
Si dice che al centro della antica matematica sacra andina i nostri antenati comunicavano con esseri di altre sfere, o dimensioni. E questo in onore al pianeta Saturno che è nel pieno del suo volo, i grandi saggi, gli amawtas, dicevano così: con le mani dispiegate, quindi sta volando...
Qui poi vediamo disegni maschili e femminili, per evocare l'unione energetica. /domanda: "perchè nella parte alta ci sono dei raggi?"/. ah, qui si tratta dei quattro Suyos, delle quattro regioni o cantoni del Tawantinsuyu, e anche in generale delle quattro parti cosmiche, e la sapienza è nel centro perchè è a partire dalla sapienza, dal sapere (sabidurìa), che nascono, derivano, tutte le altre virtù. L'essere umano è cosciente perchè è arrivato al sapere, e dalla sapienza-saggezza si irradia ogni virtù.
Questo mio poncho è di un tessuto di cui vorrei parlarvi, questa nelle decorazioni laterali è la rappresentazione simbolica delle 28 suddivisioni del tempo mensile, perchè il nostro calendario lunare è costituito da 13 mesi di 28 giorni ciascuno; il totale è 364, quindi resta un giorno che è dedicato a collegarci alla energia solare e trarla a beneficio del nostro corpo. Qui dunque vedete i mesi rappresentati come dei punti, dei punti cosmici, che possono costituire come dei ponti per collegare eventi tra loro. Tutti gli esseri possono farsi ponti. E da qui deriva tutto. Ad esempio perchè io ora sia qui, Carlo è stato un ponte, ha reso possibile che ci incontrassimo la prima volta. In altri casi nostri antenati, nostri nonni, sono stati ponti che hanno reso possibile la sapienza odierna, e così fare in modo che essa giunga sino alla mia persona e che oggi io la possa condividere con voi...eccetera. E così ci siamo ricongiunti col motivo iniziale, con l'invocazione-ringraziamento dell'inizio di questa bella serata.
Grazie a voi! yupaichani.

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