venerdì 19 gennaio 2018

Viaggio in Georgia 4 (Kutaisi e dintorni)

(sèguito di giovedì 7 luglio)

Lungo la strada ci sono tanti che vendono i loro pani, anzi panoni, sei al prezzo di cinque, i georgiani mangiano tanto pane con molta mollica per tirar su gli intingoli dei sughi, e le dense zuppe. Altri vendono amache, dondoli di corda, sdraio... oppure oggetti in legno, cesti.
Attraversiamo la grande pianura centrale del Paese con i suoi campi di grano, e gli orti. Poi dopo Khashuri e poi Surami, con le loro periferie scassatone ma pulite, e con vari baracchini e negozietti lungo strada, iniziano grandi boschi, si supera un passo a 1450 metri, e si esce dalla Shida Kartli. Qui inizia la regione collinare e montuosa dell' Imereti, con fortezze medievali, torri di guardia, chiese-monasteri cinte dentro muraglie, e bella campagna. Si passa un tunnel con sculture, e poi si possono vedere tante arnie per api, baracchini che vendono miele oppure pannocchie di mais abbrustolite. 
Mucche, cavalli, capre, pecore, e persone che camminano lungo la strada statale. La campagna, le colline, e i boschi sono molto belli. Ma le fabbriche che si vedono sono tutte distrutte, o abbandonate e arrugginite. Forse sono state bombardate dai russi durante le ultime due guerre. 
A 50 km prima di Kutaisi passiamo il bivio che in soli 21 km ci avrebbe portati a Bagdati che è la cittadina natale del grande poeta rivoluzionario Mayakovskij, e quando dico che mi sarebbe interessato visitare la sua casa ora museo, desto meraviglia e incomprensione. Io da ragazzo ero stato un accanito lettore delle sue opere, e mi ero molto identificato con questo eroe dell'arte libera e creativa.

Giungiamo a Kutaisi (la seconda città della Georgia)

e facilmente andiamo in via Newport, all'albergo che avevo prenotato: il "Rero hotel". E' piccolino, ma nuovo e al front desk la giovane sembra molto corretta e professionale. Forse il proprietario è un russo dato che la mail è rerohotel@mail.ru  e non invece .ge
Per prima cosa dobbiamo dare della nostra roba da lavare, poi lei ci dice che si possono fare dei giri nei dintorni con un loro taxi, e le dico di prenotarlo per noi, e subito usciamo. Ci dirigiamo verso destra in discesa, e constatiamo che effettivamente siamo in pieno centro, per cui camminiamo un po', ma essendo le due c'è un sole spaccapietre rovente, sostiamo subito in un negozio dove compriamo dello yogurt fresco alla frutta che finisce in un batter d'occhio. Intanto siamo già di fianco al Teatro statale drammatico, e subito passato il teatro siamo nella ampia piazza centrale, dove ci sono tre bar e un posto per pranzare. Scegliamo un tavolino fuori all'aperto dove c'è ombra e persino un filo di arietta. Restiamo lì al caffè-bar "Rennes" dove c'è una simpatica cameriera con folti e eccezionalmente lunghissimi capelli. Ci godiamo la vista della grande fontana centrale con statue (modelli ingranditi di reperti archeologici) e con dietro il teatro,

e del verde dei giardini dell'ampio boulevard sulla ns sinistra.

Poi già che siamo qui, intanto che aspettiamo, vado a cambiare dei soldi nella banca che è proprio adiacente, e pranziamo con 11 €uro in due. Prendiamo: annalisa una caprese (con vera mozzarella), e io delle verdure grigliate, e una grossa coppa di macedonia (salad of assorted fresh fruit) dato che era da un bel po' che non trovavamo da mangiare frutta. E beviamo bibite e acqua in quantità.
Passeggiamo nel bel parco (Baghis kide) ombroso e ventilato, ordinato e ben tenuto, con tanti fiori.

ci sono anziani che giocano ad una specie di tric-trac, chioschi, bancarelle,



Chiediamo dov'è il Museo storico statale (Kutaisi State Historic Museum).

Però purtroppo appena entrati in questo edificio dei primi del novecento, per accedere alle sale c'è una scalinata alta e poi altri vari scalini da fare, per cui Annalisa, che ha male al ginocchio, resta giù nell'atrio ad aspettarmi (non è previsto un ascensore, è un edificio del 1912).

 Una sala è sull'Età del Bronzo,
figurina ithyfallica (VII s. a.C.)

e un'altra di antichità (la città di Kutaisi 3500 anni or sono era capitale del regno di Colchide col nome di Aïa, menzionata anche nelle "Argonautiche"),
 coppa, rhyton d'argento (IV s.a.C.)


gryphon dell'epoca dell'impero sassanide

e l'altro salone è sul folklore, con costumi tradizionali, oggetti, attrezzi popolari, ecc. interessante.

Ci sono anche libri d'antiquariato, e icone religiose

una "vita di Alessandro Magno" di fine Settecento

 san Giorgio che uccide l'imperatore

san Giorgio che schiaccia Diocleziano

Un'altra parte è in restauro. Il biglietto al solito è di 3 lari.

Poi deambuliamo un po' qui e là, e vedo una insegna con scritto Info turistiche, così entro in un paio di portoni ma non trovo, è un edificio con varie sedi di ditte, finché una impiegata di un qualche ufficio uscita per fare un intervallo, torna dentro per chiedere alle colleghe, e quindi una di loro mi accompagna poco più in là sotto i portici, e vedo che su un vetro di una finestra c'è una "i".... fuori ci sono solo insegne con scritte in alfabeto georgiano...  Entro e provo ad aprire una porta, e lì c'è un piccolo ufficio con un giovane calmo e gentile che parla bene inglese. Gli chiedo se si può comprare il biglietto del bus per andare a Mestia. Ritornati in albergo, la tizia mi chiede cosa abbiamo fatto, e io le chiedo se ha prenotato per un giro, e mi dice di sì (poi risulterà che invece no, non l'aveva fatto.....). Restiamo un po' in camera a riposare e poi ri-usciamo quando fa meno caldo. Ora c'è in giro tanta gente.
Andiamo al mercato, o bazaar. Ci sono donne che vendono solo erbe aromatiche, prezzemolo, timo, coriandolo, basilico rosso, ... e anche spezie. Si vede che ne fanno molto uso. Ci sono le noci in succo d'uva (churchkhela), formaggio affumicato (sulguni), salsa amara di prugne (tkemali), e un miscuglio di erbe aromatiche e spezie varie (adjika).  Si vendono anche cotiche essiccate, e lardo secco. Un paio di "macellerie" sono proprio schifose. Poi frutta, verdure, e cianfrusaglie varie.







Più in là c'è un gruppetto di giovani che canta e suona melodie tradizionali georgiane per passarsi il tempo.


In giro ci sono anche statue, altorilievi, e opere d'arte per decorare le vie o le piazze, come ad es. queste:



o anche queste altre:



La città di Kutaisi (200mila ab.) è sede del nuovo parlamento nazionale quindi è diventata la capitale legislativa del Paese. Il modernissimo e originale edificio dell'architetto spagnolo A.Domingo Cabo, con una cupola alta 40 mt. è stato inaugurato quattro anni fa.


Infine alla sera ritorniamo in piazza centrale di nuovo da "Rennes" dove ceniamo verso le nove. Io prendo pollo  arrosto con spinaci, in salsa di gorgonzola, e Annalisa una carbonara; buoni. Totale 10€uro. C'era un giovane americano che fa il cooperante che aveva portato qui a cena i genitori venuti a trovarlo. Poi gironzoliamo ancora un po' perché è proprio una bella serata estiva, tutti sono fuori casa all'aperto.
Notiamo solo ora che proprio davanti alla porta del ns albergo c'è l' hotel "Discovery", e di fianco la guest house "Veneto". E a pochissima distanza c'è la vecchia sinagoga del 1885.


Venerdì 8

Vicino alla fermata del bus purtroppo c'è un cane morto, altri randagi lo annusano. Poi vado subito dal ragazzo gentile del "Tourist i", aspetto un bel po' il mio turno, e mi fa per telefono la "prenotazione" dei posti sul bus, cioè in realtà si tratta solo di una raccomandazione orale per cui semplicemente dice al conducente di aspettarci. In definitiva seguendo il suo consiglio andremo prima al mare e poi da là con questo bus andremo su sul Caucaso, se no da qui l'unica è prendere un volo con un aereoplanino, ma è già tutto pieno.
Improvvisamente scroscia a dirotto e mi inzuppo solo per ritornare al bar, e fradicio faccio subito colazione. Entrano correndo una coppia di giovani lituani arrivati in moto.
Tornati in albergo ci sono le consuete incomprensioni con la tizia che non ci aveva prenotato un auto per fare un giro dei dintorni...! in effetti non sa l'inglese ma solo alcune parole base. Andiamo in strada e contrattiamo per un "taxi". In realtà sono tutti abusivi, e dunque si tratta solo di gente che per campare fa l'accompagnatore in auto, quindi sono solo "car driver", più economici (se si contratta a lungo) dei taxi con su l'insegna ufficiale. Per l'escursione della giornata paghiamo 24€.
Saliamo e saliamo, poi ad un passaggio della ferrovia non c'è la sbarra ma solo uno in un baracchino che fa segno di sì con la testa, e si attraversa. Ed ora dopo soli 11 km eccoci a Gelati. Qui c'è un famoso monastero ortodosso. Ci avviamo sullo stradello di terra battuta, in mezzo c'è un grosso cagnone che non vuole assolutamente spostarsi.
Monaci col barbone e con scarponi grossi (qui con la pioggia diventa tutto fango). Vivono qui isolati.


L'edificio principale è del 1106 ma rimaneggiato e ampliato nel XVIIs. Ci sono bei mosaici e affreschi. Il re Davide (Davit) detto Agmashenebeli "il costruttore", della dinastia dei sovrani Bagrationi, XI sec., nato a Kutaisi è sepolto nel cortile interno.
gli ultimi epigoni dell'iconoclasmo bizantino hanno cancellato i volti

Qui vi era una Accademia di studiosi, teologi e filosofi, e uomini di scienze, per cui il monastero fu soprannominato "secondo monte Athos" (Grecia). Si conservano tuttora preziosi e rari manoscritti.
Fuori c'è anche una replica della croce di santa Nino, contornata dalla treccia dei suoi capelli
Da qui parte un bel sentiero per chi ama fare trekking nella natura


Poi andiamo a vedere il monastero di Motsameta a pochi km di distanza.


Ad un certo punto un uomo lungo la strada chiede un passaggio a causa della pioggia. E' una sorta di Gurdulù o homo selvaticus (si veda il libro di Massimo Centini), che scende all'entrata. Una portinaia ci ferma e chiude il cancello per la stradina di ingresso. C'è una sferzante pioggia e così ci vediamo costretti a farci tutto il percorso a piedi sotto l'ombrellino portatile (un bel percorso nel bosco). Il "salvadego" ci chiede dei soldi, gli diamo delle monetine, e allora va a dire alla portiera qualcosa per cui quella ci apre e fa passare  l'auto, che poi ci aspetterà fuori al ritorno.

Siamo sul ciglio di un burrone sul fiume che sta giù in basso. Arriviamo al ponte di passaggio e scendiamo dalla macchina e proseguiamo a piedi.



 C'è ovunque odore di cacca di vacca.
Anche questo è dell' XI sec. ma costruito su una chiesa dell'VIII s. Per certe occasioni ci vengono molti pellegrini. Luogo molto tranquillo e suggestivo che da appunto sul fiume Rioni, composto da due chiese.

Quindi poi andiamo ala cattedrale di Bagrati, che domina sulla città. Considerata un capolavoro di architettura medievale. Ricostruita più volte, e da ultimo restaurata pesantemente (tanto che l'Unesco le ha tolto il titolo di patrimonio materiale intangibile dell'umanità). Il nome le deriva da quello del re Bagrati, fondatore di una dinastia regnante su tutto il territorio georgiano, che unificò dunque i due antichi regni.

Ci sono stupende opere d'arte medioevale.
il trono che utilizza il patriarca

Andiamo a pranzo al ristorante "Baraqa". Ci sono varie tipologie di kachapuli a seconda delle ricette tradizionali regionali: ci sono quelli Imeruli, cioè locali di qui dell'Imereti, e Megruli, e Acharuli, che praticamente hanno del formaggio locale o dentro o sopra...

Poi hanno: safirmo, fenovani (o penovani), achma (pasta sfoglia tipo lasagne), kubdari, e il piatto tipico regionale Acharuli lobiani, una pizza a calzone aperto a metà con riempimento. Inoltre a parte vari khinkali, c'è: barbecue di maiale, funghi con sulguni (un formaggio), chashushuli con vitello stufato, odjaxuri (carne e patate), shkhmeruli (pollo con limone e uova), okroshka (una zuppa fredda con del prosciutto), kebab, spiedini (di agnello, o pollo, o maiale), e pollo ripieno di spinaci, borano, o kubdari, o melanzane con le noci,  eccetera ecc. (vedi foto qui sotto del menù e pensa di dover scegliere per ordinare):


Purtroppo ancora piove forte, e abbiamo disdetto la prenotazione per Mestia poiché non ci pare il meteo giusto, e ci abbiamo pure perso qualcosa dato che eravamo fuori tempo massimo per poter cancellare, cioè oltre le 24 ore. Penso che senz'altro convenga andare ora a Batumi, dove sicuramente il tempo è bello, e su a Mestia invece più tardi quando il sito di previsioni meteo ci darà almeno un paio di giornate di sole. Quando usciamo dall'uff. turistico, per l'intensità e violenza degli scrosci di pioggia, ci infradiciamo subito. Rientrati al "Rero", Mamuka cioè la tizia della reception presenta a Annalisa un tale che sa l'italiano perché lavora con un prete italiano alla pensione Veneto, che è della Caritas. Ci racconta alcune esperienze.
Combiniamo con un car driver in sosta lungo il marciapiedi per andare domani a Batumi (30€), il quale ci parla per tramite di un suo collega al centralino che sa l'inglese.... L'autista si chiama Zyrab.

Oramai tutta la nostra camera è cosparsa di indumenti fradici ad asciugare, che passiamo con un phon (anche quelle che avevamo dato da lavare, che ci son state restituite umide...).
Cessato il secondo diluvio, a merenda al bar prendiamo delle ottime fette di torta. C'è un gruppo di 7 donne iraniane tutte vestite di nero. Al bar ora c'è una buona connessione wi-fi. Individuata una guest house dove la signora parla italiano (!),  combino con lei per telefono per quando poi andremo su a Mestia. E intanto combino con una guest house al mare, che sta nel vecchio centro di Batumi, e si chiama "Old Boulevard", a buon prezzo (mentre la città vacanziera di Batumi in generale è piuttosto più cara dei centri all'interno). Domattina faremo dunque il percorso da Kutaisi a Samtredia poi a sinistra fino al mare Nero e giù a sud lungo la costa.

(continua)

mercoledì 17 gennaio 2018

Viaggio in Georgia 4 (a Uplistsikhe e a Gori)

prosegue: mercoledì 6

Eccoci in viaggio. Macchinaccia scassatona, un po' sporca, con (anche lui) il vetro davanti scheggiato e un po' rotto, corre in autostrada (gratuita). Guidano in un modo un po' assurdo, molte auto sono dei vecchi ruderi. Anche se è evidente che il parco auto totale è ora in grandissima parte molto recente.
Entriamo nella regione di Shida Kartli, cioè dell' interno georgiano. La metà della regione è sotto occupazione militare russa, e l'esercito russo arriva fin sul bordo dell'autostrada Tbilisi-Gori, ed è vicinissimo a importanti città georgiane come Gori o Khashuri. Si tratta dell'area montagnosa della regione autonoma dell'Ossetia del sud, che con l'ultima guerra del 2008 la Georgia ha perduto.

Ci rendiamo conto che Uplistsikhe in effetti non è sul percorso, ma si deve per forza entrare in Gori e poi solo da lì con una stradina di 7 km si arriva alla zona archeologica. Ci sarebbe stato anche il treno, ma poi dalla stazione bisognava prendere un taxi, oppure c'è un bus da Tbilisi-Didube.
Si entra nell'area del Historical & Architectural Museum-Reserve, e si paga un biglietto d'ingresso di 3 Lari cioè un €uro e 23 cents (scrivono sempre la sigla GEL che sta per georgian lari).


Uplistsikhe è una enorme sporgenza rocciosa tutta traforata, con anche un portale ad angolo, troneggiante sull'ingresso principale. Da lì si vede anche un bel panorama. Solo che fa proprio caldo, e il sole di quasi mezzodì è fortissimo su quelle rocce esposte e senza alberi o ombra.
Ci si deve arrangiare a camminare in qualche modo sulle pietre lisce e con una spolverata di sabbiolina fine sopra... Ma è un luogo magico. Una antica sede cavernicola  d'un paio di millenni a.C.



il cui nome significa "fortezza del signore". Ma la fortezza è del IV/III secolo a.C. quando la cittadina divenne un importante centro strategico delle antiche popolazioni locali. E' uno dei più antichi insediamenti della Georgia risalenti all'età del bronzo, e appartenenti alla cultura Kura-Araxes, le prime costruzioni monumentali sono del VII sec. a.C. Le caverne scavate nella pietra erano usate come rifugi durante assedi o invasioni, mentre le abitazioni quotidiane erano tutt'intorno alla rocca. Ci sono sentieri incavati nelle rocce, e tunnel segreti. In cima poi fu costruita nel primo medioevo una basilica cristiana.

la fortezza nel Cinquecento
Attraversiamo la campagna nella periferia della città e passiamo dove giunse Pompeo con le sue truppe romane nel 66 av.C. il quale conquistò il Paese e lo rese vassallo dell'impero romano.

Mangiamo delle cosine che avevamo comprato in un negozietto prima di partire, cioè dei biscotti, dei taralli dolci, dei simil-wafer, e bottigliette d'acqua....ed eccoci arrivati a Gori.


Poi andiamo alla ricerca della "guest house Flora". L'autista chiede info ai passanti per ben tre volte.
Si entra imprevedibilmente passando da un cortile su cui da la cucina. Dunque entriamo in cucina e c'è una signora che sta stirando delle lenzuola. E' madame Layla che lavora qui e che sa bene il francese. Ci accompagna in una camera a tre letti con bagno e ci dice che comprese nei 28 €uro ci sono anche le prime colazioni. Chiacchieriamo un po', poi andiamo a riposarci per la calda giornata. Telefono al Tamarindi di Mtskheta per chiedere se riescono a recuperare i libri che avevo dimenticato sull'auto che non abbiamo preso, per poi passare a ritirarli al ritorno.
E' gradevole scambiare due parole con questa signora, che era stata insegnante di francese nelle scuole e ora è in pensione ed arrotonda con alcuni servizi qui nella guest house.
Usciamo e scopriamo che stiamo in pieno centro storico, siamo proprio sul retro del museo della II guerra mondiale, dietro a un bassorilievo sul tema della pace.

 Dunque a un passo dall'ampio boulevard Stalin a 4 corsie, ed alberato con in mezzo dei giardini con piante e fiori.

In effetti come è noto Stalin era georgiano nato in questa cittadina. Gori fu semidistrutta da un terremoto nel 1920, e fu Stalin a impegnarsi per farla ricostruire con i connotati di una città moderna.
Entriamo nella banca Basis, che è ora di proprietà cinese (Hualing group), e cambiamo dei soldi.

All'uscita incontriamo per caso un taxista posteggiato in un vicolo laterale d'angolo, e faticosamente combiniamo per la prossima tappa, per andare a Kutaisi. L'accordo è frutto dell'intervento di varie signore, di numerose telefonate e controtelefonate, e della mediazione di uno che sa quattro parole in inglese. E' stata una esperienza divertente. Poi scioltosi il gruppetto di assistenti volonterosi e di curiosi di passaggio che si erano soffermati, andiamo al vicino museo storico-etnografico in via Kirion II.
                      


L'edificio del museo, fondato nel lontano 1935, è mezzo in restauro poiché è vecchio ed è stato trascurato. Ora sono visitabili solo le sale con le antichità, e una sala con oggetti del folklore locale. Ci sono reperti del regno della Colchide e di quello della Iveria, e dei periodi della regina Tamar e di David Narin. Collezioni di manoscritti medievali in georgiano, oggetti di metallo lavorato, sculture, dipinti, e molte foto storiche.
la regina Tamar



Ci sono manufatti del IV o III millennio a.C., e altri più numerosi del XXXIII o XXX secolo a.C.

oggetto d'oro di epoca romana
La ragazza che ci accompagna, ci fa da guida e illustra i reperti in inglese. E' stata brava nelle spiegazioni. Poi alla fine ci dice che è stata due giorni a Roma, e che se ne è innamorata e vorrebbe tanto ritornare in Italia.
A pranzo spendiamo 6 Lari....!

Poi ci incamminiamo verso il famoso museo su Joseph Stalin, che è lì vicino in Stalin avenue n. 32, museo di notevoli dimensioni, con ben 60 mila oggetti esposti... su due piani. Piuttosto pomposo.



Ma entrare nell'edificio principale costa 10 Lari a testa (circa 4€) e dunque rinunciamo, già che non eravamo interessati. In effetti come ricordavo più sopra, Stalin era georgiano, anche se fortemente assimilato alla cultura russa, ed è senz'altro il più famoso personaggio della Georgia, noto in tutto il mondo e presente in tutti i libri di storia del novecento. Nel negozietto vendono un librino con le sue poesie giovanili, foto storiche, gadgets vari, una T-shirt con lui quand'era studente rivoluzionario...



Quindi è comprensibile che in questa cittadina di campagna che è il suo luogo natale in cui passò tutta l'infanzia e compì gli studi nel locale seminario ortodosso, sia considerato un personaggio locale di grande importanza. Nel giardino attorno c'è il vagone ferroviario personale del dittatore sovietico,

col quale si recò ai grandi appuntamenti internazionali verso la fine della seconda guerra mondiale (qui chiamata la grande guerra patriottica), a Tehran in Iran, a Yalta in Crimea, e a Potsdam in Germania orientale, nei quali venne spartito il mondo tra le potenze vincitrici. Tra l'altro anche il braccio destro di Stalin, cioè Beria, era un georgiano (della regione dell'Abkhasia).

Uscendo ci soffermiamo nei giardini del vialone.



poi andiamo a cenare presto, al ristorante Chinebuli, dove prendo un Kharcho, cioè un brodo di manzo e verdure, che è pieno di erbe e spezie (purtroppo per me, con molto coriandolo) ed è una minestra densa e consistente, mentre Annalisa prende una trota, inoltre ordiniamo un piatto di grossi kinkhali al formaggio, molto buoni, da condividere.



Per finire, qui non ci sono né frutta né dolci. Totale 10 Lari...! (=€4).

Poi vediamo il vecchio hotel Intourist ancora funzionante (la "Intourist" era l'agenzia sovietica per il turismo internazionale). Edificio in stile mediorientaleggiante "moderno" anni Sessanta.
E in fondo ad una stradina perpendicolare al boulevard, intravediamo il bel castello medievale in cima ad una rocca.


Rientriamo in Pensione passando dalla cucina, dove c'è Mme Layla che ha appena fatto dei pandolci e ce ne offre un paio di fette, buoni. C'è anche la signora Flora, la padrona di casa, che ci fa raccontare che cosa abbiamo fatto, e Layla traduce;

appena sentito che abbiamo combinato con un tassista, fa subito una telefonata e ci fa avere un'auto con autista che ci porterà a Kutaisi per 10 Lari di meno (quindi a 30€). A questo punto entrano delle turiste, che sono delle due auto iraniane posteggiate qui fuori. Le signore cucinano da sé la cena per le loro famiglie che attendono in camera.
Tornati nella nostra stanza chiamiamo per Skype i figli e poi ri-usciamo per comprare delle bottiglie d'acqua e dei succhi di frutta da bere durante il viaggio in auto. Telefoniamo all'albergo di Kutaisi per confermare che arriveremo domani e che ci fermiamo due notti.
Ceniamo fuori molto bene e abbondantemente per 22 Lari (9 €uro).

Giovedì 7
Anche dietro la pensione si vedeva bene il castello, con sotto una scultura di cavalieri tipo quelli arturiani della tavola rotonda. Poco più in là della scultura si vede una colonna antica con iscrizioni.
Dunque consumiamo in cucina la colazione preparata dalla signora Flora, che l'aveva ricoperta con dei giornali per proteggerla dalle mosche. Buonissima, tutto di qualità: uova fresche dell'aia, pomodori dell'orto, burro genuino, e poi una insalata che noi diremmo alla greca con formaggio tipo feta, e dei tegolini larghi, ottimi.
Infine ci facciamo calorosi saluti. Restiamo un poco sul marciapiedi ad attendere l'auto, e intanto notiamo che dall'altro lato della stradina c'era una scuola di musica, e la docente e proprietaria, che è una soprano abbastanza nota, è anche su alcuni manifesti appesi al muro come candidata alle prossime elezioni amministrative fra due mesi.
Finalmente l'autista arriva e partiamo davvero.

(continua)