una "amica di penna", Federica, mi chiedeva ieri sera, scrivendomi da Arequipa "ma tu sei buddhista?" Chissà forse le è sembrato di intuirlo da certe mie parole... e le ho risposto Ni, cioè le ho mandato quel che avevo scritto già da un po' prima che cominciassero a svanire le ideologie (da ragazzo ero stato iscritto al pci): "non provo più alcun sentimento di appartenenza, né propensione ad abbracciarne di nuove. In poche parole tutte le spiritualità del mondo (attuale e passato) mi affascinano, ma non ne faccio mia nessuna in particolare, magari ho i miei riferimenti personali ad un gran minestrone che mi sono fatto da me... comunque mi pare di essere sentimentalmente vicino al buddhismo del Buddha Gautama (meno a quello delle varie scuole e sette che se lo contendono).
Sì, mi piace la ricerca spirituale, mi affascinano i grandi profeti e maestri, ma non mi piacciono le chiese, le istituzioni clericali e simili con le loro Dottrine e catechismi e dogmi, e gerarchie e caste sacerdotali, come non mi piacciono certi pretenziosi "guru" di qualsiasi chiesa o setta siano. Ho una sorta di rigetto a farmi adepto di alcunché.
Sì, mi piace la ricerca spirituale, mi affascinano i grandi profeti e maestri, ma non mi piacciono le chiese, le istituzioni clericali e simili con le loro Dottrine e catechismi e dogmi, e gerarchie e caste sacerdotali, come non mi piacciono certi pretenziosi "guru" di qualsiasi chiesa o setta siano. Ho una sorta di rigetto a farmi adepto di alcunché.
Comunque mia nonna si dichiarava "libera pensatrice" (ma è una cosa che aveva preso da suo padre) ed era molto simpatizzante per il buddhismo. Quindi io, come dire... "ho un occchio di riguardo" per quella cultura (anche perché non venerano nessun dio trascendente, esterno all'universo)".
Ora vorrei riprendere meglio alcuni filoni di ciò che nel tempo può avere variamente influito su di me in questo campo della ricerca spirituale.
Il mio bisnonno materno (un garibaldino che partecipò alla battaglia di Mentana, e che poi si cancellò dall'albo degli avvocati e divenne giornalista) era mazziniano, cioé di "fede" mazziniana, poi si avvicinò alla Teosofia, e comunque si definiva un "libero pensatore" con una espressione che si usava ai suoi tempi. Sua figlia, cioè mia nonna materna (laureata in lettere e in lingue, violinista, attrice, e scrittrice, e allieva dell'astronomo Camille Flammarion, perse il lavoro come insegnante di Liceo perché non recitò il giuramento al regime fascista, fu conferenziera al Planetario di Milano, e redattrice della rivista "Luci e Ombre - La Ricerca Psichica"), era spiritualista ma anche curiosa di esoterismo (quindi di simbologie e mitologie comparate), di Teosofia e Antroposofia, e, sapendo bene 4 o 5 lingue, conoscitrice delle filosofie orientali, aveva in casa i testi di Vivekananda, e tramite la Rivista invitò in Italia Krishnamurti negli anni Trenta.
Quindi grazie ai racconti che mia madre e mia zia mi facevano di quei progenitori (erano già morti prima della mia nascita), e alla lettura dei loro scritti, mi sono anch'io incuriosito di culture, filosofie e spiritualità varie, in particolare orientali. Perciò finito il Liceo mi ero iscritto all' Ismeo, l'Istituto superiore di studi sul medio ed estremo oriente, che ho frequentato per due anni, senza poi prendere il diploma. Poi i vari viaggi in India e in altri paesi hanno contribuito a approfondire questi interessi.
Ho un po' conosciuto il buddhismo, in parte anche tramite la cultura tibetana (sono stato a Pomaia e ho un po' frequentato un loro corso, poi ho ascoltato Italo Cillo); ho conosciuto un po' l'hinduismo (ad es. ho un po' frequentato la scuola di Bakhtivedanta di Marco Ferrini), e lo Advaita Vedanta (grazie a Beatrice Polidori); in India ho potuto conoscere persone e visitare templi sia shivaiti che vishnuiti; e ho parlato con persone jain, e sikh, e parsi; ho visitato l'ashram di Ramana Maharshi, e quello di Bede Griffiths; ho conosciuto alcuni guru o le loro scuole (come ad es. Suddhananda, essendo stato nel suo ashram); sono stato brevemente a Pune al centro di Osho; ho visitato il grande tempio bahai a New Delhi; il tempio d'oro di Amritsar ; il grande tempio alla coscienza di Krshna; sono stato ad Auroville e all'ashram spirituale ma a-religioso di Aurobindo e di Mère; eccetera.
Sri Aurobindo Ghose
Mi sono incuriosito di tante forme di spiritualità, e certo non solo indiane, dalla New Age, a Damanhur, e il misticismo islamico (ero stato a Konya), e quello ebraico, ho conosciuto i Bahai, la spiritualità indigena andina (grazie all'amico Pumaquero), mi sono incuriosito della spiritualità africana, e della santeria caraibica, delle trance iniziatiche, e dello sciamanesimo, avevo letto tanti testi di vari autori, nelle mie molteplici ed eclettiche letture e curiosità, a tal punto disparate che mi fa confusione solo il ricordarle... Comunque sono un eclettico, e mi intriga il sincretismo.
Ecco questo -ed altro- è quanto mi ha influenzato o condizionato, o solo interessato... Quindi anche in questo campo della ricerca spirituale in generale io sono un po' anarchico (ma nel senso libertario del termine).
Sono entrato in moltissime chiese (di tutte le denominazioni: cattoliche, protestanti, riformate, ortodosse, "settarie", eccetera), in sinagoghe (di ogni tipo), in moschee (sunnite e sciite) in diversi paesi musulmani, arabi e non, e in templi vari (hindu, jain, sikh, bahai, confuciani, buddhisti, taoisti, ecc. ecc.), varie volte anche durante le funzioni, e ho molti dei vari "testi sacri", e così via...
Comunque è così che ho imparato a sospendere ogni giudizio, a non illudermi che la nostra civiltà avesse la verità in mano, e ad apprezzare (almeno dopo una interpretazione che mi facesse meglio capire certe cose, e magari dopo aver sfrondato un po' ) le altre vie di pensiero e gli altri cammini spirituali, giungendo a valorizzare quel che mi pareva buono in ciascuna di esse.
L'utopia che mi sovviene è quella di un incontro e di un dialogo tra tutte le spiritualità del mondo, senza che in questo ecumenismo vi siano protagonisti o soggetti che si pongano al centro. Una tavola rotonda permanente per un vicendevole arricchimento, o almeno per una migliore reciproca conoscenza e apprezzamento.
E così dovrebbe essere intanto nel nostro cuore e nella nostra mente. Io credo dunque di esser giunto ad apprezzarle tutte.
Lo stesso dicasi per la curiosità verso le varie civiltà e per le diverse culture presenti anche nella nostra stessa civiltà. Se questa è una utopia, che avvenga comunque -come dicevo- innanzitutto in ciascuno di noi, e in primis la coltivo in me.
Anzi mi figuro addirittura una sorta di "spiritualità universale di base" riconosciuta da tutti, e fatta un po' come fu costruita la lingua dell'esperanto, cioè con contributi da tutte le parti contraenti... (Mi ispiro un po' alle ricerca di A.Huxley per una "filosofia perenne" universale).
Sono portato a considerare l'eterogeneità e la complessità di plurime variabili come una ricchezza, e oltre ad essere eclettico, lo ammetto: sono anche un po' incline al sincretismo... Mi piacciono i grandi alberoni molto frondosi e con tante foglie e fiori e frutti, ma con un bel tronco solido che le fonda e le esprime, in modo da poter dire che è UN albero molto bello degno di ammirazione e rispetto se guardato nella sua interezza. E quando una pianta è il risultato ben riuscito di uno straordinario innesto, la ritengo ancor più straordinaria.
Sono entrato in moltissime chiese (di tutte le denominazioni: cattoliche, protestanti, riformate, ortodosse, "settarie", eccetera), in sinagoghe (di ogni tipo), in moschee (sunnite e sciite) in diversi paesi musulmani, arabi e non, e in templi vari (hindu, jain, sikh, bahai, confuciani, buddhisti, taoisti, ecc. ecc.), varie volte anche durante le funzioni, e ho molti dei vari "testi sacri", e così via...
Comunque è così che ho imparato a sospendere ogni giudizio, a non illudermi che la nostra civiltà avesse la verità in mano, e ad apprezzare (almeno dopo una interpretazione che mi facesse meglio capire certe cose, e magari dopo aver sfrondato un po' ) le altre vie di pensiero e gli altri cammini spirituali, giungendo a valorizzare quel che mi pareva buono in ciascuna di esse.
L'utopia che mi sovviene è quella di un incontro e di un dialogo tra tutte le spiritualità del mondo, senza che in questo ecumenismo vi siano protagonisti o soggetti che si pongano al centro. Una tavola rotonda permanente per un vicendevole arricchimento, o almeno per una migliore reciproca conoscenza e apprezzamento.
E così dovrebbe essere intanto nel nostro cuore e nella nostra mente. Io credo dunque di esser giunto ad apprezzarle tutte.
Lo stesso dicasi per la curiosità verso le varie civiltà e per le diverse culture presenti anche nella nostra stessa civiltà. Se questa è una utopia, che avvenga comunque -come dicevo- innanzitutto in ciascuno di noi, e in primis la coltivo in me.
Anzi mi figuro addirittura una sorta di "spiritualità universale di base" riconosciuta da tutti, e fatta un po' come fu costruita la lingua dell'esperanto, cioè con contributi da tutte le parti contraenti... (Mi ispiro un po' alle ricerca di A.Huxley per una "filosofia perenne" universale).
Sono portato a considerare l'eterogeneità e la complessità di plurime variabili come una ricchezza, e oltre ad essere eclettico, lo ammetto: sono anche un po' incline al sincretismo... Mi piacciono i grandi alberoni molto frondosi e con tante foglie e fiori e frutti, ma con un bel tronco solido che le fonda e le esprime, in modo da poter dire che è UN albero molto bello degno di ammirazione e rispetto se guardato nella sua interezza. E quando una pianta è il risultato ben riuscito di uno straordinario innesto, la ritengo ancor più straordinaria.
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