sabato 5 maggio 2012

Cuba bella, Trinidad (n.7)

Domingo 15
Questa mattina andiamo a Trinidad lungo la costa, per fermarci a casa di Marelis e Guillermo *.

 Arrivando si percepisce che almeno in periferia questa piccola cittadina (45 mila ab.) è molto commista con la campagna circostante, e assomiglia più a un paesone campagnolo che non a un contesto urbano. 
Marelis e Guille ci accolgono in modo molto molto caloroso e simpatico. La casa è ben rifinita e curata, e da su una specie di piazzalino in cima a una collinetta poco fuori dal centro della cittadina.
Imbandiscono la tavola con grandisssima abbondanza. Buonissimo il boniato bollito e al forno, anche il flan (crème caramelle) è eccezionale, il pescado..., e anche la crema di fagioli neri.

René aveva telefonato quando eravamo arrivati da Lily, e ora sono loro che chiamano lui per dire che siamo arrivati bene: è veramente una rete. Ci chiama anche Lily per sapere come è andata. 
Dopopranzo chiacchieriamo con Guille, un personaggio giocondo, sempre sorridente di qualsiasi argomento si stia parlando, il solo guardarlo ti rasserena e ti infonde allegria, è l'espressione vivente di un concetto della vita. Quando diciamo che alla nostra partenza c'erano 4 gradi e faceva freddino, ci racconta di aver vissuto in Russia per cinque anni, dove era stato mandato per laurearsi in merceologia..., ma poi riprenderemo il discorso più tardi con album di vecchie foto.
Intanto entra in casa una vicina a cui loro imprestano l'uso del telefono fisso perché lei non ce l'ha (e resta a parlare ad alta voce tranquillamente per più di un'ora...). 
Nel frattempo gironzoliamo e andiamo in cucina dove vediamo che Marelis ha tre pentole elettriche: una per fare il riso al vapore, una per friggere, e una per cucinare la carne alla plancha (piastra). Le aveva offerte lo stato a un prezzo veramente minimo, inferiore al costo, perché potessero essere alla portata di tutti, per aiutare le donne nei lavori domestici e di cucina. Rimaniamo sorpresi. Ci dicono che in varie occasioni si è fatto questo, fa parte delle politiche sociali, ad es. ancora oggi danno un buono per ritirare una torta di compleanno dei bambini, in modo che tutti ce l'abbiano, e il latte per i bambini fino a sette anni è a un prezzo simbolico.
Marelis, dall'aspetto bonario e semplice, ci racconta che lei era una insegnante di sostegno, poi ha smesso per aprire la loro pensioncina, ma ora vorrebbe riprendere, anche se aspetta che siano terminati i lavori di ampliamento al piano rialzato.
Trinidad come dicevo è proprio un gran paesone campagnolo, una cittadina in funzione della campagna, quasi tutti quelli che ci abitano lavorano nei campi, oppure hanno in città un loro orto. Ma oltre a ciò, è stata una delle prime città a Cuba, essendo stata fondata nel 1514 ! E da qualche tempo è riconosciuta come un gioiello della architettura e urbanistica coloniale. Anni fa gli abitanti avrebbero voluto che si asfaltassero le strade e in quella occasione si giunse alla risoluzione di conservarla invece lasciandola intatta così com'era. Per valorizzarla tutto è stato restaurato con cura o ben ridipinto. Chi aveva una casa riconosciuta di valore storico-artistico, ha avuto i fondi per restaurarla da parte dello stato. La cittadina è stata iscritta nel 1988 come patrimonio dell'umanità dall'Unesco, ed è ora considerata una "città-museo". La giriamo un po' (con fatica dato il pavé acciotolato e diseguale), accompagnati da Franklin, il giovane figlio. Le case hanno grandi finestroni bassi che danno sulla strada, balaustre in legno, stretti balconi pure in legno. Il traffico motorizzato è quasi nullo.



La cittadina è bellissima, e persino i negozietti aperti di recente nelle case private, sono curati con buon gusto.

La popolazione è meno bianca di quanto si vedeva a Cienfuegos e L'Avana, e maggioritariamente mulatta, o nera.

Scendiamo verso la Plaza Mayor, e passiamo dalla Casa della Trova (=canzone tradizionale di solito in versi) dove ci soffermiamo a guardare quelli che stanno danzando nel cortiletto tra i tavolini del bar.



Bravissimi, in particolare mi colpisce una signora che balla benissimo con un uomo molto anziano.  Quando finisce e si avvia verso l'uscita le faccio i miei complimenti dicendole che è una ballerina bravissima, ma lei mi risponde che non è così che lei è una psicologa, e balla solo per divertimento. Chiacchieriamo e dice di avere 54 anni e di essere una conoscente di Marelis. Proseguendo finiamo nella bella piazza dove a lato della chiesa c'è una grande scalinata su per la collinetta (la cittadina è tutta su e giù su una serie di lomitas, collinette), che costituisce il luogo di ritrovo dove poter ascoltare buona musica eseguita da buone bande che vengono chiamate in città anche da altre parti.

Quest'area si chiama Casa de la Musica. Si fanno belle musiche cubane jazzate, la base è un ritmo di salsa (la chiamiamo noi così, ma si chiama casino) eseguito a jazz (che è una parola dei neri degli stati del sud degli usa, che significa caos, pasticcio, mescolanza, non rispetto di regole prefissate). Trinidad, come constateremo soprattutto alla sera, e alla notte, è una città di musica.
C'è un ragazzo viaggiatore, dell'Ecuador, che fa i tatuaggi in strada e una vecchina gli si avvicina chiedendo se gliene fa uno... Tanti si raccolgono attorno e stanno lì ad osservare. Io intanto chiacchiero un po' con lui che mi accenna ai suoi viaggi da vagabondo senza soldi.

Torniamo a casa, e questa volta non so perché non è solo un modo di dire, ma ci sembra proprio che la nostra casa a Trinidad sia quella di Marelis. Quando le raccontiamo di quella signora che ballava, ci dice che è Iliana, e che è stata una sua insegnante.
Cena ricca e abbondante, altro che ristoranti...
La sera dopo cena scendiamo di nuovo. E' stato bellissimo e interessante lo spettacolo a cui siamo andati nel locale del Palenque (= recinto) de los congos reales, locale in cui si coltiva la musica e il ballo tradizionale afrocubano, e quindi dove si suona e balla la conga (dal nome di un tipo di tamburo). 
Ingresso un cuc (=75 centesimi d'euro).  Si suppone che uno consumi prendendo almeno un bicchiere di canchànchara, il rinfrescante coktail di grappa, limone, miele, con ghiaccio, tipico di qui, ma noi non beviamo alcolici...
Danze, canti, ritmi afrocubani in una sorta di carrellata storica dai primi ritmi africani, ai successivi balli caraibici, sino ai giorni nostri. Tutto in costume e con ballerini e ballerine eccezionali.







Dice la presentatrice al microfono che il più grande cantor yoruba è stato Lazaro Ross (cfr. www.caribenet.info/) che ha fondato il gruppo Orisha Ayé, il primo gruppo dichiaratamente yoruba, ma anche Celina Gonzalez, la reina guajira (la regina campagnola, o se preferite si potrebbe tradurre la regina del country cubano...) con il canto Que viva Changò! (cfr. www.diversarima.cult.cu/ e www.cubadebate.cu/) questi hanno dato il via a una ricerca rigorosa e filologicamente attenta non solo delle musiche originarie, ma anche della cultura delle origini. E questo ora è un filone che si sta ampliando e diffondendo tra tutti i cubani, la ricerca e conoscenza delle proprie origini e la presa di coscienza della propria identità sincretica.
Torniamo a casa soddisfatti e stiamo a commentare con Marelis, che se ne compiace.

* Hostal Marelis, c.Restoy Fajardo n.89 entre E.Hart y J.A.Echeverria, Trinidad, tel.41.996718, cell. 1.52474048, guille_mary89@hotmail.com,   guilleymarelis89@gmail.com

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