sabato 12 maggio 2012

Cuba bella, L'Avana II (n.32)

Venerdì 27
Al mattino dalla terrazza vedo giù uno che fruga meticolosamente nel cassonetto della spazzatura. Maira arriva tutta vestita bene e truccata, e ci accoglie con il suo tipico fare, gentile e aggraziato. Ci chiede subito se restiamo a casa a pranzo o a cena, ma io non so bene cosa rispondere, anche se capisco che debbano programmare per fare la spesa. Facciamo colazione e intanto ci pensiamo. Arriva Lucy che insiste che io telefoni alla insegnante di danza che verrà qui a incontrarci, se si vuole fermare a cena. In effetti lei fa le pulizie e cucina, e quindi deve sapere. Anche Joan ogni tanto viene mandato giù per sbrigare alcune cose, piccole incombenze.
Poi quando usciremo, Joan in auto, sollecitato dalle nostre domande da curiosi, ci dirà che in realtà lui non è sobrino, nipote di sangue, né le due sono davvero sue zie, ma che spesso qui succede così, si creano di fatto dei legami per cui ci si ritiene della stessa "famiglia". Dice che Maira e Lucy sono cresciute assieme da piccole, e con loro giocava giù nel giardino della piazza anche la signora, per cui si consideravano come se fossero delle sorelle di fatto, e hanno continuato così, tanto più che Lucy vive proprio qui al primo piano. E così si aiutano in tutto. Ma sia l'una che l'altra poi ritornano a casa propria. Ma intanto noi pensiamo che nella realtà quotidiana, di fatto loro vivono la giornata in questo bell'appartamento signorile vuoto. Sono qui tutti i giorni per tutto il giorno, e ne usufruiscono, a casa loro dunque ci vanno soltanto per dormire e riunirsi con i famigliari.
Ci facciamo portare alla sede dell' ICAIC, l'Istituto cubano d'arte e industria del cinema, la prima delle tante istituzioni culturali create dal governo rivoluzionario, perché Ghila vuole parlare con qualcuno che se ne intenda della storia della cinematografia. E infatti trova un dirigente, che quando lei entra in un ufficio e si spiega, si interessa alle sue domande e si intrattiene con lei dedicandole parecchio tempo parlandole dell'Istituto e della storia del cinema cubano. L'ingresso dell'Istituto è tappezzato anche sul soffitto di tutti i manifesti dei film cubani più famosi. Arriva poi una troupe che deve fare un breve filmato-documentario sull'Istituto, e dobbiamo uscire. 
La aspettiamo lì fuori seduti su un muretto e osserviamo il gran viavai di gente e di traffico della grande calle 23 che è una arteria importante della parte moderna della città. Mi piace sempre stare a guardare il grande spettacolo della gente che è indaffarata e che passa.
Di fianco all'ingresso dell'Istituto c'è un grande salone per le esposizioni e per accogliere gli eventi culturali che organizza. Proprio di fronte attraversando al di là della strada c'è una tienda, un negozio dell'ICAIC che sta dietro al bar "Fresa y chocolate" (dal titolo del più famoso film cubano, di Gutierrez Alea e di Tabio, del 1994) dve si vendono tanti bei manifesti di film, cd e dvd, e riproduzioni, che sono in mostra al banco. Dopo ci ritorneremo con Ghila.
Il cinema a Cuba ha svolto un ruolo molto importante di stimolo, di critica, tramite la satira, la presa in giro, l'ironia, suscitando molti dibattiti che hanno coinvolto l'intera società cubana, e conta opere di pregio ben costruite e ben rappresentate. Dopo i fratelli Lumières la storia della cinematografia cubana è tra quelle di più lunga data nel mondo. Prima di partire mi ero guardato (gratis in streaming) parecchi film, tra cui oltre al già citato Fragole e cioccolato: Habana Blues, Suite Habana, Habana station, Larga distancia, El cuerno de la abundancia, Guantanamera, Lista de espera, Los dioses rotos, Miel para Ochùn, Se permùta, Antes que anochezca, Balseros, Habanece, Aunque estés lejos, e altri. Consiglio vivamente chi sta per partire, se capisce un po' lo spagnolo (alcuni sono anche doppiati o sottotitolati in italiano) di cominciare a farsi una idea della mentalità e del modo di vivere cubano guardandoseli.
Poi andiamo con un taxi particular a vedere un mercatino vicino alla Rampa per comprare dei regalini, ma non troviamo nulla di chè, è tutto molto molto per turisti, artefatto con prezzi alti, non è un "vero" mercatino anche per cubani...

Andiamo un po' più in su a pranzare al ristorante "La Roca" che Joan ci ha consigliato, è sulla 21 con M. E' un ristorante di stato, però almeno questa è una garanzia dal punto di vista igienico-sanitario, e il locale è gradevole, c'è pure un pianista. Finalmente mangio un buon secondo di carne di manzo (carne de res). Totale 5 cuc a testa. Ma tutto il servizio è lentissimo e disorganizzato. Comunque è un buon posto, raccomandabile soprattutto per il rapporto qualità/prezzo.
Quindi passeggiamo nei pressi di Coppelia (il famoso luogo dei gelati) perché abbiamo scelto di girare la parte moderna avendo già vista la parte vecchia, ma si mette a piovere forte, allora andiamo con un'auto particular al Museo di Arte Cubana. Tante cose belle e interessanti, ma poco di originale di alto livello. Bello l'edificio del museo, moderno e funzionale. Al piano terra c'è una orchestra sinfonica che sta suonando molto bene, andiamo a vedere (e a sentire). C'è una donna direttrice, e sono solo donne le giovani orchestrali, tutte brave (e belle).
Torniamo a casa perché continua a piovere, e chiacchieriamo con Lucy e Maira, c'è anche sue figlio Alejandro. Arriva pure Joan che ci dice che lui ha fatto una scuola commerciale, per il commercio estero, che non gli piaceva, ha finito ma per ora non sta cercando lavoro.
Alle sei in punto arriva la amica indicatami da Patty, che si chiama Graciela Chao Carbonero e abita in un quartiere un po' più a ovest, Playa. Ha danzato per anni e poi è divenuta insegnante di danza, e ora è appena andata in pensione, ma continua varie collaborazioni professionali, insegnando all' ANDC l'Accademia nazionale di danza. Ci racconta della sua attività e dei suoi 8 viaggi in Italia (anche lei ha il passaporto spagnolo) in occasione di eventi culturali internazionali, è venuta spesso a Rimini al festival della danza. Ci ha portato un suo libretto che ritiene potrebbe interessarmi (anche se le dico che io sono ignorante nel campo) perché tratta anche delle origini culturali della danza afrocubana e dei suoi significati, e ce lo vende. Ha tenuto con quei testi dei laboratori in Italia con altri cubani che abitano da noi, per insegnanti di quella che noi chiamiamo "salsa" ma che a Cuba si chiama propriamente "casino" in spagnolo. Ci consiglia di andare al Teatro Karl Marx che è qui a Miramar, dove in queste sere c'è uno spettacolo sperimentale di danze molto interessante. Il teatro, che abbiamo visto di passaggio, è di recente costruzione e molto bello. Poi torna a casa in autobus.

Poi Maira ci racconta che l' ANDC  è vicino al grande Centro Congressi qui a Miramar (modernissimo, che abbiamo ammirato dal finestrino dell'auto, molto grande e bello architettonicamente). Si tratta di vari istituti tutti in laterizi, molto originali che erano un po' decaduti e lasciati andare negli ultimi anni e ora sono stati restaurati e rimessi a posto (forse sono quelli che fece vedere in tv Philippe Daverio poche settimane fa, cfr. costruire.laterizio.it).
Alla sera Maira ci accompagna al vicino ristorante privato "BellaHabana" (calle 6 y 7ma), che ha aperto da poco un suo conoscente, a cui ci presenta. E' carino, messo bene, fa una bella figura, e si mangia benissimo, cose di gusto e delicate e raffinate. Finalmente si cambia menù ... Alla fine viene lui a chiedere come ci siamo trovati, ci tiene a specificare che il suo non è un paladar che serve comida criolla, ma un ristorante gourmet;  e ci racconta che è stato in Italia perché sua figlia ha sposato un italiano e vive a Bari. In totale il conto è di soli 10 cuc a testa ... Poi Maira ci racconterà che lui ha adattato parte della sua casa. Lui era direttore dei magazzini della Universal, una catena di supermarket cubani, e la villa aveva ancora quello che una volta si chiamava il "cuarto de servicio", che non era solo una stanza per la servitù, ma addirittura una porzione della casa, e l'ha unito col magazzino e il garage, e ha realizzato il suo sogno di aprire un buon ristorante.
Poi attraversiamo il parque del nostro piazzale e, sempre su consiglio di Maira, andiamo in un locale sulla riva del rio Almendàres, "El Cabildo" (calle 4 n. 707, e. 7ma y 9na), di un centro culturale privato dove proprio stasera si esibisce la "Opera de la calle", il cui fondatore e direttore è un suo amico. Bravissimi, belle voci (sia delle parti "leggere" che di quelle operistiche che erano frammiste), belle coreografie e scenografie, anche bei costumi. Tutti giovani attori e cantanti proprio bravi, impegnatissimi, molto presi dalla loro parte. Un lavoro davvero originale. Ingresso solo 10 cuc.

Alla fine esce il direttore Ulyses Aquino, che è riuscito con molti sforzi e battaglie a mettere in piedi tutto questo, anche grazie a sovvenzioni di centri culturali privati inglesi e nordamericani. Anche il pubblico poi era uno spettacolo da osservare per l'entusiasmo che suscitavano le scene che rappresentavano il riscatto dei neri dalla schiavitù e il riconoscimento del loro apporto musicale, di ballo, e culturale. C'erano vicino a noi donne impazzite per l'eccitazione che non stavano mai ferme e saltellavano sulle sedie.

Al rientro c'è a casa la signora che si prepara per un convegno cui dovrà andare domani, e c'è la sua parrucchiera che viene in casa alla sera quando lei ha bisogno in casi come questo.

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