Nella ricerca di me stessa proverò a partire dalle paure e dalle certezze, polarità ispiratrici del mio agire.
La paura impone una maschera che imbavaglia i pensieri; la certezza può dare troppa baldanza. E così, in un modo e nell’altro, mortifico o esalto me stessa... senza alcun rispetto per me stessa.
Potrei dire le mie paure; ma penso che nell’outing ci sia una sorta di richiesta di sconto sulprezzo che si paga allorché, ahimè, si materializzano. E questo non lo voglio.
Noi non siamo sempre autentici; talvolta o spesso diciamo e tacciamo battute contrastanti ciò che veramente vogliamo. E alla fine abbiamo composto, noi, un copione che non ci rispecchia.
Se di giorno, a volte, corrompo il mio io nascondendolo dietro una maschera, ciò non mi è più possibile allorché dormo. Nel sonno il mio chi sono, lontano da qualsiasi maneggiamento sia interno che esterno, si esprime liberamente. E’ l’occasione in cui l’io vede se stesso nudo.
E’ il corpo che dorme e la mente si libera o, viceversa, la ragione riposa e la ferinità si scatena? Chi dorme, e chi sogna? Natura o cultura?
Ciò che sogno è una mia emanazione; non nasce dal nulla. Qualcosa di me, di cui non so dire, si esprime in un linguaggio fatto di immagini i cui colori non sempre son colti; di persone sconosciute se non senza volto; di storie impossibili e fuori dal tempo; di emozioni inconsuete e paure selvagge; di parole il cui eco che resta al risveglio non serve a capirle.
Il mio io notturno parla un linguaggio che mi sconcerta.
Ma forse è solo l’artista che si gode la ribalta senza alcun suggeritore.
Di giorno ti perdo perchè’ vivo
di notte mi sfuggi perchè sogno...
chi sei, tu, che sei il mio chi sono?
Patrizia mi scrive questo commento in una sua mail che riporto:
RispondiElimina"Mi piace molto lo scritto di Gabriella. Mi fa pensare. Solo non capisco perchè Ella ritenga di non aver rispetto per se stessa quando si mortifica o si esalta nel momento in cui ha paura di qualcosa e si maschera, o quando è certa di qualcosa e si sente baldanzosa. Credo sia semplicemente il suo modo di essere. La sua unicità. Penso che i freni inibitori di cui siamo naturalmente dotati, siano la causa di questa mediazione comportamentale che ci fa tremare e, quindi, indossare la maschera, o mostrare una baldanzosità che, in fondo, che male può fare se anche ostentata? Secondo me solo chi li ha persi, i freni, perde il rispetto per se stesso, oppure, lo guadagna. Questo non l'ho ancora capito. Ci devo riflettere ancora un po'. Comunque, sinceramente, non ho tanta voglia di impazzire per provare.
Ad ogni modo il confronto poetico di Gabriella con se stessa mi piace tantissimo."
Dove si nasconde la nostra vera identità? E poi, si nasconde davvero o è ciò che si manifesta quotidianamente nelle nostre azioni o comportamenti, in maniera tutt'altro che nascosta? E' un problema di difficile soluzione...Spesso tendiamo a pensare che la parte più nascosta di noi emerga nei sogni...Da questo punto di vista, io sono particolarmente ipocrita, poichè mi piace considerare come espressione della mia identità solamente i sogni che mi danno un'immagine desiderabile di me, mentre tendo a non dar peso ai sogni che manifestano la mia parte peggiore..Forse, questa mia stessa ipocrisia nei confronti dei sogni, non potrebbe essere a sua volta una limpida dimostrazione di ciò che sono io, un inguaribile ottimista???
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