lunedì 16 novembre 2015

Le meraviglie di Fede Paronelli

Ecco un altro Post con brani da testi di Fede Paronelli, che anche qui si propongono di affascinare il lettore e appassionarlo allo studio dell'astronomia e alla pratica della osservazione del cielo stellato notturno.


da: Le maraviglie del cielo, casa editrice G. Principato,  collana "Iniziazioni", Milano, 1944, 
cap. IV, pp. 62-63 :

Dove si studiano le stelle

"Esistono sulla terra, in luoghi lontani dalle vorticose metropoli moderne, situati su alte montagne o solitarie colline, là dove l'aria è più limpida e più sgombra, dove meno imperversano piogge e nevi, al di sopra delle cortine di nebbia, al riparo dal turbinio dei venti, calmi recessi simili ad òasi di pace, ai cui piedi sembrano infrangersi e disperdersi le misere passioni umane: sono questi i bianchi edifizi, adorni di cupole, di terrazze, di torri, dove si studiano le stelle. Gli osservatòri creano sul tempestoso mare della vita dei popoli, isole di serenità, emergenti calme e sicure dinanzi all'immenso mistero del cielo stellato. Sembra che un'altra atmosfera vibri in quegli ambienti raccolti, ove appena giunge il lontano fragore degli eventi umani; un'atmosfera di religiosità e di ricerca, tutta permeata dalla millenaria ansia dell'uomo, sempre proteso verso l'insolubile problema dell'infinito. 
il telescopio di Asiago, uno dei maggiori in Italia a fine anni Trenta

E' difficile, per non dir impossibile, al profano penetrare in questi templi della scienza moderna. Un osservatorio astronomico è come un monastero di clausura, nel quale soltanto gli iniziati possono essere ammessi. (…)
l'osservatorio di Mount Wilson in California del 1931con cui Paronelli era in contatto



E' dunque da remote e solitarie plaghe del nostro pianeta che l'uomo sprofonda ansioso lo sguardo negli abissi dei cieli, per carpire qualche briciola di verità sulla costituzione dell'immenso, misterioso universo che da ogni parte lo circonda. (…)


La Terra come pianeta
(...) La lotta tra Estate e Inverno, il dolce ritorno della Primavera, fu fissato poeticamente in tutte le religioni dell'antichità. Presso gli egizi vediamo Osiride in lotta contro Tifone, presso gli atzechi d'America vi fu il mito della dea Xochiquétzal, raffigurante la primavera che morta risorge al bacio ardente dell'amante Pilzintecùtli, il Sole. 
E presso gli elleni, tramandatoci nei secoli attraverso la tradizione latina, non abbiamo forse il soave mito di Perséfone? La bella figliuola di Démetra, la Terra, rapita da Plutone nelle profondità sotterranee, ritorna ogni anno ad abbracciare la madre. Non è essa forse la personificazione evidente di quella meravigliosa forza della natura per cui ogni anno la vegetazione risorge magnifica ad una nuova esplicazione di vita?

(...) Questa eterna vicenda delle stagioni, che alterna le dolcezze primaverili alle malinconie autunnali, i rigori dell'inverno agli ardori estivi, ha una sua segreta e profonda poesia, rispecchiando la vicenda alterna della vita umana con le sue ore di gioie e di sconforto, e ci parla forse segretamente di una più vasta e più sublime vicenda. Nella rinascita di Perséfone a nuova vita non era forse adombrato presso gli antichi popoli mediterranei il simbolo del rinascer dell'anima, della umana psiche, a nuova e più luminosa esistenza dopo la morte terrena?



(...)
E come ci stupisce ed affascina questo immenso vibrar di vita nello spazio sidereo, così ci ammalia il sapere che queste stelle hanno anch'esse il loro ciclo d'esistenza come noi il nostro. (...) Non è meraviglia? nel mondo della materia tutto è mutevole e caduco, tutto è soggetto alla nascita come alla morte. (…) 

I cieli sorgono e cadono, ma, come dice il Poeta: "Lo sguardo dell'uomo sbigottito/ scorge per entro l'ombra, Iddio che passa/ nuovi Soli a librar per l'infinito".


Fede Paronelli a Camogli nel 1938

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