lunedì 4 maggio 2015

18) Viaggio in Colombia; sulla costa orientale (Guachaca e Buritaca)

Sabado 14 de marzo
Oggi è El Dìa del Amìgo ("los amigos siempre cuentan").
Sull'albero davanti al tavolino nella terrazza della colazione ci abita un bello scoiattolo fulvo rossiccio, grossettino, che fa la spola tra i due alberi grazie al passaggio di un cavo telefonico. Ci sta anche un uccello, un pàjaro, che fa uno stranissimo verso forte. A colazione c'è sempre il solito buon mango, e anche la sandìa (anguria), che però io fatico a digerire. E impera il grande televisore. Lo spirito delle telenovelas si intreccia bene con quello dei vecchi cartoni giapponesi incentrati sul lacrimevole o con storie di orfani, o di vittime di storie sentimentali. Le voci dei doppiatori in spagnolo sono sempre uguali, l'inflessione, la cantilena, il timbro delle voci sia femminili che maschili.
Inoltre c'è sempre qualche rumore di sottofondo, voci, suoni, o musica, un frullatore, voci acute di bimbi eccitati, grida di adulti che si parlano da lontano, attrezzi meccanici, motori, radio, altoparlanti, televisori, cani o altri animali, i venditori ambulanti co i loro gridi modulati a seconda del tipo di merce, insomma tutti e tutto fan casino. E intanto i quarti d'ora passano. Spesso capita che a colazione vengano serviti prima quelli che sono arrivati un bel po' dopo. E dire che a colazione si tratta sempre solo delle solite varianti: caffellatte o thé, o a volte cioccolata, pane tostato con i suoi burroni e marmellate a fianco, e un piatto a scelta tra le varie preparazioni possibili delle uova… 
La pazienza certo non mi manca ma viene sottoposta a impegnativi esercizi. Comunque è bene ripetersi che bisogna essere sempre un po' distaccati e restare sereni. 
Infine scendiamo e aspettiamo il carro alla esquina convenuta (cioè scelta in modo tale che non ci veda salire sulla buseta quello della recepciòn dell'albergo…). Noi aspettiamo. Ad un certo punto arriva lo stesso José in persona con un motorino e ci dice che il carro està a punto de llegar, pero…di andare dietro, sulla via parallela grande. Allora ci incamminiamo scegliendo il marciapiede all'ombra, e poi lui si ripresenta poco dopo. Ci sediamo tutti e tre sui gradini di un negozio (che non ci guarda di buon occhio) e lui chiacchiera e chiacchiera per farci passare il tempo. Ci racconta che lui è della "provincia" di Medellin, dunque come si dice qua è un paisa. E ci parla dei tempi della violenza delle mafie e dei cartelli, e poi della guerra (con noi è il primo a parlarcene in modo così esplicito). Ogni tanto telefona per informarsi sul bus.

SULLA COSTA CARIBEñA
Finalmente il pullman passa, e ci prende su che è già tutto pieno. Un giovane ci intrattiene durante il viaggio con vari discorsi e commenti e incitazioni all'allegria. Mentre andiamo per una strada che corre tra il parco Tayrona vero e proprio e il Parque de la Sierra Nevada de Santa Marta con bei paesaggi, lui fa varie battute, ad es. cita il detto dispregiativo sui costeños per i quali riposare durante il giorno sarebbe l'unico modo per poter riuscire a dormire bene alla notte...

Infine arriviamo al nostro primo obiettivo: al rio Guachaca. E raggiunta la riva per uno stradello di terra ci fermiamo e scendiamo. Mi sembrava di ritornare bambino agli anni '50 quando i miei mi portavano alla domenica a fare il bagno nel Ticino oppure nell'Adda (mentre a Ferrara andavano in spiaggia sul Po). Così qui ora tutte le famigliole in gita del fin de semana, si buttano finalmente in acqua, che è limpidissima, e se ne stanno lì in piedi a chiacchierare, o "insegnano" ai bambini a nuotare sorreggendoli per impeto o la pancia. I giovani alcuni nuotano un po', o buttano delle briciole per vedere arrivare i pesci. Ci si sistema sotto dei teli plastificati, mentre dietro delle "cucine" fatte con i grossi bidoni della gasolina, friggono o grigliano del pesce di fiume, o delle banane, o verdure.
Ci sono anche un paio di bancarelle costruite in modo precario, e un paio di punti di ristoro in legno con famiglie numerose che stanno pranzando ai tavoloni. La giungla ai lati e dietro è fitta fitta.
Gironzolano vari cani, gatti, galline, pulcini. Musica a pieno volume dagli altoparlanti.
Stiamo qui un bel po'.






La gente alle bancarelle sta mangiando dei grossi platanos machos fritos, li tiene appoggiati su  una foglia, tagliati per il lungo e riempiti con formaggio salato (forse caprino).
Vedo che stanno caricando in misura esagerata tre asini, che poi si avviano verso l'interno.
Ripenso al fatto che qui nell'area costiera orientale, come all'interno del parco Tayrona, ci sono delle zanzare (mosquitos) che trasmettono una grave malattia originaria della Tanzania, nota come Chik-ungunya, che è incurabile. Ultimamente c'è stato un allarmante aumento di casi di infezione, e in febbraio '15 la vendita di insetticidi e repellenti non a caso è cresciuta del 25%… Speriamo in bene ...

Ripartiamo. Durante il percorso il giovane dell'agenzia ci racconta la storia ("vera"!?) di una ragazza cieca dalla nascita che se ne sta sempre in disparte e con malinconia. Poi un giorno capita uno che si innamora di lei, e anche i suoi famigliari lo accolgono bene, e lui si occupa di badare a lei e di aiutarla in tutto. Così i suoi occhi sono quelli del fidanzato. Finchè lui le chiede se vuole sposarlo. Lei risponde di no perché non ha ancora visto né il mondo né lui, e solo quando lo vedrà considererà la sua proposta. Lui combina con dei chirurghi che le fanno una operazione ancora sperimentale, e infine riesce a vedere. E vede come è il mondo e com'è lui. Così può vedere che anche lui è diventato cieco. Lui le ripropone la richiesta di matrimonio, ma lei non vuole. Lui le dice che ora può vedere perché il donatore dei bulbi oculari è stato lui stesso, ora lei può per davvero vedere con i suoi occhi. Ma lei gli risponde: "adesso che vedo com'è il mondo, non ti sposerò finché il mondo non sarà cambiato…".
Chissà che cosa vorrebbe mai dire questo aneddoto paradigmatico ……..? non mi è chiaro. E perché racconta a noi proprio questa storia? strano ...

Poi con il pullman attraversiamo un bel territorio di palme e vegetazione tropicale fitta, e infine arriviamo a Buritaca. Cioè ad un insieme di punti ristoro e di bancarelle sull'estuario del rio Buritaca,  


dove ci fermiamo a pranzare (noi prendiamo del riso, tipo risotto, con verdure, patacones e un po' di insalata). A un certo punto una ragazza si mette a suonare la chitarra e cantare per avere dei pesos. 



C'è una striscia di sabbia che separa le acque dolci dell'estuario del rio dalle acque salate del mar Caribe, che ha delle onde che si infrangono sulla lingua sabbiosa. Probabilmente il rio si interra e procede in mare da sotto. Nell'acqua trasparente del fiume ci sono pesci e sulle rive ci sono vari uccelli anche grandi. Per attraversare e andare sulla striscia sabbiosa sul mare ci sono delle barchette che traghettano perché il piccolo tratto è profondo e c'è corrente. 


Facciamo poi una passeggiata lungo la spiaggia del fiume e al bordo limite della selva vediamo da vicino un pellicano che si riposa, e un uccello che mi pare una specie di fenicottero bianco, vari gallinazos  (falconi) e altri uccelloni stanno sugli alberi.










ci sono anche fiori bellissimi:







Pensavamo di fare una escursione anche domani ma siamo un po' stanchini… peccato, avrei voluto andare al paese natale di Màrquez, che è relativamente qua "vicino" nell'entroterra, si chiama Aracataca. Per vedere dove erano nate le sue fantasie realistiche, il suo "realismo" magico…


e insomma qualche decennio fa quello doveva essere ancora proprio un micro paesino, un villaggetto, la cui natura attorno gli aveva ispirato storie e ambientazioni straordinarie. In "Gente di Bogotà" ci sono dei suoi articoli degli anni Cinquanta, su un villaggio che chiamava La Sierpe, che sono gustosissimi e che fanno da preludio al grande e famoso romanzo che lo ha reso noto in tutto il mondo, cioè "Cien años de soledad",  del 1967:

questa è la copertina della prima edizione nella versione paperback della "Universale Economica" (del 1973), il libro in trad. it. uscì in Italia proprio nel fatidico maggio 1968...

certe descrizioni di ambienti relative a Macondo e dintorni richiamano molto contesti che si ritrovano da queste parti (tipo nei dintorni di Guachaca o lungo le rive del Rio Buritaca).

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