Scriveva J.-J. Rousseau, nelle sue "Confessions" (1764-69), pubblicate postume nel 1782-89:
Intus et in cute (Perseus)
(...) Je veux montrer à mes semblables un homme dans toute la vérité de la nature; et cet homme ce sera moi.
Moi seul.
Je sens mon coeur et je connais les hommes.
Je ne suis fait comme aucun de ceux que j'ai vus; j'ose croire n'être fait comme aucun de ceux qui existent.
Si je ne vaux pas mieux, au moins je suis autre. (...)
Je sens mon coeur et je connais les hommes.
Je ne suis fait comme aucun de ceux que j'ai vus; j'ose croire n'être fait comme aucun de ceux qui existent.
Si je ne vaux pas mieux, au moins je suis autre. (...)
traduzione:
"interiormente e sotto pelle" (Perseo, Satira, III, 30)
(...) Voglio mostrare ai miei simili un uomo in tutta la verità della propria natura, e quell'uomo sono io.
Io solo.
Sento il mio cuore e conosco gli uomini.
Non sono fatto come nessuno di quanti ho visto; oso credere di non esser fatto come nessuno di quanti esistono.
Se non valgo di più, quantomeno sono altro.
Sento il mio cuore e conosco gli uomini.
Non sono fatto come nessuno di quanti ho visto; oso credere di non esser fatto come nessuno di quanti esistono.
Se non valgo di più, quantomeno sono altro.
Se la natura abbia fatto bene o male a infrangere lo stampo in cui m'ha forgiato, lo si potrà giudicare solo dopo avermi letto.
Ecco qui Rousseau che afferma efficacemente qualcosa che dimentichiamo un po' troppo spesso:
RispondiEliminasiamo ognuno qualcuno di diverso dagli altri.
E, cosa più importante, questo non è affatto un problema da risolvere, ma un eccellente punto di partenza e di arrivo.
Se smettessimo di sprecare energie cercando di rendere gli altri uguali a noi e/o noi uguali agli altri, forse avremmo finalmente tempo, voglia e possibilità di scoprire chi siamo veramente.