7° GIORNO, martedì 10 settembre
Andiamo con Madé a fare un giro per i dintorni, prendiamo una bella stradina un po' tortuosa in salita, ma molto panoramica attraverso una bella foresta. E' una strada secondaria che è più lunga ma che è sicuramente più bella con pochissimo traffico, e bei villaggi.
Da una terrazza panoramica si ha una magnifica vista sula valle di risaie e di terrazzamenti (non c'è da pagare nessun ticket...).
E' un insieme di templi e si attraversano vari cortili per giungere alle bocche della fonte. Qui troviamo molti turisti, alcuni dei quali si immergono anch'essi nelle acque.
(Qui il primo presidente, il padre della repubblica dell'Indonesia, Sukarno, si fece erigere nel 1954 un palazzo estivo, che ora è in disuso e disfacimento.)
C'è un grande vecchio banyano molto venerato anch'esso. Ci sono turisti asiatici, russi, di tutto il mondo in questo luogo troppo piccolo e ristretto, e il numero eccessivo disturba la quiete del luogo. Ma... anche noi oggi siamo tra quelli ...
Poi proseguiamo per una stradina in ripida salita, e vediamo i bimbi che escono da scuola e quelli che vanno per il turno successivo. In genere nei villaggi di campagna si trovano solo scuole primarie, le secondarie inferiori nei borghi e cittadine, mentre quelle superiori nelle grandi città come Denpasar o Singaraja.
Salendo da Tirta Empul a Penelokan, si vedono tanti aranci e altri alberi da frutta. Giunti sulla cresta al bordo dell'antica caldera del vulcano ora spento, si gode di una vista formidabile. Ci fermiamo vicino a Kintamani, per un lunch a buffet, con prezzo fisso, "Batir Sari", che ha una balconata proprio sullo strapiombo e si appoggia il vassoio sul davanzale e si mangia guardando giù... è un panorama vastissimo e meraviglioso, con la cima del vulcano e sotto sul grande lago. Che spettacolo ammaliante e potente, restiamo incantati, non si riescono a togliere gli occhi da quel panorama.
Al buffet incontriamo un'italiana, che subito mi dice "sei italiano?? meno male!!" e le chiedo "cioè? in che senso meno male?" ma lei scompare dopo poco. Spendiamo quasi 27€ in tre. Poi avremo alcune vicende non simpatiche per andare alla toilette.
Ci sono molti campi di caffè "kopi Bali" e del "Luwak". Poi ritorniamo giù, scendendo per una strada di campagna anziché la strada provinciale.
Vediamo gente che si reca a una cerimonia, ci sono alcune anziane col turbante bianco che vanno verso il Pura Desa, il tempio di villaggio.
Nei tempietti domestici c'è sempre una parte dedicata agli dei, come Siwà, Indra, Ganesa ecc., una per i defunti, e una per gli spiriti della natura, tipo il fiume, il riso, il vulcano, per cui ciascuna costruzione ha la sua funzione. Inoltre ci sono i campi pieni dei fiori chiamati "mee tirr", sono un po' tipo dalie e sono sacri a Durga, per cui non possono venir offerti in un tempio dei morti Pura dalem (lo stesso dicasi per un tipo di banana). Non è facile ricevere queste informazioni, perché quando si chiedono spiegazioni, ci si scontra con la presunzione che tutte le cose che sono comuni, diffuse, per loro sono del tutto normali, e non pensano che per noi molte di quelle cose siano un po' strane e necessitino di una spiegazione. Comunque spesso non ci si intende bene, e non solo per la loro pronuncia dell'inglese (e la nostra pronuncia strana per loro), ma per una questione di mentalità e di cultura. Ad esempio bisogna considerare che per loro Dio è uno, ma con molte variate manifestazioni.
Ma soprattutto è la pronuncia che genera pasticci e fraintendimenti. Ad es. diciamo a colazione, "bring me a bottle of water, but remember no butter on the toast", e per loro è difficile distinguere tra bottle e butter, e per noi pure con la loro pronuncia... per cui p.es. il cameriere richiede per chiarezza "do you want buttel?" e siccome ci siamo abituati che molti non sanno dire la erre, che pronunciano elle, allora noi rispondiamo "no, I do not want butter", così porta dei toast imburrati e non porta l'acqua. Oppure per es. portandoci il conto ci chiede "d'you want a copi?" e noi rispondiamo, no non importa, the bill is enough, così alla fine non ci porterà il caffé. O semplicemente facciamo fatica a capire il commento quando attraversiamo una zona con diverse belle villette, e l'autista ci dice "few fila!", e magari considerando che non sanno dire la v e la pronunciano effe (per cui le prime volte in cui capitava di parlare di gente della vicina Giava, che vengono a Bali per il weekend, e loro dicevano che è gente di Jaffa, noi faticavamo a capire), allora in questo caso pensiamo che forse lui voleva dire che se guardi bene non sono poi tante... o invece voleva dire "view villa", guarda quella villa....
Ma invece ad es. loro dicono a-ah! per dire ecco!, hai visto? e dicono yes per conferma di quello che dici, per cui se io chiedo "per ritornare al parcheggio non devo prendere quel sentiero vero?" e loro rispondono yes, vuol dire, sì è così come dici, e quindi non devi prendere quel sentiero.
Ci sono vicino a Ubud delle bellissime stradine periferiche. A volte si incontrano operai che lavorano alla strada, ma è gente del quartiere (del banjar) che si sono messi d'accordo per rifare un pezzo della strada.
Torniamo alla nostra homestay,
e io subito esco a fare un giro finché c'è ancora luce. Vado a destra e verso giù, ma al bivio giro a sinistra e poi ancora a sinistra. I marciapiedi sono molto alti, spesso rotti, o con gran buche, e bisogna evitare le grate, inoltre ogni momento c'è un passo carrabile per cui camminando sul marciapiede devi fare continuamente su e giù. Questa zona finalmente è meno frequentata da turisti rispetto alla monkey forest road, o a Hanuman rd. C'è sempre un gran viavai di moto, scooter, motorini e motorette (che sono i sostituti odierni delle biciclette che oramai sono pochissime). Si vede bene che c'è molta gente che fa fatica a tirare avanti ed è più visibile la povertà in queste strade rispetto a quelle di interesse turistico. Anche se sono pochi quelli che si azzardano a venire in centro a chiedere elemosina, ricordo solo alcune giovani madri con bimbi piccoli. Annalisa e anch'io diamo spesso qualche aiutino, o articoli alimentari, o giochini. Generalmente dagli stranieri questi questuanti vengono ignorati, o visti con fastidio, la gente di solito rifiuta loro persino un piccolo obolo.
Consiglierei a chi può di affittarsi una bici o meglio uno scooter, o di mettersi in cammino, e andare a gironzolare e a curiosare nei paesini, nelle frazioni, o semplicemente nei "retri" delle strade affollate, o a dare un'occhiata a certi punti di ristoro o da mangiare per lavoratori balinesi, cioè con gente che non ha a che fare col turismo e il suo indotto.
Ritiriamo tutta la roba di tutti e tre, che avevamo dato alla Laundry in jalan Bisma da lavare e stirare dopo una settimana, e il totale è di 3€.
Alle sera, dopo la consueta chiacchierata via Skype con casa, per cena andiamo verso il bivio e teniamo la sinistra. Ci sono diversi bei locali attraenti e anche messi con molto buon gusto dal punto di vista estetico. Dopo qualche confronto, scegliamo il warung "Siam Sally" che ha anche piatti thai. Inoltre l'altra sera ci era piaciuto che ci fosse live music, e qui al martedì sera c'è un complessino, il Kawitana, che suona dal vivo R&B e la cantante pur essendo al solito minuta e magrolina ha una gran voce con un bel timbro, e anche il suo socio cantante dopo un po' che gli si è scaldata e schiarita la gola è abbastanza bravo. Si crea una atmosfera piacevole, e il ritmo è trascinante, per cui dopo un po' a molte clienti ai tavoli viene voglia di ballare e un animatore le sollecita a venire nello spazio centrale , così anche se gli uomini che osano sono solo due, lo spettacolo diventano le persone che ballano e certe sono proprio brave e si esibiscono spontaneamente in mossette e movimenti da guardare. Ci tratteniamo a lungo proprio per il clima simpatico. Intanto Ghila si mette a chiacchierare con una cameriera, si chiama Are, ha 23 anni è sposata e ha una bimba di 7 mesi, è carina, gentile, dolce, si intrattiene un po' con noi.
Intanto così anche questa sera la passiamo gradevolmente con musica dal vivo. Il conto è di 11€ a testa. Come ci avvisava qualcuno, qui dicono sempre i prezzi al netto, poi devi sempre aspettarti il conto finale in cui si aggiungono le tasse (in media circa il 10%), il servizio (circa 5%), ed eventuale supplemento se paghi con carta di credito (tra il 2 e il 3 %), che si esprime per scritto con + + + a voce: plus, plus, plus (in tot. tra il 17 e il 20 %) ...
Al ritorno alle 11 è tutto buio, i negozi sono tutti chiusi, e non passa quasi nessuno in strada.
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