sabato 23 novembre 2013

una cercatrice border-line (MangiaPregaAma)


Vorrei citare dei brani da un romanzo di Elizabeth Gilbert, del 2006, che era divenuto un best seller tradotto in trenta lingue,

per cui poi nel 2010 ne fecero anche un mediocre filmetto (con Julia Roberts e Bardem) cioè in it. appunto: "Mangia, prega, ama". Ho appena finito di leggere questo best-seller, che dedica la prima parte a un viaggio in Italia, poi la seconda al suo soggiorno in india in un ashram da una maestra-guru, dove praticò lo yoga, la meditazione e vie di crescita spirituale, e la sua terza parte relativa alla sua seconda visita a Bali. Riporto degli stralci dalla seconda parte, che ritengo potrebbero interessarvi:

"Ho incontrato la mia parola [...] una parola in sanscrito: antevasin, o colui che vive sul confine. Nei tempi antichi, era una descrizione letterale. Indicava una persona che aveva lasciato la frenesia della vita mondana per andare a vivere ai margini della foresta, dove abitavano i maestri spirituali. L'antevasin non era più un abitante del villaggio - non aveva una casa e una vita regolare. Ma non era ancora un trascendente, uno di quei saggi che vivono nel folto di boschi inesplorati, nella piena realizzazione della vita spirituale. L'antevasin stava dunque sul confine: poteva vedere tutti e due i mondi, ma guardava verso l'ignoto. Ed era uno studioso. [...] Anch'io vivo su quel limitare, sul confine sfuggente tra il mio vecchio modo di pensare e il mio nuovo modo di comprendere, continuando senza sosta a imparare. E' un confine che si sposta in continuazione - anche se tu avanzi nei tuoi studi e nelle tue realizzazioni, la misteriosa foresta dell'ignoto rimane sempre a qualche metro da te. E devi viaggiare molto leggero per continuare a seguirlo. […] Ho passato così tanto tempo, negli ultimi anni, a domandarmi cosa dovevo essere. Una moglie? Una madre? Un'amante? Una zitella? Un'italiana? Una golosa? Una viaggiatrice? Un'artista? Una yogi? Adesso so di non essere nessuna di queste cose, almeno non completamente. E non sono neanche Zia Liz la Pazza. Sono solo un'antevasin - né questo né quello - una cercatrice sul confine sempre in movimento della magnifica, temibile foresta del nuovo".



"Alla fine sono arrivata a credere in una ricerca di qualcosa che io chiamo La Fisica dell'Anima, una Forza della Natura governata da leggi reali quanto la legge di gravità. La regola di questo principio funziona più o meno così: Se sei abbastanza coraggiosa da lasciarti dietro tutto ciò che è familiare e confortevole, e che può essere qualunque cosa, dalla tua casa ai vecchi rancori, e partire per un viaggio alla ricerca della verità, sia esteriore che interiore; se sei veramente intenzionata a considerare tutto quello che ti capita durante questo viaggio come un indizio; se accetti tutti quelli che incontri, strada facendo, come degli insegnanti; e se sei preparata soprattutto ad accettare alcune realtà di te stessa veramente scomode, allora la verità non ti sarà preclusa…"



martedì 19 novembre 2013

Chomsky, il Decalogo sulla manipolazione mediatica

"Le 10 strategie della manipolazione mediatica"
L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione
del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche.

tratto da http://www.comedonchisciotte.org del 23 settembre 2010 
da Noam Chomsky in: visionealternativas.com
vedi su: www.youtube.com/watch?v=TKI80Jrf4vc


1 - La strategia della distrazione. L’elemento principale del controllo sociale è la strategia della distrazione che consiste nel distogliere l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dai cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche utilizzando la tecnica del diluvio o dell’inondazione di distrazioni continue e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per evitare l’interesse del pubblico verso le conoscenze essenziali nel campo della scienza, dell’economia, della psicologia, della neurobiologia e della cibernetica. “Sviare l’attenzione del pubblico dai veri problemi sociali", tenerla imprigionata da temi senza vera importanza. Tenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza dargli tempo per pensare, sempre di ritorno verso la fattoria come gli altri animali (citato nel testo “Armi silenziose per guerre tranquille”).

2 - Creare un problema e poi offrire la soluzione. Questo metodo è anche chiamato “problema - reazione - soluzione”. Si crea un problema, una “situazione” che produrrà una determinata reazione nel pubblico in modo che sia questa la ragione delle misure che si desiderano far accettare. Ad esempio: lasciare che dilaghi o si intensifichi la violenza urbana, oppure organizzare attentati sanguinosi per fare in modo che sia il pubblico a pretendere le leggi sulla sicurezza e le politiche a discapito delle libertà. Oppure: creare una crisi economica per far accettare come male necessario la diminuzione dei diritti sociali e lo smantellamento dei servizi pubblici.



3 - La strategia della gradualità. Per far accettare una misura inaccettabile, basta applicarla gradualmente, col contagocce, per un po’ di anni consecutivi. Questo è il modo in cui condizioni socioeconomiche radicalmente nuove (neoliberismo) furono imposte negli anni ‘80 e ‘90: uno Stato al minimo, privatizzazioni, precarietà, flessibilità, disoccupazione di massa, salari che non garantivano più redditi dignitosi, tanti cambiamenti che avrebbero provocato una rivoluzione se fossero stati applicati in una sola volta.

4 - La strategia del differire. Un altro modo per far accettare una decisione impopolare è quella di presentarla come “dolorosa e necessaria” guadagnando in quel momento il consenso della gente per un’applicazione futura. E’ più facile accettare un sacrificio futuro di quello immediato. Per prima cosa, perché lo sforzo non deve essere fatto immediatamente. Secondo, perché la gente, la massa, ha sempre la tendenza a sperare ingenuamente che “tutto andrà meglio domani” e che il sacrificio richiesto potrebbe essere evitato. In questo modo si dà più tempo alla gente di abituarsi all’idea del cambiamento e di accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

5 - Rivolgersi alla gente come a dei ragazzini. La maggior parte della pubblicità diretta al grande pubblico usa discorsi, argomenti, personaggi e una intonazione particolarmente infantile, spesso con voce flebile, come se lo spettatore fosse una creatura di pochi anni o un deficiente. Quanto più si cerca di ingannare lo spettatore, tanto più si tende ad usare un tono infantile. Perché? “Se qualcuno si rivolge ad una persona come se questa avesse 12 anni, allora, a causa della suggestionabilità, questa probabilmente tenderà ad una risposta o ad una reazione priva di senso critico" come quella appunto di una persona di 12 anni o meno (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

6 - Usare l’aspetto emozionale molto più della riflessione. Sfruttare l'emotività è una tecnica classica per provocare un corto circuito dell'analisi razionale e, infine, del senso critico dell'individuo. Inoltre, l'uso del tono emotivo permette di aprire la porta verso l’inconscio per impiantare o iniettare idee, desideri, paure e timori, compulsioni, o per indurre comportamenti….

7 - Mantenere la gente nell’ignoranza e nella mediocrità. Far si che la gente sia incapace di comprendere le tecniche ed i metodi usati per il suo controllo e la sua schiavitù. “La qualità dell’educazione data alle classi sociali inferiori deve essere la più povera e mediocre possibile, in modo che la distanza creata dall’ignoranza tra le classi inferiori e le classi superiori sia e rimanga impossibile da colmare da parte delle inferiori" (vedi “Armi silenziose per guerre tranquille”).

8 - Stimolare il pubblico ad essere favorevole alla mediocrità. Spingere il pubblico a ritenere che sia di moda essere svampiti, volgari e ignoranti ...

9 - Rafforzare il senso di colpa per le proprie disgrazie. Far credere all’individuo di essere esclusivamente lui il responsabile della proprie disgrazie a causa di insufficiente intelligenza, capacità o sforzo. In tal modo, anziché ribellarsi contro il sistema economico, l’individuo si auto svaluta e si sente in colpa, cosa che crea a sua volta uno stato di depressione di cui uno degli effetti è l’inibizione ad agire



10 - Conoscere la gente meglio di quanto essa si conosca. Negli ultimi 50 anni, i rapidi progressi della scienza hanno creato un crescente divario tra le conoscenze della gente e quelle di cui dispongono e che utilizzano le élites dominanti. Grazie alla biologia, alla neurobiologia e alla psicologia applicata, il “sistema” ha potuto fruire di una conoscenza avanzata dell’essere umano, sia fisicamente che psichicamente. Il sistema è riuscito a conoscere l’individuo comune molto meglio di quanto egli conosca sé stesso. Ciò comporta che, nella maggior parte dei casi, il sistema esercita un più ampio controllo ed un maggior potere sulla gente, ben maggiore di quello che la gente esercita su sé stessa.

Noam Chomsky

cfr.: Understanding Power: The Indispensable Chomsky, 2002Edizione italiana: Capire il potere, a cura di Peter R. Mitchel e John Schoeffel, Milano: Marco Tropea Editore, 2002.

nota bene 
il testo cui qui Chomsky fa frequente riferimento è:
"SILENT WEAPONS FOR QUIET WARS", un documento del maggio 1979, reso pubblico il 7 luglio 1986


Negligenza o perdita intenzionale, sembra che questo documento fosse in possesso dei servizi segreti della Marina USA. Il documento, per motivi di sicurezza, non reca la firma del l'organizzazione da cui proviene. Ma una certa sovrapposizione di informazioni e le date suggeriscono che potrebbe essere ascrivibile al Gruppo Bilderberg, un "think-tank" che riunisce persone estremamente potenti del mondo della finanza, dell'economia, della politica, dell'esercito e dei servizi segreti.
Il documento si presenta come un "manuale di programmazione", apparentemente destinato ai nuovi membri dell'organizzazione.

Questo documento potrebbe anche essere stato scritto da un giornalista ben informato.
Vero o falso, l' importante è che le strategie qui descritte sono ampiamente applicate nelle linee guida dell'economia e della società in tutti i paesi industriali, e con una notevole sincronizzazione.

Pubblicato in appendice al libro "Behold a Pale Horse" di William Cooper, Light Technology Publishing, 1991

sabato 16 novembre 2013

una agenzia per fare viaggi nel tempo?

E' da poco uscito un romanzo di mia figlia Ghila
intitolato "Agenzia viaggi nel tempo", pubblicato dalla casa editrice di Genova Edicolors. http://www.edicolors.com/editoria/index.phpoption=com_content&view=article&id=667:
agenzia-viaggi-nel-tempo&catid=14&Itemid=126
Assieme ad altri libri della collana, è stato presentato a Genova alla libreria Feltrinelli, introdotto dal prof. Sossi docente di Letteratura per l'infanzia alla università di Capodistria, di fronte a una cinquantina di persone.

Poi è stato presentato alla libreria Feltrinelli di Ferrara dalla prof. Bellatalla, docente di Letteratura per l'infanzia nella nostra università di Ferrara, con notevole affluenza di pubblico (una quarantina di persone),

e ancora a Milano presso la "Libreria dei Ragazzi" (fondata da Roberto Denti), con presentazione da parte della prof.ssa Raffaella Razzini, insegnante di lettere nelle scuole secondarie.


 Si tratta in effetti di un testo rivolto ai ragazzini a partire dalla fascia d'età delle scuole medie, ma in realtà leggibile con gradimento da giovani lettori e anche da parte di adulti. E' un intreccio di storie di viaggi, che potrebbe sortire anche l'effetto di incuriosire i ragazzi alla Storia.
E poi … chi di noi -potendo- non farebbe un bel viaggio nel passato? Ma forse qui nel romanzo questi viaggi sono una metafora per invogliare a fare viaggi in paesi lontani e di culture assai diverse da quella in cui viviamo. E in effetti si tratta degli antichi egizi, o della Mesopotamia, o della Cina classica, e anche dell'Europa del Seicento, e così via, … ma come dicevamo è un romanzo che potrebbe invogliare a conoscere la Storia. Quindi anche la storia dei paesi europei, ci fa viaggiare in culture diverse, perché gli europei di quattro secoli fa ai nostri occhi sarebbero dei "diversi", l'alterità infatti è anche dentro di noi; nel passato della nostra stessa civiltà vigevano culture, mentalità, usi e costumi assai distanti da quelli che oggi consideriamo "normali" o addirittura "naturali", essendo i nostri.
E poi contestualmente c'è ancora intreccio tra passato e presente, e fare un viaggio -se non fisicamente, almeno mentalmente- in altre epoche ce lo farebbe comprendere meglio. C'è dunque un viluppo tra continuità e discontinuità nella storia, il passato è ancora influente, e il presente è quello che è, proprio perché ha avuto quel passato.
...Da un lato io credo che realisticamente non si potrà mai andare nel futuro (perché è una dimensione che allo stato attuale delle cose semplicemente non esiste né è mai esistita), ma se si potesse mai viaggiare nel tempo penso che si potrebbe andare a vedere il passato (come ho scritto in un post del 20.02.2012, Lo specchio del Tempo), o comunque mi piace credere che almeno teoricamente un giorno si potrebbe avverare questa fantasia fantascientifica...

Ma qui si parla anche e sopratutto delle vicende rocambolesche e avventurose di un ragazzo e della maturazione che avviene in lui visitando tempi e popoli differenti, e condividendo le sue esperienze e meditazioni con i suoi coetanei compagni di viaggio. Nonostante certi gravi pasticci combinati dal protagonista, i ragazzi sono molto svegli e in gamba e con il soccorso di un pizzico di fortuna riusciranno a risolvere certi misteri e certi inconvenienti … … La vicenda inizia con il rinvenimento di oggetti "fuori tempo" sia nel presente che in epoche passate.


Nel retrocopertina si legge: 

“Un’Agenzia viaggi molto speciale quella gestita dalla famiglia Mikyamuri: l’importante non è dove i clienti vogliono andare in vacanza, ma quando. È possibile viaggiare in qualsiasi epoca del passato, e ce n’è per tutti i gusti: dai cacciatori di dinosauri ai romantici nostalgici. Per tutti i gusti, tranne quelli del protagonista, che inizia il suo apprendistato per diventare a tutti gli effetti erede dell'attività, ma a cui per il momento è severamente vietato viaggiare: i guai non tarderanno ad arrivare, quando il ragazzo causerà niente meno che un Caos Temporale”.


 Quindi da un lato un romanzo di formazione, e da un altro lato un vero e proprio racconto di un viaggio avventuroso -con tutti gli elementi costitutivi sintetizzati da Joseph Campbell-, che si conclude con un finale a sorpresa. In parte lo si potrebbe anche ritenere un romanzo fantascientifico, per il fatto che si suppone esista un mezzo, una tecnologia per spostarsi a ritroso nel tempo.


E' prevista a breve anche una versione elettronica in e-book (distribuita da Amazon.it).

Auguri di buon esordio a una nuova scrittrice !
(il libro si può ordinare in qualsiasi libreria oppure richiederlo con invio contrassegno direttamente alla editrice www.edicolors.com e pagherete al postino che ve lo consegnerà a casa).

P.S. nota posteriore: ora il libro dopo aver fatto una ristampa è esaurito, ma ne è stata fatta una edizione e-book in formato Kindle, in vendita a prezzo ridottissimo su Amazon.it (ma si trovano ancora alcune copie catacee (usate o nuove) sia in eBay che su Amazon.it, oppure richiedendole all'Autrice, via Toscanini 1, 44049-Vigarano/M, prov.Ferrara )

Cfr. per recensioni:
http://www.edicolors.com/editoria/index.php?option=com_content&view=article&id=703:agenzia-viaggi-nel-tempo-e-camilla-e-il-mondo-dietro-il-mondo-in-gara-per-il-premio-bancarellino&catid=26:il-nostro-blog&Itemid=131

 http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/futuribile-e-fantascienza-oggi-intervista-a-ghila-pancera/

http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/la-fanta-scrittrice-ghila-pancera-verso-ursula-k-le-guin-intervista/

e   http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/la-scienza-del-viaggio-intervista-a-ghila-pancera/

http://lasinorosso.myblog.it/2013/12/11/la-scienza-del-viaggio-secondo-ghila-pancera/

giovedì 14 novembre 2013

è uscito il mio diario sulle Ande dell' Ecuador

E' uscito per la Este-edition di Ferrara, il mio diario di un viaggio che facemmo io, Annalisa (la mia compagna), e Ghila (nostra figlia) nel 2009, con il titolo "il viandante e lo sciamano". Il libro contiene pure dei racconti di Ghila ispirati a certi eventi e incontri fatti in quell'occasione, e una mia Prefazione epistemologica, nonché delle Note e schede con suggerimenti per un uso didattico del testo in sede universitaria. In effetti il testo si adatta ad un suo utilizzo in corsi di pedagogia interculturale, di educazione comparata, oltre che di antropologia culturale, nel contesto di una riflessione sulla relazione tra narratività e formazione.
Di conseguenza ho dovuto togliere il testo da questo blog, e da altri blog o siti in cui compariva,  per ovvi motivi di copyright, anche se 277 persone già avevano cliccato espressamente su questo diario, almeno sul mio blog  (ma come dicevo era presente anche su altri quattro-cinque siti o blog).

Avrei piacere che chi è appassionato di viaggi di conoscenza lo leggesse e poi mi desse dei riscontri. Lo si trova nelle principali librerie, o si può acquistarlo direttamente alla sede di via Mazzini 47 a Ferrara, oppure lo si può ordinare (libri@este-edition.com) e farselo mandare contrassegno per posta (costa 15€).

 Purtroppo, per vari motivi, non ci sono che poche immagini, e in b/n, anche se sono venute abbastanza ben nitide, e sono raggruppate in alcune pagine vicine tra loro, il che un po' mi spiace, poiché un diario di viaggio dovrebbe essere ampiamente corredato da foto, come parte integrante importante del testo, per dar luogo ad un intreccio continuativo tra parole e immagini.
Eventualmente altre foto le si possono vedere sulla mia homepage dell'università:
http://utenti.unife.it/carlo.pancera/mywebalbum/index.html
o anche  http://utenti.unife.it/carlo.pancera/testi/altri.htm  cliccando su "Reportage fotografico"
(oppure ce ne sono alcune anche sulla mia pagina facebook).




Si veda la locandina sul sito della casa editrice
http://www.este-edition.com/prodotti.php?idProd=536
e   http://www.este-edition.com/prodotti.php?idProd=838

e l'intervista a Ghila:
http://www.eccolanotiziaquotidiana.it/la-scienza-del-viaggio-intervista-a-ghila-pancera/
(oltre ai suoi tre racconti, qui inclusi, Ghila ha anche scritto un romanzo per ragazzi, ispirato tra l'altro proprio dalla visita dell'amico ecuadoreño Manuel Pumaquero a Ferrara, intitolato "Lo strano ospite straniero", edizioni Albatros)

Il libro verrà presentato a Ferrara venerdì 21 febbraio alla libreria IBS alle h. 17,30 dalla prof.sa Anita Gramigna, con la presenza degli autori e dell'editore.

Si veda anche la recensione di Emilio Diedo:
http://www.literary.it/dati/literary/d/diedo/il_viandante_e_lo_sciamano.html

mercoledì 13 novembre 2013

anniversario del mio libro su identità e diversità

 2° ANNIVERSARIO
Se non vi dispiace, voglio ricordare il mio testo su identità e differenze, finito in febbraio 2011, e che fu accettato dalla casa editrice Franco Angeli di Milano (e impaginato presso la sede romana). Il libro poi è uscito nella distribuzione in libreria appunto a metà novembre 2011…. Sono dunque passati oramai due anni, e l'editore ha fatto ben poco (o niente) per pubblicizzarlo e promuoverlo (nonostante che le spese di stampa gli siano state coperte da un finanziamento che ottenni dal ministero dell'istruzione…).

Sto parlando dunque del mio libro intitolato: "Le maschere e gli specchi",
con sottotitolo "Identità e differenze tra omologazione e eterogeneità, osmosi e complessità".

Il volume tratta dell’ importanza della comunicazione a livello simbolico nei percorsi di strutturazione delle appartenenze, e nei percorsi di individuazione/ costruzione della identità, è evidente quanto sia  complesso il viluppo tra aspetti di maturazione ed evoluzione, e aspetti di inculturazione e di condizionamento, che sono contestuali ai processi formativi. E' risultato necessario, allora, evidenziare la reciproca influenza tra queste componenti e costituenti.


Una sfida è quella di mantenere sempre presente il parallelismo tra la costituzione e la composizione dell’identità personale e di quella collettiva, insistendo sulla processualità delle stesse, e sulla costante mutevolezza dei punti di equilibrio interni via via raggiunti. Come autore ritengo che su questa delicata e complicata tematica della identità, il ricercatore si dovrebbe – quando e quanto possibile – trattenere dal dare definizioni o risposte esaustive di carattere generale, per cercare di non categorizzare e non semplificare eccessivamente in un mare mosso da tanti interrogativi e dubbi.


Ritengo anche che sia importante comunicare al lettore interessato soprattutto il senso della complessità e la dimensione della problematicità, dunque lasciando anche aperte varie questioni. 
Dunque il frequente ricorso a narrazioni, fossero esse biografiche, autobiografiche, o concernenti storie famigliari o di grandi gruppi umani, o relative a storie su conflitti identitari, mi è parso il modo migliore (rispetto a molta saggistica) per dare uno sguardo all’interezza di situazioni e per fornire una cornice più realistica, cioè sfaccettata e sfumata, quali la sensibilità e le capacità espressive dei testi narrativi sanno renderci, evitando schematizzazioni e razionalizzazioni eccessive.


Il volume consiste in una riflessione, svolta in tono discorsivo, su identità e differenze  (tematica infinita e per questo affascinante). 
Per far ciò si parte dai miti antichi perché là si trovano i simboli che tutt'oggi in Occidente ci portiamo dietro, e i temi fondamentali dell' identità risultano là espressi con un fascino che ha tuttora una grande forza di suggestione. 


Ghilgamesh sconfigge la Grande Bestia

Il discorso ha un andamento che taglia trasversalmente passando attraverso varie discipline umanistiche e si svolge in modo integrato, focalizzando sulla identità personale nella Prima parte, e su quella collettiva, sociale, culturale nella Seconda, nella quale si fa riferimento piuttosto a testi di letteratura o di carattere narrativo, e anche a film. 


Il testo ha una impostazione interdisciplinare, ma ho inteso scriverlo non in forma di opera saggistica sistematica, e appunto perciò spazia su molti settori delle discipline umanistiche e non presenta un approccio specialistico, né vuole essere legato ad una specifica scuola di pensiero. Come dicevo, si intende comunicare piuttosto il senso della complessità della questione e della ricchezza delle problematiche coinvolte, fornendo strumenti in modo che chi legge si formi una propria idea…  




Come accennavo, si intrecciano gli apporti delle discipline umanistiche e di varie possibili angolature prospettiche al riguardo. Le definizioni perentorie vengono evitate, e vengono piuttosto riportati punti di vista anche differenti e divergenti, per stimolare il lettore e dare più rilievo ai quesiti che non a responsi preconfezionati.


le etnie abitanti in Sudamerica lungo la linea dell'equatore (nel museo La Mitad del Mundo a nord di Quito)



sabato 2 novembre 2013

Bali 30 (ultimo giorno)

3 ottobre,  TRENTESIMO GIORNO

La camera va lasciata entro le dodici, e noi andremo all'aeroporto non prima delle 18, ci sentiamo un po' come tra color che son sospesi... Facciamo le valige che poi lasceremo in ricezione.
Mi riguardo foglie e fiori, e un bell'uccellino, e riascolto richiami e cinguettii: Avrò certo nostalgia non solo di questi suoni ma anche della vegetazione così straboccante, e anche dei sorrisi dei balinesi...






In definitiva, la grandissima parte di chi viene a Bali ci viene solo per le spiagge, per abbronzarsi, per fare shopping, e per passare le giornate tra piscina e ristoranti, con un intermezzo di massaggi o sauna. Poi viene per gli intrattenimenti dei locali dove passare la serata. Tutte cose che anche noi abbiamo pur fatto. Un'altra gran parte degli stranieri viene qui per fare surf, e/o diving, scuba, snorkeling, e altri sport, come rafting, eccetera. Negli intervalli liberi ci infilano magari una gita organizzata in pullman.
Tutte cose piacevoli che qui si possono trovare e combinare, piuttosto quel che volevo dire è che per molte persone andare ad Aruba nei Caraibi, oppure venire qui, in fondo fa poca differenza.
Ma a Bali non mancano certo anche quei viaggiatori (che di solito prediligono soluzioni economiche e che sono disponibili ad adattarsi) che sono incuriositi proprio da Bali e dai balinesi.
Dopodiché conta anche il fatto che qui, oltre alle bellezze del paesaggio e alla ricchezza della cultura locale (quindi visitare dei templi o vedere il teatro delle ombre, o ascoltare la musica tradizionale, vedere dipinti e oggetti, ecc), si può anche ritrovare un ambiente da backpakers, o similari, dove poter incontrare gente con cui chiacchierare e stare in compagnia di altri viaggiatori indipendenti, parlando e sognando su questo viaggio e anche raccontando di altri bei viaggi.

Dopo pranzo scambio due parole con Ema della reception, le dico che mi ha fatto piacere conoscerla, perché lei è sempre cortese e sorridente, e mi dice che i balinesi che son dovuti andare per lavoro fuori dell'isola hanno tutti una grande nostalgia della loro patria, e anche se ad es. nella vicina Java c'è sviluppo e lavoro nelle città, però molti si trovano male a causa del contesto islamista a volte oppressivo verso i comportamenti, e invasivo anche nel privato. Lei ritiene che per questo qui tutti sorridono e hanno un atteggiamento più leggero. Forse alludeva ad una sua personale esperienza...

Andiamo infine all'aeroporto e l'autista gratuito dell'albergo ci lascia al nuovo settore delle international departures, ma si tratta di quello riservato ai soli voli "Garuda" (la compagnia nazionale indonesiana)! Così con le valige dobbiamo ritornare indietro e andare da tutt'altra parte, ed è lontanissimo... per fortuna certi addetti a cui chiediamo informazioni, si preoccupano di noi, e uno ci accompagna con il car elettrico...! (e poi non vuole nessuna mancia).
Ceniamo qui.

4 Ottobre 2013
Bali-Singapore, durante la breve sosta bighelloniamo un po' guardandoci in giro in quell'enorme aeroporto, e poi si riparte per Amsterdam. La tratta Bali-Amst è di 17mila km. pari in tutto a 18 ore.
Infine c'è Amsterdam-Bologna, e poi a Bologna ci viene a prendere con la nostra macchina Michela, e con lei facciamo la strada da Bo a Ferrara. E finalmente giungiamo a casa a Vigarano, dove apriamo le valige tirando fuori gli acquisti, con i loro densi profumi e colorati ricordi balinesi.
Che nostalgia... e oltretutto qui in questi giorni fa freddo, ci sono 11 gradi! e c'è umido, la nebbia, e tutto è grigio…   :-(

ciao Bali bella


È proprio il paradiso degli Dèi, come dice una favola:

I Gusti era un gran cacciatore e se ne stava acquattato nel folto della vegetazione in attesa, quando scorse un bellissimo uccellino con piumaggio multicolore. Lanciò un sottile dardo con la sua cerbottana, quando corse là per vedere, trovò un magnifico mantello morbido e soffice di piume colorate. Mentre lo accarezzava sentì una dolce voce femminile dire "che te ne pare? è bello vero?", alzò lo sguardo e vide una attraente fanciulla che poteva solo essere una principessa o una Dea. Emozionato le disse "te lo restituirò solo se accetti di sposarmi". Lei con un sorriso rispose: "va bene pur che tu non mi chieda né il mio nome né la mia origine". Vissero felici e contenti nella sua capanna e dopo un anno nacque un bel bimbo. La sola presenza di lei e del piccolo riempiva di gioia le giornate. Ma da allora lei sembrava assorta e sospirava. Intanto cuciva tutto il giorno piume di uccelli e fece due splendidi mantelli. Tornando a casa li vide ultimati e chiese cosa fossero, allora lei gli disse di essere la figlia del Dio dei venti, e che questi mantelli avrebbero permesso a lui e al figlio di raggiungerla in cielo. La sera dopo, al suo ritorno la sua sposa non c'era più.  Passarono dei giorni in cui il bambino ripeteva di volere la sua mamma, e allora Gusti prese la decisione di indossare lui e il figlio i due mantelli. Si sentì leggero e prese il volo verso le nuvole, al di sopra di esse apparve un etereo castello, e Deva Bayù, il dio dei venti, apparve sulla soglia, e dietro la sua figlia sorridente. Madre e bimbo si abbracciarono, e lei gli disse che il figlio sarebbe tornato a trovarlo quando avrà imparato dal nonno i segreti che regolano i venti e le stagioni. Anni dopo il figlio tornò da suo padre e gli spiegò tutto quel che gli uomini devono sapere sulle fasi lunari, sulle tempeste, sui germogli e sulla generosità degli Dèi che provvedono amorevolmente alla vita degli esseri umani sulla terra. E questo perché Bali è un divino paradiso dove gli Dèi hanno dimora.

I Gusti Madé Deblog (1906-86), la nascita di Hanoman, 1936, inchiostro su carta, Museo Puri Lukisan, Ubud



P.S.: il presente diario è pubblicato anche su
http://www.cipiaceviaggiare.it/bali2013.htm
http://www.viaggiareliberi.it/diari_asia.htm
e
http://www.viaggimiraggi.it/Diari/?number=699

In seguito ho poi pubblicato alcune foto storiche di Bali nel seguente Post di questo Blog:

https://viaggiareperculture.blogspot.com/2018/11/18-bali-i-suonatori-di-gamelan-e-le.html

Bali 29 (Kedonganan)

2 ottobre,   29a giornata  (Kedonganan)

Anche stamane vado a fare un giro nelle vie qua attorno, vie non dedicate al turismo, ma di traffico di lavoro. Negozi popolari, minimarket, officine meccaniche, piccoli opifici, e altro.



 rivendita al dettaglio di bottiglie di miscela per motorini
triciclo-rivendita di succhi di frutta e acqua minerale


Continuo il giro per le zone popolari.
 una fabbrica di blocchi di cemento

appena si va nei retri, o in fondo a un gang, c'è subito la campagna

Ma ci sono pur sempre bei fiori e frutta, che rendono colore e bellezza.






Per certi versi sono posti brutti, perciò senza turisti, ma sono comunque interessanti perché significativi della realtà che c'è dietro la facciata di negozi e negozietti di souvenirs o di oggetti d'artigianato, o di ristoranti e hotels. Diverse volte ho visto topi passare, e mi sembra che sia molto carente un servizio pubblico di nettezza e igiene urbana. Spesso bruciano gli scarti con dentro di tutto, anche molta plastica, di qui i fiumi grigi e certi odori acri. 
Camminando sui marciapiedi (di solito molto rialzati) bisogna sempre stare molto attenti a dove si mettono i piedi, perché ci sono buche, crepe, e a non fidarsi di rappezzature, chiusure, tombini, grate, botole, ponticelli in legno ... 
Nei prossimi giorni ci sarà a Bali la riunione dell'APEC (Asian-Pacific Economic Community) con l'intervento anche di Obama. E già c'è molta attesa. Obama è cresciuto a Giava da ragazzino, nel 1969/70, e quindi ci si aspetta un particolare interessamento per i problemi dello sviluppo dell'Indonesia.
Ripensando al giro di ieri, gli oggetti di artigianato venivano originariamente prodotti solamente per finalità concrete , pratiche, in quanto oggetti di uso quotidiano, come ceste o cestini, o ceramiche, o oggetti per  offerte e cerimonie ... Quel che si compra ora non sono esattamente le stesse cose di trent'anni fa ... 
Ci sono a Bali vari musei, a Ubud, a Denpasar, come in altre località. Sono dunque consapevoli di dover preservare la loro cultura... Nei musei si vedono gli originali, che sono divenuti dei prototipi per tutto ciò che anche ora si produce, ma si produce per altri fini. Non fanno quasi altro che riprodurre, ma ci sono stati alcuni cambiamenti a contatto con le arti occidentali. Sono comunque ulteriori variazioni sul tema di riferimento che rimane quello tradizionale, cioè il modello di ciò che è tipico locale. In certe botteghe c'è una scritta del tipo: "antiques made to order", antichità fatte su ordinazione, riferita alla manifattura di oggetti che sono proprio come quelli tradizionali. Per i balinesi (e non solo per loro) è antico tutto ciò che in qualche modo appaia tale. E poi comunque anche in botteghe con cosucce da poco, è d'obbligo contrattare. Pochi e rari i negozi a prezzo fisso. Li abbiamo visti solo qui a Kuta, oppure nei grandi centri commerciali moderni, o nei supermarket, dove anche la gente del posto va a comprare, e lì i prezzi sono commisurati al costo della vita e al reale valore della rupia. Come sono soliti dire: quando con la contrattazione si raggiunge una cifra che tu acquirente giudichi un buon affare, e a chi vende, anche, allora quello è il prezzo giusto in quella situazione.

Mi piace quel monumento che c'è all'ingresso in città, con Arjuna e la biga coi cavalli guidata da Lord Krishna, che riproduce l'immagine dell'inizio della battaglia di Kurukshetra, descritta nella Bhagavad Gita. Qui anziché Arjuna, dicono che era l'eroe Bima.



A Bali nel suo particolare induismo (Agama Hindu Dharma), si considera che Wisnu e Siva siano manifestazioni dell'Unico-Tutto, o Tutt'in Uno, cioè Sang-hiyang Widi Wasa, o Acintya (non-figurabile), che risiede sul monte omonimo (2100 metri, sopra alla regione dei laghi), ed è il dio invisibile del mondo superiore, protettore degli spiriti degli antenati, e rappresentato dal trono vuoto (padmasana) con a volte una figura solare,
a Jimbaran
di solito il trono è avvolto nel poleng a quadri bianco/neri, e protetto dall'ombrello tedung (vedi la puntata 26); mentre la divinità più venerata è Dewi Sri, consorte di Wisnu, dea della fertilità, della vita, e dei prodotti della terra in primis il riso;  e Saraswatù la dea delle conoscenze, consorte di Brahma; e Durga, la Morte, consorte di Sivà; poi ci sono i vari spiriti della natura, eredità dell'animismo prehinduista, come la personificazione dello spirito dell'acqua, Dewi Danu, presente nelle fonti sacre, o la già citata Dewi Sri, dea del riso, o Dewa Bayù, dio dei venti...
Kontot Suarbawa, Tiga Bidarari, collezione Ganesh a Tegallalang

A Bali c'è spesso vento, essendo un'isola, il che è la sua salvezza altrimenti il sole sarebbe troppo forte e farebbe troppo caldo. E' una gran cosa, è stata proprio graziata dagli dei della natura... E inoltre è ricca di acque, e il terreno vulcanico è particolarmente fertile. Perciò la chiamano paradiso terrestre o isola degli dei.

Ghila in questo viaggio ha parlato con tante persone, e ora sta chiacchierando con una giovane svizzera e le sue due bimbe. Poi andiamo a pranzo su al primo piano che è tutto aperto ai lati, creando un unico salone senza pareti, di almeno 40 metri, con belle statue moderne di danzatrici.



Non manca un duetto sonoro di gamelan, con la solita musica, che nella sua nenia ritmata a volte mi fa tornare in mente la canzoncina dei personaggi disneyani di Gwendaline e Adelina Bla-bla, le due oche inglesi negli Aristogatti del 1970... e in effetti qui accanto ci sono proprio delle statue di due gooses...!
Prendo un ottimo sweet&sour chicken, Ghi fried noodles, e AL un ottimo tonno bianco. Intanto chiediamo alla cameriera che cosa contiene quella grande zuppiera del tavolo più in là, e ci dice che è fuori menù, espressamente per il boss e i suoi due ospiti di lavoro. Il signore in questione se ne accorge e dice alla cameriera di portarci la zuppiera, così finché non saranno servite le nostre ordinazioni potremo gustare un piatto tipico che si fa raramente nei ristoranti. E' una zuppa di pesce, ed effettivamente il brodetto è molto buono e saporito. Ringraziamo tantissimo per la cordiale cortesia.
Nel pome facciamo il solito full body massage di un'ora, poi facciamo la conferma del volo via internet, e alle sei andiamo in spiaggia per il tramonto. E' tutto rosa, anche la sabbia e l'acqua.




In lontananza si vede che mettono in mare delle barchettine con luminarie.


Ci sono diversi spettacolini di danze balinesi con ballerine adolescenti, e anche con bambine di circa 10 anni, certe sono proprio brave. Ogni ristorante ha allestito un suo teatrino, e si va dall'uno all'altro.



Poi restiamo lì per cena, ai tavoli in spiaggia del "New Langsam café's fresh grilled seafood", dove prendiamo un gran pesce snapper buono e fresco che basta per tutti, salsine varie, patatine fritte per tre, una soup, acqua, bibite, e succhi spremuti di frutta, una birra, per un totale di circa 23€ in tre  (qui nel sud turistico tutto è un po' più caro).