lunedì 2 luglio 2012

Fan parte della realtà anche i prodotti della immaginazione? che cos'è la realtà nella sua interezza?


Philip K. Dick è uno scrittore americano (morto trent'anni fa), i cui romanzi hanno ispirato famosi film come Blade Runner, Minority Report, Truman Show, Matrix, The Island, Paycheck, Next, ecc.
In un romanzo di Ph.Dick, "Divina invasione", Emmanuel dice: "Bisogna sospettare di ogni realtà troppo compiacente. Quando le cose diventano ciò che noi vorremmo, lì c’è del falso. È quello che vedo qui. Il tuo mondo ti accontenta, e in questo si svela per ciò che è. Il mio mondo invece è testardo. Non cederà. Ma un mondo recalcitrante e implacabile è un mondo reale".
Dunque cosa è vero e cosa è falso? l'uno è solo il concreto, e l'altro solo il fantastico?  il materiale e il mentale?  ne siamo sicuri? o ci sono diversi piani di realtà, magari compenetrati tra loro...? il mondo dell'effettuale si intreccia con il mondo del possibile, e con quello del probabile, o no? come interagiscono? Da dove nascono gli sviluppi futuri?

E in un suo articolo  uscito nei primi anni Sessanta Philip Dick scrive:
"Vedere poco può essere pericoloso, ma dannazione... e  se si vede troppo?" .
E' proprio vero che certe volte si riesce a rendersi conto che non si vedevano cose che poi ti sembrano evidenti, la mente non può accettare certe realtà, oppure i tuoi strumenti mentali non sono adatti nemmeno ad accorgersi di quello che a priori non è contemplato... A volte capita (sempre a posteriori) di rendersi conto che non avevamo capito proprio niente, perché eravamo noi stessi ad impedirci di vedere... Pur avendo l'intelligenza in grado di comprendere, e avendo le conoscenze e le informazioni, non eravamo in grado di capire, e tanto meno di comprendere....
A volte sembrerebbe che ciascuno viva in un suo mondo, pur convivendo con altri, che probabilmente pure loro vivono in mondi propri... Impera l'incomunicabilità, la distorsione, la inautenticità ...
E nel contempo chi invece vede in profondità, chi vede oltre i limiti, al di là degli stereotipi, che riesce persino ad andare oltre i paradigmi della propria stessa cultura, è incompreso, osteggiato e resta vittima delle mentalità chiuse e ristrette che lo circondano, desta scandalo, sorpresa, indignazione, stuzzica l'intolleranza, è concepito come una provocazione, uno scandalo vivente, e diviene a volte una vittima sacrificale...
(cfr di Dick ad es. uno dei suoi primi romanzi: E Jones creò il mondo, oppure uno dei suoi ultimi: Radio Libera Albemuth, e tanti altri...)

"Vedere ciò che non è ancora, è infatti un paradosso, e i libri di Dick ne sono permeati: percepire e non vedere, intuire una realtà e non esserne certi, smarrire il senso della causalità degli eventi ma sapere che potranno accadere." (M.Gigli in "FaraNews", n.6 - giugno 2000).
A questo proposito secondo Umberto Rossi: "Nella narrativa di Dick, la verità non è uno stato di cose, non è qualcosa di stabile e fissato una volta per tutte: la verità è un evento". (U.Rossi, The Twisted Worlds of Ph. K. Dick, McFarland, 2012).

Interessante l'analisi di Fabrizio Chiappetti nel suo libro su Dick, "Visioni dal futuro"
"Lo sguardo di Dick non è rivolto verso un futuro immaginario, non cerca di mettere a fuoco qualcosa di ancora molto lontano e quindi non allarmante ma, dandolo quasi per scontato e gettandoci direttamente nella sua tragica indeterminatezza, nella sua incertezza," (...)
si dirige piuttosto verso la nostra "realtà" presente e passata. 
"La fantasia, o l'immaginazione che dir si voglia, è una facoltà che ha radici antiche e profonde nell'animo umano. (...) Il termine fantasia e' di derivazione greca e significa immaginazione, facoltà di rappresentazione, immagine o figura. Sin dall'origine è evidente il legame tra questo termine e il senso della vista; tuttavia, si tratta di un vedere molto speciale. Nell' accezione quotidiana la parola fantasia indica un modo tutto particolare di vedere la realtà, consistente nella creazione di una possibilità che la realtà si presenti diversa da come è, o da come emerge ogni volta dalla combinazione dei tanti fattori in gioco."

In un interessante post di Elisa Emiliani di fine febbraio scorso (nel blog http://criticaimpura.wordpress.com/ di Sonia e Antonella), si legge ad esempio che in "Scorrete lacrime" (1970-74), là dove il personaggio inizia a "vedere meglio" la realtà, ciò che era reale cessa di esistere in favore di una dimensione alternativa, che si sgretola a sua volta per tornare alla realtà precedente, quando il protagonista inizia ad avere seri dubbi che il "reale" sia davvero reale, e immagina come più auspicabile un'altra realtà. Ma per Dick si tratta di "mondi", o dimensioni, o piani di realtà parzialmente coesistenti, e costitutivi di ciò che è reale. La complessità di queste intersezioni e intrecci è tale che non è possibile prenderne conoscenza pienamente. "si avverte la suggestione di Kant", ma "il Kant che considera insolubili i problemi metafisici e che ritiene che la cosa in sé possa essere colta solamente attraverso la pratica, nelle azioni che mirano a legarsi a una legge interiore ma allo stesso tempo universale."

I personaggi di Dick, ovvero gli attori nella realtà, hanno -sia pure abbozzata e forse inconsapevole- una loro concezione del reale, che permette loro di orientarsi nel mondo in cui vivono (o in quello in cui credono di vivere), sino a che  al verificarsi di certi eventi questa viene falsificata ai loro occhi e nella loro mente, così che si sgretola con loro sgomento e stimola la messa in atto di uno sforzo pratico per connettersi ad altri parametri interpretativi e di vita, e sostituirla con una alternativa soddisfacente. Si passa così dal vivere in un certo mondo, completamente immersi e integrati in esso, al vivere in un mondo altro e esprimere un'altra nostra  personalità (Dick individuava tre tipi di psiche compresenti nella mente di ognuno di noi, in cui "ciascuna psiche è associata a un Mondo ben preciso"). 

Una delle domande cui Dick cerca risposta è appunto questa, di cosa è composta la realtà? (e scrive che nel suo ultimo romanzo "presuppone che i tre regni della Commedia dantesca siano tre modi di vedere la realtà; però non della prossima vita, ma proprio di questa Dante è la nostra guida; la soluzione al mistero della nostra  esistenza corporea si trova già nella Commedia, anche se tutti pensano che riguardi l'altro mondo...").  
e necessariamente l'altra è che cosa è l'essere umano, o meglio: in cosa consiste la vita umana, la sua realtà vivente?


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