Questa è la settimana di transito tra la fine della stagione estiva e l'inizio dell'autunno. Nel calendario lunare ebraico l'anno nuovo viene celebrato con il sabato più vicino all'equinozio di fine settembre, perciò è stato l'altroieri. Sabato era dunque la festa di Rosh-ha-Shanà cioè la testa dell'anno, capodanno. Per cui è iniziato l'anno 5773. E' una data che mi pare ci possa dare più il senso della profondità della storia delle civiltà mediterranee. Il capodanno sarebbe l'anniversario simbolico dell'atto della creazione. In quel giorno il Creatore apre il gran libro della vita e della morte e annota le azioni compiute da ciascuno nel corso dell'anno, per cui in tal modo ciascuno di noi passa dinnanzi agli occhi del Padre, come le greggi sotto lo sguardo esperto del loro pastore. Le madri di famiglia si coprono il capo e appena in cielo appare la prima stella accendono le candele in casa recitando in ebraico una frase benaugurale per l'entrata del nuovo anno. Poi dopo la festa e la cena iniziano dieci giorni di esame della propria coscienza.
Anche gli antichi greci (con i misteri eleusini) e mediorientali celebravano questo passaggio di stagione, data la loro costante osservazione delle costellazioni e della loro processione; e ancor oggi ad esempio gli indios delle Ande lo ricordano con festeggiamenti, dato che seguono una spiritualità molto legata alla terra, al cielo, e a madre natura (ma nell'emisfero sud questo è l'equinozio che apre la primavera).
Ma ve ne riparlerò ancora in occasione dell'equinozio di sabato prossimo.
Nel collegarmi con queste (e altre) tradizioni trovo molti spunti che mi danno da pensare, da riflettere, e dunque mi fa piacere cogliere queste occasioni come delle opportunità per svolgere pensieri miei. In generale non mi va di essere oggetto di giudizio da parte di alcun patriarca ma ciononostante è senz'altro molto importante -a mio modo di sentire-, tramite il calendario delle varie culture umane, e altri stimoli, ampliare la visione, ovvero mantenere ravvivare una visione ampia ricordando i nostri nessi e legami (e debiti) con la natura, con il pianeta, con il cosmo, con il tempo universale, e interrogarsi sul significato delle cose, e anche riflettere con spirito auto-critico su ciò che abbiamo fatto.
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