domenica 11 dicembre 2011

quel che siamo

Siamo quel che siamo diventati. Speriamo che sia vicino a quella identità che più e meglio ci consente di realizzare le nostre potenzialità, la nostre propensioni,  e le nostre migliori attitudini...

Non è forse vero -diversamente da quel che molte istituzioni religiose consolidate vorrebbero farci credere- che cristiani si diventa, e non semplicemente "si nasce"? (ovvero che in realtà non si è veramente cristiani solo in virtù del battesimo che ci fecero dare quando eravamo neonati...); e così pure buddhisti si diventa non si nasce; ebrei si diventa, non si nasce; mussulmani si diventa, e non si nasce; eccetera, eccetera. Oggi già c'è anche da noi una maggiore varietà di credenze, e non vale più tanto l'equazione, nato in Italia= quindi cattolico..., nato in Inghilterra =anglicano, nato in Olanda =protestante, ecc. ...
Il generale D'Azeglio, quando si realizzò l'unificazione della penisola sotto la corona dei Savoia, disse che l'Italia era stata fatta, ma che ora si dovevano fare gli italiani. E quindi anche italiani si diventa, magari tramite la scuola, la stampa, la radio, il cinema, la televisione, i mass-media eccetera.
Così perlomeno ci dicono molti "nuovi italiani" nati qui, magari anche di seconda o terza generazione di immigrazione, che si sentono del tutto o in parte italiani, forse più che della "cultura originaria". E ugualmente è accaduto ai nostri emigrati di un tempo in Venezuela, in Canada, in Australia, in Francia, in Inghilterra, in Germania, in Svizzera, negli Stati Uniti, in Brasile, in Argentina, in Belgio, eccetera, e soprattutto ai loro figli.
.... ma.... allora è il nascere in un certo contesto culturale che determina la nostra identità???....
fino a che punto l'identità è data dai condizionamenti che subiamo, e fino a che punto è frutto di una nostra costruzione? ha senso fare un appello a prendersi in carico la propria autoformazione? a prendersi cura di sè? 

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