mercoledì 27 aprile 2016

interpretazione del simbolismo delle fiabe

Ho trascritto una parte di una interessante intervista a Marie-Louise von Franz che è stata messa su YouTube. 
La von Franz (1915-98) come è noto era una collaboratrice di Jung, e si è occupata molto di interpretazione delle fiabe del folklore. Ve la riporto, spero che vi interessi:


MLvF: «La psiche è strettamente connessa con il corpo fisiologico e funziona in relazione con esso. Va riconosciuto che nella chimica vi è anche un aspetto misterioso e divino. Gli egizi lo riconoscevano nella Natura, non concepivano la materia come inanimata. Tra i sogni di Pauli per es. si ritrovano molti motivi e simboli alchemici. Il significato dei materiali, della roccia, dei vegetali qual’è?… Vi sono antichi simbolismi inconsci relativi alla materia. Bisognerebbe riportarli alla luce. Non sono sciocchezze o cose prive di senso. Jung è  andato a scavare tra gli scarti della storia del mondo, e ha tirato fuori tutti quei simboli, ed ha dimostrato che essi hanno senso dal punto di vista della vita psichica.

 Non ci sono due sogni uguali non è possibile, ma ci sono dei motivi e delle strutture di base ricorrenti, Jung basa la sua ricerca su queste similitudini. Pensiamo ad es. al motivo della ricerca di qualcosa… Le chiama strutture archetipiche, i simboli là presenti consentono di conoscere meglio la psiche umana, consentono di accedere alle strutture comuni e collettive, questi simboli rimangono intatti anche nelle persone patologicamente disturbate. Il livello collettivo è -per certi versi- quello istintivo comune a tutti, quando si rimettono le persone in contatto con questo livello profondo, esse si ristabiliscono. Io per capire queste strutture ho continuato a studiare le fiabe, il che mi ha aiutato molto a comprendere i sogni dei miei pazienti. Ma l’arte di interpretare è duplice: da una parte richiede di conoscere queste strutture e simboli archetipici, ma poi vi è l’altro aspetto: come comunicarle all’altro, in modo che l’altro comprenda veramente senza insabbiarsi nell’intelletto, perché ne resti impressionato e cerchi di ritrovare il contatto con il profondo anche con la sua vita affettiva. Una funzione dei sogni è appunto di preparare gli esseri umani ad una nuova fase della vita. Nella vita ci sono sempre soglie, ad es. la pubertà, l’ingresso nella vita matrimoniale, la mezza età, il climaterio della donna, sono periodi di crisi e soglie di transizioni. 

Sono questi passaggi di fasi che fanno attraversare una crisi, le transizioni richiedono un nuovo adattamento e un nuovo modo di porsi nei confronti della vita e molte volte vengono preparati dai sogni. Gli esseri umani nel sogno ripensano la realtà attraverso modalità e forme simboliche, come ve ne sono nei miti e nelle religioni, che favoriscono certe rappresentazioni. Ogni terapia è una ingerenza, per questo amo l’approccio junghiano perché non commette ingerenze, o sono minime. Non pensiamo di cambiare o di normalizzare una persona. Se uno ha bisogno di restare nevrotico ne ha tutto il diritto, viviamo in una democrazia. Quindi noi diciamo: il suo proprio sogno -che la sua stessa anima le ha presentato- le dice per es. che lei è pigra, e che dovrebbe scrollarsela di dosso, e cercare di fare questo e quello. Nient’altro. Così noi pensiamo di educare le persone ad ascoltare la propria interiorità, nulla di più. L’idea di Jung è proprio quella del processo di individuazione per essere se stessi, diventare se stessi. Si usa spesso dire con leggerezza “la propria realizzazione”, ma in realtà quello cui ci si riferisce è la realizzazione dell’Io. Jung intendeva tutt’altro: la realizzazione del proprio tesoro profondo, delle proprie potenzialità. All’io ciò può non convenire affatto. Ma è poi quel che si sente che si dovrebbe essere perché è quel che si è. Se uno dopo l’analisi si comporta in modo più folle o disadattato, può essere che in quel modo lui è se stesso, vive il proprio destino, e così forse sarà a modo suo più umano. 
Le fiabe illustrano splendidamente la concezione degli archetipi, Jung ha detto una volta: “le fiabe forniscono l’anatomia comparata della psiche collettiva esse presentano uno accanto all’altro tutti i tipi psicologici e mostrano come funzionano”. E’ quanto di più generalmente umano vi sia perché sono state supportate da umili classi popolari per cui hanno pochi componenti coscienti, si tratta di un materiale genuino, inconscio. Le varie correnti vitali affiorano alla superfice alternativamente e si determinano vicendevolmente. Es. le relazioni dell’incoscio umano col paesaggio, qui entrerebbe in gioco la sincronicità, quindi l’intera problematica è che si tratterebbe di ricostruire una geografia dell’anima.

I sogni portano alla creatività. Se si considera che l’elemento creativo proviene dall’inconscio ed è dello stesso materiale di cui son fatti i sogni. I sogni ispirano; vi è già abbastanza documentazione per dire che poeti e artisti hanno seguito dei sogni, e che hanno sognato l’intero processo creativo. Scrittori come Rober Stevenson hanno sognato intere scene che poi hanno messo su carta (p.es in Jekyll e Hyde). Anch’io mi rendo conto che quando sogno sono creativa e che quando sono creativa faccio molti sogni. L’inconscio se ne interessa appassionatamente, se esco dal seminato o non scrivo in un certo modo, mi vengono immediatamente dei sogni negativi. Credo che -volontariamente o no- ogni persona creativa, sia creativa con il suo inconscio. »