giovedì 31 ottobre 2013

Bali 26 (Tabanan, Mengwi, Tanah Lot)

25° GIORNO, sabato 28
Faccio un giro dalle parti del tempio, al mattino non c'è nessuno... vedo la sacra grotta sotto al tempio, dove si lasciano le offerte.



Non trovo più le mie pillole, che pure mi ricordo di aver preso in abbondanza a casa prima di partire. Così con un taxi andiamo al capoluogo Tabanan e giriamo tante farmacie senza trovare quelle di cui ho bisogno. Andiamo anche alla farmacia interna dell'ospedale, infine in una cittadina vicina le troviamo. Lo stesso driver avrebbe voluto intanto comprarsi delle mascherine, ma se ne era dimenticato essendo intento ad andare in cerca sempre di altre farmacie, e solamente dopo che ho risolto, gli è tornato in mente e si ferma dunque in una ennesima farmacia, ma per sé ...
Tra l'altro nel frattempo avevamo telefonato all'albergo per dire a Ghila di controllare in una certa tasca laterale per vedere se le mie pillole erano là. Poi Ghi ci racconta che era venuto uno dello staff in camera e le ha detto "you call", e lei gli ha risposto: "no, I did not call" (no, io non ho chiamato). Poi ha sentito che suonava il telefono nella camera accanto che è vuota. Infine è venuto un altro a dirle "you, call!", e allora lei ha intuito ed è andata al banco della ricezione.... Eravamo noi, che proprio in quel momento avevamo trovato il prodotto giusto, e lo stavo acquistando, intanto Annalisa le telefonava per dirle di non preoccuparsi. E così lei le ha detto che prima di uscire di stanza le aveva trovate, ma che non era riuscita a telefonarci (qui c'è spesso un campo debole di segnale, oppure che va e viene ...). Ma oramai la comunicazione avveniva proprio in contemporanea esatta mentre stavo pagando alla cassa ....
Comunque in questo modo abbiamo girato per Tabanan e sobborghi, che sono luoghi del tutto non turistici, e abbiamo un po' osservato i loro servizi sanitari, e una città normale (cioè non ci sono sfilze di negozi solo turistici uno dopo l'altro) e la gente che lavora.


A questo punto gli chiediamo di portarci alla vicina cittadina di Mengwi, la capitale dell'antico regno di Badung (ora nella Reggenza col medesimo nome), per visitare il famoso tempio. Il complesso settecentesco di Pura wysata Taman Ayun (=giardino galleggiante), include anche un fossato interno, varie torri meru, ovvero pagode, e anche dei santuari dedicati ai monti, al mare e alle divinità dei campi coltivati. E' chiuso entro mura di mattoni decorate e giustapposte a secco. Si passa una grande porta principale (ingresso un €uro). Nella corte vi è anche un padiglione giavanese, poiché il regno comprendeva anche l'estremità orientale di Java. L'insieme è contornato dal fiume e da canali, e si tratta del secondo tempio per grandezza, a Bali. La parte più sacra la si vede solo dai sentierini all'esterno della cinta, ma per fortuna nostra il muro è basso. 



Fa molto molto caldo, e il cielo ora è sgombro quindi il sole picchia duramente (essendo pure mezzogiorno), ma si possono prendere a lato della biglietteria dei grandi ombrelli-parasole per il tempo della visita. I giardini sono molto belli, e l'atmosfera rilassante. Le torri meru sono affascinanti, e certe raggiungono gli undici piani. 


questi bassorilievi mi ricordano sempre quelli maya...

Torniamo un po' stanchi per il clima, ma non andiamo a Tabanan a visitare il museo del riso, che ci incuriosiva, perché è chiuso dato che ieri c'è stato un incidente ed è rimasto ferito il Presidente della Provincia (che attualmente è in ospedale), per cui ora devono fare delle indagini.

Tornati pranziamo, e poi io sto un po' in piscina a rilassarmi e rinfrescarmi. Mentre stavamo mangiando viene il tipo della ricezione a dirmi di andare a pagare per il taxi di stamattina, gli dico, sì ora finisco di mangiare e dopo vengo; quando vado mi dice che se voglio posso pagare adesso, se no posso anche pagare tutto assieme con i pasti alla fine facendo il check-out ....
Poi esco a camminare e prendo il sentiero che sale lungo la costa a sinistra verso un grande campo da golf, e vedo dei bei bar che danno su una grande terrazza sull'oceano. 


(Parentesi). Al Dewi Sinta ho preso un foglietto sulla leggenda del tempio, che è scritto in un inglese un po' strano, ed è raccontato in un modo che per ceti versi pare "bizzarro". Comunque ho pensato di tradurlo (migliorandolo) per far conoscere questa leggenda, che potrebbe forse anche ispirare qualcuno a scrivere una storia "orientale".
"Ai tempi dell'antico regno giavanese di Majapahit, viveva un famoso sant'uomo chiamato Dang Hyang Dwi Jendra. Egli era molto rispettato da tutti per i servigi dati al regno e al suo popolo in tutti gli ambiti relativi alla prosperità, al ben essere spirituale, e all'armonia sociale. Era ben nota la sua dedizione al Darma Yatra, ovvero alla divulgazione della religione hindu. Era conosciuto anche come Tuan Semeru, o signore di Semeru, che è un grande vulcano nell'est di Giava. Durante una sua missione a Bali nel XV secolo, il reggente dell'isola a quel tempo, il raja Dalem Waturenggong, diede il benvenuto al sant'uomo con gran rispetto. I suoi insegnamenti si diffusero come il fuoco al vento, quando istruiva e predicava la via del Darma, ovvero il dovere. Egli stabilì anche molti templi per elevare la consapevolezza spirituale e approfondire la comprensione delle dottrine religiose dell' induismo tra la popolazione di Bali. 

Si dice che in quegli antichi tempi, mentre stava svolgendo la sua missione di Darma Yatra a Rambut Siwi, egli venne guidato verso est da una sacra luce. Seguì la luce fino alla sua radiante fonte che era una sorgente di acqua fresca. Non lontano dalla fonte egli giunse ad una località estremamente bella conosciuta dalla gente locale come Gili Beo. In balinese gili significa rocca o roccia, e beo vuol dire uccello. Era una grande roccia a forma d'uccello. Egli sostò in quel luogo per meditare e pregare il dio del mare. Dopo un poco sopraggiunse la gente del vicino villaggio di Beraban, ed egli predicò loro. Il loro capo era noto come Bendesa Beraban Sakti, ovvero il santo leader di Beraban. Fino a quell'epoca le credenze religiose locali erano basate su un monoteismo animista, immediatamente si diffuse la notizia della presenza di Dang Hyang, detto anche Nirartha, insegnante di religione, e molti dei paesani si fecero suoi discepoli. Gradualmente i seguaci di Bendesa Beraban cominciarono ad abbandonarlo per seguire la nuova via. Ciò innervosì Bendesa Beraban e egli radunò i suoi fedeli e andò dal sant'uomo a chiedergli di lasciare quel territorio. Con forza mistica il santo sollevò la grande roccia su cui aveva posto la sua sede, e la scagliò in mare. Quindi tramutò la sua sciarpa in serpenti e ordinò loro di stare a guardia del suo rifugio. In quell'occasione denominò lo scoglio Tengah Lot, cioè terra in mezzo al mare. Alle fine Bendesa Beraban, rendendosi conto dei poteri spirituali di Nirartha, si mise lui stesso ad apprendere la via e le dottrine predicate dal sant'uomo, e divenne il suo più fedele seguace, e fece sapere che dava al proprio popolo il messaggio di aderire alla fede hindu. 
Come segno della sua gratitudine, prima di partire, il santo mostrò un sacro kris o daga, noto come Jaramenara, al capo del villaggio. Questo sacro kris è custodito sino ai giorni nostri,nel tempio di Pura Kediri ed è considerato una reliquia e un gran tesoro. Ogni anno alla speciale cerimonia di Kuningan si rende o ore al mistico kris, nel giorno noto come Rebo Keliwon Langkir che si festeggia ogni 210 giorni secondo il calendario balinese, con un pellegrinaggio al tempio di Pura Luhur Pakendungan.  Questo antico tempio fu costruito proprio a 300 metri dal tempio di Tanah Lot. Questi due importanti e antichi templi sono essenzialmente uno, e sono ora collegati assieme da un sentiero."

In effetti Dang Hyang Nirartha predicava l'esistenza di un Dio astratto superiore, originario, preesistente alla creazione, l'inimmaginabile vuoto assoluto da cui tutto nacque (anche gli dèi della trimurti, e anche gli spiriti della natura), cioè introdusse il concetto di Brahman (non Brama il dio creatore), che chiamò Sang Hyang Widhi Wasa, il Supremo onnipotente, e diede così fondamento metafisico alla congiunzione tra monoteismo e animismo; per cui favorì la costruzione di un trono apparentemente vuoto (padmasana) come sua raffigurazione.

E' sempre un gran spettacolo la costa col tempio e poi questo pomeriggio c'è poca gente. Torno a prendere Annalisa, però con lei andiamo invece verso destra in direzione degli altri tempietti, fino in fondo al viottolo. 

alti gradini, han la mania di mettere gradini ovunque

Constatiamo che sono pochissimi gli altri alberghi, cioè tre, e anche altri posti per mangiare, che però oltretutto chiudono alle 7pm.
In fondo c'è un albergo e ristorante a lato del quale domani sera si esibiranno nella danza kecak (pron. keciak), con fuoco e con kris col quale mimeranno (in trance) il suicidio collettivo.

foto dalla rivista "Ubud life"

Torniamo in albergo, saluto l'uccello in gabbia che mi fa sempre dei fischi.

Eccoci a tavola, leggo il menù: Nasi Campur è un tipico piatto indonesiano, di riso fine al vapore, sateh, fried chiken e delle vegetables saltate in padella. Fu Yunghai sono uova strapazzate con piselli, carote, cipolle dolci, servite con sweet&sour sauce. Sateh Ayam, come ho già detto, sono spiedini di pollo con la salsa di noccioline, peanuts sauce. Kare Ayam sarebbe dello stewed chiken marinato con spezie e latte di cocco. Veg. curry, sono bean cirds, beancake, e veg. misti in salsa di curry.
un cliente balinese del nostro ristorante

Terminata la cena chiamiamo a casa con Skype, e ho fatto salutare i micheli dai camerieri e impiegati portando in giro l' iPad, e si sono tutti divertiti da matti...


26a GIORNATA, domenica 29

Il tipo della Reception mi insegna ad usare Blue Tooth per i video sul cellulare e a scaricarli da Play store. Questo perché mi aveva visto registrare col cell. la musichetta col flauto che ci ossessiona ogni giorno. Mi dice che per risentirla una volta tornati in Europa, basta cercare "rindik Bali" su YouTube ...
A loro piace davvero il gioco del bargaining, del contrattare anche duro, e poi ci guadagnano pure ...
Questo tizio si chiama I Putù Ekà e cioè Primo n°1, per distinguerlo dal Putuh che è venuto dopo di lui. Viene poi a darmi la ricevuta del pagamento del taxi che ieri non mi aveva fatto. Paghiamo il tutto e poi con un taxista diverso, che arriva accompagnato da quello di ieri che è venuto qui solo per presentarcelo e assicurarci che è un suo amico di fiducia, salutiamo e partiamo.

mercoledì 30 ottobre 2013

Bali 25 (Tanah Lot)

sèguito di venerdì 27, ventiquattresimo giorno  (Tanah Lot)

Infine arriviamo all'albergo a Tanah Lot. Sembra un albergo che dev'essere stato un bell'hotel vent'anni fa, e ora è stato riattato. Si chiama "Dewi Sintà", la camera, in cui aggiungono un letto singolo, ci costa quasi 23€ con le tre colazioni e tasse comprese. E' un po' particolare, molto orientale per il mobilio pesante e per i bagni (chiusi) in marmino, o granito verdino/giallognolo. Non è tanto grande, ci sono solo 20 camere. Ma è un bell'albergo, con suo ristorante, giardino, piscina, spa. E' sparso su un'area di un terrazzamento in discesa, vicinissimo all'entrata alla zona del tempio. Ed è uno dei soli tre alberghi di Tanah Lot. Ci fermiamo per tre giorni. (www.dewisinta.com)
Andiamo subito a vedere il tempio Pura Daya Tarik Wisata e il mare (il biglietto d'ingresso, che si paga una volta sola, costa 30 mila per noi stranieri -cioè un €uro e 80- e 10 mila per gli indonesiani...). Bisogna percorrere una sorta di viale costellato da bancarelle e negozietti.





Il famosissimo tempio è proprio sull'acqua, in una penisoletta (tanah lot significa terra in mare) contro cui si infrangono le ondone dell'oceano. C'è un casino di gente come sin'ora non avevamo visto mai, balinesi, indonesiani, asiatici vari, essendo giorno festivo e weekend, e anche degli occidentali.
E' un luogo veramente magico e la natura del posto è veramente straordinaria e di forte impatto. Ci può anche essere quanta gente vuole ma lo spettacolo che da la natura non cambia ed è eccezionale. Impressionante l'oceano indiano, il Samudera hindià, a perdita d'occhio (basti solo pensare che di fronte a noi ad angolo retto con la costa, non c'è più nulla da qui che è l'equatore fino al polo sud...), e le grandi onde che si infrangono maestose ...



Molte delle venditrici ambulanti sono bambine (che propongono fermagli per i capelli, o fiori di plastica, ...). Veniamo gentilmente fermati da un gruppetto di ragazze che sono studentesse di 17 anni, che ci vorrebbero fare una intervista per la scuola. Sono praticanti future guide turistiche. Carine.






Fra poco ci sarà il "rito" del tramonto sull'orizzonte. Restiamo, ammaliati dalla potenza delle acque, ad aspettare il momento magico dell' "inabissamento" di Surya.



Inoltre ci sono nell'area ancora altri tre o quattro templi minori, oltre a quello più antico e famoso del 1408, come Puri Kediri, dove si conserva una reliquia, il kris (o keris) di Nirartha, e poi il tempio un po' più lontano, il Pakendungan.

Finito il tramonto ci riposiamo bevendoci il liquido di un cocco fresco che ci hanno aperto al momento.

Poi al bar-ristorante del Dewi Sinta ceniamo molto più presto del nostro solito perché accettano l'ultima ordinazione solo se fatta entro le 8pm). Dal menù scelgo una crema di mais e una teak al pepe nero. Ci sono più o meno sempre le stesse cose. Certi menù completi, cioè con tanti assaggino, vengono serviti nei tradizionali baskets. Ghi e AL prendono soto ayam, una soup di pollo con verdure,

e i jaffles, che sono dei triangolini di toast farciti. La zuppa soto ayam, molto diffusa, non è da confondere con i Saté Ayam che sono degli spiedini di pollo con peanuts sauce.
La ricetta della zuppa di pollo balinese è questa (dalla già citata rivista "Gili Life", n.03, september 2013, p.64, ma ripresa su: www.bigfood.it):


INGREDIENTI PER 4 PERSONE:
- 1 pollo disossato e tagliato a - tocchetti
- 400 gr di cavolo bianco
- 4 patate
- 2 cipolle
- 2 coste di sedano
- 2 spicchi d'aglio
- 4 uova sode
- 1 limone
- qualche mandorla sgusciata
- ½ cucchiaino di coriandolo in polvere
- ½ cucchiaino di curcuma in polvere
- ½ cucchiaino di zenzero in polvere
- 2 dl d'acqua
- 1 foglia di limone
- qualche stelo di erba cipollina
- 2 cucchiai d'olio
- sale

1.Sbucciate una cipolla, l'aglio e tritateli con le mandorle, unitevi le spezie e mescolate per bene. Scaldate l'olio in un tegame e rosolatevi il composto. Poi bagnate con l'acqua e aggiungete il pollo pulito.
2.Insaporite con una presa di sale e cospargete d'erba cipollina tritata; unite anche la foglia di limone. Cuocete per 40 min. su fiamma moderata. Intanto, lavate il cavolo e tagliatelo finemente a striscioline, poi sbollentatelo, scolatelo e tenetelo da parte fino al momento dell'utilizzo.
3.Spazzolate le patate e lessatele in poca acqua salata a pressione per una ventina di minuti. Poi scolatele e affettatele sottilmente. Mondate il sedano e affettatelo finemente. Sbucciate anche l'altra cipolla e affettatela; fatela soffriggere in poco olio.
4.Ultimata la cottura del pollo, tagliatelo a pezzettini e distribuiteli in 4 ciotoline individuali; unite un po' del cavolo, qualche fettina di patata, un uovo sodo a spicchietti, il sedano e coprite con il brodo filtrato di cottura. Cospargetevi sopra qualche anello di cipolla soffritta. Portate subito in tavola.



Andiamo a letto prestissimo.

Bali 24 (Buyàn, Bratàn, e centro)

sèguito del 24° giorno, venerdì 27
Partiamo con Wayan Sudà (sudawayan@hotmail.com), e andiamo su in montagna, in mezzo alla solita, ma sempre sorprendente vegetazione lussureggiante, e a piantagioni di vari alberi da frutta. Il primo lago che troviamo in cima è danau Buyàn, lungo 7,5 km, che ammiriamo dalla cresta di un ex grande vulcano omonimo. Ci fermiamo per ammirare il vasto panorama, c'è una colonia di piccoli macachi.
Si vedono giù dei templi.







Quindi ci spostiamo verso l'altro lago il Beratan, dove c'è il Pura Ulun Danu Bratan, noto come Water Temple. Ingresso due €uro a testa (!).

E' una grande area con il tempio molto bello sull'acqua, e varie pagode a vari piani, e con attorno un bellissimo giardino molto ben tenuto. E dietro la montagna. Poco dopo l'ingresso c'è un bell'alberone sacro con un intrico di radici. L'insieme da una sensazione di riposo e di serenità, nonostante proprio ora siano arrivati dei pullman con diversi turisti (quasi solo malesi o indonesiani, o cinesi). 










Ci sono pure dei recinti con dentro due daini, o cervi piccoli, che appartengono ad una razza specificamente balinese (non so se menjangan o muntjak), che si dice sappiano anche nuotare, e quindi sarebbero la specie che per prima ha raggiunto Bali da Java. 

Ci sono anche un bel tucano di un blu-giallo squillanti, una civetta, quattro allocchi, un paio di uccelloni, una decina di pipistrelli di circa 40 cm. avvolti nelle loro ali come in un sacchetto o in una membrana. 
Wayan Sudà ci propone di pranzare qui in un ristorante sul lago, ma è presto e poi il locale, pur bello, non ci attira. Tra l'altro nel frattempo si è tutto rannuvolato. Quindi ripartiamo.
Proseguiamo in discesa, Bali è veramente un piccolo mondo, , c'è di tutto, dai montanari, ai pescatori, dai contadini, agli allevatori di bestiame, a quelli dei pescherecci di altura, agli addetti al turismo, agli artigiani, gli artisti, eccetera eccetera. C'è pure una gran varietà di flora, a seconda delle differenti altitudini, oppure tutta frammischiata. E tanti vari climi, da quello umido, a quello più secco e ventoso, dal caldissimo con meno vegetazione, al mite, alla giungla, ecc...
Secondo una leggenda hindù, Bali fu il luogo in cui trovarono rifugio gli dèi scappati da Giava; le divinità raggiunsero quest’isola che era insignificante e quindi crearono montagne, laghi, vulcani, campagne, fiumi e foreste trasformandola in un vero e proprio paradiso. Questa piccola isola dell’arcipelago minore della Sonda è un insieme di elementi che si combinano ed intrecciano, contribuendo a renderla davvero un luogo ricco e speciale.

A Pacung (leggi Paciung), siamo oramai entrati nella reggenza di Tabanan, è ora di pranzo, e ci fermiamo ad un buffet (che ci sembra) cinese, "Labhagga", un self-service a 5€ e 30 a testa. 


Ci sono clienti di tutti i paesi del mondo, dalla famiglia araba integralista, in cui lei ha fuori solo gli occhi, e per bere e mangiare deve sollevare con discrezione il velo e passare sotto la forchetta ...  fino alle ragazze giapponesi spigliate e scatenate, alle malesi che sembrano un po' le nostre suore, con il collo coperto e la visiera sulla fronte, alle belle balinesi, ai turisti occidentali bianchicci e sudati, a quelli di Java, eccetera fino ai discendenti dei pirati delle Molucche. Gli asiatici preferiscono fare qui in campagna e sul lago le loro vacanze, mentre gli occidentali preferiscono le spiagge . 




Poi riprendiamo la discesa e attraversiamo vari paesini, e villaggi, con i loro mercatini alimentari, e templi famigliari. 



E infine rieccoci in pianura, ci dirigiamo verso la costa sud-ovest.