martedì 8 maggio 2012

Cuba bella, Remedios-Santa Clara e viaggio (n.16)

(segue viernes 20)

Oggi c'erano bambini in spiaggia perché questa è una settimana di festa scolastica per ricordare l'anniversario della invasione della Bahìa de los cochinos (la famosa baia dei porci) da parte di truppe reazionarie addestrate e armate negli Stati Uniti, e della seguente vittoria di Playa Giròn nel 1961. Nonostante la grande superiorità di mezzi aerei e da sbarco, i controrivoluzionari subirono una sconfitta che non prevedevano, dato il sollevamento praticamente di tutta la popolazione contro quel tentativo. In occasione della sepoltura delle vittime dei bombardamenti aerei, Fidel proclamò il carattere socialista della rivoluzione cubana che aveva preso il potere il primo gennaio 1959. Da allora si continua a proclamare con forza che Cuba è libera dalle ingerenze della superpotenza vicina nordamericana e che l'indipendenza è l'unica base per la libertà di un popolo. (ma che tentativo insolente, maldestro, stupido e controproducente come pochi...)
La nostra padrona di casa Haydée si chiama con quello che fu il nome della più famosa tra le donne che intrapresero la guerriglia contro la dittatura, e che era la sorella del martire partigiano Abel Santamaria. Juan Karlos ci racconta come Abel morisse per le torture subite quando fu catturato dalla polizia del dittatore Batista (ma non riferisco per risparmiarvi cose disgustose). Entrambi i nostri ospitanti ci dicono di essere comunisti attivi, e che non è facile venire accolti come membri del partito, bisogna essere persone di riconosciuta onestà, e stimate dalla gente del quartiere e del posto di lavoro, in quanto -poiché tutti guardano ai membri del partito- questi debbono essere di esempio sotto il profilo morale.
Poi passiamo ad altri argomenti, Juan Karlos ci racconta che prima che aprissero la pensione, lui era un economo e lei una maestra, e ha fatto praticamente tutto lui i lavori di trasformazione della casa e poi dal giugno scorso di ampliamento al piano di sopra.
Ora piove, e molto forte; si allaga tutto in strada. Poi provo a chiamare dal loro telefono la tizia della nostra tappa successiva (Varadero), ma non la trovo, e non trovo neppure René.... per cui chiediamo loro un altro indirizzo e ci danno quello di una amica che certamente saprà procurarci una sistemazione. Invece per la casa di Viñales combiniamo come previsto con la signora Aracelis.
Usciamo dopo cena; buio e silenzio totale per le strade, pian piano un po' di gente viene in piazza cogliendo il fatto che ha smesso di piovere. E' tutto un po' squallido, i bar sono aperti ma deserti, i bicitaxi si aggirano inutilmente ... torniamo in camera appena accenna a piovigginare.
E' proprio vero quel che diceva AnaMaria che "los cubanos somos gritones", cioè noi cubani siamo gente che parla a voce alta. Al mattino c'è un momento circa attorno alle 8 in cui si passa dal silenzio al vocìo. 
Vediamo in sala da pranzo un piccolo geco, che carino, ma è un po' diverso da quelli indiani... la sua occupazione è di mangiare le zanzare... (che dopo piovuto si rianimano ).

Sabado 21
Chiacchieriamo un po' con Haydée e JuanKarlos, e poi partiamo in ritardo con un taxi, un'auto del 1953 dove sembrava che non ci stessero proprio le nostre tre valige. Ma dobbiamo subito fare una sosta perché dobbiamo fare una ricarica della nostra tarjeta telefònica alla sede della ETECSA. Poi al primo paesino ci fermiamo di nuovo  perché dobbiamo andare in banca a cambiare dei soldi, ma giunto alla banca scopro che nella busta dei nostri tre passaporti non c'è il mio... allora apriamo la valigia per strada e guardo dappertutto, e tiro fuori tutto, ... ma non c'è. Anche Annalisa e Ghila cercano dovunque. Mi sposto all'ombra e riapro la valigia sul marciapiedi, intanto il taxista Yoani telefona alla nostra casa, ma non c'è traccia, ... poi gli diciamo di chiedere al suo collega che ieri ci ha portato al cayo SantaMaria... e Annalisa trova che è in una tasca interna della sua borsetta ...
Cambiamo i soldi e partiamo per fare una sosta a Santa Clara al mausoleo del Ché in plaza de la Revoluciòn. 

Commenti, breve racconto della sua vita a Ghila, riflessioni sulle sue dimissioni da ministro e partenza per la selva boliviana ... 


la piazza

Poi con questo caldo non facciamo certo la coda per entrare al museo che c'è sotto al monumento, e andiamo piuttosto ad un vicino negozietto Artex a comprare souvenirs.

Infine partiamo davvero, prendiamo la carretera del norte e attraversiamo tutta la provincia di Villa Clara, che è poi un grandissimo pascolo per mandrie. La strada è messa proprio male! ma comunque non c'è proprio traffico per niente. 
Si vedono poveri campesinos, però ciascuna famiglia ha la sua piccola casetta, a volte di legno, ma di solito in cemento. C'è abbondanza di cavalli e carretti anche nelle cittadine. Poi inizia a piovere e viene un diluvio torrenziale che allaga tutto. La gente dei quartieri si raduna per cercare di tenere sgombri i tombini di scolo (anche a Remedios si mettevano a far scorrere l'acqua nei canaletti con scope varie). Attraversiamo il limite della provincia ed entriamo in quella di Matanzas, e almeno la strada già migliora. 
Poi attraversiamo Càrdenas, città squallida.


infine torna il sole


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