sabato 3 febbraio 2018

Viaggio 2016 in Georgia 11 (3a puntata su Tbilisi, cioè 5° e 6° giorno di nuovo nella capitale )

11a puntata:

lunedì 18 luglio

Partiamo da Sighnaghi. Anche questa auto, come già altre volte, ha il parabrezza davanti crepato, scheggiato, questa vecchia macchinazza, è tutta scassatona ... era meglio il Mercedes di ieri (comprato in Italia) con il cambio automatico. Il manto stradale è tutto rappezzato, rattoppato, e ondulato, e sono vecchi gli ammortizzatori per cui si salta spesso, o l'auto ballonzola, e si sente il ferro sotto al sedile dietro... Passiamo un grande e bel castello medievale, ben tenuto o restaurato.

di nuovo a TBILISI
(è quindi la 5a giornata che passeremo nella capitale)
brossura dépliant su Tbilisi dell'uff.turistico 
con la statua equestre (1959) di re Vakhtang

Attraversiamo la parte di nord-est della città che ancora non avevamo vista. 
Ritorniamo nello stesso albergo deprimi giorni (a cui avevo telefonato 2921980 e inviato una mail di conferma: info@hotelsharden.com), quello tra Jerusalem Square e Leselidze Street.


E appena entriamo in camera ci buttiamo sul letto e ci addormentiamo. 
Dunque è il ns 5° giorno a Tbilisi, usciamo e andiamo subito a cambiare dei soldi (e vediamo che il cambio è migliorato per noi), e poi non avendo fatto la prima colazione, andiamo in un bel bar che si chiama "Entrée", in via Kota Apkhasi 47, in cui fanno anche delle attraenti insalatone, brioches, panini imbottiti, alcuni primi, ... ecc. Prendo un piatto di riso basmati con peperonata dolce, e Annalisa un sandwich con formaggio emmenthal e prosciutto cotto (tutte cose introvabili al di fuori da Tbilisi). 
Gironzoliamo andando su verso destra, ma sono case disastrate, con i ponteggi attorno, a causa ancora di un terremoto di anni fa ...  A Tbilisi, ma come d'altronde in tutta la Georgia da quel che abbiamo visto, ci sono sempre e ovunque lavori in corso, e il rumore di sottofondo di una sega elettrica o di un trapano, è un accompagnamento sonoro tipico delle città. Sopratutto è dovuto al magnate Bidzina Ivanishvili, che fu già primo ministro, e che è un importantissimo imprenditore, l'uomo più ricco della Georgia, il cui patrimonio è stimato 6 miliardi e mezzo di dollari. Fu lui a creare un nuovo raggruppamento politico ("Sogno georgiano") che sconfisse nel 2012 l'ex presidente Saakashvili.

 bancarelle di libri usati

un negozietto in un sottoscala
una vecchia auto di produzione sovietica, la Moskvich

Fa molto caldo. Moltissimi bevono dalle fontanelle pubbliche, che sono tantissime. Certi solo si lavano le mani, oppure la faccia, o le braccia, molti ci vanno a riempire la bottiglietta che portano con sé. Abbondano i posti per mangiare ma non ci fanno tanta voglia...




Dopo un po' però ritorniamo in albergo e restiamo nell'aria condizionata finché c'è questo solleone, d'altronde Tbilisi è "la calda"=tbili (questa l'etimologia del nome, ma riferita alle acque termali). Torniamo per pranzo al ristorante spagnolo.

Nel pomeriggio avanzato usciamo di nuovo e facciamo una passeggiata fino a piazza Libertà, con il solito sangiorgio in mezzo, e su un lato il Municipio della capitale


qui è sindaco della capitale, l'ex calciatore milanista Kahka Kaladze

e lì ci viene la curiosità di andare con la funicolare sulla collina retrostante dove forse c'è un po' di arietta e venticello. Prendiamo un taxi e diciamo di portarci alla partenza della cableway (che sappiamo è dopo il ponte di fianco a piazza Europa e al Parco Rike). Questo parte senza dir nulla, ma va in altra direzione... allora cerco di fargli capire a gesti "funicolare", ma non funziona, poi gli mostro la piantina della città, ma la guarda e non la capisce, allora telefona (i tassisti sono sempre al cellulare) per chiedere aiuto alla sua centrale ma pare non ottenga gran ché, allora gli indichiamo noi e per un po' va dove diciamo, ma poi supera un bivio dove doveva girare e non gira ma tira dritto, a questo punto interveniamo indispettiti,  e scocciati, allora ci chiede: «Cable Way Hotel??». «Nooo!!» corale da parte nostra, di nuovo stizziti.

Infine dopo assurdi giri arriva in piazza Europa, noi scendiamo subito incazzatissimi, gli allungo 5 Lari (la tariffa per girare in centro, cioè 2€) e ce ne andiamo. Diversamente dal solito questa volta non c'è nessuna coda (il motivo per cui non ci eravamo mai saliti) e quindi saliamo subito, prima che l'autista possa posteggiare e scendere. Il biglietto include l'acquisto di una card per tutta la rete dei trasporti pubblici urbani, che a noi oramai non serve, ma comunque il totale è di 3 Lari a testa, per cui...

Veramente bella la vista salendo.

Si vedono bene certi quartieri


Si arriva alla fortezza di Nikala (quella illuminata alla notte), ma i resti visti da vicino non sono un gran ché. Si passeggia fino alla imponente statuona della Madre Patria.

o Madre Georgia, = Kartlis Deda (del 1958)


Si vede dall'altra fiancata della collina il percorso del giardino botanico, che pare sia molto interessante ma ora non abbiamo voglia di andarci. Quassù non c'è nemmeno un bar né un posto dove poter passare la serata, e quindi dopo esser stati un po' su una panchina a guardare la statua e il panorama, scendiamo giù.

una delle sedi di grandi aziende e di multinazionali, 

la cattedralona Sameba (del 1995)

il nuovo palazzo di Giustizia

il ponte della pace e il parco Rike coi tubi-teatri

e il nuovo palazzo della presidenza della repubblica
Qui risiede il Presidente, il filosofo Giorgi Margvelashvili, del nuovo partito "Sogno georgiano".

il san Giorgio dorato

il ritorno giù
E invece nemmeno questa volta siamo andati sul trenino-cremagliera per salire sull'altra collina...

Passiamo davanti a una bigiotteria che vende propri prodotti artigianali, fatti dalla tizia che si chiama Khatuna e dalla sua amica Sofi. Cosine anche molto belle e raffinate, smalti, argenti, ori, ma a prezzi un po' troppo "all'europea". Lei ha tre sorelle sposate con italiani, due siciliani e uno toscano, che si chiama Moscato di cognome. Prendiamo qualcosa per fare dei regalini al ritorno.
Andiamo a cena in piazza Meidan, alla brasserie "Tartine", locale alla francese (qui nella foto è quello con la tenda rossa), tra il posto con la danzatrice e il negozio Bazar Meidan,

prendiamo due insalate "niçoise", cioè alla nizzarda, e io prendo anche una ottima puré di patate e due spremute di arancia. Un po' caruccio rispetto al resto della Georgia, cui ci siamo abituati ultimamente, ma nella capitale è così.

Avevamo pensato di andare nella giornata di domani a fare una veloce gita dalla mattina alla sera su al nord con la statale S3 (l'ex camionabile militare russa), oggi E117, sul confine, che poi va al passo caucasico per l'Inguscezia (Ingushetia), rep. autonoma nella Federazione Russa, alla città di Vladikavkaz. Si tratta nella parte georgiana dell'area montana denominata Kazbegi (dal nome dello scrittore che la descrisse nell'Ottocento). Siamo stati tentati per dare una occhiata di nuovo sul Caucaso, ma è assurdo, e sarebbe molto stancante (essendo poi il nostro ultimo giorno). Anche se si può fare a/r per 65 / 70 €uro, sono 160 km. In un primo momento veramente avevamo pensato di andarci stamattina da Sighnaghi, e restare là una notte (avevo prenotato la "Soul Kazbegi guest house" a Stephantsminda, 25€ con colazione; non il pretenzioso e famoso Rooms Hotel Kazbegi) e ritornare la sera di domani. Ma comunque stamattina non l'abbiamo fatto, e  insomma ora lasciamo perdere e restiamo in città tutta la giornata di domani.

Martedì 19 luglio, 6° giorno a Tbilisi,  e ultimo giorno in Georgia

Per la prima colazione ritorniamo da "Entrée" e prendiamo due cappuccini all'americana (cioè lunghi) e due brioche semplici. E' un self-service, quindi ordini e poi prendi il tuo vassoio e te lo porti al tavolo. Così alla fine ti puoi alzare e andartene quando vuoi, senza attese snervanti per pagare il conto... incredibile... proprio "all'europea".
Poi dopo essere andati con un taxi al lontano ufficio delle nostre linee aeree (la Türkish) per confermare il ns volo di ritorno per domattina presto, ed avere ricevuto rassicurazioni che non ce n'era bisogno... (ma è stato un periodo particolare per le Türkish e per l'aeroporto Atatürk di Istanbul ...).
Andiamo al Museo Nazionale o museo georgiano, alla sede centrale, con l'entrata nuova in viale Rustaveli, che non avevamo potuto visitare all'arrivo perché c'erano lavori in corso. Grande museo con bellissimi reperti molto ben esposti.



Sia la parte preistorica che quella archeologica, che anche tutto il resto (parte sul folklore, e parte di arte), sono interessantissimi e con bellissimi pezzi. 

 ritrovamenti recenti

Ominini

una ricostruzione fondata sui reperti dell' homo georgicus di Dmanisi (inizio Paleolitico)

un'altra ricostruzione di ominine

la sezione del "Tesoro archeologico" con oggetti d'oro e d'argento
ritrovamenti di Van, datati IV sec. a.C.

Ma è impossibile riferire di tutti i tesori che ci sono, e delle varie sezioni. E' tutto veramente da vedere.
Altri musei invece purtroppo non li vediamo proprio, come il Museo d'Arte, la Galleria Nazionale, il museo del teatro e del cinema, il museo d'arte moderna, o quello sul periodo sovietico, ...

Usciti, andiamo a prendere un piatto per pranzo da "Huggo" a lato della piazza Libertà. Anche qui  trovo sproporzionato il rapporto tra la qualità del cibo e il prezzo, forse adeguato a rappresentanti di ditte estere o di imprese commerciali i quali  si fanno dare il rimborso spese e l'indennità per trasferta in paesi in via di sviluppo dalle loro aziende, il che è comprensibile perché quella gente esige hotel e ristoranti che garantiscano uno standard di alto livello, la qual cosa però fa tirare su i prezzi in generale. Comunque sempre evviva! la "Citrosodina", che aiuta noi ingenui allocchi che siamo entrati senza guardare il menu coi prezzi... e mangiamo oltretutto roba pesantuccia ...

Tornando ci soffermiamo a guardare insulsi negozi di souvenirs, 
Peppone (= Beppe Stalìn)

per cercare dei regalini da portare al ritorno a casa. Annalisa trova una bancarella improvvisata di una grossa anziana popolana di campagna, quei dolci alle noci insaccati. Poi troviamo della bigiotteria carina di smalti dipinti e colorati, in particolare degli orecchini. 

forse una interpretazione stile fantasy di Ali e Nino

Infine, dopo aver fatto le valige mentre piove, andiamo poi a cena in quel posto che ci era stato consigliato ma che era sempre stato pieno, sulla destra, sopra gli scalini, e troviamo un tavolino libero all'aperto. Si sta bene a guardare la piazza che resta giù un po' più in basso, con tutto l'andirivieni della sua animazione permanente a tutte le ore.
E intanto viene il crepuscolo e poi il buio con l'accendersi di tutte le illuminazioni... c'è una bell'aria in questa notte di luna piena di mezza estate  (full moon mid-summer night)

I love Tbilisi = me mikvars Tbilisi

la guidina locale

Mercoledì 20 luglio 2016, partenza (sarebbe il 20° giorno in Georgia)

Levataccia ancora in piena notte, e corsa sulle strade semideserte all'aeroporto (una ventina di km) per arrivare in tempo a fare il check-in (l'aereo decolla alle sei e mezza).


E poi paf! ci si ritrova nel melting-pot dei non-luoghi quali sono gli aeroporti... Mi piace questo guazzabuglio di tipologie, abbigliamenti, modi di fare, e lingue varie che è tipico di queste situazioni. Qui non c'è più nemmeno una valuta nazionale, e tutti transitano e comprano e spendono con quella targhetta di plastica che è il vero mezzo di pagamento mondiale planetario. E' anche uno spettacolo da stare a godersi l'osservare come ci si regola nel vestirsi per un viaggio ... ognuno secondo suoi parametri... E poi ciascuno temporaneamente, ma in questo contesto permanentemente, siamo tutti tolleranti o indifferenti alle diversità, e ognuno fa come è solito, e dunque stanno a fianco a fianco cristiani occidentali, asiatici orientali, musulmani sunniti e musulmani sciiti iraniani, conservatori o reazionari assieme a contestatori e trasandati, vecchi e giovani, eccetera ecc.
E basta una mezza giornata immersi nel globale totale, per dimenticare un po' la bella e piccola Georgia. Ma seduti nel secondo aereo, il mio vicino georgiano mi offre un chewing-gum, ... didi madloba (=grazie mille).
Comunque si fa abbastanza presto: da Tbilisi si arriva a Istanbul in un'ora e mezza, poi (dopo purtroppo due ore di attesa) in un'altra ora e mezza da Istanbul si arriva a Venezia. Dunque atterriamo in Italia alla una e un quarto. Rieccoci a casa.

Alla fine siamo stati a Tbilisi sei giornate, e qualche parolina e qualche frasetta le avevo un po' imparate, tipo quelle per me essenziali: sokoze allerghia makvs, oppure me var alerghiuli soko, che vuol dire: sono allergico ai funghi!  poi: me ver svams ghvinos, non posso bere vino; gulis problemebi, problemi cardiaci. E poi: bodishi, scusate.


Comunque mi porto a casa alcuni ricordi che mi riguarderò e leggerò appena possibile: una guida di itinerari religiosi e spirituali, un dvd sulle bellezze della Georgia, e un paio di libri di raccolte di fiabe popolari e leggende georgiane.





Per una bibliografia sommaria vedi il mio Post su questo stesso blog:
 http://viaggiareperculture.blogspot.it/2016/06/biblio-e-video-sulla-georgia.html

Ora la Georgia, da paese sconosciuto, sta diventando di moda, è apparso anche un lungo articolo sul mensile "Dove" ... sarà forse l'effetto-"alone" dopo la visita del Papa a fine settembre...

(fine del diario)

venerdì 2 febbraio 2018

Viaggio in Georgia 10 (nell'Est, a Sighnaghi)

sabato 16   (prosegue)
Anche questo autista sta sempre sempre a chiacchierare al cellulare, e mette la sua musica ad alto volume, e pure l'aria condizionata. Si va per strade statali, attraverso un paesaggio collinare e verde.
Riattraversiamo la periferia della capitale, anche passando per parti che non avevamo viste. Notiamo che ci sono non poche auto giapponesi e coreane. Io ho costantemente acidità di stomaco, forse dipende dalle spezie che usano, per es. il coriandolo che mi da fastidio, e forse anche i cetrioli che mettono sempre in abbondanza tagliuzzati fini fini, e in generale sughi e condimenti cominciano a rivelarsi pesanti.

Poco prima di Sagarejo entriamo nella regione del Kakheti, vediamo passando diverse fortezze-castelli medievali, e chiesette sparse.

Dopo aver attraversato una bella campagna, finalmente arriviamo a Sighnaghi (2mila ab., sta su una montagnetta, a 840m).
La piccola cittadina sembra carina, e la pensione è ricavata in un edificio di due secoli fa, e gestita dalla signora Ana che parla fluentemente e perfettamente un buon inglese.
C'è anche sua madre che ha 88 anni e ne dimostra una dozzina di meno (i georgiani sono longevi) (nella foto sotto è seduta dove c'è la cucina, dipinta in verde) .

La pensione è proprio in centro-centrissimo, uscendo dal portone si è in piazza Erekle, quella centrale con la fontana. Ed entrati dal portone c'è un cortile con delle stanze (con scale), e l'ufficietto della Ricezione, e poi uno spiazzo su cui da un portico con tavoli all'ombra e tavoli dentro per i pasti.
proseguendo c'è una ampia terrazza, mentre sulla sinistra ci sono due camere nuove, di cui una è la nostra. Abbiamo anche un balconcino che da sulla valle aperta, e il vantaggio è che da lì proviene l'arietta. Per cui spesso staremo in balcone a riposare o a leggere/scrivere, o a fare uno spuntino, o a passare la serata. 
il portone della Central guest house è proprio dietro alla fontana della piazza

camere, e a ds l'ufficio di ricezione


 spazio per prima colazione, fuori ma all'ombra, e per la cena (dentro)

la terrazza
la porta della ns camera

il ns balconcino con vista sulla valle

Dunque c'è un bel cortile (dove si può posteggiare), una vasta terrazza e il nostro mini balconcino che vale il soggiorno. Dal folto bosco della valle salgono cinguettii di uccellini, e sopratutto una brezza ristoratrice.
Usciamo subito e gironzoliamo per il paese, che è tutto sul lungo crinale di un colle, che ha i suoi fianchi scoscesi sia a destra che a sinistra. Girellando perle strade (semideserte) del tranquillo centro storico, scopriamo panorami e monumenti.

Andiamo fino alle possenti e lunghe mura medievali



In centro spicca la fontana con la statua dell'antico simbolo di un cervo

e la riproduzione di figure arcaiche



la via principale da una brossura dell'ufficio turistico

tipici balconi di legno




Poi ci sediamo nel piccolo parco centrale, a osservare la gente che passa, contadine che portano  dalla campagna qualche loro prodotto da vendere

frutti

Oggi ci sono due matrimoni nella sala delle cerimonie nuziali civili, che sta accanto all'ufficio turistico, sotto degli archi in cima a una scalinata, di fianco all'ufficio turistico.


 Da lì poi vanno al bel ristorante dove festeggiano con numerosi brindisi, musica dal vivo e danze. E si sente in tutta la piazza. I georgiani  -come già accennavo- sono famosi per le tradizionali grandi mangiate e bevute con rituali e cerimoniali, discorsi da parte del capotavola e battute.


A volte si fanno ancora raduni di ultracentenari con gran libagioni in corni vuoti e discorsi infiniti pronunciati a turno
  (da foto  degli anni '60/70):





Noi andiamo a pranzo alla trattoria "Natakhtari", prendiamo spinaci al formaggio con spezie, e melanzane con crema di noci, con su semi di melograno  (il tutto in piatti di plastica), e un pollo in sugo di melograno.




Poi restiamo a lungo al nostro tavolino sul balcone a guardare il bosco con migliaia di uccellini. Non c'è una lampadina fuori in terrazzo per restare lì la sera a leggere. Dal rubinetto del lavandino esce solo acqua calda o bollente, e non c'è acqua fredda... Con la chiave della porta è difficilissimo chiudere (come era anche a Mestia). La signora Ana è sempre molto gentile e disponibile. Intanto arrivano altri clienti in albergo. Gironzoliamo ancora per la cittadina.




Per cena invece andiamo un po' tardi al ristorante "Khoncho-Salomoni", dove mangiamo molto bene per 9 €uro in due (21.45 Lari), e rimaniamo fino alle 10 di sera.
Altrimenti dei buoni posti sono Pheasants Tears con buoni khachapuri, e Okro's Wines per la vista sulla vallata e la possibilità di comprare delle bottiglie di vino biologico.

Domenica 17
La signora ci ha raccontato che questa casa ha due o trecento anni, ed era stata costruita da armeni chiamati in Kakhetia dal re Erakli per sviluppare i commerci, e così venendo a stare qui sono diventati ricchi. Quando sono arrivati potere i sovietici, loro sono scappati (erano anche i tempi in cui gli armeni venivano perseguitati dagli ottomani e poi anche dai repubblicani di Ataturk). Non avevano avuto il coraggio di portare con sé gioielli, o soldi, ecc. per timore che qualcuno li potesse uccidere per derubarli, quindi hanno buttato via o nascosto i loro tesori. Qualche anno fa la nipote ha scritto un libro in cui raccoglieva le memorie su Sighnaghi, in cui cita questa casa, e così si è venuto a sapere che abitava a Mosca. Poi un giorno è venuta con sua madre a rivedere la casa che credevano non ci fosse più. E li hanno ringraziati di averla restaurata e messa a posto. In effetti questo racconto è stato sollecitato dalle domande di uno dei nuovi clienti mentre sta facendo la prima colazione nell saletta apposita, che è stata arredata come un piccolo museino, con il ritratto dell'ultimo re della Georgia che fece un accordo con la Russia negli ultimi anni del Settecento, consentendo che il Paese divenisse un loro protettorato dall'inizio dell'Ottocento (ma altri la raccontano diversamente).
re Erekle II

Loro della famiglia Elizbarashvili circa alla fine degli scorsi anni ottanta, l'hanno acquistata che era un vero rudere abbandonato, senza esser stata più reclamata dagli eredi. Loro già erano potuti diventare proprietari della casa dove abitavano, ma avendo due figli volevano lasciare una casa a ciascuno. Poi invece hanno pensato che nel frattempo potevano farne una guest house, vedendo che il turismo si stava sviluppando.
Il cliente le chiede anche come mai lei sa così bene l'inglese da descrivere tutto ciò, e Ana dice che lei è nata a Tbilisi, dove avendo studiato lingue straniere è diventata insegnante di inglese. Poi ha sposato uno di qua, ed è venuta a viverci, dato che le piaceva e che si viveva abbastanza bene, rispetto ad altre zone dell'Unione Sovietica. Allora il cliente dice che anche lui è nato in Germania ma vive in Francia avendo sposato una francese. Le chiede anche come si stava durante il regime sovietico. Anadice che lei ha buoni ricordi, perché non c'era la preoccupazione di trovare e di mantenere il lavoro, e sul piano sociale e sanitario le sicurezze e le rassicurazioni sociali erano salde e intoccabili. Ora si vive meglio, ma ci sono molte incertezze e preoccupazioni riguardo al futuro. Dice che ora sua figlia, che si è laureata in fisica e che è brava, da lezioni di fisica ma la pagano poco o niente e non potrebbe vivere con quei soldi. E allora di fatto la mantengono ancora loro genitori. Mentre prima, tutti avevano diritto a un lavoro e a uno stipendio anche se molto basso. Ed è per questo che si era sviluppata l'abitudine ad ingannare lo Stato, o a rubare allo Stato, senza farsi nessun senso di colpa, ed è questo che a lungo termine lo ha fatto fallire. il cliente dice che ora è un po' così anche in Francia, e noi aggiungiamo che è così anche in Italia.

Intanto stamattina arriva l'autista con cui avevamo combinato ieri per farci fare un giro nei dintorni, in modo da vedere un po' la regione di Kakheti. Ci accordiamo per 70 Lari = 28 €uro. Torneremo nel tardo pomeriggio.
cartina del Kakheti

Attraversiamo delle belle campagne, che come diceva il signore di prima assomigliano molto ai paesi del sud europeo. Mi fa ricordare le condizioni e il tipo di traffico delle strade statali degli anni Sessanta/Settanta, tipo l' Aurelia, o quella della Cisa, e le gite appenniniche o sulle pre-Alpi. Tra le differenze ci sono i tubi del gas che non stanno sottoterra ma sopra... creando uno strano effetto nel paesaggio, di cui vengono "sottolineati" i contorni delle abitazioni e degli esercizi commerciali, degli orti, e giardini, e cortili. Comunque c'è la solita presenza in strada delle mucche (che nei prati sono spesso mescolate coi cavalli), e di maiali, eccetera.


Andiamo a visitare Tsinandali, poco oltre Telavi. Si tratta di una magnifica villa dell'inizio dell'Ottocento in un grande parco, che era di una famiglia della aristocrazia georgiana, i Chavchavadze. Ci sono due tipi di biglietto, quello con e quelli senza la spiegazione di una guida, uno per il Palazzo e il Parco, un'altro per la parte di casa-museo, e poi c'è quello con incluse delle degustazioni di prodotti e vini locali (ma è stato difficile comprendere tutto questo!).


il Palazzo e il grande Parco (18 ettari)

Il settore museo è intitolato al poeta Aleksander Chavchavadze che fu una figura importante del romanticismo georgiano.

una sua poesia alla madre, del 1839

una rara fotografia della madre coi figli ragazzini 

Dopodiché andiamo a Ketevan dove c'è una chiesa-fortezza in cima ad una rocca. Molto suggestiva. Solo che andare su per una scalinata alle ore 12 con il terribile caldo che c'è, non è proprio un'idea geniale... Anche perché in realtà si tratta di tutto un complesso di edifici, con anche dei bagni-turchi.





la martire di Ketevan, e la sua leggenda

alcuni visitatori sostano all'ombra dopo esser saliti

Poi c'è la cittadella di Gremi, con le sue mura con torrette, e chiesa del 1565 costruita da re Levan.

Da qui si arriva poi al monastero di Nekresi, che del tutto isolato. Per andare a visitarlo si deve salire su per una ripida scarpata della collinetta su cui è stato costruito. E' divenuto un luogo-simbolo della Georgia cristiana: ci sono le più antiche chiesette del terzo e quarto sec. d.C. Per arrivare su lo si può fare solo con loro bus potenti, che fanno una gran salita ripida (penso che sia tutto almeno al 20%) su una strada lastricata con pietrosi, facendo tutto il percorso in 1a (sia salendo che poi in discesa).
Alla biglietteria c'è un gran casino, con gruppi di donne in pellegrinaggio, e uno anch'esso di turismo interno georgiano (oggi è domenica). Arrivati allo sportello io avevo creduto di capire che non avessero spiccioli da poter dare il resto (il biglietto costa a testa un Lari e mezzo, =0,60 €cents) a ciascuna di quelle donne in gruppo, che erano in coda prima di noi. Allora ho fatto vedere che avevamo solo una banconota da 5 Lari (=circa 2€), e dicendo che a noi non ci importava di ricevere il resto, per di poter andare su con il prossimo bus, senza dover aspettare chissà quando. Ma la mia proposta non è stata accettata da quello allo sportello. Per pura fortuna un giovane di Tbilisi che sa l'inglese, era lì con la sua ragazza, e ci ha detto che loro ci potevano cedere i loro due posti, e che sarebbero saliti con il bus successivo. Così poi abbiamo continuato a chiacchierare.
Sono gentilezze che già in altre occasioni ci erano capitate in Georgia.
Ma poi vien fuori che io avevo frainteso, e che non si trattava della questione del resto, ma di altro, non ho ben capito che cosa. Fattostà che come al solito quando si parlano ci sono sempre lunghissime spiegazioni, e poi un po' tutti i presenti ne prendono parte, e si aprono grandi discussioni apparentemente concitate in cui ognuno ritiene di essere ovviamente nel giusto, e che non può essere diversamente, per cui non ci sono alternative o compromessi possibili e accettabili. Ma invece si vede che poi non sono rigidi come a noi può sembrare, perché ad un certo punto tutto si risolve in un qualche modo, e ogni discussione cessa. Nel frattempo in tutto questo tempo non era arrivato alcun bus...
Saliamo con il primo bus che finalmente arriva, grazie a quel ragazzo, e dopo quando scendiamo dal bus in cima alla collina, ecco che arriva subito a ruota anche il secondo (con i due giovani di Tbilisi).
Suggestiva la posizione elevata e panoramica. Poi si ridiscende col bus in prima e con i freni. Fa molto caldo, ma forse ne è valsa la pena.
il panorama dalla collina è molto vasto

 cappelletta in grotta


ogni raffigurazione di un quadro si riferisce ad una leggenda, e a storie di santi.

Ripartiamo con la nostra auto, e andiamo a Kvareli, dove c'è la maggiore e più vecchia ditta di produzione delle bottiglie di vino, cioè la "Kindz Merauli", che immagazzina in grandi cisterne, poi imbottiglia e spedisce sia grappa (chacha), una specie di vodka color giallino trasparente, che anche cognac, e vini moscato semi-dolce, dolce, o di altre qualità. Durante la spremitura loro tengono sia la pellicina che i semini e tutto, per cui poi la colorazione risulta diversa dalla nostra, e lo è anche la lavorazione. Vengono mantenuti a -3° per un certo tempo, e poi vengono messi in contenitori di tipo moderno. La vincerai ha sede in un castello medievale, mentre le cantine sono state costruite nel 1533. Interessante. Esportano l' 80% in tutto il mondo, persino in Francia (ma non in Italia), e il 20% è riservato al mercato interno.
Come ho già accennato più sopra la Georgia si vanta di essere stato il paese in cui si è iniziata la coltivazione sistematica di vigneti per la produzione di vino (in kartli georgiano =gvino), sin nell'età più arcaica (sembra si possa far risalire al VI millennio a.C.). Ed essa è continuata con i vecchi metodi ancora sino ai nostri giorni.


 antiche otri giganti

antiche cantine

 antica iscrizione
 antica produzione del vino

la regina e il re

 musici nelle feste della vendemmia

possidente di piantagioni di vite

portatori di anfore o vesciche in pelle

Qui si producono non solo vini di varie qualità e gradazioni, bianchi rossi, rosé ecc. ma anche diversi liquori, e grappe.
 liquore Eniseli

altri liquori

la grappa chacha nelle sue varianti

imitazioni di antiche bottiglie

riproduzione in bronzo di una statuetta del VII sec. a.C. scoperta a Vani

Certi hanno paragonato il Kakheti alla Toscana per vari suoi aspetti. Ci avevano anche menzionato il Chateau Mère Hotel, ma poi non ci siamo fermati.

Per il gran caldo beviamo veramente molto e continuamente acqua minerale a temperatura ambiente.
Ritorniamo a Signaghi, il panorama del Caucaso il lontananza all'orizzonte è molto bello. Panziamo tardi, in un ristorantino all'ombra. Prendo una insalata di pollo mentre Annalisa una Cesar's Salad, e poi un gran piattone di frutta fresca assortita (cosa impossibile in quasi tutti gli altri ristoranti della Georgia), per un tot. 13€uro, e ci alziamo da tavola alle 5pm.
L'idea era di visitare il museo del Kakheti,istituito nel 1947,  ma non lo facciamo per pigrizia da caldo.
Facciamo di nuovo due passi nel parco centrale, dove sulla destra ci sono sul muro dei bassorilievi per celebrare la pace e inneggiare al buon vino (sotto stanno tutti i nomi dei caduti in guerra)







Quindi poi ce ne stiamo sul nostro balconcino a rilassarci.

Usciamo tardi per andare a cena, andiamo su a destra da "Shio", e lì prendo un karcho, e Annalisa delle patate arrosto. Finito il week end, ora c'è una gran calma rispetto a sabato-domenica. C'è la luna piena, e nonostante ciò una magnifica stellata, e l'aria è mite.

Lunedì 18 luglio

Ieri sera sono arrivati due giovani nella camera accanto, e anche loro hanno difficoltà con la chiave. La signora dice loro che questa è una copia, e la chiave originale non ce l'ha più perché qualcuno se l'è portata via, e che le consegneranno una nuova copia solo domani. Comunque quel che tranquillizza è che qui nessuno chiude a chiave, e l'albergo non chiude nemmeno il portone-cancello di ingresso sulla strada durante la notte, e non c'è un guardiano notturno.
Dormiamo un po' peggio del solito, a causa del letto stretto e caldo, e anche delle lenzuola troppo strette ... Alle 6  un tizio, qui vicinissimo si mette a tagliare l'erba...

Pensavamo di andare a visitare il sito di Davit Garejia, un complesso monacale rupestre, con molte grotte in cui facevano vita da eremitaggio, ma poi dobbiamo rinunciare dato che è fuori dal percorso di ritorno...
Partiamo con una macchina, e ritorniamo a Tbilisi (120 km), dove resteremo solo oggi e domani, perché mercoledì mattina l'aereo decollerà alle sei e mezza...

(continua)