giovedì 12 novembre 2015

commento

Capisco che un testo del 1929 suoni un po' lontano dalla nostra sensibilità estetica odierna, ma volevo sottolineare alcuni aspetti che mi erano piaciuti e che mi intrigano.
Intanto l'idea di un poema lirico, in cui siano commisti testo, musica e danza mi pare interessante, e anche la stessa immagine delle tre Muse intrecciate mi piace. Poi alcuni dei personaggi li trovo come figure di sogno (come lo Spirito delle Vette, o il Vecchio della montagna). Poi ci sono -anche già solo in questo breve pezzo del prologo che ho riportato-  alcuni versi e alcune immagini che mi hanno dato delle suggestioni. Per esempio:
"il nembo dei suoi fini capelli" mi vedo questa nuvola vaporosa di capelli delicati e "soffici"…;
poi l'immagine che sia il sole che si trascina giù con sé "l'orizzonte di luce"! ;
inoltre i trucioli che sono l'effetto del suo "lavoro paziente" e lento di intaglio, alla fine non vengono eliminati nella spazzatura, ma si dice loro che è un privilegio, un gesto di rispetto, affidarli al fuoco che li "torce", perché Folco considera "sacra la materia che si sfalda" per dare vita a un opera d' arte…
E infine mi piaceva quel "ardète e discioglietevi nel vento oh scorie dei miei sogni" … perché sono i suoi sogni che gli fanno intravedere il risultato dell'intaglio del legno, cioè "il volto della fata"…


Poi ci sarebbero altri bei brani nello svolgimento dei tre Atti, ma mi pareva meglio non eccedere troppo pretendendo una lettura forse un po' faticosa di un linguaggio desueto.

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