domenica 10 dicembre 2017

2016 Viaggio in Georgia 1 (a Tbilisi, 1° e 2° giorno)

DIARIO di viaggio in Georgia, in 11 puntate, luglio 2016

Dopo aver comprato guide (ad es. quella di Maura Morandi) e carte stradali, e letto diari di altri viaggiatori, prenotiamo il biglietto del volo, e il primo albergo all'arrivo. (vedi -> i post su questo Blog: del 3 giugno, 27 giugno, e 9 settembre 2016).
Nonostante quel che è di recente successo nel vecchio aeroporto di Istanbul, viaggiamo con la Turkish Airlines, con cambio a Istanbul di tre ore d'attesa (ma nel grande aeroporto nuovo, Sabiha Gokcen, più lontano dalla città). E' il più comodo come orari e come tempi di percorrenza tra tutti quelli a prezzi economici. Si parte alle 12:45 da Bologna (TK1840), e si arriva alle 23 (con TK380), per 661 €uro a/r in totale dei due voli (con la carta d'imbarco si ha uno sconto del 50% con hotels.com)

Dunque si va in Georgia! (non quella degli Usa -che già visitammo anni fa- ma la Repubblica di Georgia, quella sul versante meridionale del Caucaso), nazione che si proclama europea, sull'altra sponda del mar Nero, si reclamizza come l'estrema terra orientale (assieme all'Armenia) dell'Europa, la quale però a quanto pare stenta a riconoscerla come parte della nostra sfera culturale allargata, e continua a considerarla come un paese confinante con l'Europa, ma del Vicino Oriente... (il che è anche politicamente sbagliato e controproducente).

Abbiamo contattato per informazioni una gentile signora svizzera che opera in organismi internazionali per garantire armistizi di pace ed è in questa veste grande conoscitrice della Georgia e dei suoi problemi (Heidi Tagliavini), che ci ha dato alcune indicazioni utili. 
Contatto un tour operator tedesco, autore di una guida (rainer.kaufmann@karo-media.net) ma non risponde, forse è impegnato con un tour...
Avevo anche parlato per telefono con una giovane e simpatica guida locale che sa parlare bene italiano: Nanà Zardiashvili (cell. +995-557362969, nanagenc@gmail.com), ma purtroppo in questo periodo era già impegnata, e quindi non combiniamo. 
Per cui come al solito ci arrangeremo per conto nostro al momento, che è poi il modo che ci piace di più. Per andare in Georgia non c'è bisogno di visto, né di vaccinazioni.


30 giugno 2016


Dopo un travagliato viaggio di andata con entrambi i voli che hanno avuto grandi ritardi, poi con il gran maltempo e turbolenze che incontriamo all’arrivo in prossimità della costa della Georgia, siamo finalmente approdati a Tbilisi. Per cui per una prossima volta consiglierei un volo diretto da una città europea (Roma o Atene, …). Arrivati oramai in piena notte, il controllo è veloce e i bagagli arrivano subito, cambiamo un po’ di euro in Lari, e compriamo una Sim card georgiana per il cellulare, della compagnia LTE, da 4 giga (più che sufficienti),

poi prendiamo un taxi non lasciandoci condizionare dalle “offerte” dei vari tassisti  più o meno autorizzati, dato che abbiamo visto la scritta vicino alla partenza dei taxi, in cui si dice in inglese che il prezzo massimo per andare in città (l’aeroporto è lontano) è di 35 Lari (cioè 14€), e quindi in breve tempo arriviamo in albergo dato che le strade a questa ora tarda sono semivuote. 

Via internet avevo provato con una guest house, "Envoy hostel", e poi "Marina" ma erano piene, quindi ho prenotato un albergo a tre stelle che sta nel centro storico, così si può uscire a piedi e ci si trova già subito in situazione, e poi è più facile fare dei rientri per riposare nelle ore calde. E' un buon albergo moderno (ma per le prossime tappe però preferiremo delle guest houses o pensioni famigliari) intitolato al grande viaggiatore francese Jean-Baptiste Chardin che percorse questi territori per andare sino in Persia e in India nella seconda metà del Seicento e primi del Settecento. Il suo nome viene (come spesso qui accade) traslitterato così come si pronuncia, in Sharden (attenzione, esiste un altro albergo, ben più caro, da non confondere con questo, cioè il “Sharden Villa” un Boutique Hotel che è qui vicino). Per cinque notti paghiamo 300 €uro (=750 Lari) in due (camera matrimoniale) con prima colazione inclusa (tel. +995 322921980)
l'ingresso al Sharden hotel

Constateremo poi che molti taxisti non solo non sanno altro che il georgiano e il russo, o non capiscono la nostra pronuncia dell’inglese, e non sanno leggere una cartina, ma non conoscono proprio gli obiettivi di interesse turistico (e sovente sbagliano strada, percorso o destinazione…). Quindi fa dei gran giri per trovare l'albergo, ma poi alla fine paghiamo i 35 Lari concordati all'inizio.

1° luglio

Dopo una gran dormita ci svegliamo in Georgia, a Tbilisi ! (sotto i russi la chiamavano Tiflis) facciamo la prima colazione a base di yogurt acidulo, matzoni, colazione buonissima e abbondante.
Poi usciamo e, a pochi passi (dato che noi siamo in via Yerushalàimi cioè nell'ex-ghetto), sbuchiamo  in via Leselidze proprio dove c'è la grande sinagoga di Tbilisi, costruita nel 1910 in mattoni rossi, che è dunque la prima cosa che visitiamo. E' come un viaggio nostalgico nel recente passato, quando qui c'era una antica (dai tempi della deportazione a Babilonia nel VI s. av.C.) e numerosa comunità ebraica, ora da vari anni (nel periodo finale di crisi del regime sovietico di occupazione russa) sono emigrati quasi tutti in Israele o in Occidente, e ne restano pochi. Comunque attualmente ci sono molti turisti israeliani o ebrei americani, britannici o francesi, che vengono a visitarla, e anche qualche nativo georgiano che torna come turista.





Scendiamo giù per il vicoletto che porta alla strada principale: è tutto un po' decadente, fatiscente, con piccoli vecchi negozietti, ci ricordano la "vecchia Turchia" che visitammo nel '71,  come un calzolaio, un alimentari, un'osteria, una bottega di artigianato, e poi giù all'angolo c'è invece un negozio-laboratorio che fa degli smalti colorati carini, incastona delle pietre dure, bigiotteria, oggettistica ecc. (Khatuna&Sofi). Dall'altro lato c'è l'ingresso ad una vecchia chiesa ortodossa.






Dopo di ché andiamo a passeggiare sul vialone lungo il fiume Mtkvari (o in russo: Kura), dove ci sono vari negozi, bar e trattorie, e andiamo a vedere il ponte nuovo. Quindi un po' stanchini ci fermiamo a "La trappe" e prendiamo un paio di succhi d'arancia ai tavoloni con le panche al sole.
Dopo esserci riposati, vista l'ora, già che siamo qui con vista sul fiume, restiamo a pranzo dato che qui fanno anche da ristorantino all'aperto. E prendiamo: del tacchino in sugo di noci locali verdognole, il piatto è chiamato  satsivi, e la salsa di noci si chiama bazha (pron. bàgia)



e dei buoni "ravioli" cotti in brodo, e con panna, che sono di pasta spessa non all'uovo e ripieni di carne trita saporita ma un po' grassa, che si chiamano pilmeni, la ragazza su mia richiesta mi scrive il nome (ma con il loro alfabeto georgiano...). 


Inoltre prendiamo del pane, che si chiama puri, e una zuppa di pomodoro, tomatis supi. 

Sono tutti piatti interessanti, accettabili, ma troppo salati e con sughetti troppo concentrati.

Parliamo un pochino in inglese con la cameriera, delle noci locali che stanno proprio sull'albero sopra e di fianco a noi, da cui ne raccolgono anche per la cucina, e che sono col mallo verde. Provo inutilmente a tagliarne una; intervengono allora anche il proprietario, e poi anche il cuoco. Ci fa da "interprete" la camerierina, che oltre al georgiano, sa parlare l'armeno, il greco, e il russo (che sono però tutte lingue che noi non sappiamo)...! e sa un pochettino di inglese elementare di base.

Così tra il panorama, i sapori della cucina locale, e il contatto con la gente (sono generalmente dei tipi espansivi e comunicativi), siamo già subito in situazione, il che ci fa molto piacere.
Certi visi sono proprio "caucasici" (come dicono gli americani), quindi indubitabilmente europidi, mentre alcuni altri sembrano piuttosto un po' più asiatici e "mongolici", e sono tutti con pelle un po' più bruna e "abbronzata" della nostra.

Per prima cosa gironzoliamo un po' a caso per viuzze, attraversiamo un bel parco "arredato" con statue, e poi andiamo lungo il fiume al bel nuovo Ponte della Pace, Mshvidoba, progettato dall' architetto italiano Michele De Lucchi e da un francese, in acciaio e vetro (realizzato da una azienda di Treviso):




che porta dall'altra sponda dove ci sono dei giardini (il nuovo Parco Rike, di 10 ettari) con dei grandi "tuboni" o "trombe", che sono in realtà due hall, due saloni che servono da cinema. Ben fatti da un grande architetto Massimiliano Fuksas, estetici. Ci sono anche delle belle fontane, disegnate da un famoso architetto spagnolo.




Poi ci dirigiamo in salita per la via Erekle, attraverso la zona del Patriarcato ortodosso georgiano,
dove risiede il "Papa" locale, Sua Beatitudine Ilia II, Catholikòs e Patriarca della chiesa ortodossa "autocefala" georgiana.

Percorriamo tutta la stradina pedonalizzata, con bei negozi, bar, costruzioni particolari, tavolini all'aperto, una divertente finta casa pericolante, mostre di quadri, o di libri, ...







fino alla Basilica di Anchiskheti (=icona di Anchi), che è del sesto secolo, dove entriamo ed assistiamo ad un battesimo secondo il loro rito. Molto interessante, con una atmosfera tutta particolare e intensa. Con candele di cera arancione, e vecchie icone dipinte su tavole di legno.


un battesimo

la tipica croce georgiana antica, detta di santa Nino

le scritte qui sono tutte in alfabeto georgiano

Passato il gruppo scultoreo con la danza collettiva di gioia per la recuperata indipendenza, Berikaoba  (tipo la hora balcanico-turca)

e poi il Teatro delle marionette dove si tengono spettacoli e commedie prevalentemente di tipo satirico o buffo,


passiamo la stazione del Metro, dove ci sono tutti i bus

e si fermano le piccole camionette chiamate (in russo) mashrutka, cioè dei minibus economici addetti a trasporto pubblico.
una fermata sotto un gazebo un po' liberty


Poi giriamo a sinistra lungo le antiche mura della città vecchia, passiamo a lato di alcune vecchie case, procediamo per il grande viale Baratashvili,  dove c'è un grande bassorilievo moderno,



Quindi giriamo verso sinistra imboccando un altro quartiere che attraversiamo per le sue viuzze della Tbilisi vecchia (messa male un po' come certe parti dell' Avana vecchia).


Questa è la zona più povera e malandata, con negozietti e botteguccie minuscole, di una volta ... sembra di rivedere com'erano certe parti di SpaccaNapoli trent'anni fa, ma messe peggio. Si tratta di Vertskhili, Ukromcheliebi, eccetera...

un negozietto nell'interrato

interno di una abitazione con porta aperta 
che da direttamente sulla strada

E' tutto polveroso, vecchio, rotto, e trascurato. Ci imbattiamo in un gruppetto di bambine scugnizze, monelle scatenate che giocano e ci apostrofano ad alta voce in una specie di inglese mal pronunciato....

Un povero vecchietto ci vende del gozinaki, cioè miele e noci gommoso seccato a forma di bastoncino, per solo 1 lari! (=38 centesimi). Due tizi sentendo che siamo italiani ci cantano una vecchia canzone di Celentano.
Incrociamo un negozio intitolato al pittore georgiano Niko Pirosmani (Nikla Piromanashvili, della regione montuosa della Kakhezia) artista autodidatta della fine Ottocento/inizio Novecento di stile "primitivista", divenuto famoso per i suoi quadri naïf (c'è stato nel '69 un film sulla sua vita, e poi un documentario del famoso regista armeno Paradjanov, nativo di Tbilisi).


Fa caldo e siamo stanchi di camminare, ci fermiamo a ristorarci in un bar all'aperto per prendere una bella bibita fresca

Poi incrociamo un anziano ubriaco, che aiuto a orientarsi (...!), e infine per orientarci noi, ci rivolgiamo a un tassista e gli chiediamo come si fa a ritornare verso il nostro albergo. Ed eccoci che arriviamo alla piazza della Libertà, Tavisupleba moedani,  con in mezzo una statua dorata di San Giorgio, e con il bel parco Pushkin sul lato nord.
Salve, si dice gamarjoba; mentre grazie mille: didi madloba. Arrivederci: nakhvamdis.

Avviandoci verso sinistra entriamo nel quartiere Kala, e non troviamo la stradina laterale da prendere, allora Annalisa vede che c'è una sede di un circolo o club, entriamo e chiediamo ad una signora, che ci dice che siamo vicinissimi. Ma di nuovo non trovando la strada giusta, ci esasperiamo e prendiamo un taxi che sta passando, che per ben 5 lari (=2 €uro circa) nonostante l'estrema vicinanza ci porta all'albergo (ma deve in effetti fare gran giri per via dei sensi unici). Comunque ci han detto che per qualsiasi destinazione in tutta l'area del centro, in media bastano 3 lari (sami lari).

Giunti in camera facciamo un riposino-sonnellino, chiamiamo a casa, e poi ri-usciamo, e anziché scendere verso il fiume, ci dirigiamo in salita a destra, alle spalle del retro del ns albergo. Anche questo è un quartiere di case vecchie e disastrate, facendo percorsi tra calcinacci, buche, tubature, ecc. andiamo in una piazzetta carina, Gudiashvili, dove c'è: prima un locale per giovani e studenti, il "Bauhaus", ma è strapieno. Poi chiediamo e entriamo in un edificio per andare allo "Hookah Baza Famous restaurant", carino ma caruccio.
Saliamo di sopra con una larga scala in legno, al "Pur-pur" che ci avevano consigliato, locale al terzo piano, molto gradevole con una soffusa musica lunghe o jazz ottima e dal vivo. Dove volentieri ci sediamo ad un tavolo da cui si vede fuori dalla portafinestra del balconcino. Le tovaglie sono tutte differenti, la luce soffusa è data da vecchi lampadari con paralumi in seta. Il soffitto è molto alto.  Ci sono grandi specchi, e bei mobili d'epoca. Prendo: crema di broccoli, e una insalatona con pollo, mele, pere, e formaggini. E Annalisa: mix di pesce vario freddo, buono. Poi un dolce con arance, noci e cardamomo. Restiamo qui un bel po', e intanto si fa buio.


Alla sera gironzolo tra via Leselidze, Kartseli, e il ponte Metekhi bridge, con dall'altra riva piazza Europa, facendomi largo tra maree di gente. Che vivacità...! Torno in piazza Gorgasali nel quartiere  Meidan.

Tutto il centro è pieno di luci e di gente. In alto sulla collina il vecchio castello (la fortezza Narikala) è illuminato, molto suggestivo.

Poi a letto a dormire. Giornata intensa e bella.


Sabato 2 luglio

Andiamo ad Abano-Tubani, il vicino quartiere delle Terme e dei bagni turchi di epoca ottomana, chiamati bagni Orbelliani. D'altronde il nome stesso della città deriva da tbili che significa fonte calda (di acqua minerale e anche acque termali sulfuree).

l'antico edificio a cupole ad alveare dei bagni turchi
Si aspetta un po' fuori.

Ci facciamo fare un tipico massaggio locale: è con acqua minerale calda e poi tiepida, un po' sulfurea, e tanto-tanto sapone. Vicende varie di difficoltà di comunicazione.
E' tutto un po' squallidone.
 area sauna

lo spogliatoio
la vasca

Arriva infine la donnona-massaggiatrice per Annalisa, e poi il tizio coi baffoni per me. Ci insaponano ci massaggiano, e poi ci dirigono addosso un forte getto dal tubo di gomma della pompa, e si entra nella vasca. Dicono che sia calmante e rilassante. Comunque dopo mi sento rinvigorito, fresco e pimpante, e sopporto facilmente il fortissimo sole. Esperienza da ricordare.

Giriamo un po' nei dintorni della moschea di Tbilisi (in cui possono recarsi sia sciiti che sunniti, cosa rara).
a sinistra il minareto della moschea

Nel parco ombroso lì davanti, gli anziani giocano a una specie di tric-trac.


E in strada vendono spremute d'arancia o d'altri frutti.

Poi andiamo in su, lungo il grande viale Rustaveli vero cuore politico e commerciale della città. Qui nel 1989 giovani manifestanti indipendentisti si scontrarono con l'Armata Russa, che sparò e uccise 19 giovani. Dopo l'indipendenza nel 2003 qui si svolse la rivoluzione cosiddetta "delle rose" che fece cadere Shevarnadze. Oggi il viale è sede di ditte, uffici, bei negozi, librerie, eccetera
Cerchiamo il n.37, per andare a mangiare in un posto specializzato in khinkali. Si tratta di un vecchio pastificio (forse era Khinklis Samkaro?), che ora è sopratutto una trattoria molto popolare (ma anche con una sala da ballo serale), chiamata "La Casa dei kinkhali".
Si entra da una porta sotto al livello strada, che è difficile da individuare, è là sotto al livello strada, vicino all'angolo:
l'ingresso esterno a sin. sotto il livello strada, con l'insegna

l'entrata

I khinkali sono i tipici ravioloni o maxi-saccottini georgiani, ripieni di formaggio o di verdure, ma anche di carne o pesce (granchio). Mi paiono un po' simili ai pilmeni assaggiati ieri, ma cucinati diversamente, e molto più imponenti. L'impasto è fatto con pochissime uova, di solito un solo uovo per mezza dozzina di saccottini. Poi quando arrivano su un piatto grande, si condivide. Molti ci spolverano su del pepe o altre spezie in polvere, e innaffiano con birra (o vodka). La parte in alto del saccottino, detta "ombelico", o cordone o picciuolo, è dura e poco cotta, per cui si può scartare. Dicono che il saccottino è fatto a imitazione di un fico.



Questa "House of khinkali" è un posto molto grande e molto affollato, dove vengono per passare l'intervallo-pranzo, oppure ci si ritrova con un gruppo di amici, o si viene con la grande famiglia e parentela. C'è un via-vai continuo. Si estende su due piani, quello dalla porta esterna e l'interrato.
Poi io prendo anche un piatto di patate al forno con besciamella. I georgiani hanno diverse varietà di patate, che sono tutte molto buone, e i georgiani sono dei gran mangiatori di patate.

Le cameriere/i non sanno l'inglese, e hanno molta fretta; è stata una esperienza particolare...
Per dire di sì, in georgiano dicono diakh, mentre no si dice ara.

Poi facciamo un giro per questa parte della città, cioè la parte alta a nord-ovest di Kotà (=viale) Shota Rustaveli (il maggiore "eroe" simbolo nazionale, un grande poeta medievale autore del poema epico nazionale "Il cavaliere con la pelle di pantera"), un grande e ampio viale dell'Otto-Novecento, cioè del periodo zarista, e poi giriamo nella avenue Gamziri.
Proviamo a prendere l'autobus ma sbagliamo e non riusciamo a prendere il biglietto giusto. Ci ripariamo all'ombra, in un bar nella grande Piazza della rivoluzione delle rose (Vardebi Revolutsis Moedani), che è di fianco alla statua di Rustaveli, su una piattaforma un po' sopraelevata, con ombrelloni.

Dopo di ché scendiamo giù per il vialone in discesa e ammiriamo le numerose piccole statue che bordeggiano il marciapiede. Ci sono dei bei negozi moderni, profumerie, varie scuole di lingue occidentali, e tanti tanti annunci su fogli incollati ai muri ovunque da chi cerca lavoro o per pubblicità.


pubblicità per un balletto tradizionale

Due Teatri, Gallerie d'Arte, una buona Libreria ("Prospero's Books"), eccetera, negozi, agenzie viaggi, cartolerie...
Ci avevano suggerito un ristorante lussuoso e caro, ma particolare, Barbarestan, ma non abbiamo voglia di spendere troppo per il cibo.

Andremo a cena presto, all'aperto al "Seidabadi", giù in piazza (moedani) Gorgasali, a Meidan,

dove io prendo delle verdure grigliate, e stufato di manzo con ribes e prugne, e infine gli involtini dolma (cioè come i dolmades greci) fatti di foglie di vite con dentro un pochino di carne trita aromatizzata e riso, e l'ottimo pan-focaccia georgiano puri.





Intanto assistiamo alla esibizione di Elen, una ballerina di danza del ventre medio-orientale (eredità del periodo storico pre-russo della dominazione persiana)


che infine fa la "danza del fuoco" con musica dal vivo, bravissima, riesce a muoversi pur mantenendo il candeliere in equilibrio.




Diluvia, scappiamo ma arriviamo comunque zuppi fradici in albergo.

(continua per altre dieci puntate)

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