venerdì 25 ottobre 2013

Bali 22 (Brahma Vihara e Air Panas)

XXII GIORNO, mercoledì 25 settembre (Kalibukbuk e dintorni)

Al mattino me ne sto a scrivere questo diario ammirando questo bel giardino tropicale interno, in mezzo a tanti cinguettii. Mi accorgo di essermi dimenticato di mettere la batteria in carica... in generale si trova disponibile una sola presa elettrica nelle camere, mentre oramai abbiamo vari "aggeggi" dalla m.fotografica al cellulare, all' iPad... Le prese negli alberghi comunque sono tutte come le nostre (tranne rarissime eccezioni), comunque è più prudente portarsi un adattatore.
Arriva Wayan Suda, con il suo taxi, partiamo alle 9. Per prima cosa dobbiamo cambiare i soldi, andiamo al vicino "Tip Top"un negozio che fa anche da money changer. C'è un giovane cameriere che sta mettendo cestini di offerte in tre o quattro posti di passaggio e fa i gesti rituali, sparge dell'acqua con una bacchetta, e il fumo degli incensi con una mano. In tutto il mondo ci sono praticamente solo due forme di religiosità: quella popolare, semplice e ingenua, fatta di gesti, di ritualità, di cerimoniali, di parole, canti, melodie, nenie, invocazioni, ed è basata sulla speranza, sulla intercessione nei confronti di una o più entità dai sovrumani poteri, affinché ti protegga, che si prenda cura di te e dei tuoi problemi, esigenze, aspirazioni. E questa religiosità si intreccia con tradizioni, antiche credenze, folklore, eccetera.
E un'altra, una spiritualità più profonda, in parte anche astratta, fondata su una sua  simbolica, e sopratutto su elaborazioni filosofico-spirituali raffinate, che intenderebbe essere onnicomprensiva, vissuta nella interiorità, e che tende all'armonia, all'accettazione, all'incontro.

Siamo dunque nel territorio della regency di Buleleng, corrispondente ad un antico importante regno balinese, dal nome di una pianta tipo il sorgo, una graminacea endemica simile al grano. Fu fondato all'inizio del Seicento, stando a un manoscritto lontar, a partire dal castello del Re Leone (Singaraja). Attualmente è la reggenza più vasta, comprendendo quasi un terzo dell'isola. Oggi è nota per le sue tradizionali cerimonie di matrimonio, e per quella per i defunti, chiamata Ngaben, e per la gara di corsa dei buoi locali di razza Sapì Gerumbungan. La terra è molto fertile, si coltivano anche alberi da frutta come il duria, il mangostin, il rambutan; l'agricoltura occupa l'80% del territorio, per cui il suo, si dice, è un oro verde.

Si viaggia bene perché c'è poco traffico, guardiamo il paesaggio e le coltivazioni di tragàn.
Si gira a sinistra a Dencarik, verso un villaggio che si chiama Banjar. Eccoci arrivati. Visitiamo il monastero buddista di Brahma Vihara Ashrama, l'unico di Bali (ma in realtà ne avevo visto uno piccolo a Ubud), che si arrampica su per una collina.
Ha cinque livelli, in salita. Ogni ripida scalinata ha scritte sui gradini che si riferiscono ad un percorso di ascesi di perfezionamento dei livelli di meditazione e di esercizi spirituali. Ci sono in tutto circa tre piccoli templi, una piattaforma per la meditazione all'aperto, e due stupa (uno piccolo e uno grande).


Le stanze dei monaci, e un paio di statue del Buddha Gautama, una in meditazione e una in una replica del boschetto e dell'albero di bodhi sotto cui raggiunse l'illuminazione (ovvero il para-nirvana).



C'è una torretta con un grosso cilindro di legno (penso di teak) da percuotere per i richiami alla scansione delle attività orarie, che si chiama kulkul, in effetti ce n'è uno maschile e uno femminile, ovvero con un suono basso e uno più acuto per differenti chiamate, ma anche il ritmo stabilisce quale sia il messaggio che convenzionalmente sta diffondendo.



Ci sono un paio di cortili con terrazze, da cui si vede giù l'oceano e su il monte. C'è un gran silenzio, e una bella brezza. Lungo le scale o i perimetri ci sono delle statue di figure protettrici. C'è una bella atmosfera di pace e di serenità.


Questo incanto ad un certo punto viene un pochino interrotto e disturbato da un gruppo di visitatori, che per fortuna poi entro breve tempo se ne vanno.
Intanto per arrivare qui e poi per andare alla sorgente calda, attraversiamo dei paesini, poveri, non turistici, templi, negozi, mercati, incontriamo anche qui bimbi che escono da scuola, e ammiriamo come al solito la bella vegetazione e fiori stupendi.









Poi andiamo a visitare una vicina fonte sulfurea di acque calde e tiepide, si chiama "Permandian Air Panas Komala Tirta" (=holy hot spring waters). Qui ci sono tre vasche dove cola da certe imboccature l'acqua di sorgente, che sgorga calda dalle profondità del terreno. Ci immergiamo anche noi in una di queste vasche. E' un'acqua giallognola e densa, a 32° gradi. Ci sono sia balinesi e indonesiani, che visitatori stranieri (tra cui molti asiatici). E' nel bel mezzo di una giungla fitta. Questa fonte è considerata  un luogo sacro e dunque quella in cui ci si immerge per loro è acqua santa.




Scambiamo due chiacchiere con una guida che sa abbastanza l'italiano, e sta accompagnando una coppia di neosposini italiani in un giro dell'isola. Da qualche tempo è divenuta una moda fare a Bali il viaggio di nozze, o anche venire a sposarsi qui e poi fare la luna di miele in qualche bella spiaggia.

Torniamo all'albergo e prendiamo un lunch un po' tardivo. Ci sono cinque donne e ragazze impegnate per ore a intrecciare cestini per offerte (come già avevamo visto per due giorni consecutivi a casa di Yande Budyasa). Poi resto in veranda a leggere reportages su alcune altre delle 16 mila isole dell'Indonesia, fantasticando un altro possibile viaggio (noi già avevamo fatto un indimenticabile viaggio a Sumatra tanti tanti anni fa).
Alla sera facciamo di nuovo un bel massaggio. Io chiedo che venga Ny Wayan che è una sorta di mammona scura, sorridente, forte e brava. Me lo sono goduto proprio questo relax, con tutta la esuberante vegetazione tutt'attorno, in quella specie di gazebo di legno sopraelevato col suo tettuccio di paglia scura, e gli uccellini che all'imbrunire esplodono in mille suoni, cui poi si aggiungono i gridi sonar di uno stormo di pipistrelli che volteggiano in ampi e lunghi giri proprio sopra la nostra testa.

A cena la spiaggia è stracolma di gente dei paesi venuti giù per la fiera. Caos, motorini, scappamenti , bancarelle, carretti con cibo, tutti in spiaggia.
Mangiamo di nuovo da "Astina", io prendo pesce (calamari alla griglia) e pancake all'ananas e yogurt con miele, e loro sandwich con ham&cheese, e calamari con verdure, e yogurt con frutta, più la solita gran quantità di acqua e bibite.
i menù di questo warung...quale copia scegliereste?

Chiediamo facendo l'ordinazione dello yogurt con frutta: "which fruit?", "yes with fruits", "but which kinds? banana, pinapple, watermelon?", "yes, yes, with fruits"... Comunque sono quasi 11€ in tutto.

Al rientro in camera c'è un ben grosso-grosso ragno in bagno. 

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