"Il fatto di venire al mondo, di incarnarsi in questo particolare corpo, di nascere da quei genitori, e nel tal luogo, è in generale ciò che chiamiamo le condizioni esteriori della nostra vita: che poi gli eventi formino una unità e siano intessuti assieme è espresso dalle Moire", Enneadi, II, 3.15
(Le figure delle Moire o Parche, termine che significa Sorte, e che sono le tre figlie della Necessità, rappresentano il filare lo stame della vita, lo svolgerlo sul fuso, il terminarlo).
E' questa di Plotino una antica definizione relativa a cosa componga la nostra identità: le condizioni della nostra struttura organica, l'educazione, il contesto ambientale (materiale e culturale), le esperienze che compiamo durante il tempo della nostra vita.
(Le figure delle Moire o Parche, termine che significa Sorte, e che sono le tre figlie della Necessità, rappresentano il filare lo stame della vita, lo svolgerlo sul fuso, il terminarlo).
E' questa di Plotino una antica definizione relativa a cosa componga la nostra identità: le condizioni della nostra struttura organica, l'educazione, il contesto ambientale (materiale e culturale), le esperienze che compiamo durante il tempo della nostra vita.
Gabriella B. commenta:
RispondiEliminaQuel che c’è di necessario in noi gli Antichi lo definivano nelle Moire. E il resto? Quello che è libero in noi, quello su cui possiamo agire, quale Mito lo racconta?
rispondo:
Ad es. Teseo è l'eroe che decide di partire anche se il padre e re era contrario, che scende nel sottosuolo, affronta il mostro, e poi quando torna lascia per sua scelta la povera Arianna usata e abbandonata, non issa le vele bianche, e quindi il re vedendo da lontano la vela nera si suicida, e così appena arrivato diventa lui il nuovo re, eccetera, fa di Atene una città di accoglienza dei perseguitati ed esiliati, va incontro a Edipo cieco e gli offre ospitalità, e così via.
Oppure Prometeo, che pur di salvare l'umanità ruba il fuoco a Efesto (Vulcano), e l'astuzia ad Atena (Minerva), e poi quando finisce incatenato alla rupe per penitenza, e divorato dall'aquila, fa un patto con il centauro Chirone, e così si libera dalle catene e torna, eccetera
e poi c'è il mito di Er riraccontato da Platone nella "Repubblica", libro X, 620, di cui vi avevo letto il passo cruciale, per cui ogni anima prima di incarnarsi viene posta di fronte alla miriade di possibilità e di vite, e compie la sua scelta, per cui la Moira infine le dice, hai compiuto tu la tua scelta, non addossarne mai la responsabilità ad un dio, ora filiamo e tessiamo la tua trama. E quando ritornerai qui dopo morto dovrai purificarti dagli errori e dalle macchie, e solo dopo potrai reincarnarti ancora facendo una più accurata scelta.
e Ulisse... non è il simbolo stesso di chi sia avventura guidato dalla sua capacità di discernimento ?! e in varie occasioni fa torto agli dei, disobbedisce ad Atena che lo segue passo passo, poi si pente, e cerca di rimediare, eccetera. anche Dante lo assume come modello.