sabato 5 ottobre 2013

Bali 1 (il primo giorno a Legian)

E' stato un bellissimo viaggio. Siamo appena tornati ieri sera. molto soddisfatti. L'isola non è grande ma è piena di bei posti e cose interessanti di vario tipo. Ce la siamo presa abbastanza con calma, fermandoci e ambientandoci, facendo davvero slow travelling (cioè: è preferibile meno ma meglio, che non tutto ma di corsa). Ora siamo tornati e già subito mi mancano quella esuberante vegetazione, quei colori, quei fiori, ma anche i paesaggi, il mare, il poter vivere in shorts, t-shirt e infradito, i loro sorrisi ...

Già da ragazzo ero rimasto affascinato dalle foto e dal reportage di Simone Di San Clemente, 3a puntata della serie "Le isole del sogno", su "Bali, danze e preghiere", nella rivista «Epoca», 1963.

Negli aa. Settanta uscì il libro di Folco Quilici sull'Indonesia con parti dedicate a Bali, fratelli Fabbri editori, Milano, 1974

post scriptum:
Mentre più recente è la Guida "Merian" su Bali, della White Star, 2010; la Lonely Planet di B.R. Ver e K. Morgan, su Bali e Lombok, trad. it. 2015, 2017; e quella di Cabiria Magni, edizioni goWare, 2016; poi di I.Steward, Bali e Lombok, delle Rough Guides in it. da Feltrinelli, 2018; e T. Roccasalda, Bali, edizioni Marco Polo, 2018; poi con lo stesso titolo B&L la guida illustrata delle edizioni Mondadori, 2018; e la guida di viaggio di Roberto Cattani, Malaysia-Singapore-Indonesia, edizioni Livingston&Co., Milano, 2016, e 2018 in formato Kindle (Amazon Media); e altre, del Touring Club, o di R.Dusik per le edizioni Dumont, 2018, eccetera, ecc., basta cercare su internet.
In generale si veda della Lonely Planet, Il libro dell’Asia, un viaggio in tutti i paesi del continente, EDT, 2008.


Questo è il quinto paese buddista che visito (dopo Thailandia, Nepal, Birmania, e Sri Lanka)

Dunque ecco il mio diario di questo indimenticabile mese balinese:

PRIMO GIORNO, Legian
4 settembre, nel pomeriggio atterriamo finalmente a Bali, inizia il viaggio: il primo momento è quello solito quando arrivi nei paesi d'Oriente, cioè caldo, confusione, traffico un po' caotico, tanto più sconcertante per il fatto che qui c'è la guida a sinistra, e inoltre ci sono migliaia di motorini e scooter, e poi miriadi di negozietti minuscoli (ma con a fianco anche alcune vetrine di negozi di buon livello), insegne luminose, tanta occidentalizzazione.
Ho prenotato come al solito solo nel primo posto, molto vicino all' aeroporto, a Legian, dove resteremo soltanto domani per riposare, ambientarci, e abituarci al fuso orario. Quindi due notti, e poi inizieremo a cercare di conoscere l'isola. Il surf non ci interessa, le spiagge per abbronzarci al sole non sono un nostro obiettivo, per cui lasceremo subito perdere il sud.
Il taxi ad un certo punto svolta dalla strada principale (jalan Legian) in un vicoletto, stretto stretto, e malandato, in fondo al quale c'è il nostro albergo. Questo, oltre ad essere l'unico che avevo trovato su internet che avesse libera una camera per tre, è fuori dal rumore del traffico, ed è proprio bellissimo. Si tratta del "Three Brothers Bungalows", ha un grande giardino, anzi sono tre collegati, per cui è un vero e proprio parco tropicale rigoglioso in cui sono sparse le casette con strutture architettoniche tradizionali balinesi.

 Essendo, come avevo chiesto, al piano terra, abbiamo anche una veranda, un lounging, davanti alla porta della camera dove si può stare fuori dalla stanza a bearsi della vegetazione. C'è una bella piscina, e un bar. La camera con prima colazione, e inclusa la terza persona, tasse comprese, viene in totale 56€uro (cioè 18€ a testa). L'arredamento è in stile balinese, con mobili massicci, intarsiati e decorati. Il letto matrimoniale è a baldacchino con zanzariera attorno e sopra. E' una camera grande e c'è posto per il terzo letto, ma quando arrivano per sistemarlo, si tratta semplicemente di un materasso che mettono per terra. E' una prima delusione, ma loro non hanno letti singoli da poter aggiungere. La sala da bagno è grande con vasca e doccia, questa parte del bagno è anch'essa secondo lo stile tradizionale, cioè mezza all'aperto, all'esterno, ovvero è la parte scoperta, senza tetto. E' il tipico mandi balinese, fatto così forse per arieggiare... L'angolo della doccia dà su una sassaia di pietre levigate ammassate in terra, dove non c'è pavimento. Questa caratteristica balinese però non piace molto a moglie e figlia... che hanno un secondo disappunto (quando eravamo entrati in bagno un topolino era scappato a nascondersi e aveva attraversato la "zona aperta"correndo sopra al muretto).

La camera ha ventilatore al soffitto e anche l'apparecchio per l'aria condizionata. Le grandi finestre sul parco è meglio che restino chiuse. Come pure va tenuta sempre chiusa la porta del bagno. Questo fatto che in camera faccia un po' più fresco che all'esterno, grazie al ventilatore o all'A/C, mentre entrando in bagno, anche di notte, ti fai subito promemoria della temperatura esterna reale, mi riporta il ricordo della Birmania. E questo mi fa da stimolo per ricordare altre esperienze simili, anche in India, e la mente comincia a realizzare una sorta di trait-d'union con precedenti viaggi, e rende possibile per la mia sensibilità stabilire un continuum delle atmosfere e sensazioni che si hanno viaggiando in oriente. Mi piace. Moglie e figlia forse anche per la stanchezza sono invece un po' deluse, avrebbero preferito uno standard migliore per riposarsi, ma l'architettura e il giardino sono proprio belli (cfr: www. threebrothersbungalows.com) e valgono il costo.


Usciamo per guardarci meglio attorno e vedere dove siamo. Innanzi tutto compriamo una sim per il cellulare, prendiamo in una minibotteguccia di Padma street una phonecard della TelkomSel indonesiana. Passeggiamo un pochino, e notiamo che anche nella strada principale, nonostante la motorizzazione, la modernizzazione e l'occidentalizzazione, ci sono comunque alcuni segni di un'altra cultura, che riconosco come caratteristici per le letture fatte prima di partire.
Cioè alcune porte intarsiate, i tempietti domestici che spuntano sopra ai muretti, la sede delle riunioni del banjar (comunità di villaggio o di quartiere), le case tradizionali con i cortili, le balconate, le decorazioni sui tetti, i vicoli stretti, le statue "abbigliate" con dei drappi, le offertine benaugurali poste in terra nei punti di passaggio, ecc., ma sono eccezioni che bisogna notare perché altrimenti, almeno qui, è tutto standardizzato. Comunque non fosse per quegli elementi che fanno capolino ogni tanto, allora questa non sarebbe altro che una cittadina di mare qualsiasi. E invece grazie ad essi si ha conferma di essere altrove, al di là delle apparenze.

Ci fermiamo ad un noto bar-café, il "Capil" (che è chiamato anche Indo-National) ad ascoltare musica dal vivo. Beviamo avidamente delle spremute di frutta, una Sprite, acqua minerale, e io prendo anche uno spuntino con tre bocconcini (bites) di pollo impanato, con patate lesse poi fritte, per un totale di 6 €uro ci rilassiamo e restiamo là a lungo, un po' imbambolati.

SECONDO GIORNO, Legian
5 settembre. Mi alzo presto per via del fuso orario, e alle 8 sono già in giro per il giardino a fotografare le piante e i fiori con ancora la luce del sole radente che crea begli effetti sul fogliame, tra gli alberi, e i cespugli. Certi fiori illuminati dai raggi solari rivelano colori e splendori straordinari. Il parco è davvero stupendo e lussureggiante, esuberante, con talee improvvisate e precarie che comunque sopravvivono e si sviluppano. Siamo proprio in fascia equatoriale.
L'isola è una provincia a sè stante, Propinsi Bali.
Dopo il breakfast in un ambiente simpatico, dove facciamo due chiacchiere con un surfista italiano, andiamo a vedere il mare e la grande spiaggia, che è frequentata dai surfisti.
Restiamo per un po' seduti sotto un ombrellone (il sole è fortissimo) a guardare lo spettacolo (spiaggiona, ondone, surfisti) bevendo una aranciata, ci godiamo l'ombra e il provvidenziale vento.
Ghila sulla spiaggia di Legian

Giriamo un po' per le strade di Legian. Ma il sole stanca, torniamo in albergo e stiamo in piscina. Alle tre e mezza pranziamo -ascoltando i racconti sui camps dei surfisti in giro per il mondo- nel "Itu Itu restaurant" interno. In un primo momento prendiamo dei wanton di gamberetti fritti, una buona zuppa al pomodoro, e del pesce con sopra del formaggio fuso, poi scoprendo di avere fame, aggiungiamo anche delle bruschette al pollo, un pancake grande, e varie bibite e acqua dato che abbiamo sempre molta sete (infine chiediamo il conto e sono in tutto 6€ ...), e intanto telefoniamo a Ubud ad una pensione famigliare a cui avevo già scritto mail, per combinare il nostro soggiorno là.
In bagno tra i sassi sotto la doccia scorgiamo degli scarafaggi. Annalisa va a comprare uno spray.
L'aspetto esteriore di Legian è di una cittadina moderna. Ci sono dei bei negozietti, dei bar, dei posti carini per mangiare... In serata andiamo a vedere le bancarelle del Legian Beach Festival che inizia proprio oggi sul lungomare. Ci sono delle belle cose da guardare sui banchi, e ci sono turisti di tutto il mondo, est e ovest, Asia e Occidente.  Poi entriamo al resort "Bali Mandira", dove stiamo a guardare lo spettacolo di una ballerina asiatica che sa fare benissimo ed in modo affascinante la danza del ventre, e ceniamo al bel ristorante all'aperto "Celagi" molto molto bene e abbondante per quasi 13€ a testa (calamari fritti, gamberoni alla griglia, una piccola aragosta, riso al vapore, delle patate, un succo di papaia, e acqua e bibite). Stiamo a guardare la gente che passa davanti alle bancarelle.
delle donne vestite per l'occasione portano offerte a un tempio

Infine ritorniamo ad imboccare il nostro gang (che significa vicolo) ormai al buio. Nottata piena di suoni e di gridi di uccelli.
Domani inizia il nostro viaggetto fai-da-te.

(continua, ... per 30 puntate)

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