sabato 26 gennaio 2013

ostacoliamo le grandi compagnie petrolifere !

Con due post nel luglio di due anni fa vi feci leggere i miei diari di viaggio in Ecuador e in Perù dove accennavo all'opera in corso di deforestazione indiscriminata per cercare petrolio, e poi il 14 novembre scorso vi scrissi un post specifico intitolato : "il nostro selvaggio nuovo mondo moderno". Ora vi "giro" un appello di "Avaaz" per fermare una specifica operazione in corso. E' possibile. Firmate per favore la petizione, non vi porta via che mezzo minuto... grazie, un sorriso a tutte/i voi.
http://www.avaaz.org/it/oil_in_the_amazon_global/?tBKOBdb

cari amici,



La tribù Kichwa sull'isola di Sani in Ecuador ha chiesto il nostro aiuto per fermare il governo che ha deciso di trasformare la foresta in un'area di estrazione petrolifera. Un enorme scandalo nei media globali che spinga il Presidente Correa ad agire secondo i suoi principi ambientalisti potrebbe convincerlo a fare marcia indietro e a fermare la corsa del petrolio in Amazzonia.Firma ora la petizione:



Sign the petition
Nel cuore dell'Ecuador una potente compagnia petrolifera vuole trasformare la foresta pluviale più incontaminata al mondo in una zona di estrazione petrolifera. La tribù Kichwa dell'Isola di Sani sta coraggiosamente resistendo e ha appena chiesto il nostro aiuto per salvare le loro case.

La loro comunità ha firmato un impegno a non svendere mai questa terra in cui si aggirano i giaguari e un singolo ettaro raccoglie più biodiversità di tutto il Nord America! Ma il governo dell'Ecuador ha intenzione di svenderla cedendo 4 milioni di ettari di Amazzonia ai grandi del petrolio. Il Presidente Correa è ora in campagna elettorale e sta cercando di cavalcare la sua reputazione in materia di rispetto per l'ambiente e dei popoli indigeni. Se riusciremo a sollevare un polverone a livello globale, trasformando la salvaguardia dell'Amazzonia in tema elettorale, potremo fermare la corsa del petrolio.

Finora la comunità indigena ha resistito coraggiosamente ma gli uomini del petrolio potrebbero arrivare da un momento all'altro con i macchinari da trivellazione. La tribù Kichwa ha chiesto il nostro aiuto per salvare la loro Amazzonia. Firma ora la petizione e condividila con tutti: se firmeranno 1 milione di persone, monteremo un caso mediatico mondiale che costringerà Correa a fare marcia indietro:

http://www.avaaz.org/it/oil_in_the_amazon_global/?bBKOBdb

Dopo che la Texaco e altre compagnie petrolifere hanno inquinato le acque dell'Ecuador e hanno devastato irreversibilmente preziosi ecosistemi,Correa ha spinto il suo paese a diventare la prima nazione al mondo a riconoscere i diritti della "Madre Terra" nella sua costituzione. Ha annunciato che l'Ecuador non è in vendita, e nel Parco Nazionale di Yasuni ha promosso un'iniziativa innovativa che prevede che altri governi diano un contributo monetario all'Ecuador per mantenere il petrolio nel sottosuolo e garantire così la sopravvivenza della foresta pluviale. Ma in questo momento il governo sta per cambiare completamente direzione svendendo il terreni del Parco.

È da non credersi perché la terra della tribù Kichwa è parzialmente nel Parco Nazionale di Yasuni. Ma è ancora più scioccante il piano generale di Correa: tra pochi giorni alcuni membri del governo cominceranno un tour mondiale per offrire a investitori stranieri il diritto di trivellare 4 milioni di ettari di foresta (una superficie più vasta dei Paesi Bassi!). L'Ecuador, come qualsiasi paese, potrebbe sostenere che ha il diritto di trarre profitto dalle sue risorse nazionali, ma in realtà la sua stessa costituzione impone il rispetto dei diritti degli indigeni e delle sue incredibili foreste, che tra l'altro valgono milioni di euro l'anno di turismo.

In questi giorni Correa è in campagna elettorale con il tentativo di essere rieletto. È il momento perfetto per costringerlo a onorare le sue promesse in materia di ambiente e garantire che la sua costituzione ecologista diventi realtà. Firma ora per unirti al popolo Kichwa e salvare la loro foresta:

http://www.avaaz.org/it/oil_in_the_amazon_global/?bBKOBdb

La nostra comunità ha lottato per anni per proteggere l'Amazzonia in Brasile e in Bolivia, e ha vinto molte vittorie manifestando in solidarietà a tutte le comunità indigene. Ora è il turno dell'Ecuador: rispondiamo a questa richiesta urgente di aiuto e salviamo la loro foresta.

Con speranza e determinazione,

Alex, Pedro, Alice, Laura, Marie, Ricken, Taylor, Morgan e tutto il team di Avaaz

Ulteriori informazioni:

Moriremo difendendo la nostra foresta (Giornalettismo)
http://www.giornalettismo.com/archives/708109/moriremo-difendendo-la-nostra-foresta/

Ecuador, petrolio vs. ambiente (Panorama)
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/ecuador-petrolio-vs-ambiente/2172837

Petrolio in Ecuador: la lotta di un popolo guerriero in difesa della foresta (Virgilio Green)
http://gogreen.virgilio.it/news/ambiente-energia/petrolio-ecuador-lotta-popolo-guerriero-difesa-foresta_8851.html

Presidenziali in Ecuador: lo scenario politico ad un mese dalle elezioni (Peacelink)
http://www.peacelink.it/latina/a/37553.html 

martedì 15 gennaio 2013

Il MIO Mondo

Dimmi qual'è veramente il TUO Mondo? sapresti dirlo in poche semplici parole? (scrivete qua sotto nei commenti o mandatemelo via mail a carlo_pancera@libero.it)
intanto vi riporto ad esempio le risposte di Rosalba e di Irene che ho trovato sulla web-community di ViaggiareLiberi:


il mondo mio invece è quello in cui
UMILTA' e RISPETTO vanno di pari passo
quello in cui GUARDARE non significa VEDERE
quello in cui l'EMOZIONE e l' EMPATIA sono sorelle
quello in cui a tavola il vino non deve mancare mai
quello in cui l'ULISSE senza tempo non si rammarica per aver trovato Itaca "povera", ma è fiero di se per aver capito cosa ITACA volesse significare.
il mondo mio è il mio cuore che batte, è la mia mente che GALOPPA stanca, è il mio sangue che BOLLE, il mio spirito che recita l' Om Mani Padme Hum........
il mio mondo è la STRADA lunga, 
il viaggio UTILE, cio' che NE RESTA.
______________________
Sono d'accordissimo Rosalba...
umiltà e rispetto sono la prima cosa....
Guardare è fermarsi e osservare, un luogo, una persona, una situazione, un viso, un sospiro....e farli propri, capendo ciò che c'è dietro la superficie....
....l'emozione per me accompagna sempre la condivisione....se c'è empatia mi emoziono. Sempre.
Il vino se bevuto in compagnia diventa un sorriso in più...
Itaca....è sempre la nostra mèta....irraggiungibile ma sempre lì....
...e di un viaggio restano principalmente le emozioni che si sono provate, quelle  che lo rendono eterno e indimenticato.

lunedì 14 gennaio 2013

l'anima e le anime nel buddhismo


Già l'anno scorso vi dissi degli incontri condotti da Italo Cillo (vedi post del 31 marzo 12, "a Senigallia") sul buddismo tibetano. Ora vorrei riportarvi alcuni interessanti brani (che potrebbero rispondere ai dubbi di qualcuno tra i lettori del blog) da conversazioni attraverso un suo Podcast, si tratta di "Tempo di cambiare" in particolare dell'ultima puntata, la 23a, che potete trovare nel suo blog http://blog.miglioriamo.it/

1a domanda: ho visto il video "6 giorni sulla Terra". Vi si dice che solo il 20% degli esseri umani posseggono un anima... e sono dei predestinati alla salvezza (come ad es. nei Calvinisti). Allora che senso avrebbe per gli altri il vivere? e dove finiranno dopo morti…? come la pensa il Buddismo?

risposta di Italo:
Dal punto di vista dell'insegnamento buddista, tutti gli esseri senzienti, fra cui gli uomini e tutti gli animali, sono dotati di una "mente", o coscienza (intesi nel buddismo come sinonimi). Tutti sono eguali in questo: tutti desiderano la "felicità", ovvero desiderano evitare la sofferenza. Questo è un dato di eguaglianza fondamentale. Secondo gli insegnamenti buddisti però nessuno ha un' "anima", nel senso che questa parola è solo una astrazione, cioè esprime un pensiero formulato dall'intelletto. E' un nostro modo, che i nostri pensieri evidenziano, di glorificare il nostro senso dell' Io; siccome noi coltiviamo l'illusione di essere entità separate, ci aggrappiamo a questa illusione, e allora ci raccontiamo che questa non è una illusione, che esiste una sostanza che si chiama anima, che è bella, è immortale, è nobile, e così via, ma tutto ciò è una fabbricazione dell'intelletto, è solo un pensiero, ed è ingannevole. Se togliamo di mezzo questo pensiero, ci rendiamo conto che non esiste una cosa, una sostanza, un quid che noi si possa in qualche modo toccare con mano e dire: ecco questa è l'anima. 
Secondo l'insegnamento buddista, ciò che esiste è un flusso di coscienza ininterrotto, che si potrebbe chiamare consapevolezza, coscienza, esperienza,  conoscenza, mente, che altro non è se non appunto la nostra capacità di percepire, di fare esperienza, di conoscere, ma questa non è mai uguale a sè stessa, non esistono mai due momenti di esperienza eguali fra di loro... Quindi quando diciamo coscienza, consapevolezza, mente (che ripeto sono considerati nel buddismo come sinonimi), quella è solo una denominazione, una parola che utilizziamo per capirci fra noi, e non corrisponde ad una sostanza realmente esistente. Anzi secondo il buddismo credere in ciò è proprio la causa di tutti i nostri problemi e di tutte le nostre infelicità... perché ti attacca, ti incolla, ad una idea di permanenza che invece è illusoria. Questo flusso mentale di coscienza ininterrotto e sempre diverso e mai uguale a sè stesso, ed è questo che noi dobbiamo proteggere da stimoli negativi, è ciò che continua dopo la morte dell'involucro fisico; e dunque questa "mente" continuerà. Non esiste che se si schiaccia il telecomando tutto diventa nero e buio, anche questa è una superstizione. Non può esistere la non-esistenza, non può esistere il non-conoscere, il non-esperire, non può esistere il nulla assoluto. Gli stessi scienziati non sono mai riusciti a scoprire il nulla, ad identificarlo, semplicemente perché appunto non esiste. 
Detto ciò, è questa mente-coscienza che noi dobbiamo proteggere da stimoli negativi, perché contiene in sè i semi, o meglio, causa tutta la nostra infelicità e la nostra sofferenza. Va protetta da stimoli negativi, che siano le nostre stesse emozioni perturbatrici o che siano interferenze che provengono dall'esterno. 
Per tornare a ripetere: in questo siamo tutti eguali, non credo a questa "teoria" che qualcuno di noi abbia qualcosa che manca ad altri, che è completamente illogica. O meglio tutti noi abbiamo una forza interiore, che possiamo chiamare una vitalità, una energia vitale, la forza della nostra consapevolezza, tutti ce l'abbiamo anche se può essere più o meno "addormentata" assopita, latente, caso mai vi può essere una questione di gradi, non di averla o non averla, e tutti abbiamo bisogno di "risvegliarla", tutti abbiamo bisogno di coltivarla ... per farla emergere alla consapevolezza, alla coscienza, e diventare più liberi.
Italo
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2a domanda: Sono contenta di avere approcciato una spiritualità di così ampio respiro, che mi rende più consapevole di essere parte del Tutto. Ma un video recente sugli addotti e sugli esseri di luce, mi ha molto preoccupata. allora il velo di Maya nasconde un grande incubo ... ?

risposta: nel buddismo non esistono esseri superiori o esseri di luce a cui noi ci apriamo, o che possiamo accogliere dentro di noi ... con eventuali conseguenze pericolose... !
Innanzi tutto perché il Buddha era un essere umano, completamente umano, che ha realizzato la vera natura, e le potenzialità, del proprio essere. Tutti noi possiamo farlo un percorso di realizzazione e illuminazione, perché la natura dell'essere umano con le sue potenzialità è dentro ciascuno di noi. In effetti la chiamiamo "buddhità", o natura di Buddha, ed è in quella che noi buddisti "prendiamo rifugio", è quella il nostro riferimento, ed è: la parte migliore di noi stessi. Non è dunque che noi adoriamo o divinizziamo il Buddha fisico in carne ed ossa, ma ci riferiamo al principio della "natura di Buddha" in quanto è nella natura di tutti noi. Tenere presente ciò è fondamentale.

Il Buddha stesso proibiva ai suoi discepoli quando era in vita, di pendere rifugio negli "dèi", anche quelli più "alti" come il Brahma. Se volgi la tua mente alla realizzazione spirituale, all'obiettivo della Illuminazione, allora non devi prendere rifugio in alcun essere sia pure superiore. Perché se esistono, anch'essi hanno un senso dell'Io e dunque avranno la tendenza a "servire" le esigenze dell'Io. Ogni essere senziente fa parte del Samsara, ed è soggetto ad emozioni perturbatrici. . .  Sarebbe dunque assurdo per chi volesse raggiungere l'Illuminazione per uscire dal samsara, credere in esseri senzienti superiori che sarebbero anch'essi partecipi del samsara...

Oltretutto considera che qualsiasi pensiero negativo diviene tanto più reale e vero quanto più noi lo nutriamo di energie con le nostre paure. Fammelo ripetere: fermo restando che la "minaccia aliena" o qualsiasi altra cosa di questo mondo, diviene tanto più vera quanto più tu ci credi, la mia "teoria provvisoria" è che sono tutte cose volte a scatenare nell'umanità le più diverse paure, e a farci dimenticare che la mente è il grande creatore di tutta la nostra realtà, che siamo noi stessi i creatori della nostra felicità e della nostra sofferenza, per farci dimenticare che il nostro potere, la nostra libertà, sono effettivamente infiniti, proprio qui e ora, e quindi queste voci mirano a tenere indaffarate le nostre menti con cose che o sono sciocchezze complete, o bufale, o operazioni psicologiche per indurci paure e emozioni negative come la rabbia, e che si inverano solo nel momento in cui noi ci crediamo.
Gli autori di queste voci non sono persone, ma "forme di pensiero", non sono gruppi di cospiratori, ma "forme-pensiero", cioè campi di coscienza di cui noi facciamo parte anche senza esserne consapevoli, senza saperlo, e nei cui "inganni" noi cadiamo scioccamente. 
Quindi la risposta breve ai tuoi timori è: che tutte queste storie di alieni ecc. sono una finzione, un costrutto falso, un pensiero proiettato da un campo di coscienza, sono pensieri che si inseriscono nella nostra esperienza, nella nostra mente, provenendo sia dall'esterno sia dall'interno, però sono pensieri falsi e se noi vi crediamo diventano veri per noi. Quindi bisogna proteggere la nostra mente, prendere rifugio nella parte migliore di noi stessi, e risvegliare la consapevolezza e coltivarla. Questa la mia conclusione provvisoria".
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vedi anche: www.meditazioneguidata.it,
e in quel sito, l'audio di una conferenza recente:
http://blog.miglioriamo.it/996/italo-cillo-mp3-sviluppo-personale-realizzazione-spirituale/
e http://teleconferenze.s3.amazonaws.com/2012_02_02/I%20ParteIl%20Cuore%20della%20Crescita%20Personale.mp3

sabato 12 gennaio 2013

ancora su Hesse (5)

In questo periodo di novilunio sto facendo letture varie, ho appena comprato un libro su Mircea Eliade, delle ed. Mediterranee, e ieri mi sono tuffato e immerso nell'ascolto di un audiolibro, e così questa notte sono andato a letto alle 2 e mezza, con la tipica stellata da luna nera. Ho dunque rivisitato, dopo molti molti anni, il Siddharta di Hermann Hesse, in una versione nuova, di Paola Giovetti (Verdechiaro, 2009), letta da Enzo De Caro con quel suo caldo timbro di voce. 
In effetti la traduzione di Massimo Mila forse era oramai un po' invecchiata. Io ho il libricino pubblicato da Frassinelli, a Torino, nel 1951; era di mia mamma, con sue sottolineature. Hesse l'aveva dedicato all'amico Romain Rolland, che il mio bisnonno conobbe di persona nella sua attività di giornalista e di cui divenne fervente seguace in quanto pacifista. Quindi mia nonna nei suoi viaggi in Svizzera, in Germania, e a Londra e Parigi, seguiva la pubblicazioni di Hesse, almeno fino allo scoppio della seconda grande guerra, anche se poche erano le trad.it., ma lei leggeva correntemente in tedesco, francese, inglese.
Dunque stiamo parlando di un libro di novant'anni fa; sì il Siddharta di Hesse e il Profeta di Gibran -di cui vi riparlavo l'altro giorno- sono contemporanei (anche se i loro autori non si conoscevano).
Proprio in questi stessi anni del secolo scorso dunque, tra il 1906 e il '15, Hesse maturò la sua vera vocazione, e giunse a individuare il centro della sua personalità e perfezionò la sua capacità espressiva. Si diede ai viaggi: aveva già vagabondato per la Toscana e l'Umbria assieme alla sua compagna. Poi nel '07 compì un terzo viaggio in Italia assieme a due amici. E sempre in quell'anno passò alcune settimane nella comune naturista e di ispirazione teosofica, di "Monte Verità" ad Ascona in Svizzera. 
"Erano membri di quell'immane schiera di originali che conducevano una vita errabonda, come le comete, al di fuori dell'usuale ordine del Mondo".
Qui visse in una capanna nel bosco, arrangiandosi a saper fare di tutto,  praticando una vita alternativa ai valori borghesi, facendo del nudismo e compiendo arrampicate, e partecipando ad appassionate discussioni sul regime alimentare vegetariano e sul pacifismo.

 Tornò in città e visse frequentando una compagnia di vari "miglioratori del Mondo" (vedi il suo ironico raccontino "der Weltbesserer" del 1906, in cui già mostrava di guardare con disincanto a certi personaggi dell'ambiente culturale e ideologico dei giovani ribelli del suo tempo, e di sapere anche esercitare l'arte dell'autoironia). Quindi, in settembre-dicembre 1911 realizzò e concretizzò l'agognato e vagheggiato "pellegrinaggio in Oriente" e fu a Sri Lanka (allora Ceylon, parte dell'Impero britannico delle Indie), in Malesia e Singapore (anch'esse britanniche), e a Sumatra nelle Indie orientali olandesi, con un suo amico pittore.
"Mi pare che l'essere in viaggio costituisca per noi il surrogato (...) dell'esercizio dell'istinto estetico che (...) era vivo presso i greci (...). Il puro guardare, l'osservazione non turbata né dalla volontà né dal fine della ricerca, l'esercizio pago di sè della vista, dell'udito, dell'olfatto, e del tatto, rappresentano uno stato di beatitudine del quale i più sensibili tra noi sentono una nostalgia profonda; e il viaggio è il modo migliore per inseguire le tracce di quel paradiso perduto."

Sviscera il significato più recondito della propria nostalgia per l'appartenenza ad una "comunità ideale" in nome della quale valga la pena di compiere anche il sacrificio del proprio egocentrismo e persino della propria individualità. Era per lui anche un modo per andare contro corrente rispetto alla grande crisi morale e identitaria dell'occidente, indicando nell'incontro con le culture orientali una soluzione benefica e rivitalizzante.  
 Nel '13 raccolse le sue annotazioni prese durante quel grande viaggio verso l'Oriente ("fuggivo l'Europa,  il mio viaggio fu infatti una fuga", ma qui intesa anche in senso positivo, di ricerca di un mondo alternativo in cui estraniarsi, e anche di parziale rifiuto di certi tratti delle società occidentali) in "Aus Indien".
Partecipa alla fondazione della rivista "März", un periodico satirico contro il centralismo autoritario e il militarismo tedesco dell'epoca guglielmina.
E scrive recensioni di libri. 
"Che mi serve sapere se il tale o il talaltro è un simbolista, un naturalista, un allievo di... o un amico di ...? (...) Voglio sapere se ha da dirmi qualcosa di valido, se il suo libro può essere per me un amico, un consolatore, oppure solo un passatempo (...), se ha sangue, o è, appunto, solo un libro".
Scrive anche poesie, e nel '15 escono le tre storie di Knulp, ed inizia a dipingere all' acquarello.

I gravi disturbi psichici della moglie, la conseguente crisi della vita famigliare, e quindi anche i profondi turbamenti interiori suoi, lo fecero cadere in una fase depressiva.
Nel romanzo Rosshalde, riflette su queste problematiche, e scrive del protagonista: 
"vedeva con chiarezza che nonostante una nostalgia non ancora del tutto spenta, era passato accanto al giardino della vita, senza entrarvi (...). Ciò che gli rimaneva era l'arte, di cui non si era mai sentito tanto sicuro come ora".

Poi sopravviene la Grande Guerra. Si dedica totalmente ad attività umanitarie, in estate scrive l'articolo-appello "Non ucciderai" riprendendo espressioni tolstoiane. 
"Noi intellettuali, poeti, veggenti, folli e sognatori, dell'avvenire, siamo quelli che piantiamo gli alberi del dopo (...). Si può uccidere non solo il presente, ma anche il futuro(...). Il nostro dovere di uomini è di compiere un passo avanti, dalla animalità alla umanità".
Scrive numerosi testi contro la guerra e contro ai risvolti deleteri dei nazionalismi, che firma Emil Sinclair, dal nome dell'amico del poeta Hölderlin.  Nel novembre '14 esce l'altro suo famoso appello, con titolo tratto da un verso di Schiller nell' "Inno alla Gioia": "O Freunde nicht diese töne", "Oh amici, non questi toni!"(o non questi accenti), un accorato appello alla pace.
Si dedicò in Svizzera ad iniziative a favore dei prigionieri di guerra, e fu oggetto di molte critiche e venne tacciato di non essere patriota, di essere un disfattista, un imboscato e un vigliacco, se non anche un traditore. 
In una lettera scriveva: (Romain Rolland),"uno che sentiva come me, uno che, come me sensibile alla sanguinosa pazzia della guerra e della psicosi bellica, era insorto contro di essa. Non so se sarei riuscito a superare quegli anni senza il suo cameratismo" ...

Dopo la fine del conflitto mondiale, Hesse guardò con interesse alla rivoluzione bavarese e a Gustav Landauer, e ad altri eventi di quel periodo, come durante la repubblica di Weimar, o con la rivoluzione di Bela Kuhn a Budapest, o con la figura di Lev Trotskji nella rivoluzione russa, ma era piuttosto preoccupato in quanto desiderava che l'umanità compisse soprattutto un rinnovamento e una trasformazione interiore: 
"Non dobbiamo cominciare dal fondo, dalle forme di governo e dai metodi politici. Dobbiamo cominciare dal principio, cioé dalla costruzione della personalità, se vogliamo tornare ad avere uomini e spiriti che ci garantiscano un futuro".
Guardò dunque con grandissima partecipazione e interesse alla rivoluzione culturale che poteva venire nella coscienza germanica dalla diffusione del pensiero innovativo di uomini come Freud e  Jung. Scrisse interessanti saggi sullo Zarathustra di Nietzsche, e altri su Dostojevskji.

A questo punto si comprende meglio quanto della sua esperienza di vita entri a dare sostanza al romanzo, o "poema indiano" (si veda anche nelle appendici di documenti, aggiunte alla nuova edizione Adelphi). Il suo Siddharta lo scriverà poco più tardi nel '22 in due tempi.
Ebbe il plauso di Thomas Mann, di Stefan Zweig, ed Hesse divenne noto in tutto il mondo, e iniziò incontri e corrispondenze, con Bertold Brecht, con André Gide, con Thomas Elliot, con l'intellettualità europea e mondiale, tanto che alcuni lo definirono poi -suo malgrado- un "guru" (intendendo il termine nella accezione negativa che ha assunto in occidente).
"Siddharta" fu il libro pocket che la Beat Generation (e i suoi successori) si portavano con sè, in tasca o nello zaino.
Il messaggio fondamentale del protagonista del romanzo, divenuto leggenda, divenne (per almeno tre ondate successive di giovani alla ricerca di nuovi valori cui ispirarsi), un riferimento esemplare, lungo tutto il Novecento, per imparare ad "accettare la vita, cambiandone radicalmente il senso" (come scrive A. Gnoli su Repubblica del 2 settembre scorso).
In questa rilettura ho trovato molto interessante il fatto che nel romanzo si operi un immaginario sdoppiamento tra Siddharta e il Buddha Gautama (il che sarebbe come distinguere tra l'ebreo Gesù nazareno, e la figura simbolica del Cristo...), per dare la preferenza al primo in quanto "cercatore" della propria via verso la conoscenza di sè, pur manifestando apprezzamenti estremi per il sublime messaggio del Buddha, e per quell'essere perfetto, ma in cui il primo è estremamente umano mentre il secondo è una figura evanescente quasi sullo sfondo, per dire che il primo è un percorso del tutto individualizzato e strettamente personale in direzione delle profondità interiori e della unione di sè col Tutto, che può essere anche indicato quale modello, mentre col secondo si tratterebbe infine "solo" di aderire al suo pensiero, dato che la sua individuale esperienza di illuminazione non è comunicabile e non può essere che specifica, e dato che il Buddha, avendo raggiunto la perfezione, è in un certo senso irraggiungibile.

Comunque Hesse ha sempre presentato una copula di due figure speculari e indisgiungibili raffiguranti due aspetti del medesimo, qui ad es. ci sono nella prima parte Siddharta / Govinda; e nella seconda Govinda / Buddha Gautama, Siddharta / Kamala, e Siddharta / il traghettatore Vasudeva (così come pure con Demian / Sinclair, con Narciso / Boccadoro, nel "Lupo della steppa" Erminio/Erminia, poi anche nel "Gioco delle perle di vetro", ecc.).

Ma ora non incomincerò a commentare il Siddharta, dato che già stanotte mi ha fatto fare le due e mezza, e se voi state per caso leggendo questo post dopo cena ad un'ora tarda, non vorrei esser causa di un vostro tirar ore piccole (a parte poi il fatto che sul Siddharta di Hesse sono già stati scritti articoli, commenti, recensioni, introduzioni, interventi a convegni, e libri a fiumi, e in ogni lingua... per cui sarebbe arduo aggiungere alcunché... ).
Volevo però segnalare che ho preso spunto per questo post, dall' "Album Hesse" a cura di I.A. Chiusano, e Eva Banchelli (Mondadori, 1991, 2008) con foto e documenti.

Quindi qui concludo citando una sua poesia poco nota (che mi segnalò mia madre), e adatta alla situazione di congedo:

"Andando a dormire

Ora il giorno mi ha affaticato,
il mio fervido desiderio
dovrà accogliere serenamente
la notte stellata, come un bambino stanco.

Mani, lasciate ogni attività,
fronte, dimentica ogni pensiero,
tutti i miei sensi ora
vogliono sprofondare nel sonno.

E l'anima, non vigilata,
vuole librarsi liberamente in volo,
per vivere intensamente mille volte
nell'incantesimo della notte".

E' solo una di tre poesie che sono state musicate per orchestra e voce (l'intelletto e l'emozione), scritte in musica da Richard Strauss nel 1918.

(vedi altri post su Hesse messi il 18, il 19, e poi il 29 settembre 2011 sotto il titolo "segnalazioni", e poi il 13 ottobre successivo, su "Narciso e Boccadoro", con relativi commenti di lettrici)

mercoledì 9 gennaio 2013

finale di American Beauty

Ho appena rivisto "American Beauty", del 1999,  con Kevin Spacey, e il finale è una bellissima interpretazione della canzone dei Beatles "Because", e prima c'era stata "Across the Universe", e altre (come hey Jude); allora vi propongo in lettura questi testi di loro famosissime canzoni
ciao a tutti, buona notte


HEY  Jude !
Hey Jude, non peggiorare le cose:
prendi una canzone triste e rendila migliore.
Ricordati di riporla nel tuo cuore
e poi comincia a migliorarla.

Hey Jude, non essere dispiaciuto:
tu sei fatto per uscire e per stare con lei.
Nel momento in cui la lasci penetrare attraverso la tua pelle
puoi iniziare a migliorarla.

Ed ogni qualvolta provi dolore
hey Jude, fermati:
non portare il peso del mondo sulle tue spalle.
Per quanto tu ben sai che è stupido
e che c'è chi ne fa motivo d'orgoglio
rendendo il proprio mondo un pò più distaccato.

Hey Jude, non abbattermi:
tu l'hai trovata, ora vai e prendila.
Ricordati di riporla nel tuo cuore,
e poi comincia a migliorarla.

Quindi, lasciala uscire ed entrare,
hey Jude, incomincia:
tu stai aspettando qualcuno con cui esibirti.
E non sai che sei proprio tu,
hey Jude, tu lo farai:
la spinta di cui hai bisogno è sulle tue spalle.


Hey Jude, non peggiorare le cose:
prendi una canzone triste e rendila migliore.
Ricordati di lasciarla nel tuo cuore
e poi comincia a migliorarla. 
BECAUSE
Siccome il mondo è tondo mi fa girare
Siccome il mondo è tondo ...
Siccome il vento è forte, 
mi soffia via la mente
Siccome il vento è forte ...
L'amore è antico, 
l'amore è nuovo
L'amore è tutto, 
l'amore sei tu ...
Siccome il cielo è di un blu triste, mi fa piangere
Siccome il cielo è blu ...

ACROSS THE UNIVERSE
Le parole stanno scivolando fuori 
come una pioggia infinita in una tazza di carta
Scivolano selvaggiamente e si disperdono nell'universo
pozze di dolore, onde di gioia alla deriva nella mia mente aperta
possedendomi e accarezzandomi.

Jai guru-deva om.

Niente cambierà il mio mondo.

Immagini di luci spezzate 
danzano davanti a me come milioni di occhi
Mi chiamano attraverso l'universo
Pensieri vagano come un vento irrequieto dentro una cassetta della posta
Cadono alla cieca mentre seguono la propria strada 
attraverso l'universo.

Jai guru-deva om.

Niente cambierà il mio mondo.

Suoni delle ombre ridenti dell'amore 
fischiano attraverso le mie orecchie aperte
Incitandomi e invitandomi
Amore senza limite e senza fine 
che splende attorno a me come un milione di soli
Mi chiama attraverso l'universo.

Jai guru-deva om.

Niente cambierà il mio mondo...

martedì 8 gennaio 2013

citazioni da Easy Rider

L'altra sera ho rivisto su Sky il classico film "Easy Rider", del 1969, di e con Dennis Hopper, e con Jack Nicholson, e Peter Fonda, con una ancora stupenda colonna sonora (www.musicsite.it/soundtracks/?cat=dett&idx=1110 e www.allmusic.com/album/easy-rider-mw0000049299, o cercate su YouTube "Easy Rider film soundtrack").

Ad un certo punto i tre parlano di Ufo e il personaggio interpretato dal giovane Nicholson dice agli altri due che anche loro sono guardati con ostilità dalla gente, proprio come se fossero dei marziani o dei venusiani, ma in realtà questi "ufo" ...
"sono delle persone come noi, e vengono dal nostro stesso sistema solare. Solo che la loro società è più evoluta della nostra. Voglio dire che non hanno guerre, non hanno sistema monetario, e soprattutto non hanno capi: perché ognuno di loro è un capo."
 Peter Fonda

In un'altra scena Nicholson, si ferma a riflettere sul fatto che nonostante tutto hanno ragione i due amici a voler fare questo gran giro in moto, in cui si muovono liberamente, dormono sotto le stelle, e durante il percorso hanno occasione di vedere stupendi paesaggi, e conoscere gente ospitale e straordinaria, piena di belle idee e di voglia di viverle in totale  libertà, e dice:



"Lo sai? Una volta questo era proprio un gran bel paese. E non riesco proprio a capire quello che gli è successo..."

Verso la fine, poi sempre Nicholson quasi preconizza la loro tragica fine, e per spiegare come mai certi sono verso di loro così tanto ostili, in un dialogo con Hopper che pensa che forse le persone che non li conoscono potrebbero diffidare di loro per timore, lui gli dice:
 Hopper

"Si ma non hanno paura di voi, hanno paura di quello che voi rappresentate."
"Ma quando mai...? Per loro noi siamo solo della gente che ha bisogno di tagliarsi i capelli."
"Ah no... Quello che voi rappresentate per loro, è la libertà"
"Che c'è di male nella libertà? La libertà è tutto."
"Ah sì, è vero: la libertà è tutto, d'accordo... Ma parlare di libertà, ed essere liberi, sono due cose diverse. Voglio dire che è difficile essere liberi quando ti comprano e ti vendono al mercato. E bada, non dire mai a nessuno che non è libero, perché allora quello si darà un gran da fare a uccidere, a massacrare, per dimostrarti che lo è. Ah, certo: ti parlano, e ti parlano, e ti riparlano di questa famosa libertà...". 

 J.Nicholson

Ma poi... sopravviene il rigetto del diverso, dell'estraneo, dello strano, e .... questo finirà per  travolgerli tragicamente.

domenica 6 gennaio 2013

il poeta libanese Gibran e la nuova Era

Oggi è l'anniversario della nascita di Kahlil Gibran (6 gennaio 1883). E sono trascorsi anche novanta anni dalla prima pubblicazione de "Il Profeta" (scritta in inglese 1923), l'opera che più lo rese famoso, in nordAmerica il testo nel XX secolo ha venduto più copie di qualsiasi altro libro (Bibbia esclusa).
Gibran morì per malattia a New York a 48 anni d'età.
Già vi ho proposto l'inizio de "Il Profeta" in un post messo poco più di un mese fa (il 21 novembre scorso), che avevo intitolato: "un poema lirico". E ora insisto, e vi ripropongo di leggerlo.






§. 2 - sull'epifania (da epì-phàneia, apparizione, manifestazione)
Inoltre oggi è il giorno dell'epifania del divino degli antichi greci, e per i latini l'apice delle feste dei Saturnalia (Saturno era il dio del Tempo), che si celebravano nelle grandi città dell'Impero, ed essa cadeva nella dodicesima notte dopo il solstizio d'inverno, feste in cui si potevano trasgredire le regole delle consuetudini sociali, per cui si svolgeva la "festa dei pazzi" e si eleggeva un Re Burla, ed era anche la festa in cui i contadini nelle campagne accendevano grandi fuochi in onore della dea Madre Terra sotto la luce lunare, dea benefica e nutrice, ma anche distruttiva.
Oggi essendo nel nostro paese e nella cultura diffusa il giorno in cui si chiude definitivamente con l'anno trascorso (i falò),
e nel contempo si accolgono i doni (nella vecchia calza sul caminetto), o comunque i messaggi simbolici che la saggezza di chi ha tanto vissuto (vedi la figura benevola della befana) ci porta come làscito,

e vorrei invitarvi non solo a leggerlo quel testo di Gibran, ma soprattutto a meditarlo, a riflettere sulle parole di quel poema e magari anche a discuterne. Sono certo che almeno per qualcuno potrà costituire una vera epifania, cioè una sorta di "rivelazione", di acclaramento. Come se le virtù e le qualità sin'ora occultate ci venissero incontro e si mostrassero a noi stessi.
Se in questa che è la festa più antica dei primi cristiani, oltre a riconoscere il significato più profondo che certe parole possono farci scoprire riguardo alla nostra coscienza, alla nostra interiorità, svelandoci il nucleo più autentico del nostro essere, formulassimo in noi il desiderio e la volontà di conoscere più a fondo l'umano, allora forse certi versi di questo poema potrebbero poi indurvi a voler anche manifestare la vostra stessa aspirazione al perfezionamento.

Gli antichi usavano il termine greco epifania per riferirsi a quelle divinità, come Zeus, Atena, o Ermete, che si manifestavano, che apparivano agli esseri umani, ma il divino è dentro a noi stessi, la realizzazione del regno della pienezza di coscienza e di accettazione totale anche delle nostre limitazioni, è da compiersi innanzi tutto dentro al nostro mondo interiore perché poi ognuno possa manifestarsi all'altro, al mondo, e dare luogo ad una comunità degna dell'aggettivo qualificativo di "umana", costruita sui valori universali di "umanità". R quindi innanzitutto sul riconoscimento del valore del donare, del dono, come fondante di un atteggiamento verso il mondo, verso gli altri, ma anche fondante delle nostre azioni, della nostra prassi quotidiana, dell'idea di "servizio al prossimo" come pre-condizione di solidarietà, fraternità, eguaglianza, di ciò che consideriamo un valore morale, etico, di carattere centrale, eccetera...
Se potesse iniziare quest'anno (come forse ogni anno nuovo) una nuova Era di maggiore consapevolezza di sè da parte dell'Umanità, potrebbe ciascuno di noi andare oltre il velo, e accorgersi quanto siamo condizionati, e in un certo senso inautentici.
Nessuna ideologia o organizzazione, o gerarchia sacerdotale o politica che sia, potrà liberarci dalla sofferenza, se la persona continua ad ignorare sè stessa, nella totale immersione della mente e dello spirito in questo contesto distorcente, rimanendo preda delle forze irrazionali che la dominano materialmente, socialmente, culturalmente, psicologicamente, e spiritualmente.
Siamo fondamentalmente tutti eguali, e dunque riconosciamoci nel nostro prossimo, specchiamoci per poterci vedere meglio, e valorizziamo le nostre parti migliori, cerchiamo di trovare delle modalità per ri-orientare, per sublimare, le nostre parti peggiori (predominio sull'altro, violenza, gonfiamento ipertrofico dell'Ego, eccetera...).
La sofferenza deriva in sostanza da conflitti interiori, dal prevalere in noi stessi dei nostri lati d'ombra, delle parti più represse del nostro inconscio che periodicamente esplodono e ci travolgono ...
Scrive Gibran ne Il Profeta :
"spesso la vostra anima è un campo di battaglia in cui la vostra ragione e il vostro giudizio si scontrano con la vostra stessa passione e il vostro appetito."

Il profeta è colui che ci aiuta a esaminarci nella nostra dimensione interiore, e dunque ci aiuta a scoprire una rivelazione che giace nel profondo di noi stessi, ed essa si manifesta a noi, ci appare evidente e ci rischiara la comprensione di noi stessi e del mondo.






Cerchiamo dunque di accrescere le nostre conoscenze, la nostra capacità logica, da cui verrà nutrita la nostra capacità di analisi e autoanalisi, la nostra capacità di critica e autocritica, e di accrescere e migliorare la nostra capacità di simpatia e empatia, di provare comprensione, da cui verrà nutrita la presa d'atto, il riconoscimento dei nostri stessi limiti intellettivi, morali, e spirituali, e la accettazione della nostra stessa storia della nostra formazione, ... per ripartire da qui per imprimere una svolta, un ri-orientamento nella nostra visione delle cose, e stimolare la volontà di perfezionamento, di miglioramento, di innalzamento a livelli non solo di conoscenza ma anche di coscienza e di spiritualità, e di moralità, per valorizzare al massimo le nostre qualità e vivere tutti assieme al meglio delle nostre possibilità.
Scrisse Gibran a proposito del suo poema, che "tutto Il Profeta dice un'unica cosa: sei molto più grande di quanto tu non sappia... E: tutto è bene" (dalla copertina dell'edizione in audiolibro della nuova traduzione di Paola Giovetti, letta da Enzo DeCaro, e pubblicata nel 2011 da Verdechiaro Edizioni).

Sarebbe bello se ALMENO ognuno provasse a formulare uno o più obiettivi personali che si impegna con sè stesso a raggiungere nel 2013, e anche identificare alcuni obiettivi che l'umanità dovrebbe porsi in questo nuovo anno, e proporsi di contribuire fattivamente a far sì che ci si indirizzi nel maggior numero possibile verso quelle mète, o anche proporsi ALMENO di impegnarsi a lottare contro certe storture, brutture, ingiustizie, o assurdità, ecc ... (dicendo quali secondo lui dovrebbero avere la priorità).
Questo potrebbe costituire un grande movimento di rivelazione delle capacità più sublimi dell'essere umano.
(scrivete qua sotto tra i commenti oppure inviatemi i vostri propositi o riflessioni via mail a carlo_pancera@libero.it   magari vi darò degli spunti coi prossimi post di gennaio)

Sapere aude!  gnosce te ipsum!

martedì 1 gennaio 2013

Un nuovo inizio? (calendario maya)

Oggi è per il nostro calendario il primo giorno del nuovo anno 2013. Chissà se davvero stia incominciando un nuovo tempo?, una nuova era, un'epoca in cui l'umanità riuscirà finalmente a produrre una civiltà di più alto livello culturale e a fare un passo in avanti nel processo evolutivo, per cui gli esseri umani giungano ad apprendere come impiegare appieno tutte le risorse di cui il nostro corpo, la nostra mente e il nostro spirito è potenzialmente capace ... e a mantenere sotto controllo, o a stornare verso uno sbocco positivo le nostre pulsioni violente e distruttive, o almeno in qualche modo a sublimarle, per dar luogo ad un'epoca di pace...?
A questo proposito tra l'altro sono state dette le cose più bizzarre, come p. es. che avrebbe  potuto verificarsi l' Apocalisse preannunciata nel vangelo di Giovanni, e che con la fine di dicembre sarebbe finito il mondo ... e questa credenza catastrofica (tipica della nostra cultura e mentalità), o meglio questa paura millenarista (ricordate il detto "mille e non più mille"?), è stata indebitamente attribuita a quello che fu un calcolo del calendario degli antichi maya ...

In luglio di due anni fa avevo pubblicato come post su questo blog il mio diario di viaggio sulle Ande dell' Ecuador, scritto nell'estate 2009, in cui avevo accennato a questa prospettiva, e aspettativa di una nuova Era felice, e mi fa piacere qui ricordarlo dato che essa era presente non solo nei calcoli astronomici maya ma anche nella cultura andina.
Intanto consideriamo il significato che può assumere il fatto che le popolazioni autoctone andine per il solstizio di giugno compiono delle cerimonie, in cui tra l'altro i celebranti si dedicano ad esprimere la propria gratitudine per il fatto che l'asse terrestre abbia proprio questa inclinazione di 23° gradi e 27', poiché è da questo fatto che nasce la vita così come la conosciamo. In effetti è innegabile che l'inclinazione dell'asse è un dato di grande rilievo non solamente nello studio della storia della climatologia ma anche della storia dell'evoluzione degli esseri vegetali e animali.

La previsione di un mutamento di Era dunque dipende dagli studi sulla processione degli equinozi. Le conoscenze astronomiche delle antiche civiltà amerinde sono espresse in alcune loro leggende e miti, e nel caso dei maya anche in alcune scritte scolpite su steli, o templi, o calendari.
Si veda a questo proposito lo studio dei miti andini sia pre-incaici che incaici, in cui si allude alla processione assiale, compiuto da William Sullivan, in "Il sergreto degli Inca", 1996 (tr.it. Tea), e soprattutto si veda: C. Milla Villena, Genesis de la cultura andina, Quito,1980,2008.

Prossimamente si prevede uno spostamento dell'asse terrestre, e questo tra l'altro secondo gli andini avverrebbe in prossimità con l'apertura dell'Era del nuovo Pachakutin (come si dice in lingua quechua Grande Periodo, ovvero Epoca), per il cui avvento la fase di transizione sarebbe cominciata già alcuni anni fa (con l'anniversario della presa di contatto di Colombo con il continente americano nel 1492), per estendersi su circa un quarantennio, e si concluderebbe con il 500enario dell'assasinio dell'Inca Atawallpa (1533) e con esso della fine della indipendenza di tutte le civiltà e culture indigene in America, corrispondente quindi al periodo tra il 1992 e il 2032.

In sostanza tutto ciò si rifà, come oggigiorno è divenuto assai noto, ad un calcolo compiuto dai maya (ma che sarebbe una conoscenza molto più antica), per cui con la fine di quello che noi chiamiamo 2012 si concluderebbe anche, secondo il loro precisissimo calendario e la loro matematica su base 20, la fase, l'intera Epoca attuale, cioè quella delle culture e delle  civiltà sviluppatesi all'incirca negli ultimi venti millenni (espressa con i termini di: fine di questo mondo) e l'inizio di una nuova Era, di un nuovo Tempo, che si prevede più perfezionato, e dunque auspicabilmente migliore. 

Dunque come sappiamo l'asse terrestre non è perpendicolare al piano di rotazione attorno al sole, pertanto l'equatore, non inteso come punto equidistante dai poli, ma come la circonferenza in cui i raggi solari giungono perpendicolarmente, è leggermente sfasato rispetto a quello geografico. Pertanto nelle nostra fascia temperata ad es. in una certa posizione si ha la stagione invernale in quanto i raggi giungono trasversalmente alla superficie del nostro paese, essendo i nostri territori (posti a livello di paralleli abbastanza più "alti" rispetto all'equatore) in punti "più lontani" dal sole, mentre nella stagione estiva c'è maggiore calura in quanto giungono ad un angolatura più vicina a quella dell'angolo retto, e la superficie a livello dei nostri paralleli è un poco "più vicina" al sole. Ma non si tratta solo di questo, ma del fatto che già da moltissimo tempo la nostra grande trottola planetaria non ruota in modo fisso e regolare ma "traballa" un poco, quindi l'asse traccia come un cerchio, o esattamente una ellisse, nel corso della rivoluzione intorno al sole. In questo movimento ellittico "mira" verso differenti quadranti del cielo stellato. Il fenomeno si chiama processione degli equinozi.

Per quanto riguarda la processione equinoziale già in epoche antiche gli uomini avevano osservato che l'orizzonte della volta celeste a volte include o esculde certe costellazioni, e che la posizione delle stesse muta nel corso del tempo. Ora noi sappiamo che l'asse terrestre è soggetta ad oscillazioni continue durante il suo movimento rotatorio. La rotazione dell'asse compie un giro ellittico in 25.920 anni, "puntando" via via sulle varie costellazioni, per cui tale rotazione è stata suddivisa in dodici transizioni, o "ore", nel passaggio dall'entrata in una certa costellazione, alla successiva (di qui la denominazione di processione). Nel "Timeo", Platone aveva definito il grande anno cosmico quello dopo cui tutta la volta celeste torna eguale a com'era all'inizio; dopo di lui Ipparco di Nicea (II sec. av.C.) calcolò la processione degli equinozi in circa 26 mila anni.

E dunque dopo l'ultimo spostamento, avvenuto circa due millenni fa (2160 anni), ora sta per entrare nel quadrante dell'Acquario, e precisamente a partire dalla fine del 2012 (sotto il cui "influsso" dunque la nostra Terra resterà per la fase dei prossimi 2160 aa). Completando così un ciclo, una Era di cinque millenni circa, iniziata nel 3114 avanti Cristo. 

A quel punto l'asse terrestre inizierebbe a spostarsi più sensibilmente a causa delle periodiche oscillazioni, e ciò potrebbe portare anche ad un indebolimento del magnetismo attuale (o a uno spostamento del polo magnetico attuale, con la possibiltà addirittura di una inversione dei poli magnetici, cosa che avviene circa ogni cento millenni), e quindi anche a un cambiamento climatico globale. In ogni caso una diversa inclinazione dell'asse terrestre porterebbe ad un diverso angolo di illuminazione e di irradiazione della superficie terrestre da parte del sole e delle stelle. 

Terminato il percorso del semicerchio di allontanamento rispetto al centro della nostra galassia, ora dopo 12.960 anni (quindi all'incirca dall'epoca in cui giunsero in America popolazioni siberiane attraverso lo stretto di Bering congelato) reinizierebbe ad avvicinarsi ad una posizione in cui "puntare" in direzione del centro galattico (il nostro sistema solare sta in un'area nella periferia della galassia, nel cosiddetto "braccio di Orione"). 

Da questo fatto deriva l'antico calcolo, ed è straordinario pensare che gli astromoni maya dai loro osservatori in pietra, avessero potuto compiere questi calcoli e individuare le datazioni, o distanze temporali di tale processione. Da qui la conseguente "profezia" di cui si è parlato in queste ultime settimane (ma che si ritrova anche in alcune visioni filosofico-spirituali dell'India arcaica di epoca vedica e pre-vedica, che parlano di modifica graduale del posizionamento della kundalini terrestre, cioè del "serpente di luce" o fascio energetico che attraversa il pianeta da un polo magnetico all'altro, o che si riferiscono alle Ere o Yuga che si sono succedute e che verranno), secondo la quale ciò porterebbe non solo ad una differente angolazione nella esposizione alla luce  e al calore solare, e delle stelle, ma di conseguenza anche ad uno sviluppo differente della evoluzione degli esseri viventi, e quindi preconizzarono il passaggio ad un'Era nuova e migliore soprattutto nella evoluzione culturale e spirituale, per cui l'uomo raggiungerebbe in questo incipiente nuovo periodo una maggiore capacità di utilizzare le potenzialità della corteccia cerebrale, e di alcune dotazioni (dall'uso del calore dei palmi delle mani, all'intuizione, a forme di telepatia, all'utilizzo ottimale del dispendio energetico, all'empatia....ecc) acquisendo maggiore consapevolezza di sè, e si aprirebbe per l'umanità un periodo di pace, e di grandi progressi in tutti i campi (questo, e solo questo dunque, l'aspetto "profetico"). 

Certi poi dicono addirittura, ad esempio, che ciò comporterà un graduale "esaurirsi" nel mondo della influenza della spiritualità "orientale" (in effetti tutti i grandi profeti da Krishna, Mosé, Orfeo, Elia, Daniele, Zarathustra, Pitagora, Buddha, Gesù, Maometto, eccetera erano di origine asiatica) per spostare il proprio centro attrattivo e creativo nelle Americhe e basandosi sulle loro culture più originali e native ...

Comunque sia, insomma i maya non solo hanno compiuto una previsione, cioè un calcolo straordinariamente interessante, ma hanno ipotizzato la fine non solo di un periodo astronomico, ma addirittura di un'Era, svoltasi durante il percorso nell'emiciclo appena compiuto, e poi hanno anche aperto la speranza in un rinnovamento e quindi dato il via ad una attesa, a grandi aspettative di perfezionamento e di elevamento. Queste idee erano presenti anche nella civiltà incaica e in certe culture preincaiche del Sudamerica.
Ma come accennavo sono presenti anche nella concezione greca antica delle Età o Epoche della storia (cfr. Esiodo poi Platone), come in quella biblica (vedi le profezie di Daniele) e poi cristiana (v. l'Avvento del Regno e poi l'Apocalisse), poi nei vari movimenti millenaristici, nel mito moderno e poi romantico della rivoluzione redentrice, poi nello spiritualismo, nelle correnti del "risveglio" religioso, nell'attesa dell'Età dell'Acquario, fino alle concezioni che poco più di vent'anni fa sbocciarono nella cosiddetta corrente della New Age (poi chiamata da alcuni New Era), tipo la "profezia di Celestino", il flower power, ecc ... Altri dicono che è terminata l'Età moderna e che siamo entrati in un'epoca post-moderna, altri parlano di seconda e terza rivoluzione industriale, o di Era dell'informatica, oppure di Età della globalizzazione, che pure porterebbero allo sviluppo di una nuova cultura o addirittura di una nuova Civiltà. Quindi l'idea di una nuova epoché, di una nuova Era, o Evo, non è del tutto solo una balzana "profezia maya" ...

Chissà ...  Che dire? speriamo in questa nuova influenza solare e stellare come un evento positivo, e intanto auspichiamoci che incominci davvero questo rinnovamento e questa evoluzione e innalzamento e perfezionamento della civiltà umana e della coscienza universale ... 
BUON 2013 (e successivi) a tutte/i !!!!