lunedì 31 dicembre 2012

Maktub, alcuni raccontini paradigmatici

Traggo spunto da alcuni brevi racconti ispirati da storie di vita, o novelle simboliche, o metafore, in forma di brevi parabole. Sono presi dalla raccolta di contributi scritti da Paulo Coelho nella rubrica, che chiamò  Maktub, che teneva per l'inserto illustrato del giornale brasiliano "Folha de São Paulo", poi raccolti in un volumetto (Sant Jordi, Barcelona, 1994),  che ho trovato in Marocco, però in francese, quindi si tratta di una mia libera trad.it. dalla prima edizione in francese: éditions Anne Carrière, Paris, 2004,  nella collana "Le livre de poche", LGF ( ma ora si possono trovare in internet in: http://brun.altervista.org/letteratura/coelho/01.htm    e segg.)

Maktub è una espressione araba che significa: ciò che è scritto, così è scritto, si intende nel sacro libro della vita, il "diario" di Dio.

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"Il viaggiatore si prende cura della sua vita. Come ogni esistenza, essa è composta di frammenti di tutto ciò che gli è accaduto: le situazioni che egli ha vissuto, alcuni estratti da libri che non ha dimenticato, insegnamenti del suo maestro, delle storie che gli hanno raccontato un giorno amici suoi, delle riflessioni sulla sua epoca e sui sogni della sua generazione …
E si sforza di comprendere la propria costituzione spirituale".

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"Una leggenda del deserto racconta la storia di un uomo che stava per trasferirsi in un'altra oasi e caricava i bagagli sul suo cammello. Mise uno sopra l'altro i tappeti, gli utensili di cucina, il vestiario, e il cammello ne reggeva il carico.
Al momento di partire l'uomo si ricordò di una bella piuma blu che suo padre gli aveva regalato. Decise di portare con sè anche quella, e la appoggiò sulla groppa.
In quel momento l'animale rimase schiacciato sotto il carico e morì.
"il mio cammello non ha potuto sopportare il peso di una piuma…" ha senza dubbio pensato l'uomo.

A volte anche noi diciamo la stessa cosa del nostro prossimo, senza capire che i nostri scherzi possono ad un certo punto costituire la goccia d'acqua che fa traboccare il vaso della sofferenza."

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"Un turco sentì parlare di un grande maestro che viveva in un ritiro in Marocco. Senza esitare egli vendette tutto quel che possedeva, si congedò dalla sua famiglia e partì alla ricerca della saggezza. Dopo mesi di viaggio trovò finalmente la capanna in cui viveva il grande maestro, isolato dal mondo. Pieno di timore e rispetto, si avvicinò e bussò. Il maestro aprì la porta.
"Vengo sin dalla Turchia -gli disse l'uomo- e ho fatto questo lungo viaggio per porvi una sola domanda".
Il vecchio saggio lo guardò sorpreso e disse: " E va bene, potete dunque pormi una sola domanda".


"Vorrei però esprimere in modo esatto ciò che sto per dire, potrei porvi la mia domanda in lingua turca?"
"Sì -rispose il saggio-, e con ciò ho dunque già risposto alla vostra unica domanda, tutto quel che volete sapere d'altro, chiedetelo pure al vostro cuore, vi darà lui le risposte." E richiuse la porta.

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"Uno sciamano del Maghreb conduce il suo apprendista in un bosco. Nonostante la sua età, cammina con agilità, mentre l'apprendista scivola e cade continuamente. Bestemmia, si risolleva, cade sul suolo che lo inganna, ma persiste nel seguire il suo maestro. Dopo aver camminato a lungo, giungono in un luogo sacro. Senza nemmeno fermarsi lo sciamano fa un mezzo-giro e riprende la strada in senso inverso.
"Non mi avete insegnato nulla oggi" obietta l'apprendista dopo una ulteriore caduta. 
"Ti ho insegnato qualcosa, ma si direbbe piuttosto che tu non impari nulla", replica lo sciamano, "cerco di insegnarti come si trattano gli errori della vita".

"E come si trattano allora?"
"Nel modo in cui avresti dovuto trattare le cadute che hai fatto lungo il cammino. Anziché maledire il luogo in cui sei caduto, avresti dovuto cercare qual era la causa che ti ha fatto scivolare".

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"Molti pii ebrei stavano pregando in una sinagoga quando sentirono una voce di un bambino che diceva: "aleph, beth, ..." cioè "a, b, c, d …". Cercarono di concentrarsi sui versetti sacri, ma la vocina ripeteva: "a, b, c, d …". Poco a poco smisero di pregare. Quando si girarono videro un ragazzino che stava ripetendo di nuovo: "a, b, c, d …".

Il rabbino si avvicinò al ragazzo. "Perché fai così?" gli chiese.
"Perché non conosco i sacri versetti" rispose il ragazzino, "allora spero che se recito l'alfabeto, Dio saprà prendere le lettere giuste per formare le parole adatte."
"Grazie per questa lezione" disse il rabbino "che io possa affidare a Dio i miei giorni su questa terra nello stesso modo in cui tu affidi a Lui le tue lettere"…

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"Nella Bibbia Dio ordina a Mosé: "dì ai figli di Israele di mettersi in marcia". Ed è solo quando hanno incominciato a camminare, che Mosé solleva il suo bastone e che le acque del mar Rosso si dividono, ed essi camminano in suolo asciutto.
disegno di S.Levi Della Torre

Perché solo il coraggio nel  sentiero intrapreso, permette poi al sentiero stesso di manifestarsi."

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