lunedì 12 marzo 2012

Marchesini 2

ancora sul viaggio della vita

Ho una grande ammirazione per Anna Marchesini, e infatti già avevo riportato in un passato Post (dell'8 settembre scorso)  il testo della precedente volta in cui la Marchesini intervenne da Fazio, e ora vi trascrivo l'intervista di sabato scorso:
Anna Marchesini a "Che  tempo che fa" con Fazio, il 10 marzo 2012
presentazione del suo secondo romanzo: "Di mercoledì", Rizzoli

(Fazio la presenta come una scrittrice):
AM(...)no... sono come al secondo esame di un corso di laurea.... ho solo scritto due libri, non mi sento una scrittrice, (...) intanto.... sono felice di aver scritto questo libro, felice di scrivere, perché mi piace scrivere anche se quando comincio a scrivere mi isolo in una situazione di chiusura, sto in casa sei mesi-sette mesi, divento racchia a livelli ..., sì ci ho messo sette mesi a scrivere questo libro. Vivo nel senso che mangio e dormo, però non esco mai, sto sempre chiusa in casa col mio fidanzato, sul divano a scrivere, come quando recito, come quando vado in palcoscenico, come quando... 
FF come quando fai tutto, tu ci metti tutta te stessa...
AM sì diciamo insomma che il filo poetico che si è sempre intrecciato con la vita, con la vita quotidiana, è poi quello che permette alla vita quotidiana di non dare troppo disturbo, insomma, quello che allevia...
FF il che non è una frase da poco, dire cioè che la letteratura...
AM la letteratura, la musica, il teatro, ...
FF sì.. l'arte...
AM e del resto è quello che l'uomo ha scelto sin da  tempi antichissimi, che l'occidente ha scelto, è il teatro, per abitare un luogo dove le cose si possono guardare ...
FF ...cioè l'arte, dici tu, in qualche modo rende sopportabile il quotidiano, la vita quotidiana...
AM sai che sento che qualcuno dice che l'arte è consolatoria, invece io non penso che l'arte sia da vedere così, penso piuttosto che l'arte trasformi proprio, e dia la possibilità di guardare alle cose e di nominarle, e di dare un posto alle cose, che sia una culla debita, se vogliamo un sepolcro dignitoso, ... perché anche quando noi guardiamo, che ne so ... la Pietà (di Michelangelo) con la Madonna che ha in braccio lo scheletro di un figlio che è morto, e vediamo qualcosa di estremamente doloroso, eppure diciamo che è bella ... è una specie di onore al dolore, una specie di grande celebrazione, ed è quello che insomma ha sempre fatto il teatro ...
FF l'arte salva persino il dolore... insomma...
AM  trasforma ...persino il dolore...
FF ... lo rende accettabile ...
AM sì perché c'è qualcosa anche che è bello... anche nel dolore...
FF che il dolore sia parte della vita è un tema di un tuo racconto
AM sì perché infatti questa donna della copertina è proprio un po' in bilico, infatti le mie sono anche donne e situazioni della vita che sono anche sull'orlo, però ...
FF ecco ora ne parliamo perché il privilegio di avere qui l'autrice è che uno può discuterne con lei 
AM in vita proprio!, ...perché non sono postuma, sono ancora viva... sì....
FF questo romanzo ovvero questi tre racconti, hanno una unità narrativa in cui le tre protagoniste si incontrano nell'ultima parte del libro, e si incontrano di mercoledì... perché a storia si svolge nello studio di uno psicoterapeuta, e anche accanto, nella casa ... vero?  (...)
AM si, perché qui io ho inteso non dare un senso quotidiano alle donne e alla loro diciamo datazione (...) non che sia fuori dal tempo ma nel tempo possibili, probabili, ma non comuni..., (...)
FF hanno nomi particolari, o come Maria non più di moda ...
AM sì ma la scrittura serve un po' anche a questo, a utilizzare, diciamo... quella lingua che non sia il linguaggio quotidiano, e nemmeno quello dei temi scolastici, (...  ...) quindi devo andare più a fondo... fare il subacqueo, ...
FF quindi come già l'altra volta del resto ... perché la prima cosa che si nota è la tua grande passione -e frequentazione- per la letteratura, per la parola scritta, al punto che immagino sia per te una gran fatica anche fisica scrivere perché quando uno rispetta così tanto uno strumento sia una fatica anche adoperarlo, come è sempre stato per te per il teatro...
AM sì, (......) sono travolta, trascinata, penso anche a coloro che lo leggeranno, c'è anche una gioia nello scrivere, e a raccontare le vite degli altri...
FF (...) sono tre donne, io avrei detto prigioniere, una del proprio passato, della felicità del passato, un'altra prigioniera in qualche modo del marito, che non le ha consentito una sua vita se non quella che lui ha scelto anche per lei, che poi a un certo punto le sta anche bene, però insomma non si chiede tanto se sia giusto o no, ma la vive così, e una terza prigioniera del proprio corpo, ....
AM mah, (...) ci si può leggere quel che vuole, si possono vedere ovviamente anche in tanti modi, io le ho viste in queste loro vite in rapporto alla felicità. Una ha perduto la felicità quando era piccola perché la condizione di grande solitudine in cui è rimasta non le ha permesso di superare il suo dolore. Per questo io non ce l'ho su tanto col dolore nel senso che non è tanto il dolore a costituire l'infelicità della nostra esistenza, quanto forse il fatto che rimanendo soli in una situazione di dolore noi spesso rimaniamo fermi a quel dolore, allora  (...) 
FF tre grandi solitudini, allora diciamo così ...
AM sì...anche....ma comunque la vita basta a se stessa. . . (...) E, perlomeno alcuni che lo hanno già letto, hanno detto che il libro è un inno alla vita nel senso che la si può trovare assieme a una felicità anche là dove non è detto che la si debba andare a cercare... ci sono momenti di gioia o addirittura di estasi in situazioni che non potrebbero convenzionalmente chiamarsi così ...
FF ...in situazioni estreme  persino, diciamo.....
AM si, per la prima, mentre Zelda no, è una donna che non si è mai posta l'idea,  il desiderio di felicità come qualcosa di mitico, di assoluto, come desiderio da raggiungere, ma non è detto che non l'abbia avuta, tant'è che ci si sono pagine in cui lei dimostra, sbrodola la sua felicità perché è una donna anche carnosa, vitale; e la terza è una donna intelligentissima, che cerca gli estremi, l'assoluto, e lo cerca anche in zone pericolose, ... (... ...) e diciamo che nella sua vita c'è un elemento tragico, fortemente tragico, e che però non convenzionalmente vissuto ....
(...) FF sul rapporto tra felicità e dolore ho letto una tua intervista molto bella uscita qualche giorno fa su "Vanity Fair", in cui tu dici che per esempio la felicità è stata sopravvalutata e mitizzata, non è un elemento essenziale nella vita... che non è una frase convenzionale....
AM  Penso che a volte la felicità è vista come qualcosa di assoluto, grandissimo, inafferrabile, e in questo modo forse non si potrà raggiungere, ma è anche vero che la felicità e l'infelicità, come il dolore, hanno una qualità di mistero che non bisogna tanto andare a sfrugugliare... io sono rimasta molto impressionata, quando (...) ho letto una volta un articolo in cui si diceva che quando i sub esploravano gli abissi marini, là dove non giunge la luce, si vedeva una vegetazione e colonie di pesci incolori, perché giù non arrivava il sole, questo a dire il profondo, il nero, il buio, il mistero, ma quando poi sono riusciti a portare degli strumenti dotati di luce, hanno visto che gli abissi sono coloratissimi, (...) tutto aveva colori bellissimi, pesci turchesi, rossi, una vegetazione bellissima, i coralli eccetera,  ...  allora se si scende con la luce, è questo che voglio dire, se tu scendi con la luce... anche se non si può illuminare il buio il mistero, che pure deve rimanere perché il tempo del mistero è in noi come tempo della vita, guai togliere il senso del tragico, dell'oscurità, del buio, dell'oltre, però se scendi con la luce puoi vedere cose bellissime anche nel buio degli abissi e nell'oscurità ...
FF faccio una domanda, però così non si corre il rischio di una sopravvalutazione del dolore?
AM  sì, può darsi, ma io non è il mio caso perché io sono un'attrice comica .....
(...) FF volevo dire che questo è "un libro sull'esistenza", e da una attrice comica che ha raccontato i propri personaggi con il sorriso, è una sorpresa abbastanza stupefacente... (...)
AM  ma che cosa c'è di più comico della tragedia?, 
FF quando è raccontata in chiave comica...
AM ... ma è irresistibile di per sè...
FF e infatti la domanda era se c'è un minimo comune denominatore tra queste tre donne e il racconto delle altre donne che tu hai interpretato durante la tua carriera in televisione e a teatro...
AM (...) sì, mettiamo "la cecata", la Signorina Carlo, chiamata così perché il padre credeva che fosse un maschio, non si era neanche accorto, quindi una che se ne va con una borsettina, sola per il mondo, uguale a nessuno, che è rimasta una bambina nonostante la sua età, e nessuno se la piglia, la si può raccontare come una storia patetica, di un'orfana.... e invece nella sua rappresentazione teatrale dove anche la solitudine fa una specie di una capriola e diventa qualcosa a cui ti puoi avvicinare, che non ti respinge, e quando la guardi da così vicino è anche così bella.... e questa è la vita. 
(... ...) FF (...) la lettura di questo libro ... fa capire quanto rispetto Anna abbia per la scrittura, e che c'è uno studio di un linguaggio non convenzionale, mi verrebbe anche da dire non contemporaneo...
AM  io vedo, desidero e cerco la letteratura, come anche il teatro (che mi piace frequentare), come qualcosa di non contemporaneo, nel senso che il contemporaneo appartiene di più al cinema, alla televisione, alla cronaca, mentre io chiedo alla letteratura un linguaggio altro da quello che parliamo, tipo il passato remoto, ecc., (...) e quindi, siccome io mi nutro soprattutto dei classici, ho sempre desiderato, cercato un modo qualificato ma non narcisista, non autoriferito, ma qualcosa che possa fare da splendida culla dove appoggiare la sostanza delle cose, insomma, e qualcosa che di per sè rende amabile quello che c'è scritto.
(...) FF (...)nella solitudine c'è il tempo e la capacità per cercare l'aggettivazione e qualificazione giusta (...)
AM non vederla solo come qualcosa di scarno...
FF no volevo dire che la solitudine rende possibile una visione quasi perfetta....
AM (...) già di per sè la solitudine è un groviglio "di oro e di stracci", è la possibilità di metterci tutto, non è proprio che la solitudine è brutta, la gioia è bella e il dolore è brutto, il senso di quando vai dentro alle cose è troppo facile e non soddisfacente dire brutto, bello.... (...)
(...) io vengo da psicologia, e romanzi sul flusso di coscienza, e così, dove l'importante è quello che accade durante quello che accade, e quindi non tanto il fatto, anche il fatto, però quello che tu percepisci del fatto, anche il paesaggio non è mai descritto da me che sono l'autrice e quindi non devo contar niente, è sempre visto dal personaggio, attraverso lo sguardo del personaggio, cioè come lo vede lei,  non come lo vedo io.
(...)
FF un'ultima domanda, volevo saper se la televisione ti manca quanto tu manchi a noi (...)
(...)AM nel momento in cui in televisione si potrà tornare a recitare, ma ha preso un'altra strada....

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